giovedì 30 ottobre 2008

Il Papa agli Ebrei: "Il dialogo è serio e onesto soltanto quando rispetta le differenze e riconosce gli altri proprio nella loro alterità"


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Tra ebrei e cristiani dialogo nel rispetto e nella verità

Il dialogo tra ebrei e cristiani ha bisogno di rispetto, di accettazione reciproca e di verità "per superare differenze, prevenire incomprensioni ed evitare scontri inutili". Lo ha detto il Papa durante l'udienza ai membri dell'International Jewish Committee on Interreligious Consultations, ricevuti nella mattina di giovedì 30 ottobre, nella Sala dei Papi.

La traduzione del discorso del Papa

Cari amici,

sono lieto di ricevere questa delegazione dell'International Jewish Committee on Interreligious Consultations. Da più di trent'anni il vostro Comitato e la Santa Sede hanno contatti regolari e fruttuosi, che hanno contribuito a una comprensione e a un'accettazione maggiori fra cattolici ed ebrei.
Colgo volentieri quest'occasione per riaffermare l'impegno per la realizzazione dei principi esposti nella storica dichiarazione Nostra aetate del Concilio Vaticano II.
Quella dichiarazione, che ha condannato con fermezza tutte le forme di antisemitismo, è stata sia una pietra miliare significativa nella lunga storia dei rapporti fra cattolici ed ebrei sia un invito a una rinnovata comprensione teologica dei rapporti fra la Chiesa e il popolo ebraico.
Oggi i cristiani sono sempre più consapevoli del patrimonio spirituale che condividono con il popolo della Torah, il popolo eletto da Dio nella sua ineffabile misericordia, un patrimonio che esorta a un apprezzamento, a un rispetto e a un amore più grandi e reciproci (cfr. Nostra aetate, n. 4).
Anche gli ebrei vengono esortati a scoprire che cosa hanno in comune con quanti credono nel Signore, il Dio di Israele, che per primo si è rivelato attraverso la sua Parola potente e che dà la vita. Come ci ricorda il salmista, la Parola di Dio è lampada per i nostri passi e luce sul nostro cammino; ci mantiene vivi e ci dona nuova vita (cfr. Sal 119, 105). Questa Parola ci sprona a recare una testimonianza comune dell'amore, della misericordia e della verità di Dio. Questo è un servizio vitale nel nostro tempo, minacciato dalla perdita dei valori spirituali e morali che garantiscono dignità umana, solidarietà, giustizia e pace.
Nel nostro mondo inquieto, così spesso segnato dalla povertà, dalla violenza e dallo sfruttamento, il dialogo fra culture e religioni deve essere sempre più considerato come un dovere sacro di quanti sono impegnati nell'edificazione di un mondo degno dell'uomo. La capacità di rispettarsi e accettarsi reciprocamente e di pronunciare la verità con amore, è essenziale per superare differenze, prevenire incomprensioni ed evitare scontri inutili.

Come voi stessi avete sperimentato nel corso degli anni, durante gli incontri dell'International Liaison Committee, il dialogo è serio e onesto soltanto quando rispetta le differenze e riconosce gli altri proprio nella loro alterità. Un dialogo sincero ha bisogno di apertura e di un forte senso di identità da entrambe le parti, affinché ognuno venga arricchito dai doni dell'altro.

Negli scorsi mesi ho avuto il piacere di incontrare comunità ebraiche a New York, a Parigi e qui in Vaticano.
Rendo grazie a Dio per questi incontri e per il progresso che rispecchiano nei rapporti fra cattolici ed ebrei. Con questo spirito, dunque, vi incoraggio a perseverare nella vostra importante opera con pazienza e rinnovato impegno. Vi offro i miei buoni auspici oranti mentre il vostro Comitato si prepara a incontrare il prossimo mese a Budapest una delegazione della Commissione della Santa Sede per i Rapporti Religiosi con l'Ebraismo, per affrontare il tema "Religione e società civile oggi".
Con questi sentimenti, cari amici, chiedo all'Onnipotente di continuare a vegliare su di voi e sulle vostre famiglie e a guidare i vostri passi lungo il cammino della pace.

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(©L'Osservatore Romano - 31 ottobre 2008)

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