mercoledì 31 ottobre 2007

Come l'ape, i vescovi osservano la castità del corpo, porgono il cibo della vita celeste, usano il pungiglione della legge


I PADRI DELLA CHIESA NELLA CATECHESI DI PAPA BENEDETTO XVI

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BENEDETTO XVI: AGIRE DA BUONI CRISTIANI E ONESTI CITTADINI

Politi: il Cristiano deve pagare le tasse! Buon sangue tedesco non mente (uff) :-))


UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 31 ottobre 2007


San Massimo di Torino

Cari fratelli e sorelle!

Tra la fine del quarto secolo e l’inizio del quinto, un altro Padre della Chiesa, dopo sant’Ambrogio, contribuì decisamente alla diffusione e al consolidamento del cristianesimo nell’Italia settentrionale: è san Massimo, che incontriamo Vescovo a Torino nel 398, un anno dopo la morte di Ambrogio. Ben poche sono le notizie su di lui; in compenso è giunta fino a noi una sua raccolta di circa novanta Sermoni. Da essi emerge quel legame profondo e vitale del Vescovo con la sua città, che attesta un punto di contatto evidente tra il ministero episcopale di Ambrogio e quello di Massimo.

In quel tempo gravi tensioni turbavano l’ordinata convivenza civile. Massimo, in questo contesto, riuscì a coagulare il popolo cristiano attorno alla sua persona di pastore e di maestro. La città era minacciata da gruppi sparsi di barbari che, entrati dai valichi orientali, si spingevano fino alle Alpi occidentali. Per questo Torino era stabilmente presidiata da guarnigioni militari, e diventava, nei momenti critici, il rifugio delle popolazioni in fuga dalle campagne e dai centri urbani sguarniti di protezione. Gli interventi di Massimo, di fronte a questa situazione, testimoniano l’impegno di reagire al degrado civile e alla disgregazione. Anche se resta difficile determinare la composizione sociale dei destinatari dei Sermoni, pare che la predicazione di Massimo – per superare il rischio della genericità – si rivolgesse in modo specifico a un nucleo selezionato della comunità cristiana di Torino, costituito da ricchi proprietari terrieri, che avevano i loro possedimenti nella campagna torinese e la casa in città. Fu una lucida scelta pastorale del Vescovo, che intravide in questo tipo di predicazione la via più efficace per mantenere e rinsaldare il proprio legame con il popolo.

Per illustrare in tale prospettiva il ministero di Massimo nella sua città, vorrei addurre ad esempio i Sermoni 17 e 18, dedicati a un tema sempre attuale, quello della ricchezza e della povertà nelle comunità cristiane.

Anche in questo àmbito la città era percorsa da gravi tensioni. Le ricchezze venivano accumulate e occultate. «Uno non pensa al bisogno dell'altro», constata amaramente il Vescovo nel suo diciassettesimo Sermone. «Infatti molti cristiani non solo non distribuiscono le cose proprie, ma rapinano anche quelle degli altri. Non solo, dico, raccogliendo i loro danari non li portano ai piedi degli apostoli, ma anche trascinano via dai piedi dei sacerdoti i loro fratelli che cercano aiuto». E conclude: «Nella nostra città ci sono molti ospiti o pellegrini. Fate ciò che avete promesso» aderendo alla fede, «perché non si dica anche a voi ciò che fu detto ad Anania: “Non avete mentito agli uomini, ma a Dio”» (Sermone 17,2-3).

Nel Sermone successivo, il diciottesimo, Massimo stigmatizza forme ricorrenti di sciacallaggio sulle altrui disgrazie. «Dimmi, cristiano», così il Vescovo apostrofa i suoi fedeli, «dimmi: perché hai preso la preda abbandonata dai predoni? Perché hai introdotto nella tua casa un “guadagno”, come pensi tu stesso, sbranato e contaminato?». «Ma forse», prosegue, «tu dici di aver comperato, e per questo pensi di evitare l'accusa di avarizia. Ma non è in questo modo che si può far corrispondere la compera alla vendita. E' una buona cosa comperare, ma in tempo di pace ciò che si vende liberamente, non durante un saccheggio ciò che è stato rapinato... Agisce dunque da cristiano e da cittadino chi compera per restituire» (Sermone 18,3).

Senza darlo troppo a vedere, Massimo giunge così a predicare una relazione profonda tra i doveri del cristiano e quelli del cittadino. Ai suoi occhi, vivere la vita cristiana significa anche assumere gli impegni civili.

Viceversa, ogni cristiano che, «pur potendo vivere col suo lavoro, cattura la preda altrui col furore delle fiere»; che «insidia il suo vicino, che ogni giorno tenta di rosicchiare i confini altrui, di impadronirsi dei prodotti», non gli appare neanche più simile alla volpe che sgozza le galline, ma al lupo che si avventa sui porci (Sermone 41,4).

Rispetto al prudente atteggiamento di difesa assunto da Ambrogio per giustificare la sua famosa iniziativa di riscattare i prigionieri di guerra, emergono chiaramente i mutamenti storici intervenuti nel rapporto tra il Vescovo e le istituzioni cittadine.
Sostenuto ormai da una legislazione che sollecitava i cristiani a redimere i prigionieri, Massimo, nel crollo delle autorità civili dell’Impero romano, si sentiva pienamente autorizzato ad esercitare in tale senso un vero e proprio potere di controllo sulla città. Questo potere sarebbe poi diventato sempre più ampio ed efficace, fino a supplire la latitanza dei magistrati e delle istituzioni civili.

In questo contesto Massimo non solo si adopera per rinfocolare nei fedeli l'amore tradizionale verso la patria cittadina, ma proclama anche il preciso dovere di far fronte agli oneri fiscali, per quanto gravosi e sgraditi essi possano apparire (Sermone 26,2).

Insomma, il tono e la sostanza dei Sermoni suppongono un'accresciuta consapevolezza della responsabilità politica del Vescovo nelle specifiche circostanze storiche. Egli è «la vedetta» collocata nella città. Chi mai sono queste vedette, si chiede infatti Massimo nel Sermone 92, «se non i beatissimi Vescovi, che, collocati per così dire su un'elevata rocca di sapienza per la difesa dei popoli, vedono da lontano i mali che sopraggiungono?».

E nel Sermone 89 il Vescovo di Torino illustra ai fedeli i suoi compiti, avvalendosi di un paragone singolare tra la funzione episcopale e quella delle api: «Come l'ape», egli dice, i Vescovi «osservano la castità del corpo, porgono il cibo della vita celeste, usano il pungiglione della legge. Sono puri per santificare, dolci per ristorare, severi per punire». Così san Massimo descrive il compito del Vescovo nel suo tempo.

In definitiva, l'analisi storica e letteraria dimostra una crescente consapevolezza della responsabilità politica dell’autorità ecclesiastica, in un contesto nel quale essa andava di fatto sostituendosi a quella civile. E' questa infatti la linea di sviluppo del ministero del Vescovo nell’Italia nord-occidentale, a partire da Eusebio, che «come un monaco» abitava la sua Vercelli, fino a Massimo di Torino, posto «come sentinella» sulla rocca più alta della città. E' evidente che il contesto storico, culturale e sociale è oggi profondamente diverso.
Il contesto odierno è piuttosto quello disegnato dal mio venerato Predecessore, Papa Giovanni Paolo II, nell’Esortazione post-sinodale Ecclesia in Europa, là dove egli offre un'articolata analisi delle sfide e dei segni di speranza per la Chiesa in Europa oggi (6-22). In ogni caso, a parte le mutate condizioni, restano sempre validi i doveri del credente verso la sua città e la sua patria. L’intreccio degli impegni dell’“onesto cittadino” con quelli del “buon cristiano” non è affatto tramontato.

In conclusione, vorrei ricordare ciò che dice la Costituzione pastorale Gaudium et spes per illuminare uno dei più importanti aspetti dell’unità di vita del cristiano: la coerenza tra fede e comportamento, tra Vangelo e cultura.

Il Concilio esorta i fedeli a «compiere fedelmente i propri doveri terreni, facendosi guidare dallo spirito del Vangelo. Sbagliano coloro che, sapendo che qui noi non abbiamo una cittadinanza stabile, ma che cerchiamo quella futura, pensano di potere per questo trascurare i propri doveri terreni, e non riflettono che invece proprio la fede li obbliga ancora di più a compierli, secondo la vocazione di ciascuno» (n. 43).
Seguendo il magistero di san Massimo e di molti altri Padri, facciamo nostro l’auspicio del Concilio, che sempre di più i fedeli siano desiderosi di «esplicare tutte le loro attività terrene, unificando gli sforzi umani, domestici, professionali, scientifici e tecnici in una sola sintesi vitale insieme con i beni religiosi, sotto la cui altissima direzione tutto viene coordinato a gloria di Dio» (ibid.), e così al bene dell’umanità.

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martedì 30 ottobre 2007

L'obiezione di coscienza dei farmacisti è un diritto


Vedi anche:

L'Occidentale: il Papa parla ai Cattolici! Intanto Flores D'Arcais suggerisce che ad essi siano preclusi certi lavori...

Pillola del giorno dopo e obiezione di coscienza: precisazione di Avvenire

VIDEO SKYTG24 (2)

Giovanni Paolo II parlò di obiezione di coscienza per i farmacisti nella "Evangelium Vitae", ma Liberazione & C. non lo sanno...studiate!

Il diritto dei farmacisti all'obiezione di coscienza è garantito dalla legge 194/78 e da altre disposizioni

Eugenia Roccella: ecco come funziona la Ru486

Avvenire: il discorso del Papa sull'obiezione di coscienza dei farmacisti ha valenza bioetica e politica. Grossa strigliata a Politi :-)

La "democrazia" di Liberazione: dare del fascista a chi (Papa compreso) la pensa diversamente dai moderni conformismi comunisti

VIDEO DI SKYYG24

Farmacisti ed obiezione di coscienza: lo speciale di Avvenire

Farmacisti ed obiezione di coscienza: gli speciali de "La Stampa" e de "Il Messaggero"

Obiezione di coscienza: lo speciale de "Il Corriere della sera"

Obiezione di coscienza: lo speciale de "Il Giornale"

Michele Serra non tema: le leggi sono fatte dal Parlamento eletto dai cittadini, anche dai cattolici, che, almeno per ora, hanno diritto di voto!

Politi: il Papa vuole balcanizzare qualsiasi servizio sanitario

Avrei voluto avvalermi del diritto di obiezione di coscienza...


DISCORSO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI AI PARTECIPANTI AL 25° CONGRESSO INTERNAZIONALE DEI FARMACISTI CATTOLICI

Sala del Concistoro
Lunedì, 29 ottobre 2007


Signor presidente,
cari amici
,

sono lieto di accogliervi, membri del congresso internazionale dei farmacisti cattolici, in occasione del vostro venticinquesimo congresso, che ha per tema: "Le nuove frontiere dell'atto farmaceutico".
Lo sviluppo attuale dell'arsenale di medicine e delle possibilità terapeutiche che ne derivano comporta che i farmacisti riflettano sulle funzioni sempre più ampie che sono chiamati a svolgere, in particolare quali intermediari fra il medico e il paziente. Essi hanno un ruolo educativo verso i pazienti per un uso corretto dell'assunzione dei farmaci e soprattutto per far conoscere le implicazioni etiche dell'utilizzazione di alcuni farmaci.

In questo ambito, non è possibile anestetizzare le coscienze, ad esempio sugli effetti di molecole che hanno come fine quello di evitare l'annidamento di un embrione o di abbreviare la vita di una persona.

Il farmacista deve invitare ognuno a un sussulto di umanità, affinché ogni essere sia tutelato dal suo concepimento fino alla sua morte naturale e i farmaci svolgano veramente il loro ruolo terapeutico. D'altro canto, nessuna persona può essere utilizzata, in modo sconsiderato, come un oggetto, per compiere esperimenti terapeutici; questi si devono svolgere secondo i protocolli rispettando le norme etiche fondamentali.

Qualsiasi cura o sperimentazione deve avere come prospettiva un eventuale miglioramento della persona, e non solo la ricerca di avanzamenti scientifici. Il perseguimento di un bene per l'umanità non può avvenire a detrimento del bene dei pazienti.

Nell'ambito morale, la vostra federazione è invitata ad affrontare la questione dell'obiezione di coscienza, che è un diritto che deve essere riconosciuto alla vostra professione, permettendovi di non collaborare, direttamente o indirettamente, alla fornitura di prodotti aventi come fine scelte chiaramente immorali, come ad esempio l'aborto e l'eutanasia.

È inoltre opportuno che le diverse strutture farmaceutiche, dai laboratori ai centri ospedalieri, e anche tutti i nostri contemporanei, si preoccupino della solidarietà nell'ambito terapeutico, per permettere l'accesso alle cure e ai farmaci di prima necessità a tutte le fasce della popolazione e in tutti i paesi, in particolare alle persone più povere.

In quanto farmacisti cattolici, che possiate, sotto la guida dello Spirito Santo, attingere dalla vita di fede e dall'insegnamento della Chiesa gli elementi che vi guideranno nel vostro cammino professionale accanto ai malati, che hanno bisogno di un sostegno umano e morale per vivere nella speranza e per trovare le risorse interiori che li aiuteranno giorno dopo giorno! Spetta a voi aiutare i giovani che s'inseriscono nelle diverse professioni farmaceutiche a riflettere sulle implicazioni etiche sempre più delicate delle loro attività e delle loro decisioni. A tal fine è importante che tutti i professionisti cattolici dell'ambito della salute e le persone di buona volontà si mobilitino e si riuniscano per approfondire la loro formazione non solo sul piano tecnico, ma anche in ciò che concerne le questioni di bioetica, e per proporre tale formazione a tutti coloro che svolgono questa professione. L'essere umano, poiché è immagine di Dio, deve essere sempre al centro delle ricerche e delle scelte in materia biomedica. Allo stesso tempo, il principio naturale del dovere di prestare cure al malato è fondamentale. Le scienze biomediche sono al servizio dell'uomo; se così non avverrà, avranno un carattere freddo e inumano. Ogni conoscenza scientifica nell'ambito della salute e ogni azione terapeutica sono al servizio dell'uomo malato, considerato nel suo essere integrale, che deve partecipare attivamente alle cure somministrategli ed essere rispettato nella sua autonomia.
Affidando voi, come anche i malati che dovete curare, all'intercessione di Nostra Signora e di sant'Alberto Magno, imparto a voi e a tutti i membri della vostra federazione e alle vostre famiglie, la benedizione apostolica.

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domenica 28 ottobre 2007

Concistoro per la creazione di 23 nuovi cardinali: notificazione


Vedi anche:

CONCISTORI PER LA CREAZIONE DI NUOVI CARDINALI: LO SPECIALE DEL BLOG


UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE DEL SOMMO PONTEFICE

NOTIFICAZIONE

CONCISTORO ORDINARIO PUBBLICO PER LA CREAZIONE DEI NUOVI CARDINALI

Sabato 24 novembre 2007, alle ore 10.30 sul Sagrato della Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI terrà Concistoro Ordinario Pubblico per la creazione di ventitré nuovi Cardinali.

Gli Em.mi Membri del Collegio Cardinalizio sono pregati di trovarsi per le ore 10.00 sul Sagrato della Basilica, indossando la veste talare rossa, il rocchetto e la mozzetta.

I Cardinali di nuova creazione, in abito corale, sono pregati di trovarsi per le ore 10.00 presso la Cappella di San Sebastiano nella Basilica Vaticana.

I Patriarchi, gli Arcivescovi, i Vescovi, gli Abati e i Prelati Superiori dei Dicasteri della Curia Romana nonché i Membri della Cappella Pontificia che intendono partecipare al Concistoro vorranno trovarsi sul Sagrato della Basilica alla medesima ora, indossando l'abito corale loro proprio.

* * *

Le visite di cortesia ai nuovi Cardinali si svolgeranno sabato 24 novembre, dalle ore 16.30 alle ore 18.30, nei luoghi che saranno a suo tempo indicati.

* * *

Domenica 25 novembre, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, alle ore 10.30 in Piazza San Pietro, avrà luogo la solenne Cappella Papale, durante la quale il Santo Padre presiederà la concelebrazione della Santa Messa con i nuovi Cardinali ai quali consegnerà l'Anello cardinalizio.

I nuovi Cardinali, in abito corale, sono pregati di trovarsi per le ore 10.00 presso la Cappella di San Sebastiano nella Basilica Vaticana, dove indosseranno le vesti sacre.

Alla stessa ora, i Signori Cardinali e gli altri Membri della Cappella Pontificia, ciascuno con l'abito corale suo proprio, vorranno trovarsi sul Sagrato della Basilica Vaticana per occupare il posto che verrà loro indicato.

Città del Vaticano, 26 ottobre 2007.

Per mandato del Santo Padre

Mons. Guido Marini
Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie

Il "martirio" incruento è la la testimonianza silenziosa ed eroica di tanti cristiani che vivono il Vangelo senza compromessi


Vedi anche:

I 498 martiri spagnoli: la cerimonia di beatificazione e l'Angelus


LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS , 28.10.2007

Alle ore 12 di oggi, conclusa la Cerimonia di Beatificazione di 498 martiri del XX secolo in Spagna, presieduta in Piazza San Pietro dall’Em.mo Card. José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Questa mattina, qui in Piazza San Pietro, sono stati proclamati Beati 498 martiri uccisi in Spagna negli anni Trenta del secolo scorso. Ringrazio il Cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, che ha presieduto la celebrazione e rivolgo il mio saluto cordiale ai pellegrini convenuti per questa lieta circostanza. La contemporanea iscrizione nell’albo dei Beati di un così gran numero di Martiri dimostra che la suprema testimonianza del sangue non è un’eccezione riservata soltanto ad alcuni individui, ma un’eventualità realistica per l’intero Popolo cristiano. Si tratta, infatti, di uomini e donne diversi per età, vocazione e condizione sociale, che hanno pagato con la vita la loro fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. Ad essi ben si addicono le espressioni di san Paolo, che risuonano nella liturgia di questa domenica: "Il mio sangue – scrive l’Apostolo a Timoteo – sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede" (2 Tm 4,6-7). Paolo, detenuto a Roma, vede approssimarsi la morte e traccia un bilancio pieno di riconoscenza e di speranza. E’ in pace con Dio e con se stesso ed affronta serenamente la morte, con la consapevolezza di avere speso tutta la vita senza risparmio al servizio del Vangelo.

Il mese di ottobre, dedicato in modo particolare all’impegno missionario, si chiude così con la luminosa testimonianza dei martiri spagnoli, che vanno ad aggiungersi ai martiri Albertina Berkenbrock, Emmanuel Gómez Gonzáles e Adilio Daronch, e Franz Jägerstätter, proclamati Beati nei giorni scorsi in Brasile e in Austria. Il loro esempio sta a testimoniare che il Battesimo impegna i cristiani a partecipare con coraggio alla diffusione del Regno di Dio, cooperandovi se necessario col sacrificio della stessa vita.
Non tutti, certo, sono chiamati al martirio cruento. C’è però un "martirio" incruento, che non è meno significativo, come quello di Celina Chludzińska Borzźcka, sposa, madre di famiglia, vedova e religiosa, beatificata ieri a Roma: è la testimonianza silenziosa ed eroica di tanti cristiani che vivono il Vangelo senza compromessi, compiendo il loro dovere e dedicandosi generosamente al servizio dei poveri.

Questo martirio della vita ordinaria è una testimonianza quanto mai importante nelle società secolarizzate del nostro tempo. E’ la pacifica battaglia dell’amore che ogni cristiano, come Paolo, deve instancabilmente combattere; la corsa per diffondere il Vangelo che ci impegna sino alla morte. Ci aiuti e ci assista, nella nostra quotidiana testimonianza, la Vergine Maria, Regina dei Martiri e Stella dell’Evangelizzazione.


DOPO L’ANGELUS

Saludo con afecto a los fieles de lengua española. En particular, saludo a mis Hermanos Obispos de España, a los sacerdotes, religiosos, religiosas, seminaristas y fieles que habéis tenido el gozo de participar en la beatificación de un numeroso grupo de mártires del pasado siglo en vuestra Nación, así como a los que siguen esta oración mariana a través de la radio y la televisión. Damos gracias a Dios por el gran don de estos testigos heroicos de la fe que, movidos exclusivamente por su amor a Cristo, pagaron con su sangre su fidelidad a Él y a su Iglesia. Con su testimonio iluminan nuestro camino espiritual hacia la santidad, y nos alientan a entregar nuestras vidas como ofrenda de amor a Dios y a los hermanos. Al mismo tiempo, con sus palabras y gestos de perdón hacia sus perseguidores, nos impulsan a trabajar incansablemente por la misericordia, la reconciliación y la convivencia pacífica. Os invito de corazón a fortalecer cada día más la comunión eclesial, a ser testigos fieles del Evangelio en el mundo, sintiendo la dicha de ser miembros vivos de la Iglesia, verdadera esposa de Cristo. Pidamos a los nuevos Beatos, por medio de la Virgen María, Reina de los Mártires, que intercedan por la Iglesia en España y en el mundo; que la fecundidad de su martirio produzca abundantes frutos de vida cristiana en los fieles y en las familias; que su sangre derramada sea semilla de santas y numerosas vocaciones sacerdotales, religiosas y misioneras. ¡Que Dios os bendiga!

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sabato 27 ottobre 2007

Il Papa al prof. Vian: l'Osservatore promuova il dialogo tra credenti e non credenti


LETTERA DEL SANTO PADRE AL NUOVO DIRETTORE DE "L’OSSERVATORE ROMANO", PROF. GIOVANNI MARIA VIAN , 27.10.2007

Pubblichiamo di seguito la Lettera che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato al Prof. Giovanni Maria Vian, che assume oggi l’incarico di nuovo Direttore de "L’Osservatore Romano":

LETTERA DEL SANTO PADRE
All'Illustrissimo Signore

Prof. Giovanni Maria Vian


Con grande stima e sincero affetto Le rivolgo il mio saluto nel momento in cui Ella, caro Professore, assume l'incarico di Direttore de "L'Osservatore Romano", un incarico di grande responsabilità a motivo della natura peculiare del giornale Vaticano.
La Sua profonda formazione culturale come storico del cristianesimo, in specie la Sua conoscenza della storia del papato contemporaneo, la Sua esperienza giornalistica, come editorialista di diversi quotidiani e periodici, la decennale collaborazione con "L'Osservatore Romano", ed anche l'appartenenza ad un'illustre famiglia di grande tradizione cristiana nel fedele servizio alla Santa Sede, costituiscono una sicura garanzia per la delicata funzione a Lei affidata.

Ella si inserisce così nella lunga e grande storia del "giornale del Papa" che, iniziata nel 1861, ha visto succedersi nella direzione diverse personalità, dall'Avvocato forlivese Nicola Zanchini, insieme al giornalista Giuseppe Bastia che assunsero per primi l'incarico, fino al caro ed apprezzato Prof. Mario Agnes.

Nato per sostenere la libertà della Santa Sede in un momento critico e provvidenziale della sua storia, "L'Osservatore Romano" ha sempre diffuso gli insegnamenti dei Romani Pontefici e gli interventi dei suoi più stretti collaboratori sui problemi cruciali che l'umanità incontra nel suo cammino.
E' nota la scelta di imparzialità che caratterizzò l'informazione del giornale vaticano durante la prima guerra mondiale. Nella temperie degli avvenimenti che si succedettero allora, e poi durante la seconda tragedia bellica del Novecento, "L'Osservatore Romano" - dalla fine del 1929 trasferito all'interno dello Stato vaticano - accrebbe ulteriormente il suo prestigio e la sua diffusione, grazie anche alla possibilità che il giornale aveva di attingere a fonti d'informazione che in quel periodo solo l'indipendenza vaticana poteva garantire.
Organo d'informazione autorevole e rispettato, proprio allora fu affiancato da importanti periodici ("L'illustrazione vaticana", "L'Osservatore della Domenica", "Ecclesia"), mentre più tardi cominciò a essere pubblicato in edizioni periodiche in diverse lingue, così da assicurarne una diffusione realmente internazionale.
Questa dimensione mondiale, che diverrà ancora più concreta ed efficace attraverso le possibilità oggi offerte dalla presenza "in rete", risulta quanto mai importante per esprimere davvero la realtà della Chiesa universale, la comunione di tutte le Chiese locali e il loro radicamento nelle diverse situazioni, in un contesto di sincera amicizia verso le donne e gli uomini del nostro tempo.

Cercando e creando occasioni di confronto, "L'Osservatore Romano" potrà servire sempre meglio la Santa Sede, mostrando la fecondità dell'incontro tra fede e ragione, grazie al quale si rende possibile anche una cordiale collaborazione tra credenti e non credenti. Suo compito fondamentale resta ovviamente quello di favorire nelle culture del nostro tempo quell'apertura fiduciosa e, nello stesso tempo, profondamente ragionevole al Trascendente su cui in ultima istanza si fonda il rispetto della dignità e dell'autentica libertà di ogni essere umano.

Invocando su di Lei, sul Vice Direttore Dott. Carlo Di Cicco, come anche sui collaboratori e su quanti operano per la realizzazione del Giornale, la materna protezione di Maria Santissima e l'intercessione di San Pietro, volentieri a tutti imparto, quale pegno di copiosi favori celesti, la mia Benedizione.

Dal Vaticano, 27 ottobre 2007

BENEDICTUS PP. XVI

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giovedì 25 ottobre 2007

Il Papa: tutta la cultura dell'uomo contemporaneo sia permeata dal Vangelo


DISCORSO DEL SANTO PADRE ALL'INAUGURAZIONE DELL'ANNO ACCADEMICO DEI PONTIFICI ATENEI DI ROMA

Basilica Vaticana, 25 ottobre 2007

Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel sacerdozio,
cari fratelli e sorelle
!

Ringrazio il Signore che mi concede anche quest'anno la possibilità di incontrare, all'inizio di un nuovo anno accademico, i docenti e gli studenti delle Università pontificie ed ecclesiastiche presenti in Roma.
È un incontro di preghiera - è appena terminata la celebrazione della Santa Messa, che costituisce il fulcro dell'intera nostra vita cristiana; ed è, al tempo stesso, una propizia occasione per riflettere sul senso e sul valore della vostra esperienza di studio qui a Roma, nel cuore della cristianità. A ciascuno di voi va il mio affettuoso saluto, che rivolgo in primo luogo al Signor Cardinale Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica, ringraziandolo per le gentili espressioni che mi ha rivolto a nome di tutti voi. Saluto pure il Cardinale Dias, gli altri Presuli presenti, i Rettori delle Università e i Membri dei rispettivi Corpi Accademici, i Responsabili e i Superiori dei Seminari e Collegi e gli studenti che provengono praticamente da ogni parte del mondo.
L'annuale appuntamento che vede idealmente riunita qui, nella Basilica Vaticana, l'intera famiglia Accademica delle Università ecclesiastiche romane vi permette, cari amici, di percepire meglio la singolare esperienza di comunione e di fraternità che potete fare in questi anni: esperienza che, per essere fruttuosa, ha bisogno dell'apporto di tutti e di ciascuno. Avete preso parte insieme alla Celebrazione eucaristica, ed è insieme che trascorrerete questo nuovo anno accademico. Cercate di creare tra di voi un clima dove l'impegno dello studio e la fraterna cooperazione vi siano di comune arricchimento per quanto concerne non solo l'aspetto culturale, scientifico e dottrinale, bensì anche il lato umano e spirituale. Sappiate profittare al massimo delle opportunità che, al riguardo, vi sono offerte a Roma, città davvero unica anche da questo punto di vista.
Roma è ricca di memorie storiche, di capolavori d'arte e di cultura; è soprattutto piena di eloquenti testimonianze cristiane. Sono nate, nel corso del tempo, Università e Facoltà ecclesiastiche, ormai più che secolari, dove si sono formate intere generazioni di sacerdoti e operatori pastorali tra i quali non mancano grandi santi e illustri uomini di Chiesa. Su questa stessa scia pure voi vi inserite, dedicando anni importanti della vostra esistenza all'approfondimento di varie discipline umanistiche e teologiche. Finalità di tali benemerite istituzioni - scriveva nel 1979 l'amato Papa Giovanni Paolo II nella Costituzione apostolica Sapientia christiana - sono tra l'altro "coltivare e promuovere, mediante la ricerca scientifica, le proprie discipline, ed anzitutto approfondire la conoscenza della Rivelazione cristiana e di ciò che con essa è collegato, enucleare sistematicamente le verità in essa contenute, considerare alla loro luce i nuovi problemi che sorgono, e presentarle agli uomini del proprio tempo nel modo adatto alle diverse culture" (Titolo I, art. 3 § 1). Un impegno, questo, quanto mai urgente nella nostra epoca post-moderna, dove si avverte il bisogno di una nuova evangelizzazione, che abbisogna di maestri nella fede e di araldi e testimoni del Vangelo convenientemente preparati.

In effetti, il periodo di permanenza a Roma può e deve servire a prepararvi per svolgere nel modo migliore il compito che vi attende in diversi campi di azione apostolica. La missione evangelizzatrice propria della Chiesa domanda, in questo nostro tempo, non solo che si propaghi dappertutto il messaggio evangelico, ma che penetri in profondità nei modi di pensare, nei criteri di giudizio e nei comportamenti della gente. In una parola, occorre che tutta la cultura dell'uomo contemporaneo sia permeata dal Vangelo.

A rispondere a questa vasta e urgente sfida culturale e spirituale vuole contribuire la molteplicità degli insegnamenti, che vi sono proposti negli Atenei e Centri di studio che frequentate. La possibilità di studiare a Roma, sede del Successore di Pietro e quindi del ministero petrino, vi aiuta a rafforzare il senso di appartenenza alla Chiesa e l'impegno di fedeltà al Magistero universale del Papa. Inoltre, la presenza nelle Istituzioni accademiche e nei Collegi e Seminari di docenti e allievi provenienti da ogni Continente vi offre un'ulteriore opportunità di conoscervi e di sperimentare la bellezza di far parte dell'unica, grande famiglia di Dio: sappiate avvalervene appieno!
Cari fratelli e sorelle, allo studio delle scienze umanistiche e teologiche è indispensabile però che si accompagni sempre una progressiva conoscenza, intima e profonda, di Cristo.

Ciò comporta che al necessario interesse per lo studio e la ricerca voi uniate un sincero anelito per la santità. Questi anni di formazione a Roma, oltre ad essere di impegno intellettuale serio ed assiduo, siano perciò in primo luogo di intensa preghiera, in costante sintonia con il divino Maestro che vi ha scelti al suo servizio.

Ugualmente, il contatto con la realtà religiosa e sociale della città vi sia utile per un arricchimento spirituale e pastorale. Invochiamo l'intercessione di Maria, Madre docile e sapiente, perché vi aiuti ad essere pronti in ogni circostanza a riconoscere la voce del Signore, che vi custodisce e vi accompagna nel vostro itinerario di formazione e in ogni momento della vita. Io vi assicuro un ricordo nella preghiera e, augurandovi un anno sereno e ricco di frutti, avvaloro questi miei voti con una speciale Benedizione Apostolica.

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mercoledì 24 ottobre 2007

Per Ambrogio è la Scrittura stessa, intimamente assimilata, a suggerire i contenuti da annunciare per condurre alla conversione dei cuori


I PADRI DELLA CHIESA NELLA CATECHESI DI PAPA BENEDETTO XVI

Vedi anche:

Benedetto, il Papa che non ama la religione spettacolo

ANCORA UN RECORD DI FEDELI IN PIAZZA SAN PIETRO PER L'UDIENZA


UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 24 ottobre 2007


Sant'Ambrogio

Cari fratelli e sorelle,

il santo Vescovo Ambrogio - del quale vi parlerò quest'oggi - morì a Milano nella notte fra il 3 e il 4 aprile del 397. Era l'alba del Sabato santo. Il giorno prima, verso le cinque del pomeriggio, si era messo a pregare, disteso sul letto, con le braccia aperte in forma di croce. Partecipava così, nel solenne triduo pasquale, alla morte e alla risurrezione del Signore. «Noi vedevamo muoversi le sue labbra», attesta Paolino, il diacono fedele che su invito di Agostino ne scrisse la Vita, «ma non udivamo la sua voce». A un tratto, la situazione parve precipitare. Onorato, Vescovo di Vercelli, che si trovava ad assistere Ambrogio e dormiva al piano superiore, venne svegliato da una voce che gli ripeteva: «Alzati, presto! Ambrogio sta per morire...». Onorato scese in fretta - prosegue Paolino - «e porse al santo il Corpo del Signore. Appena lo prese e deglutì, Ambrogio rese lo spirito, portando con sé il buon viatico. Così la sua anima, rifocillata dalla virtù di quel cibo, gode ora della compagnia degli angeli» (Vita 47). In quel Venerdì santo del 397 le braccia spalancate di Ambrogio morente esprimevano la sua mistica partecipazione alla morte e alla risurrezione del Signore. Era questa la sua ultima catechesi: nel silenzio delle parole, egli parlava ancora con la testimonianza della vita.

Ambrogio non era vecchio quando morì. Non aveva neppure sessant'anni, essendo nato intorno al 340 a Treviri, dove il padre era prefetto delle Gallie. La famiglia era cristiana. Alla morte del padre, la mamma lo condusse a Roma quando era ancora ragazzo, e lo preparò alla carriera civile, assicurandogli una solida istruzione retorica e giuridica. Verso il 370 fu inviato a governare le province dell'Emilia e della Liguria, con sede a Milano. Proprio lì ferveva la lotta tra ortodossi e ariani, soprattutto dopo la morte del Vescovo ariano Aussenzio. Ambrogio intervenne a pacificare gli animi delle due fazioni avverse, e la sua autorità fu tale che egli, pur semplice catecumeno, venne acclamato dal popolo Vescovo di Milano.

Fino a quel momento Ambrogio era il più alto magistrato dell'Impero nell'Italia settentrionale. Culturalmente molto preparato, ma altrettanto sfornito nell'approccio alle Scritture, il nuovo Vescovo si mise a studiarle alacremente. Imparò a conoscere e a commentare la Bibbia dalle opere di Origene, il maestro indiscusso della «scuola alessandrina».

In questo modo Ambrogio trasferì nell'ambiente latino la meditazione delle Scritture avviata da Origene, iniziando in Occidente la pratica della lectio divina. Il metodo della lectio giunse a guidare tutta la predicazione e gli scritti di Ambrogio, che scaturiscono precisamente dall’ascolto orante della Parola di Dio.

Un celebre esordio di una catechesi ambrosiana mostra egregiamente come il santo Vescovo applicava l’Antico Testamento alla vita cristiana: «Quando si leggevano le storie dei Patriarchi e le massime dei Proverbi, abbiamo trattato ogni giorno di morale - dice il Vescovo di Milano ai suoi catecumeni e ai neofiti - affinché, formati e istruiti da essi, voi vi abituaste ad entrare nella via dei Padri e a seguire il cammino dell'obbedienza ai precetti divini» (I misteri 1,1).
In altre parole, i neofiti e i catecumeni, a giudizio del Vescovo, dopo aver imparato l’arte del vivere bene, potevano ormai considerarsi preparati ai grandi misteri di Cristo. Così la predicazione di Ambrogio - che rappresenta il nucleo portante della sua ingente opera letteraria - parte dalla lettura dei Libri sacri («i Patriarchi», cioè i Libri storici, e «i Proverbi», vale a dire i Libri sapienziali), per vivere in conformità alla divina Rivelazione.

E' evidente che la testimonianza personale del predicatore e il livello di esemplarità della comunità cristiana condizionano l'efficacia della predicazione. Da questo punto di vista è significativo un passaggio delle Confessioni di sant'Agostino.

Egli era venuto a Milano come professore di retorica; era scettico, non cristiano. Stava cercando, ma non era in grado di trovare realmente la verità cristiana. A muovere il cuore del giovane retore africano, scettico e disperato, e a spingerlo alla conversione definitivamente, non furono anzitutto le belle omelie (pure da lui assai apprezzate) di Ambrogio. Fu piuttosto la testimonianza del Vescovo e della sua Chiesa milanese, che pregava e cantava, compatta come un solo corpo.

Una Chiesa capace di resistere alle prepotenze dell'imperatore e di sua madre, che nei primi giorni del 386 erano tornati a pretendere la requisizione di un edificio di culto per le cerimonie degli ariani. Nell’edificio che doveva essere requisito - racconta Agostino - «il popolo devoto vegliava, pronto a morire con il proprio Vescovo». Questa testimonianza delle Confessioni è preziosa, perché segnala che qualche cosa andava muovendosi nell'intimo di Agostino, il quale prosegue: «Anche noi, pur ancora spiritualmente tiepidi, eravamo partecipi dell'eccitazione di tutto il popolo» (Confessioni 9,7).

Dalla vita e dall'esempio del Vescovo Ambrogio, Agostino imparò a credere e a predicare. Possiamo riferirci a un celebre sermone dell'Africano, che meritò di essere citato parecchi secoli dopo nella Costituzione conciliare Dei Verbum: «E' necessario - ammonisce infatti la Dei Verbum al n. 25 - che tutti i chierici e quanti, come i catechisti, attendono al ministero della Parola, conservino un continuo contatto con le Scritture, mediante una sacra lettura assidua e lo studio accurato, “affinché non diventi - ed è qui la citazione agostiniana - vano predicatore della Parola all'esterno colui che non l'ascolta di dentro”». Aveva imparato proprio da Ambrogio questo “ascoltare di dentro”, questa assiduità nella lettura della Sacra Scrittura in atteggiamento orante, così da accogliere realmente nel proprio cuore ed assimilare la Parola di Dio.

Cari fratelli e sorelle, vorrei proporvi ancora una sorta di «icona patristica», che, interpretata alla luce di quello che abbiamo detto, rappresenta efficacemente «il cuore» della dottrina ambrosiana. Nel sesto libro delle Confessioni Agostino racconta del suo incontro con Ambrogio, un incontro certamente di grande importanza nella storia della Chiesa. Egli scrive testualmente che, quando si recava dal Vescovo di Milano, lo trovava regolarmente impegnato con catervae di persone piene di problemi, per le cui necessità egli si prodigava. C’era sempre una lunga fila che aspettava di parlare con Ambrogio per trovare da lui consolazione e speranza.
Quando Ambrogio non era con loro, con la gente (e questo accadeva per lo spazio di pochissimo tempo), o ristorava il corpo con il cibo necessario, o alimentava lo spirito con le letture.

Qui Agostino fa le sue meraviglie, perché Ambrogio leggeva le Scritture a bocca chiusa, solo con gli occhi (cfr Confess. 6,3). Di fatto, nei primi secoli cristiani la lettura era strettamente concepita ai fini della proclamazione, e il leggere ad alta voce facilitava la comprensione pure a chi leggeva. Che Ambrogio potesse scorrere le pagine con gli occhi soltanto, segnala ad Agostino ammirato una capacità singolare di lettura e di familiarità con le Scritture.

Ebbene, in quella «lettura a fior di labbra», dove il cuore si impegna a raggiungere l'intelligenza della Parola di Dio - ecco «l'icona» di cui andiamo parlando -, si può intravedere il metodo della catechesi ambrosiana: è la Scrittura stessa, intimamente assimilata, a suggerire i contenuti da annunciare per condurre alla conversione dei cuori.

Così, stando al magistero di Ambrogio e di Agostino, la catechesi è inseparabile dalla testimonianza di vita.
Può servire anche per il catechista ciò che ho scritto nella Introduzione al cristianesimo, a proposito del teologo.

Chi educa alla fede non può rischiare di apparire una specie di clown, che recita una parte «per mestiere». Piuttosto - per usare un'immagine cara a Origene, scrittore particolarmente apprezzato da Ambrogio - egli deve essere come il discepolo amato, che ha poggiato il capo sul cuore del Maestro, e lì ha appreso il modo di pensare, di parlare, di agire. Alla fine di tutto, il vero discepolo è colui che annuncia il Vangelo nel modo più credibile ed efficace.

Come l'apostolo Giovanni, il Vescovo Ambrogio - che mai si stancava di ripetere: «Omnia Christus est nobis!; Cristo è tutto per noi!» - rimane un autentico testimone del Signore. Con le sue stesse parole, piene d'amore per Gesù, concludiamo così la nostra catechesi: «Omnia Christus est nobis! Se vuoi curare una ferita, egli è il medico; se sei riarso dalla febbre, egli è la fonte; se sei oppresso dall'iniquità, egli è la giustizia; se hai bisogno di aiuto, egli è la forza; se temi la morte, egli è la vita; se desideri il cielo, egli è la via; se sei nelle tenebre, egli è la luce... Gustate e vedete come è buono il Signore: beato è l'uomo che spera in lui!» (De virginitate 16,99). Speriamo anche noi in Cristo. Saremo così beati e vivremo nella pace.

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Sant'Ambrogio in "Monastero Virtuale"

domenica 21 ottobre 2007

Il Papa ai leader religiosi: mai le religioni possono diventare veicoli di odio


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DISCORSI ED OMELIE DEL PAPA A NAPOLI


VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A NAPOLI (III) , 21.10.2007

Alle ore 13, nell’Aula Magna del Seminario arcivescovile a Capodimonte, il Santo Padre Benedetto XVI saluta i Capi delle Delegazioni che partecipano all’Incontro Internazionale per la Pace, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio e che quest’anno si tiene a Napoli dal 21 al 23 ottobre sul tema: "Per un mondo senza violenza - Religioni e culture in dialogo".
Riportiamo di seguito il saluto che il Papa rivolge ai partecipanti nel corso dell’incontro:

SALUTO DEL SANTO PADRE

Santità, Beatitudini,
Illustri Autorità,
Rappresentanti delle Chiese e Comunità ecclesiali,
Gentili esponenti delle grandi Religioni mondiali
,

colgo volentieri questa occasione per salutare le Personalità convenute qui a Napoli per il XXI Meeting sul tema: "Per un mondo senza violenza - Religioni e culture in dialogo". Ciò che voi rappresentate esprime in un certo senso i differenti mondi e patrimoni religiosi dell'umanità, a cui la Chiesa cattolica guarda con sincero rispetto e cordiale attenzione. Una parola di apprezzamento va al Signor Cardinale Crescenzio Sepe e all’Arcidiocesi di Napoli che ospita questo Meeting e alla Comunità di Sant'Egidio che lavora con dedizione per favorire il dialogo tra religioni e culture nello "spirito di Assisi".

L’odierno incontro ci riporta idealmente al 1986, quando il venerato mio Predecessore Giovanni Paolo II invitò sul colle di San Francesco alti Rappresentanti religiosi a pregare per la pace, sottolineando in tale circostanza il legame intrinseco che unisce un autentico atteggiamento religioso con la viva sensibilità per questo fondamentale bene dell’umanità. Nel 2002, dopo i drammatici eventi dell’11 settembre dell’anno precedente, lo stesso Giovanni Paolo II riconvocò ad Assisi i leader religiosi, per chiedere a Dio di fermare le gravi minacce che incombevano sull’umanità, specialmente a causa del terrorismo.

Nel rispetto delle differenze delle varie religioni, tutti siamo chiamati a lavorare per la pace e ad un impegno fattivo per promuovere la riconciliazione tra i popoli. E’ questo l’autentico "spirito di Assisi", che si oppone ad ogni forma di violenza e all'abuso della religione quale pretesto per la violenza.

Di fronte a un mondo lacerato da conflitti, dove talora si giustifica la violenza in nome di Dio, è importante ribadire che mai le religioni possono diventare veicoli di odio; mai, invocando il nome di Dio, si può arrivare a giustificare il male e la violenza.

Al contrario, le religioni possono e devono offrire preziose risorse per costruire un’umanità pacifica, perché parlano di pace al cuore dell’uomo. La Chiesa cattolica intende continuare a percorrere la strada del dialogo per favorire l’intesa fra le diverse culture, tradizioni e sapienze religiose. Auspico vivamente che questo spirito si diffonda sempre più soprattutto là dove più forti sono le tensioni, là dove la libertà e il rispetto per l'altro vengono negati e uomini e donne soffrono per le conseguenze dell’intolleranza e dell’incomprensione.

Cari amici, questi giorni di lavoro e di ascolto orante siano fruttuosi per tutti. Rivolgo per questo la mia preghiera all'Eterno Dio, perché riversi su ciascuno dei partecipanti al Meeting l’abbondanza delle sue benedizioni, della sua sapienza e del suo amore. Egli liberi il cuore degli uomini da ogni odio e da ogni radice di violenza e ci renda tutti artefici della civiltà dell’amore.

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Occorre assicurare ai giovani le condizioni indispensabili per sviluppare i propri talenti naturali


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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A NAPOLI (II) , 21.10.2007

Al termine della Santa Messa celebrata in Piazza del Plebiscito a Napoli, prima di recitare la preghiera mariana dell’Angelus, il Santo Padre Benedetto XVI rivolge ai fedeli presenti le seguenti parole:

PRIMA DELL’ANGELUS

Al termine di questa solenne Celebrazione, desidero rinnovare a tutti voi, cari amici di Napoli, il mio saluto e il mio ringraziamento per la cordiale accoglienza che mi avete riservato. Un saluto particolare vorrei rivolgere alle Delegazioni giunte da varie parti del mondo per partecipare all’Incontro Internazionale per la Pace, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, che ha come tema: "Per un mondo senza violenza – Religioni e culture in dialogo". Possa anche questa importante iniziativa culturale e religiosa contribuire a consolidare la pace nel mondo.

Preghiamo per questo. Ma preghiamo quest’oggi anche, e in modo speciale, per i missionari. Si celebra infatti la Giornata Missionaria Mondiale, che ha un motto assai significativo: "Tutte le Chiese per tutto il mondo". Ogni Chiesa particolare è corresponsabile dell’evangelizzazione dell’intera umanità e questa cooperazione tra le Chiese fu incrementata dal Papa Pio XII con l’Enciclica Fidei donum, 50 anni or sono. Non facciamo mancare il nostro sostegno spirituale e materiale a quanti operano sulle frontiere della missione: sacerdoti, religiosi, religiose e laici, che non di rado incontrano nel loro lavoro gravi difficoltà, e talora persino persecuzioni.

Consegniamo queste intenzioni di preghiera a Maria Santissima, che nel mese di ottobre amiamo invocare col titolo con cui è venerata nel vicino Santuario di Pompei: Regina del Santo Rosario. A Lei affidiamo, in particolare, i molti migranti qui convenuti in pellegrinaggio da Caserta. Protegga altresì la Vergine Santa quanti, in modi diversi, si impegnano per il bene comune e per un giusto ordine della società, come è stato ben sottolineato durante la 45.ma Settimana Sociale dei cattolici italiani, tenutasi proprio in questi giorni a Pistoia e Pisa, a cent’anni dalla prima Settimana, promossa soprattutto da Giuseppe Toniolo, illustre figura di economista cristiano.

Molti sono i problemi e le sfide che stanno oggi davanti a noi. Si richiede un forte impegno di tutti, specialmente dei fedeli laici operanti nel campo sociale e politico, per assicurare ad ogni persona, e in particolare ai giovani, le condizioni indispensabili per sviluppare i propri talenti naturali e maturare generose scelte di vita a servizio dei propri familiari e dell’intera comunità.

Ed ora ci rivolgiamo alla Madonna con la consueta preghiera dell’Angelus.

Conclusa la Celebrazione Eucaristica il Papa si trasferisce in auto panoramica al Seminario arcivescovile a Capodimonte.

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Napoli ha bisogno di credenti che ripongano piena fiducia in Dio, e con il suo aiuto si impegnino per diffondere nella società i valori del Vangelo


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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A NAPOLI (I) , 21.10.2007

CELEBRAZIONE EUCARISTICA IN PIAZZA DEL PLEBISCITO

Raggiunta Piazza del Plebiscito per presiedere la Concelebrazione Eucaristica, il Santo Padre entra nella Basilica di San Francesco di Paola dove riveste i paramenti liturgici.
Nel corso della Santa Messa, che inizia alle ore 10 in Piazza del Plebiscito ed è introdotta dal saluto dell’Arcivescovo di Napoli, l’Em.mo Card. Crescenzio Sepe, dopo la proclamazione del Vangelo il Papa pronuncia l’omelia che pubblichiamo di seguito
:


OMELIA DEL SANTO PADRE

Venerati Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
distinte Autorità,
cari fratelli e sorelle!


Con grande gioia ho accolto l’invito a visitare la comunità cristiana che vive in questa storica città di Napoli. Al vostro Arcivescovo, il Cardinale Crescenzio Sepe, va innanzitutto il mio abbraccio fraterno e un grazie speciale per le parole che, anche a nome vostro, mi ha rivolto all’inizio di questa solenne Celebrazione eucaristica. L’ho inviato alla vostra Comunità conoscendone lo zelo apostolico, e sono contento di costatare che voi lo apprezzate per le sue doti di mente e di cuore. Saluto con affetto i Vescovi Ausiliari e il presbiterio diocesano, come pure i religiosi e le religiose e le altre persone consacrate, i catechisti e i laici, particolarmente i giovani attivamente impegnati nelle varie iniziative pastorali, apostoliche e sociali. Saluto le distinte Autorità civili e militari che ci onorano della loro presenza, ad iniziare dal Presidente del Consiglio dei Ministri, dal Sindaco di Napoli e dai Presidenti della Provincia e della Regione. A tutti voi, convenuti in questa Piazza davanti alla monumentale Basilica dedicata a San Francesco di Paola della cui morte ricorre quest’anno il quinto centenario, rivolgo il mio cordiale pensiero, che estendo volentieri a quanti sono collegati mediante la radio e la televisione, specialmente alle comunità di clausura, alle persone anziane, a chi sta negli ospedali, ai carcerati e a coloro che non potrò incontrare in questo mio breve soggiorno napoletano. In una parola, saluto l’intera famiglia dei credenti e tutti i cittadini di Napoli: sono in mezzo a voi, cari amici, per spezzare con voi la Parola ed il Pane della Vita.

Meditando sulle Letture bibliche di questa domenica e pensando alla realtà di Napoli, sono rimasto colpito dal fatto che oggi la Parola di Dio ha come tema principale la preghiera, anzi, "la necessità di pregare sempre senza stancarsi", come dice il Vangelo (cfr Lc 18,1). A prima vista, questo potrebbe sembrare un messaggio non molto pertinente, poco incisivo rispetto ad una realtà sociale con tanti problemi come la vostra. Ma, riflettendoci, si comprende che questa Parola contiene un messaggio certamente controcorrente, destinato tuttavia ad illuminare in profondità la coscienza di questa vostra Chiesa e di questa vostra Città. Lo riassumerei così: la forza, che in silenzio e senza clamori cambia il mondo e lo trasforma nel Regno di Dio, è la fede - ed espressione della fede è la preghiera. Quando la fede si colma d’amore per Dio, riconosciuto come Padre buono e giusto, la preghiera si fa perseverante, insistente, diventa un gemito dello spirito, un grido dell’anima che penetra il cuore di Dio. In tal modo la preghiera diviene la più grande forza di trasformazione del mondo. Di fronte a realtà sociali difficili e complesse, come sicuramente è anche la vostra, occorre rafforzare la speranza, che si fonda sulla fede e si esprime in una preghiera instancabile. E’ la preghiera a tenere accesa la fiaccola della fede. Domanda Gesù: "Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terrà?" (Lc 18,8). Quale sarà la nostra risposta a questo inquietante interrogativo?
Quest’oggi, vogliamo insieme ripetere con umile coraggio: Signore, la tua venuta tra noi in questa celebrazione domenicale ci trova radunati con la lampada della fede accesa. Noi crediamo e confidiamo in te! Accresci la nostra fede!

Le Letture bibliche che abbiamo ascoltato ci presentano alcuni modelli a cui ispirarci in questa nostra professione di fede. Sono le figure della vedova che incontriamo nella parabola evangelica e quella di Mosè di cui parla il libro dell’Esodo. La vedova del Vangelo (cfr Lc 18,1-8) fa pensare ai "piccoli", agli ultimi, ma anche a tante persone semplici e rette, che soffrono per le sopraffazioni, si sentono impotenti di fronte al perdurare del malessere sociale e sono tentate di scoraggiarsi. A costoro Gesù ripete: osservate questa povera vedova con quale tenacia insiste e alla fine ottiene ascolto da un giudice disonesto! Come potreste pensare che il vostro Padre celeste, buono e fedele, il quale desidera solo il bene dei suoi figli, non vi faccia a suo tempo giustizia?

La fede ci assicura che Dio ascolta la nostra preghiera e ci esaudisce al momento opportuno, anche se l’esperienza quotidiana sembra smentire questa certezza. In effetti, davanti a certi fatti di cronaca, o a tanti quotidiani disagi della vita di cui i giornali non parlano neppure, sale spontaneamente al cuore la supplica dell’antico profeta: "Fino a quando, Signore, implorerò e non ascolti, a te alzerò il grido: «Violenza!» e non soccorri?" (Ab 1,2).

La risposta a questa invocazione accorata è una sola: Dio non può cambiare le cose senza la nostra conversione, e la nostra vera conversione inizia con il "grido" dell’anima, che implora perdono e salvezza. La preghiera cristiana non è pertanto espressione di fatalismo e di inerzia, anzi è l’opposto dell’evasione dalla realtà, dell’intimismo consolatorio: è forza di speranza, massima espressione della fede nella potenza di Dio che è Amore e non ci abbandona. La preghiera che Gesù ci ha insegnato, culminata nel Getsemani, ha il carattere dell’"agonismo" cioè della lotta, perché si schiera decisamente al fianco del Signore per combattere l’ingiustizia e vincere il male con il bene; è l’arma dei piccoli e dei poveri di spirito, che ripudiano ogni tipo di violenza. Anzi rispondono ad essa con la non violenza evangelica, testimoniando così che la verità dell’Amore è più forte dell’odio e della morte.

Questo emerge anche dalla prima Lettura, il celebre racconto della battaglia tra gli Israeliti e gli Amaleciti (cfr Es 17,8-13a). A determinare le sorti di quel duro conflitto fu proprio la preghiera rivolta con fede al vero Dio. Mentre Giosuè e i suoi uomini affrontavano sul campo gli avversari, Mosè stava sulla cima della collina con le mani alzate, nella posizione della persona in preghiera. Queste mani alzate del grande condottiero garantirono la vittoria di Israele. Dio era con il suo popolo, ne voleva la vittoria, ma condizionava questo suo intervento alle mani alzate di Mosè. Sembra incredibile, ma è così: Dio ha bisogno delle mani alzate del suo servo! Le braccia levate di Mosè fanno pensare a quelle di Gesù sulla croce: braccia spalancate ed inchiodate con cui il Redentore ha vinto la battaglia decisiva contro il nemico infernale. La sua lotta, le sue mani alzate verso il Padre e spalancate sul mondo chiedono altre braccia, altri cuori che continuino ad offrirsi con il suo stesso amore, fino alla fine del mondo. Mi rivolgo particolarmente a voi, cari Pastori della Chiesa che è in Napoli, facendo mie le parole che san Paolo rivolge a Timoteo e che abbiamo ascoltato nella seconda Lettura: rimanete saldi in ciò che avete imparato e di cui siete convinti. Annunciate la parola, insistete in ogni occasione, opportuna e non opportuna, ammonite, rimproverate, esortate con ogni magnanimità e dottrina (cfr 2 Tm 3,14.16; 4,2). E come Mosè sulla montagna, perseverate nella preghiera per e con i fedeli affidati alle vostre cure pastorali, perché insieme possiate affrontare ogni giorno la buona battaglia del Vangelo.

Ed ora, interiormente illuminati dalla Parola di Dio, torniamo a guardare alla realtà della vostra Città, dove non mancano energie sane, gente buona, culturalmente preparata e con un senso vivo della famiglia. Per molti però vivere non è semplice: sono tante le situazioni di povertà, di carenza di alloggio, di disoccupazione o sottoccupazione, di mancanza di prospettive future. C’è poi il triste fenomeno della violenza. Non si tratta solo del deprecabile numero dei delitti della camorra, ma anche del fatto che la violenza tende purtroppo a farsi mentalità diffusa, insinuandosi nelle pieghe del vivere sociale, nei quartieri storici del centro e nelle periferie nuove e anonime, col rischio di attrarre specialmente la gioventù, che cresce in ambienti nei quali prospera l’illegalità, il sommerso e la cultura dell’arrangiarsi. Quanto è importante allora intensificare gli sforzi per una seria strategia di prevenzione, che punti sulla scuola, sul lavoro e sull’aiutare i giovani a gestire il tempo libero. E’ necessario un intervento che coinvolga tutti nella lotta contro ogni forma di violenza, partendo dalla formazione delle coscienze e trasformando le mentalità, gli atteggiamenti, i comportamenti di tutti i giorni. Formulo questo invito ad ogni uomo e donna di buona volontà, mentre si tiene qui a Napoli l’Incontro tra i leader religiosi per la pace, che ha come tema: "Per un mondo senza violenza - Religioni e culture in dialogo".

Cari fratelli e sorelle, l’amato Papa Giovanni Paolo II visitò Napoli la prima volta nel 1979: era, come oggi, la domenica 21 ottobre! La seconda volta venne nel novembre del 1990: una visita che promosse la rinascita della speranza. La missione della Chiesa è nutrire sempre la fede e la speranza del popolo cristiano. Questo sta facendo con zelo apostolico anche il vostro Arcivescovo, che di recente ha scritto una Lettera pastorale dal titolo significativo: "Il sangue e la speranza". Sì, la vera speranza nasce solo dal sangue di Cristo e da quello versato per Lui. C’è sangue che è segno di morte; ma c’è sangue che esprime amore e vita: il sangue di Gesù e dei Martiri, come quello del vostro amato Patrono san Gennaro, è sorgente di vita nuova. Vorrei concludere facendo mia un’espressione contenuta nella Lettera pastorale del vostro Arcivescovo: "Il seme della speranza è forse il più piccolo, ma può dar vita ad un albero rigoglioso e portare molti frutti". Questo seme a Napoli c’è e agisce, malgrado i problemi e le difficoltà. Preghiamo il Signore perché faccia crescere nella comunità cristiana una fede autentica e una salda speranza, capace di contrastare efficacemente lo scoraggiamento e la violenza.

Napoli ha certo bisogno di adeguati interventi politici, ma prima ancora di un profondo rinnovamento spirituale; ha bisogno di credenti che ripongano piena fiducia in Dio, e con il suo aiuto si impegnino per diffondere nella società i valori del Vangelo.

Chiediamo per questo l’aiuto di Maria e dei vostri santi Protettori, in particolare di san Gennaro. Amen!

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venerdì 19 ottobre 2007

IL PAPA E L'ISLAM: LO SPECIALE DEL BLOG


LA LECTIO MAGISTRALIS DI RATISBONA

FORUM CATTOLICO-MUSULMANO: LO SPECIALE DEL BLOG

LETTERA APERTA DI 138 LEADER ISLAMICI AL PAPA

LA RISPOSTA DEL PAPA ALLA LETTERA DELLE 138 GUIDE RELIGIOSE MUSULMANE

VIAGGI APOSTOLICI

VIAGGIO APOSTOLICO DEL PAPA IN TURCHIA (28 NOVEMBRE-1° DICEMBRE 2006)

PELLEGRINAGGIO DEL SANTO PADRE IN TERRA SANTA (8-15 MAGGIO 2009): LO SPECIALE DEL BLOG

INCONTRI, DOCUMENTI E DISCORSI DEL SANTO PADRE

Il Papa ai Musulmani: "Il rispetto reciproco cresce solo sulla base dell’intesa su alcuni valori inalienabili, propri della natura umana, soprattutto l’inviolabile dignità di ogni persona. Tale intesa non limita l’espressione delle singole religioni; al contrario, permette a ciascuno di testimoniare in modo propositivo ciò in cui crede, non sottraendosi al confronto con l’altro" (Discorso del Santo Padre in occasione dell'Incontro con i rappresentanti della Comunità Musulmana nel Salone dei ricevimenti della Nunziatura Apostolica, Berlin, 23 settembre 2011)

Il Papa al presidente iraniano Ahmadinejad: In alcuni Paesi del Medio Oriente le comunità cattoliche affrontano situazioni difficili, discriminazione e perfino violenza, e non hanno la libertà di vivere e professare pubblicamente la loro fede (Lettera del Santo Padre al Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran, S.E. Mahmoud Ahmadinejad, 3 novembre 2010)

Dialogo interreligioso e situazione della minoranza cristiana in Kuwait al centro del colloquio tra il Papa e l'Emiro Al Sabah

Il Papa: In quanto Stato democratico laico, tagliato in due dal confine fra Europa e Asia, la Turchia è nella posizione giusta per fungere da ponte fra l'islam e l'Occidente e per rendere un contributo importante allo sforzo di portare pace e stabilità in Medio Oriente. La Santa Sede apprezza le numerose iniziative che la Turchia ha già intrapreso a questo proposito ed è orgogliosa di sostenere sforzi ulteriori per porre fine a conflitti annosi nella regione" (Discorso del Santo Padre al nuovo ambasciatore della Turchia, 7 gennaio 2010)

Il Papa: "In un mondo tristemente lacerato da divisioni, questo sacro luogo serve da stimolo e costituisce inoltre una sfida per uomini e donne di buona volontà ad impegnarsi per superare incomprensioni e conflitti del passato e a porsi sulla via di un dialogo sincero finalizzato alla costruzione di un mondo di giustizia e di pace per le generazioni che verranno" (Discorso del Santo Padre in occasione della visita di cortesia al Gran Mufti sulla Spianata delle Moschee di Gerusalemme, 12 maggio 2009)

Il Papa: "L'adesione genuina alla religione – lungi dal restringere le nostre menti – amplia gli orizzonti della comprensione umana" (Discorso del Santo Padre in occasione dell'incontro con i Capi Religiosi Musulmani, con il Corpo Diplomatico e con i Rettori delle università giordane all’esterno della moschea al-Hussein bin-Talal di Amman, 9 maggio 2009)

Principe Ghazi: "Un Papa che ha il coraggio morale di fare e parlare secondo la propria coscienza". Il testo integrale del benvenuto nella moschea di Amman (Magister)

Il Papa: "La religione viene sfigurata quando viene costretta a servire l’ignoranza e il pregiudizio, il disprezzo, la violenza e l’abuso" (Discorso del Santo Padre in occasione della benedizione della prima pietra dell’Università di Madaba del Patriarcato Latino, 9 maggio 2009)

Il Papa si congeda da Israele: "Non più spargimento di sangue! Non più scontri! Non più terrorismo! Non più guerra! Rompiamo invece il circolo vizioso della violenza" (Discorso del Santo Padre in occasione della cerimonia di congedo all’Aeroporto Internazionale Ben Gurion di Tel Aviv, 15 maggio 2009)

Il Papa ai Capi Religiosi della Galilea: "I Cristiani volentieri si uniscono ad Ebrei, Musulmani, Drusi e persone di altre religioni nel desiderio di salvaguardare i bambini dal fanatismo e dalla violenza, mentre li preparano ad essere costruttori di un mondo migliore" (Discorso del Santo Padre in occasione del saluto ai Capi Religiosi della Galilea nell’Auditorium del Santuario dell’Annunciazione a Nazareth, 14 maggio 2009)

Il Papa lascia Betlemme: "Anche se i muri possono essere facilmente costruiti, sappiamo tutti che non durano in eterno. Possono essere abbattuti. Ma prima è necessario rimuovere i muri che costruiamo attorno ai nostri cuori, le barriere che erigiamo contro il nostro prossimo" (Discorso del Santo Padre in occasione della cerimonia di congedo nel cortile del Palazzo Presidenziale, 13 maggio 2009)

Il Papa ai profughi palestinesi: "Quanto ardentemente preghiamo perché finiscano le ostilità che hanno causato l’erezione di questo muro!" (Discorso del Santo Padre in occasione della visita all’Aida Refugee Camp di Betlemme, 13 maggio 2009))

Il Papa ai Cristiani Palestinesi: "Siate un ponte di dialogo e di collaborazione costruttiva nell’edificare una cultura di pace che superi l’attuale stallo della paura, dell’aggressione e della frustrazione" (Omelia del Santo Padre in occasione della Santa Messa nella Piazza della Mangiatoia a Betlemme, 13 maggio 2009)

Il Papa ad Abu Mazen: "La Santa Sede appoggia il diritto del Suo popolo ad una sovrana patria Palestinese nella terra dei vostri antenati, sicura e in pace con i suoi vicini, entro confini internazionalmente riconosciuti" (Discorso del Santo Padre in occasione della cerimonia di benvenuto nel Piazzale antistante il Palazzo Presidenziale di Betlemme, 13 maggio 2009)

Il Papa: "La fede religiosa presuppone la verità. Colui che crede è colui che cerca la verità e vive in base ad essa. Benché il mezzo attraverso il quale noi comprendiamo la scoperta e la comunicazione della verità differisca in parte da religione a religione, non dobbiamo essere scoraggiati nei nostri sforzi di rendere testimonianza al potere della verità" (Discorso del Santo Padre in occasione dell'incontro con le organizzazioni per il dialogo interreligioso nell’Auditorium del Notre Dame of Jerusalem Center di Gerusalemme, 11 maggio 2009)

Il Papa: "Desidererei incoraggiare tutti i Giordani, sia Cristiani che Musulmani, a costruire sulle solide fondamenta della tolleranza religiosa che rende capaci i membri delle diverse comunità di vivere insieme in pace e mutuo rispetto" (Discorso del Santo Padre in occasione della cerimonia di congedo all’Aeroporto Internazionale Queen Alia di Amman, 11 maggio 2009)

Il Papa a Re Abdallah II:"La mia visita in Giordania mi offre la gradita opportunità di esprimere il mio profondo rispetto per la comunità Musulmana" (Discorso del Santo Padre all’Aeroporto internazionale Queen Alia, Amman, 8 maggio 2009)

INTERVISTA CONCESSA DAL PAPA SULL'AEREO PER LA GIORDANIA SU MEDIO ORIENTE, DIALOGO INTERRELIGIOSO E SITUAZIONE DEI CRISTIANI IN TERRA SANTA

Il Papa: "Religione e ragione si sostengono a vicenda, dal momento che la religione è purificata e strutturata dalla ragione e il pieno potenziale della ragione viene liberato mediante la rivelazione e la fede" (Discorso ai rappresentanti della comunità musulmana del Camerun, 19 marzo 2009)

Il Papa al forum cattolico-musulmano: "Decidiamoci a superare i pregiudizi del passato e a correggere l'immagine spesso distorta dell'altro che ancora oggi può creare difficoltà nei nostri rapporti; lavoriamo gli uni con gli altri per educare tutte le persone, specialmente i giovani, a costruire un futuro comune!" (Discorso del Papa ai partecipanti al primo seminario del forum cattolico-musulmano, 6 novembre 2008)

Lettera-prefazione del Papa al libro di Marcello Pera: La fede non si può mettere tra parentesi. Urge il dialogo interculturale

INCONTRO CON IL PRESIDENTE PER GLI AFFARI RELIGIOSI, ALLA "DIYANET" DI ANKARA, 28 NOVEMBRE 2006

INCONTRO CON IL CORPO DIPLOMATICO NELLA NUNZIATURA APOSTOLICA DI ANKARA, 28 NOVEMBRE 2006

UDIENZA DEL SANTO PADRE AD AMBASCIATORI DEI PAESI A MAGGIORANZA MUSULMANA ACCREDITATI PRESSO LA SANTA SEDE E AD ALCUNI ESPONENTI DELLE COMUNITÀ MUSULMANE IN ITALIA , 25.09.2006

UDIENZA AI RAPPRESENTANTI DI ALCUNE COMUNITÀ MUSULMANE, NELL’ARCIVESCOVADO DI KÖLN (20 agosto 2005)

Islam, il card. Bertone ad Al Jazeera: Un augurio di pace e di serena e solidale convivenza per tutti (Asca)

Cattolici e musulmani contro la violenza a sfondo religioso. Concluso ad al-Azhar l'annuale incontro bilaterale: la dichiarazione finale

Comunicato finale del Colloquio cattolico-islamico a Teheran (Radio Vaticana)

ARTICOLI, INTERVISTE E COMMENTI

Vaticano-Islam, il card. Tauran a Vienna per tutelare la libertà religiosa (Izzo)

Vienna, apre il nuovo Centro per il dialogo interreligioso. Qualche polemica con lo sponsor saudita (AsiaNews)

Il testo dell'intervento del card. Tauran all'inaugurazione del Centro per il Dialogo Interreligioso e Interculturale di Vienna


Cristiani perseguitati in M.O. Il Papa dette segno di averlo capito bene quando invitò alla tolleranza e alla razionalità all'Università di Regensburg nel 2006. Poi però la Chiesa non ha resistito alle pressioni (Nirenstein)

Svolta nei rapporti tra Vaticano e islam. In Libano il primo raduno tra vescovi e imam (Rodari)

Libia, il Papa a colloquio con Mons. Martinelli, vicario apostolico di Tripoli (Izzo)

La religione non può mai giustificare la violenza. Lo ribadisce il cardinale Tauran di ritorno dalla visita in Bangladesh (Ponzi)

Dialogo alto o appeasement? La diplomazia del Papa sull’islam (Rodari). Il bellissimo complimento di Melloni a Benedetto XVI: Pontefice anti curiale e non politico

Card. Tauran: Con i musulmani il dialogo deve proseguire. Se vogliamo progredire nel dialogo, si deve prima di tutto trovare il tempo di sedersi e parlarsi da persona a persona, non attraverso i giornali (Osservatore Romano)

La reciprocità nei rapporti tra cristiani e islamici: quando viene meno il principio di ragione (La Capria)

Islam, Mona Siddiqui fa lezione nell'Ateneo del Papa e "ripete" la lectio di Ratisbona (Izzo)

Una visione islamica dei rapporti con ebraismo e cristianesimo: La compassione chiave del dialogo tra le fedi (Mona Siddiqui)

Card. Tauran: Libertà e reciprocità alla base del dialogo tra le religioni (Mario Ponzi)

C’è un islam che piace in Vaticano e ha sede nella moschea di Giacarta (Rodari)

Il dialogo non è un tè tra signore cortesi (Bruno Mastroianni)

Messaggio per la fine del Ramadan: cristiani e musulmani uniti per sconfiggere povertà ed estremismo che si impossessa del nome di Dio (R.V.)

Padre Samir: I cristiani possono salvare l’Islam dalla morte culturale (AsiaNews)

Visita del ministro degli Esteri saudita al Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso

John Allen: Notevoli convergenze fra il Papa ed Obama nei confronti dell'islam

Padre Samir: Obama sull’Islam piace, ma c’è qualche bugia e silenzio. Il Papa in Medio Oriente ha detto di più (AsiaNews)

Padre Samir: La riflessione di Benedetto XVI sulla laicità (Sir)

L’islamologo Allam sul viaggio del Papa in Terra Santa: «Il suo pesare ogni parola ha dato forza a ogni condanna o appello» (Tempi)

Dialogo cattolico-musulmano: concluso l'incontro di Amman (Radio Vaticana)

Padre Samir Khalil Samir: Il Papa, l’islam arabo e l’occidente (AsiaNews)

L'Eurabia ha una capitale: Rotterdam (Magister)

Il cardinale Tauran ad Amman per un incontro col mondo musulmano ad una settimana dalla visita del Papa

Medio Oriente e dialogo interreligioso al centro dell'udienza del Papa al segretario della Lega araba, Amre Moussa (Radio Vaticana)

Firmato l'Accordo di intesa fra la Santa Sede e la Lega degli Stati Arabi

Il Papa riceve il segretario generale della Lega degli Stati Arabi: intervista con mons. Fitzgerald (Radio Vaticana)

Il Papa riceve il segretario della Lega degli Stati Arabi (Zenit)

La dichiarazione finale della Conferenza islamo-cristiana di Bruxelles/Malines (Sir)

Chiesa e islam a confronto. Politi scrive la parola magica: "Ratisbona"

L'incontro del Papa con i partecipanti a un colloquio tra cattolici e musulmani (Osservatore Romano)

Il Pontefice incontra una delegazione islamica iraniana (Osservatore Romano)

In Giordania il Papa incontrerà il principe Ghazi, promotore della "lettera dei 138", che lo accompagnerà al fiume Giordano

VATICANO: MUSULMANI IN UDIENZA DAL PAPA A NOVEMBRE

DOMANI IL PAPA RICEVE UN GRUPPO DI INTELLETTUALI MUSULMANI IRANIANI

VATICANO-ISLAM/ NOTA CONGIUNTA: MAI USARE FEDE PER VIOLENZA

Libertà religiosa e reciprocità: ispirarsi al papa di Regensburg (Padre Cervellera, AsiaNews)

Padre Samir: "Cristiani e Musulmani: riprende il dialogo grazie al Papa ed alla lectio di Ratisbona" (Asianews)

Il cardinale Tauran: precisare la nozione di reciprocità per salvaguardare i diritti dei Cattolici nei Paesi musulmani (Radio Vaticana)

Bilancio e prospettive per il dialogo in un'intervista al cardinale Jean-Louis Tauran (Osservatore Romano)

Comunicato del Comitato di collegamento islamico-cattolico

La prima volta di un Musulmano sul giornale del Papa (Magister e Corriere)

C'è un islam che benedice Benedetto (Il Foglio)

Ratzinger conquista l'islam moderato ma spiazza l'America (Sasinini)

Il Re saudita organizzerà un incontro fra fedi monoteiste. Abdullah: "Ho parlato con il Papa che condivide la mia idea"

Conversione Allam, protestano i 138 saggi musulmani. Enno'! La libertà religiosa non è negoziabile!

Per il Vaticano re Abdullah pesa più di 138 dotti musulmani di Sandro Magister

Card. Tauran: «Con l'Islam dialogo senza tabù». La nuova fase è dovuta al discorso di Ratisbona (Avvenire)

Padre Samir: "Diritti umani, vero fulcro del nuovo Forum fra cattolici e musulmani". Da non dimenticare: tutto è partito dal discorso di Ratisbona

«Saggi musulmani» dal Papa a novembre grazie alla lectio di Ratisbona

L'istituzione del Forum tra cattolici e musulmani: "I diritti umani sulla via del confronto", frutto di Ratisbona (Osservatore)

Siria, il Gran Mufti invita il Papa: "Venga a trovarci a Damasco" (La Rocca)

La Via Crucis dell'arcivescovo di Mossul dei Caldei (Sandro Magister)

Spiragli di dialogo tra cattolici e musulmani (Mirko Testa per "L'Occidentale")

I dotti musulmani firmatari del documento “Una parola comune” sono pronti ad incontrare Benedetto XVI

Islam e cristiani 138 motivi per parlarsi chiaro. Intervista a Padre Samir Khalil Samir (Avvenire)

Fede in Dio e amore per il prossimo, basi del dialogo interreligioso: Dichiarazione finale del Comitato Congiunto per il dialogo islamo-cristiano

Padre Samir: "Il confronto con l'Islam è partito da Ratisbona, dalla lezione che sembrava avere distrutto la base del dialogo e invece lo ha fatto risorgere"

Bilancio del tutto positivo: così il cardinale Tauran sull'incontro al Cairo con l'Università musulmana di Al-Azhar (Radio Vaticana)

Oggi il cardinale Tauran all'universita islamica Al-Azhar del Cairo. Intervista al nunzio, Mons. Fitzgerald

Il papa e il re saudita: così il dialogo (Padre Samir per “Mondo e Missione”)

Ferimento di un frate in Turchia, card. Martino: "Si vuole fermare il dialogo fra Cattolici e Musulmani che sta andando incontro a importanti novità"

Nota di commento di padre Lombardi alla lettera del Papa in risposta alla missiva dei 138 leader musulmani

Intervista al cardinale Tauran: Islam, Ratisbona e gocce di veleno (Rodari per "Il Riformista")

Osservatore Romano: la lettera dei 138 musulmani al Papa è un fatto inedito

Lettera dei 138 islamici e risposta del Papa: il commento di Magdi Allam

Ahmadinejad fa gli auguri al Papa «Che il 2008 sia un anno di pace»

Mons. Padovese: «Dopo il viaggio del Pontefice la Turchia ci rispetta di più»

Il Papa invita in Vaticano gli islamici (La Rocca per Repubblica)

IL PAPA RINGRAZIA I MUSULMANI PER LA LETTERA, "SERVE DIALOGO"

VISITA DEL RE DELL'ARABIA SAUDITA AL PAPA: RASSEGNA STAMPA

INCONTRO PAPA-RE ARABIA SAUDITA: LO SPECIALE DI "30GIORNI"

Coloro che giudicarono la lectio di Ratisbona la pietra tombale del dialogo Chiesa-Islam vedono ora smentite le loro profezie di sventura :-)

Cardinal Tauran: "Il dialogo interreligioso è come un pellegrinaggio" (Zenit)

IRAN: ''TIME'', TEHERAN GUARDA AL PAPA PER IMPEDIRE CONFLITTO CON USA

Incontro fra il Papa ed il Re saudita: commento-video del Corriere della sera

Arabia Saudita - Storica visita di re Abdullah in Vaticano

Incontro Papa-Re Saudita: comunicato della Santa Sede

Domani lo storico incontro fra il Re dell'Arabia Saudita e Papa Benedetto XVI: il commento dell'Osservatore Romano

Mons. Angelo Amato all'Osservatore Romano: essere fedeli alla propria carta di identità religiosa è il migliore passaporto per dialogare con gli altri

Come la Chiesa di Roma risponde alla lettera dei 138 musulmani (di Sandro Magister)

Evento straordinario: per la prima volta nella storia un Re dell'Arabia Saudita incontrerà un Pontefice

Lettera dei 138 leader islamici al Papa: dura polemica fra Carlo Panella e Giuliano Ferrara

Lettera dei 138 leader islamici al Papa: Giulio Meotti replica a Magdi Allam

Screzi al tavolo del Papa fra ebrei e musulmani: intervista ad Andrea Riccardi

Lettera dei 138 leader islamici: il Papa e i Patriarchi preparano la risposta

Padre Samir: con la lectio di Ratisbona il dialogo è passato da una specie di cortesia della parole ad un progetto!

Magdi Allam sulla lite sfiorata al tavolo del Papa...

Magdi Allam fortemente critico sulla lettera dei 138 leader musulmani al Papa

Lettera dei 138 leader islamici al Papa: i commenti di Giuliano Ferrara e Carlo Panella

Padre Samir commenta la lettera dei 138 leader islamici al Papa: positiva (con qualche riserva)

Card. Scola: la lectio di Ratisbona ha suscitato una dinamica di grande interesse all’interno dell’islam

La lettera dei 138 leader islamici al Papa: il commento de "Il Foglio"

Santa Sede: positiva la lettera dei leader musulmani al Papa. Ancora silenzio dai giornaloni.

La lettera dei 138 Musulmani al Papa: il commento di Sandro Magister (i giornaloni silenti prendano nota!)

Oggi solo "Repubblica", "Giornale" e "Avvenire" si sono degnati di parlare della lettera degli Imam al Papa...come chiamare questo comportamento?

Il terzo e ultimo giornale a parlare della lettera degli Imam: Avvenire!

Politi commenta la lettera degli Imam al Papa ma dimentica completamente Ratisbona

Lettera degli Imam al Papa: il commento de "Il Giornale"

I frutti di Ratisbona: intellettuali e muftì scrivono al Papa

Mons. Crepaldi: è ora di tornare con calma sulla lectio magistralis di Ratisbona

Padre Khalil Samir a Radio Vaticana: Papa Benedetto ha affinato il concetto di dialogo

Avvenire: nel discorso di Ratisbona lo spartiacque della ragione

Dibattito: quale islam dopo Ratisbona?

Avvenire: nel discorso di Ratisbona lo spartiacque della ragione

Il filosofo Farouq (Egiziano): a Ratisbona il pensiero del Papa fu scientamente travisato

I frutti di Ratisbona: Benedetto XVI ha un atteggiamento schietto e non si cura del politically correct

Il prof Weiler (Ebreo): il carisma del Papa? La sua passione per la ragione! Formidabile nel non nascondere le differenze fra fedi

Studiosi cristiani, ebrei e musulmani discutono della lectio magistralis di Ratisbona

I frutti di Ratisbona: inizia un dibattito serio e proficuo

Siamo alla svolta? Il Corriere della sera cita il libro del filosofo Glucksmann e definisce la lectio di Ratisbona "scandalosa e storica"

INTERVISTA A MONS. GEORG GANSWEIN

Una lettura "soave" nella speranza che i giornalisti non ripetano piu' gli errori di Ratisbona

De Mattei (Radici Cristiani): ecco chi ha scatenato il "caso Ratisbona"

Intervista a Don Georg: cio' che Repubblica e Corriere si sono "dimenticati" di scrivere

Mons. Georg Gaenswein (segretario del Papa): la lectio di Ratisbona e' stata profetica

Intervista a tutto campo al cardinale Scola sull'Islam

Fede e ragione: la lectio di Ratisbona "anticipata" nel 1959

Effetto Ratisbona: la lettera aperta di 38 musulmani al papa

Due studiosi musulmani commentano la lezione papale di Ratisbona

Perché Benedetto XVI non ha voluto tacere, né ritrattare

L'irragionevole guerra dell'islam contro Benedetto XVI

Il Papa ed i media: un rapporto difficile...perche'? Alcune riflessioni (di Raffaella)

La conferenza stampa del cardinale Bertone raccontata da chi l'ha ascoltata

Perché al Qaida vuole la testa del grande ayatollah Sistani

Chiesa e islam. A Ratisbona è spuntato un virgulto di dialogo

Il dibattito su fede e ragione

I due preti rapiti in Iraq le persecuzioni dei Cristiani in Pakistan: speciale del Corriere

Il Papa: con l'islam dialogo sui valori

I Cristiani nella patria di Maometto (Vladimir per "Europa")

Arabia Saudita: ''Nessuna chiesa se il Papa non riconosce Maometto'' (Aki)

L'Arabia Saudita vuole restare senza Chiesa (Il Foglio)

Ulema sauditi plaudono summit fedi monoteiste proposto da re Abdullah

CONVERSIONE DI MAGDI CRISTIANO ALLAM: ARTICOLI, INTERVISTE E COMMENTI

I 138 "saggi musulmani" si dicono soddisfatti della dichiarazione di Padre Lombardi. Non una parola sulle precisazioni su liturgia e proselitismo

Card. Tauran: Il dialogo tra le religioni. Un rischio da correre (Osservatore Romano)

Il re saudita per un incontro «con i fratelli di altre fedi» (Osservatore Romano)

Intervista al presidente della Conferenza episcopale Martinus Dogma Situmorang: "L'Indonesia, un modello per il dialogo"(Osservatore)

Quando i turbanti di Persia rendono omaggio al Pastore di Roma (Magister)

Hans Kung loda Benedetto XVI: "Il dialogo avviatosi tra il Papa e le autorità musulmane è in linea con la costruzione di un'etica mondiale"

Il Papa: un dialogo interreligioso autentico può esservi solo tra persone preparate alla multiculturalità, consapevoli e rispettose della fede altrui

BENEDETTO INCONTRA DELEGAZIONE ISLAMICA DA ARABIA SAUDITA

Padre Lombardi: "Non c'è alternativa al dialogo con l'islam" (Zenit)

Intervista a fratel Ignazio della Piccola Famiglia dell'Annunziata a Damasco: "Dall'appennino emiliano alle cupole siriane" (Osservatore)

Verità e libertà per dialogare con l'islam (Osservatore Romano)

Il cardinale Tauran sulla conferenza per il dialogo interreligioso a Madrid: "Le religioni al servizio della pace" (Osservatore)

Card. Jean-Louis Tauran: "Spira aria nuova nei rapporti interreligiosi" (Osservatore Romano)

Le conclusioni della conferenza internazionale per il dialogo a La Mecca: "C'è un Islam aperto al dialogo con le altre fedi" (Osservatore)

Card. Tauran: "Partire dai valori comuni per riconoscere la libertà religiosa" (Osservatore Romano)

L’Islam e l’Arabia saudita campioni di dialogo? Un'attenta analisi di padre Samir Khalil Samir (Asianews)

Siria: Mufti' invita Papa a Damasco

Il Gran Muftì di Siria invita il Santo Padre in occasione dell'anno giubilare dedicato a San Paolo (Zenit)

Benedetto XVI comincia dal Bahrein. Ma il vero obiettivo è l'Arabia Saudita (Pentin)

L'Anno paolino ulteriore occasione di dialogo tra i credenti. La tradizione multireligiosa della società in Siria (Osservatore R.)

Intervista al nunzio apostolico: "A Damasco si conosce il vero Paolo" (Osservatore Romano)

Fra l'indifferenza dei media: il Papa sulla via di Damasco. La Siria brucia la Palestina (Bevilacqua)

Il Gran Muftì di Siria invita il Papa a Damasco per l’Anno Paolino (Radio Vaticana)

Mons. Amato sul confronto fra il Cristianesimo e le altre religioni: "Sa dialogare solo chi ha passione per la verità" (Osservatore)

Mons. Paul Hinder: Ratisbona ha riaperto il dialogo con l'Islam (Il Sussidiario)

Colloquio con il vicario apostolico di Arabia Paul Hinder: "Testimoni del Vangelo in una terra di frontiera" (Osservatore)

Cristiani e musulmani difendano insieme la dignità della famiglia: così il messaggio del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso (R.V.)

Da Ratisbona alla "lettera dei 138". Cattolici e musulmani a confronto: «Il dialogo tra religioni è possibile» (Tagliaferri)

Fraternità e dialogo nel rispetto della dignità di ogni persona umana: il messaggio del Papa all'incontro islamo-cristiano promosso dai Focolari

Il cardinale Tauran al VI congresso internazionale di dialogo islamo-cristiano: "Un incontro possibile" (Osservatore Romano)

Dialogo con l'Islam: sincerità e cautela. Il Sinodo: «Non rispetta i diritti delle donne»

Sinodo, nuovi passi nel secolare confronto con le altre religioni (Osservatore Romano)

Card. Ricard: "Libertà religiosa per tutti e dovunque" (Osservatore Romano)

«Fatwa» contro il terrorismo. La svolta dei musulmani in India (Osservatore Romano)

Il rabbino Di Segni dà ragione al Papa: «Fa chiarezza, impossibile il confronto sulla fede» (Calabrò)

Nel dialogo tra culture e religioni l'Europa ritrova la propria identità (Osservatore Romano)

Card. Tauran: Il dialogo tra le religioni. Un rischio da correre (Osservatore Romano)

PREGHIERE ISLAMICHE A MILANO E BOLOGNA: LE REAZIONI

A proposito di religioni: tolleranza ma si rispettino i simboli (Morandi)

Il rabbino capo di Roma Di Segni: «Dalla Chiesa anche reazioni ammiccanti all' Islam» (Vecchi)

Galli Della Loggia: I rapporti fra il Vaticano ed Israele. Il pacifismo impossibile (Corriere)

Benedetto, una voce saggia contro la guerra (bel commento di Brunelli)

Preghiera in Piazza Duomo: comunicato finale al termine dell'incontro islamico-cattolico

Padre Samir: «Islamici in preghiera: niente ambiguità» (Paolucci)

Preghiera islamica in Piazza Duomo: botta e risposta Navarro-Valls-Farina

Le esternazioni del falco Martino imbarazzano il Papa. Malumori in Segreteria di Stato per l'uscita del cardinale (Bevilacqua)

Il cardinale Renato Martino tira una molotov tra i piedi del Papa (Magister)

Il Prof Israel risponde al cardinale Martino (Il Sussidiario)

A Gaza il Vaticano alza bandiera bianca: duro commento di Magister

Polemiche per l'intervista del card. Martino. Grande attesa per il discorso che stamattina il Papa terrà al Corpo Diplomatico (Tornielli)

Tettamanzi rompe il silenzio ma non dice quel che pensa (Brambilla)

Martino: "Gaza è un campo di concentramento", scontro Vaticano - Israele

E finalmente la curia milanese parlò (a modo suo): "A proposito della preghiera islamica in piazza Duomo"

Card. Martino su Gaza: raccogliamo i frutti dell’egoismo. L’unica speranza è il dialogo (Sussidiario)

Il Dio degli ebrei che Scalfari nomina invano (Giannino)

«Repubblica» senza garbo né memoria (Il Giornale)

Moschea in piazza Duomo: Tettamanzi parla ma tace (Maglie)

Messori: Un segno di disprezzo quelle preghiere sui sagrati delle chiese (Galeazzi)

Mons. Vecchi (curia di Bologna): "La preghiera sul Crescentone è una sfida alla nostra identità" (Bartolomei)

Quel silenzio sulla moschea in piazza Duomo (Brambilla)

Preghiera islamica in Piazza Duomo, polemica a Milano: dure reazioni politiche. "Tiepida" presa di posizione della curia ambrosiana (Corriere)