sabato 21 marzo 2009

Il Papa ai giovani dell'Angola: "Sì, miei cari amici! Dio fa la differenza… Di più! Dio ci fa differenti, ci fa nuovi"


VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE IN CAMERUN E ANGOLA (17-23 MARZO 2009): LO SPECIALE DEL BLOG

DISCORSI ED OMELIE DEL SANTO PADRE IN CAMERUN ED ANGOLA

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VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN CAMERUN E ANGOLA (17-23 MARZO 2009) (XIV), 21.03.2009

INCONTRO CON I GIOVANI DELL’ANGOLA NELLO STADIO DOS COQUEIROS DI LUANDA

Nel pomeriggio, lasciata la Nunziatura Apostolica, il Santo Padre Benedetto XVI si reca allo Stadio dos Coqueiros di Luanda dove, alle ore 16.30, ha luogo l’incontro con i giovani dell’Angola. All’incontro, che ha per tema: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose" (Ap, 21,5), sono presenti anche rappresentanze di giovani orfani e mutilati, vittime della guerra civile.
Introdotto dagli indirizzi di saluto di S.E. Mons. Almeida Kanda, Vescovo di Ndalatando, incaricato della pastorale giovanile, e di due giovani, il Papa pronuncia il discorso che pubblichiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Carissimi amici!

Siete venuti in gran numero, in rappresentanza di molti altri spiritualmente a voi uniti, per incontrare il Successore di Pietro e, insieme a me, proclamare davanti a tutti la gioia di credere in Gesù Cristo e rinnovare l’impegno di essere suoi fedeli discepoli in questo nostro tempo.
Un identico incontro ha avuto luogo in questa stessa città, in data 7 giugno 1992, con l’amato Papa Giovanni Paolo II.

Con lineamenti un po’ diversi, ma con lo stesso amore nel cuore, ecco davanti a voi l’attuale Successore di Pietro, che vi abbraccia tutti in Gesù Cristo, che “è lo stesso ieri, oggi e per sempre” (Eb 13,8).

Prima di tutto, voglio ringraziarvi per questa festa che voi mi fate, per questa festa che voi siete, per la vostra presenza e la vostra gioia. Rivolgo un saluto affettuoso ai venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio e ai vostri animatori. Di cuore ringrazio e saluto quanti hanno preparato quest’Incontro e, in particolare, la Commissione episcopale per la Gioventù e le Vocazioni con il suo Presidente, Mons. Kanda Almeida, che ringrazio per le cordiali parole di benvenuto rivoltemi.

Saluto tutti i giovani, cattolici e non cattolici, alla ricerca di una risposta per i loro problemi, alcuni dei quali sicuramente riferiti dai vostri Rappresentanti, le cui parole ho ascoltato con gratitudine. L’abbraccio che ho scambiato con loro vale naturalmente per tutti voi.

Incontrare i giovani fa bene a tutti! Essi hanno a volte tante difficoltà, ma portano con sé tanta speranza, tanto entusiasmo, tanta voglia di ricominciare. Giovani amici, voi custodite in voi stessi la dinamica del futuro. Vi invito a guardarlo con gli occhi dell’apostolo Giovanni: «Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra (…) e anche la città santa, la nuova Gerusalemme scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: “Ecco la dimora di Dio con gli uomini”» (Ap 21, 1-3). Carissimi amici, Dio fa la differenza. A cominciare dalla serena intimità fra Dio e la coppia umana nel giardino dell’Eden, passando alla gloria divina che irradiava dalla Tenda della Riunione in mezzo al popolo d’Israele durante la traversata del deserto, fino all’incarnazione del Figlio di Dio che si è indissolubilmente unito all’uomo in Gesù Cristo. Questo stesso Gesù riprende la traversata del deserto umano passando attraverso la morte e arriva alla risurrezione, trascinando con sé verso Dio l’intera umanità. Ora Gesù non si trova più confinato in un luogo e in un tempo determinato, ma il suo Spirito, lo Spirito Santo, emana da Lui e entra nei nostri cuori, unendoci così con Gesù stesso e con Lui al Padre – con il Dio uno e trino.

Sì, miei cari amici! Dio fa la differenza… Di più! Dio ci fa differenti, ci fa nuovi.

Tale è la promessa che Egli stesso ci fa: «Ecco io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21, 5). Ed è vero! Ce lo dice l’apostolo san Paolo: «Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con se mediante Cristo» (2 Cr 5, 17-18). Essendo salito al Cielo ed essendo entrato nell’eternità, Gesù Cristo è diventato Signore di tutti i tempi.

Perciò, può farsi nostro compagno nel presente, portando il libro dei nostri giorni nella sua mano: in essa sostiene fermamente il passato, con le sorgenti e le fondamenta del nostro essere; in essa custodisce gelosamente il futuro, lasciandoci intravedere l’alba più bella di tutta la nostra vita che da lui irradia, ossia la risurrezione in Dio.

Il futuro dell’umanità nuova è Dio; proprio un iniziale anticipo di ciò è la sua Chiesa. Quando ne avrete la possibilità, leggetene con attenzione la storia: potrete rendervi conto che la Chiesa, nello scorrere degli anni, non invecchia; anzi diventa sempre più giovane, perché cammina incontro al Signore, avvicinandosi ogni giorno di più alla sola e vera sorgente da dove scaturisce la gioventù, la rigenerazione, la forza della vita.

Amici che mi ascoltate, il futuro è Dio.

Come abbiamo ascoltato poc’anzi, Egli «tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate» (Ap 21, 4). Nel frattempo, vedo qui presenti alcuni delle migliaia di giovani angolani mutilati in conseguenza della guerra e delle mine, penso alle innumerevoli lacrime che tanti di voi hanno versato per la perdita dei familiari, e non è difficile immaginare le nubi grigie che coprono ancora il cielo dei vostri sogni migliori...

Leggo nel vostro cuore un dubbio, che voi rivolgete a me: «Questo è ciò che abbiamo. Quello che tu ci dici non si vede! La promessa ha la garanzia divina – e noi vi crediamo –, ma Dio quando si alzerà per rinnovare ogni cosa?».

La risposta di Gesù è la stessa che Egli ha dato ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, vi avrei mai detto: Vado a prepararvi un posto?» (Gv 14, 1-2).

Ma voi, carissimi giovani, insistete: «D’accordo! Ma quando accadrà questo?» Ad una domanda simile fatta dagli apostoli, Gesù rispose: «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni (…) fino agli estremi confini della terra» (At 1, 7-8). Guardate che Gesù non ci lascia senza risposta; ci dice chiaramente una cosa: il rinnovamento inizia dentro; riceverete una forza dall’Alto. La forza dinamica del futuro si trova dentro di voi.

Si trova dentro...ma come? Come la vita è dentro un seme: così ha spiegato Gesù, in un’ora critica del suo ministero. Era iniziato – il suo ministero - con grande entusiasmo, poiché la gente vedeva i malati guariti, i demoni cacciati, il Vangelo annunziato; ma, per il resto, il mondo andava avanti come prima: i romani dominavano ancora; la vita era difficile nel susseguirsi dei giorni, nonostante ci fossero quei segni, quelle belle parole.

E l’entusiasmo si era andato spegnendo, fino al punto che parecchi discepoli avevano abbandonato il Maestro (cfr Gv 6, 66), che predicava ma non cambiava il mondo. E tutti si domandavano: In fondo che valore ha questo messaggio? Cosa ci porta questo Profeta di Dio? Allora Gesù parlò di un seminatore che semina nel campo del mondo, e spiegò poi che il seme è la sua Parola (cfr Mc 4, 3-20), sono le guarigioni operate: davvero poca cosa se paragonate con le enormi carenze e “macas” [difficoltà] della realtà di ogni giorno. Eppure nel seme è presente il futuro, perché il seme porta dentro di sé il pane di domani, la vita di domani. Il seme sembra quasi niente, ma è la presenza del futuro, è promessa presente già oggi; quando cade in terra buona fruttifica trenta, sessanta ed anche cento volte tanto.

Amici miei, voi siete un seme gettato da Dio nella terra; esso porta nel cuore una forza dell’Alto, la forza dello Spirito Santo. Tuttavia per passare dalla promessa di vita al frutto, la sola via possibile è offrire la vita per amore, è morire per amore. Lo ha detto lo stesso Gesù: «Se il seme caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita, la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna» (cfr Gv 12, 24-25). Così ha parlato Gesù, e così ha fatto: la sua crocifissione sembra il fallimento totale, ma non lo è! Gesù, animato dalla forza di «uno Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio» (Eb 9, 14). E in questo modo, caduto cioè in terra, Egli ha potuto dar frutto in ogni tempo e lungo tutti i tempi. E in mezzo a voi si trova il nuovo Pane, il Pane della vita futura, la Santissima Eucaristia che ci alimenta e fa sbocciare la vita trinitaria nel cuore degli uomini.

Giovani amici, sementi dotate della forza del medesimo Spirito eterno, sbocciate al calore dell’Eucaristia, nella quale si realizza il testamento del Signore: Lui si dona a noi e noi rispondiamo donandoci agli altri per amore suo. Questa è la via della vita; ma sarà possibile percorrerla alla sola condizione di un dialogo costante con il Signore e di un dialogo vero tra voi.

La cultura sociale dominante non vi aiuta a vivere la Parola di Gesù e neppure il dono di voi stessi a cui Egli vi invita secondo il disegno del Padre. Carissimi amici, la forza si trova dentro di voi, come era in Gesù che diceva: «Il Padre che è in me compie le sue opere. (…) Anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne fará di più grandi, perché io vado al Padre» (Gv 14, 10.12).

Perciò non abbiate paura di prendere decisioni definitive. Generosità non vi manca – lo so! Ma di fronte al rischio di impegnarsi per tutta la vita, sia nel matrimonio che in una vita di speciale consacrazione, provate paura: «Il mondo vive in continuo movimento e la vita è piena di possibilità. Potrò io disporre in questo momento della mia vita intera ignorando gli imprevisti che essa mi riserva?

Non sarà che io, con una decisione definitiva, mi gioco la mia libertà e mi lego con le mie stesse mani?». Tali sono i dubbi che vi assalgono e l’attuale cultura individualistica e edonista li esaspera. Ma quando il giovane non si decide, corre il rischio di restare un eterno bambino!

Io vi dico: Coraggio! Osate decisioni definitive, perché in verità queste sono le sole che non distruggono la libertà, ma ne creano la giusta direzione, consentendo di andare avanti e di raggiungere qualcosa di grande nella vita.

Non c’è dubbio che la vita ha valore soltanto se avete il coraggio dell’avventura, la fiducia che il Signore non vi lascerà mai soli. Gioventù angolana, libera dentro di te lo Spirito Santo, la forza dall’Alto! Con fiducia in questa forza, come Gesù, rischia questo salto per così dire nel definitivo e, con ciò, offri una possibilità alla vita! Così verranno a crearsi tra voi delle isole, delle oasi e poi grandi superfici di cultura cristiana, in cui diventerà visibile quella «città santa che scende dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo».

Questa è la vita che merita di essere vissuta e che di cuore vi auguro. Viva la gioventù di Angola!

© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana

I saluti rivolti al Pontefice dal vescovo incaricato della pastorale giovanile e da una ragazza

L'evangelizzazione è inattuabile senza l'entusiasmo

All'inizio dell'incontro di Benedetto XVI con i giovani svoltosi sabato pomeriggio 21 marzo, nello stadio dos Coqueiros di Luanda, monsignor Almeida Kanda, vescovo di Ndalatando, incaricato della pastorale giovanile della Conferenza episcopale nazionale, ha rivolto un saluto che pubblichiamo in una nostra traduzione dal portoghese.

Santità,

mi spetta il graditissimo dovere di salutarla a nome di tutti i giovani presenti e di quanti essi rappresentano.
La sua presenza fra noi rappresenta una gioia e un onore per tutti i giovani. Essi riconoscono quanto sia grande e premurosa l'attenzione con cui Sua Santità accompagna la vita e il lavoro apostolico dei giovani, dato che non c'è un momento - per così dire - del suo magistero in cui i giovani non siano presenti: basti pensare all'ultima Giornata mondiale della gioventù a Sydney, ai momenti come questo e a tutte le visite che Sua Santità effettua nei diversi Paesi del mondo. Realmente i giovani Le debbono molto.
Voglia, Santità, accettare la testimonianza del nostro profondo rispetto e il saluto che a nome dei giovani di Angola e São Tomé le rivolgo in un momento di un tanto nobile significato.
In quest'ora in cui così forte è il desiderio dell'incontro con il Papa, i giovani angolani e di São Tomé vogliono manifestare tutta la loro gratitudine e ribadire il loro proposito di evangelizzare il mondo giovanile, così come hanno fatto tanti giovani nel corso dei secoli.
I giovani vogliono dire a Sua Santità di essere disposti a far proprie le sfide dell'ultima Giornata mondiale della gioventù, coraggiosi e audaci nello stile di vita di Gesù Cristo e nella proclamazione del suo Vangelo. Vogliono percorrere questo cammino e imparare da san Paolo l'ardore missionario: "Guai a me se non predicassi il Vangelo!" (1 Corinzi, 9, 16) e ripartire con rinnovato slancio e una grande fiducia in Colui che ci chiama e ci invia.
I giovani, inoltre, vogliono affermare di essere sensibili alla tensione fra il bene e il male presente nel mondo, in particolare nella nostra società angolana. Nel loro intimo, soffrono nell'assistere al trionfo della menzogna, della corruzione, dell'ingiustizia, della droga, della prostituzione giovanile e dell'aborto. Soffrono perché si sentono incapaci di far trionfare la verità, l'onestà, la giustizia sociale, la purezza e il rispetto per la vita.
Tuttavia, al di là di queste tensioni, i giovani possiedono un'attitudine quasi connaturale all'evangelizzazione. Come è noto, l'evangelizzazione è inattuabile senza l'entusiasmo giovanile, senza la giovinezza del cuore, senza un insieme di qualità di cui la gioventù è prodiga: gioia, speranza, trasparenza, sincerità, audacia, creatività. Sì, la loro sensibilità e generosità spontanea, il loro tendere a tutto ciò che è bello fanno di ogni giovane dell'Angola e di São Tomé un alleato naturale di Cristo. Tutti sono consapevoli che soltanto in Cristo troveranno una risposta ai propri problemi e inquietudini.
Infine, i giovani vogliono affermare di avere il cuore aperto al messaggio che Sua Santità trasmetterà loro. Attendono da lei una parola d'orientamento che li confermi nella loro vocazione e li incoraggi nella loro missione, in quest'ora di ricostruzione nazionale.
Rinnovo a Sua Santità il mio saluto rispettoso che accompagna la testimonianza di gratitudine e di apprezzamento per l'eccelso onore della prova d'affetto e di considerazione che questo incontro rappresenta per tutti i giovani dell'Angola e di São Tomé. A nome loro accolgo e do il benvenuto a Sua Santità augurandole che si senta a suo agio tra di noi.
Molte grazie, Santo Padre! "Bem haja!".

Dopo il saluto del presule è stata una ragazza a rivolgersi a Benedetto XVI con un messaggio a nome dei giovani dell'Angola. Questa la nostra traduzione italiana delle sue parole.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore e che ci visita come un sole nascente, colmando di giubilo i nostri cuori!
Esultammo di gioia quando ci fu comunicata la venuta di Sua Santità nel nostro Paese, nel contesto della sua prima visita in Africa, a distanza di diciassette anni da quella effettuata dal suo predecessore, Giovanni Paolo ii, nel giugno 1992.
Santo Padre, ci sentiamo onorati per la sua presenza in mezzo a noi nella qualità di Buon Pastore, colui che conosce le sue pecore e dà la vita per loro (Giovanni, 10, 11). È con fede che la accogliamo! È con speranza che la riceviamo!
Santo Padre, la sua visita va letta nella logica della missione che Gesù le ha affidato, quando disse: "Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa" (Matteo, 16, 18).
Nostro padre buono, noi giovani angolani, in quanto forza operativa della Chiesa e dell'Angola, risorta dalle macerie della guerra con le sue conseguenze e con le sfide che caratterizzano la pace nascente, siamo disposti a contribuire con la nostra energia, intelligenza e sapienza divina per la crescita armoniosa della Chiesa e del Paese e per mettere in pratica nella nostra vita la fede e i sacramenti. Tuttavia, Santità, siamo consapevoli che il percorso non è facile, perché incontriamo molte difficoltà, soprattutto causate da manifestazioni che vanno in direzione contraria ai valori evangelici, quali la disoccupazione, la sottoccupazione, la corruzione, l'alcolismo, la droga, la prostituzione, l'Hiv-Aids, l'aborto, la disonestà.
Santo Padre, le chiediamo: ci illumini, ci aiuti, ci consigli, ci orienti con la sua sapienza affinché riusciamo a superare queste difficoltà. Questa visita, Santo Padre, ci lascia assolutamente estasiati! Non riusciamo a trovare un'espressione di gratitudine che risulti adeguata! Per questo, con Maria ci limitiamo a esclamare: il Signore ha fatto in noi meraviglie, santo è il suo nome!
Rivolgiamo a Dio il nostro canto di lode per questo dono d'amore, la sua presenza qui in Angola, e a Lui affidiamo la sua missione. Conti su di noi! Conti sulle nostre preghiere!
Di lei, Santo Padre, ammiriamo la disponibilità, la semplicità, l'umiltà e la sapienza con cui dirige la Chiesa di Cristo.
Per questo motivo, dinanzi a cotanta virtù, noi giovani dell'Angola, da Cabínda al Cunene, diciamo: Santo Padre, grazie!

(©L'Osservatore Romano - 23-24 marzo 2009)

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