venerdì 20 marzo 2009

Il Papa: "Amici miei, armati di un cuore integro, magnanimo e compassionevole, voi potete trasformare questo Continente..."


VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE IN CAMERUN E ANGOLA (17-23 MARZO 2009): LO SPECIALE DEL BLOG

DISCORSI ED OMELIE DEL SANTO PADRE IN CAMERUN ED ANGOLA

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VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN CAMERUN E ANGOLA (17-23 MARZO 2009) (XI), 20.03.2009

INCONTRO CON LE AUTORITÀ POLITICHE E CIVILI E CON IL CORPO DIPLOMATICO NEL PALAZZO PRESIDENZIALE DI LUANDA

Concluso il colloquio privato con il Presidente della Repubblica dell’Angola, alle ore 17.45 il Santo Padre Benedetto XVI incontra, nel Salone d’onore del Palazzo Presidenziale, le Autorità politiche e civili e i Membri del Corpo Diplomatico. Sono presenti anche i Vescovi del Paese.
Dopo il discorso del Presidente della Repubblica, S.E. il Sig. José Eduardo dos Santos, il Papa pronuncia il discorso che pubblichiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signor Presidente della Repubblica,
Distinte Autorità,
Illustri Ambasciatori,
Venerati Fratelli nell’Episcopato,
Signore e Signori
,

Con gentile gesto di ospitalità, il Signor Presidente ha voluto accoglierci nella sua residenza, offrendomi così la gioia di potere incontrare tutti voi, per salutarvi e augurarvi i migliori successi nell’esercizio delle formidabili responsabilità che ciascuno di voi porta su di sé nei settori governativo, civile e diplomatico, dove serve la propria nazione a bene dell’intera famiglia umana. Signor Presidente, grazie per la Sua accoglienza e per le parole appena rivoltemi, piene di stima verso la persona del Successore di Pietro e di fiducia nell’attività della Chiesa cattolica a beneficio di questa Nazione tanto amata.

Amici miei, voi siete artefici e testimoni di un’Angola che si sta risollevando.
Dopo ventisette anni di guerra civile che ha devastato questo Paese, la pace ha cominciato a mettere radici, portando con sé i frutti della stabilità e della libertà. Gli sforzi palpabili del Governo per stabilire le infrastrutture e rifare le istituzioni fondamentali per lo sviluppo e il benessere della società hanno fatto rifiorire la speranza tra i cittadini della Nazione. A sostegno di questa speranza sono intervenute diverse iniziative di agenzie multilaterali, decise a trascendere interessi particolari per operare nella prospettiva del bene comune. Non mancano in varie parti del Paese esempi di insegnanti, operatori sanitari e impiegati statali che, con magri stipendi, servono con integrità e dedizione le loro comunità umane; e vanno moltiplicandosi le persone impegnate in attività di volontariato al servizio dei più bisognosi.

Voglia Iddio benedire e moltiplicare tutte queste buone volontà e le loro iniziative a servizio del bene!

L’Angola sa che è arrivato per l’Africa il tempo della speranza. Ogni comportamento umano retto è speranza in azione. Le nostre azioni non sono mai indifferenti davanti a Dio; e non lo sono neanche per lo sviluppo della storia.

Amici miei, armati di un cuore integro, magnanimo e compassionevole, voi potete trasformare questo Continente, liberando il vostro popolo dal flagello dell’avidità, della violenza e del disordine, guidandolo sul sentiero segnato dai principi indispensabili ad ogni moderna civile democrazia: il rispetto e la promozione dei diritti umani, un governo trasparente, una magistratura indipendente, una comunicazione sociale libera, un'onesta amministrazione pubblica, una rete di scuole e di ospedali funzionanti in modo adeguato, e la ferma determinazione, radicata nella conversione dei cuori, di stroncare una volta per tutte la corruzione.

Nel Messaggio di quest'anno per la Giornata Mondiale della Pace ho voluto richiamare all’attenzione di tutti la necessità di un approccio etico allo sviluppo. Infatti, più che semplici programmi e protocolli, le persone di questo continente stanno giustamente chiedendo una conversione profondamente convinta e durevole dei cuori alla fraternità (cfr n. 13).

La loro richiesta a quanti servono nella politica, nella amministrazione pubblica, nelle agenzie internazionali e nelle compagnie multinazionali è soprattutto questa: stateci accanto in modo veramente umano; accompagnate noi, le nostre famiglie, le nostre comunità!

Lo sviluppo economico e sociale in Africa richiede il coordinamento del Governo nazionale con le iniziative regionali e con le decisioni internazionali. Un simile coordinamento suppone che le nazioni africane siano viste non solo come destinatarie dei piani e delle soluzioni elaborate da altri.

Gli stessi africani, lavorando insieme per il bene delle loro comunità, devono essere gli agenti primari del loro sviluppo. A questo proposito, vi è un numero crescente di efficaci iniziative che meritano di essere sostenute.

Tra esse, la New Partnership for Africa's Development (NEPAD), il Patto sulla sicurezza, la stabilità e lo sviluppo nella Regione dei Grandi Laghi, il Kimberley Process, la Publish What You Pay Coalition e l'Extractive Industries Transparency Iniziative: loro comune obiettivo è promuovere la trasparenza, l'onesta pratica commerciale e il buon governo.

Quanto alla comunità internazionale nel suo insieme, è di urgente importanza il coordinamento degli sforzi per affrontare la questione dei cambiamenti climatici, la piena e giusta realizzazione degli impegni per lo sviluppo indicati dal Doha round e ugualmente la realizzazione della promessa dei Paesi sviluppati molte volte ripetuta di destinare lo 0,7 % del loro PIL (prodotto interno lordo) agli aiuti ufficiali per lo sviluppo. Questa assistenza è ancor più necessaria oggi con la tempesta finanziaria mondiale in atto; l’auspicio è che essa non sia una in più delle sue vittime.

Amici, desidero concludere la mia riflessione confidandovi che la mia visita in Camerun e in Angola va suscitando in me quella gioia umana profonda che si prova nel trovarsi tra famiglie.

Penso che tale esperienza possa essere il dono comune che l’Africa offre a quanti provengono da altri continenti e giungono qui, dove "la famiglia è il fondamento sul quale è costruito l'edificio sociale" (Ecclesia in Africa, 80). Eppure, come tutti sappiamo, anche qui numerose pressioni si abbattono sulle famiglie: ansia e umiliazione causate dalla povertà, disoccupazione, malattia, esilio, per menzionarne solo alcune.

Particolarmente sconvolgente è il giogo opprimente della discriminazione sulle donne e ragazze, senza parlare della innominabile pratica della violenza e dello sfruttamento sessuale che causa loro tante umiliazioni e traumi.

Devo anche riferire un'ulteriore area di grave preoccupazione: le politiche di coloro che, col miraggio di far avanzare l’«edificio sociale», minacciano le sue stesse fondamenta. Quanto amara è l'ironia di coloro che promuovono l'aborto tra le cure della salute "materna"! Quanto sconcertante la tesi di coloro secondo i quali la soppressione della vita sarebbe una questione di salute riproduttiva (cfr Protocollo di Maputo, art. 14)!

La Chiesa, Signore e Signori, la troverete sempre – per volontà del suo divino Fondatore – accanto ai più poveri di questo continente. Posso assicurarvi che essa, attraverso iniziative diocesane e innumerevoli opere educative, sanitarie e sociali dei diversi Ordini religiosi, programmi di sviluppo delle Caritas e di altre organizzazioni, continuerà a fare tutto ciò che le è possibile per sostenere le famiglie – comprese quelle colpite dai tragici effetti dell'Aids – e per promuovere l’uguale dignità di donne e uomini sulla base di un'armoniosa complementarità.
Il cammino spirituale del cristiano è quello della quotidiana conversione; a questo la Chiesa invita tutti i leaders dell’umanità, affinché essa possa seguire i sentieri della verità, dell'integrità, del rispetto e della solidarietà.
Signor Presidente, desidero confermarLe la mia viva riconoscenza per l’accoglienza che ci ha offerta nella Sua casa. Ringrazio ciascuno di voi per la gentilezza della presenza e dell’attento ascolto. Contate sulle mie preghiere per voi e per le vostre famiglie e per tutti gli abitanti di questa meravigliosa Africa! Il Dio del cielo vi sia propizio e tutti benedica!

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Il saluto del presidente della Repubblica

Un tempo di speranza per il Paese

Durante l'incontro di Benedetto XVI con le autorità politiche e civili svoltosi nel Palazzo presidenziale di Luanda, venerdì pomeriggio 20 marzo, il presidente della Repubblica José Eduardo Dos Santos ha ricordato come il Paese sia stato "uno dei primi a essere evangelizzato nel continente africano, oltre 500 anni fa" e come le relazioni reciproche siano "sempre state improntate al rispetto e alla cordialità. Già alla fine del secolo xv - ha detto - l'ambasciata inviata al re portoghese da Manicongo, governante supremo del regno, la cui capitale si trovava nell'attuale territorio angolano, aveva chiesto che i giovani congolesi che ne facevano parte fossero istruiti nei comandamenti della fede cristiana. Quelle relazioni furono approfondite durante il regno di don Alfonso vi nella prima metà del XVI secolo. Suo figlio Henrique giunse a essere consacrato vescovo dal Papa. Sempre in Angola, venne costruita la prima cattedrale a sud della linea equatoriale, nella città di M'Banza Kongo, e da lì è uscito il primo ambasciatore del nostro popolo presso la Santa Sede, Antonio Emanuel ne Vunda, detto "Negrita", il quale disgraziatamente morì prima di poter entrare in carica".
Le vicissitudini storiche hanno fatto sì che il popolo angolano restasse per secoli sotto il dominio straniero, ma questo non gli ha impedito - ha spiegato il presidente - "di mantenere viva la propria fede e il suo profondo rapporto con la Chiesa cattolica".
Passando poi all'attualità il capo dello Stato ha sottolineato che "l'Angola vive oggi tempi di speranza. Sono finite la sofferenza e l'incertezza causate da decenni di disunione e violenza, che hanno avvelenato il corpo e l'anima della gente, hanno diviso le famiglie e provocato enormi danni al tessuto sociale e produttivo del Paese. Per fortuna, ha prevalso il buon senso. Il dialogo e la comprensione reciproca hanno generato il perdono e l'intesa come vie di riconciliazione e di ristabilimento della pace".
L'Angola - ha proseguito - sta cercando ora "le strade migliori per la ricostruzione di una società moderna, che integri tutti senza alcuna discriminazione o esclusione, e che includa anche tutti i valori positivi delle culture locali e regionali, assimilando gli aspetti compatibili e utili del diritto consueto". Numerose, comunque, le "terribili sfide da superare": quelle contro la povertà e la disoccupazione, che colpiscono rispettivamente il 40 e il 28 per cento della popolazione. Il 60 e il 50 per cento delle persone non ha accesso all'acqua potabile e all'energia elettrica, e oltre il 50 per cento non vive in un'abitazione degna. Per questo, il presidente ha auspicato "la configurazione di un sistema ridistributivo per mezzo di una politica fiscale più equa", approfittando delle virtù del sistema socio-economico che permette agli imprenditori e agli azionisti detentori di ricchezza di investire le proprie risorse e incrementarne il valore. E nel frattempo - ha aggiunto - bisogna "convincerli a reinvestire almeno il 70 per cento dei profitti in progetti di interesse nazionale che mirano a combattere la disoccupazione, la povertà, la carenza abitativa e aumentare l'offerta di beni e servizi". Allo stesso tempo, occorre "separare nettamente gli affari privati da quelli dello Stato e combattere con fermezza l'appropriazione indebita di beni pubblici da parte di funzionari statali", "prendere misure più decise per migliorare e aumentare la riscossione fiscale, in modo da dotare lo Stato di una maggiore capacità per curare le aree dell'istruzione, della sanità, dell'assistenza e della solidarietà sociale". Affinché ciò avvenga - ha concluso - servono "persone con una nuova mentalità, che è indispensabile formare attraverso un processo d'educazione che crei l'uomo di cui c'è bisogno in vista della trasformazione della società". E in questo processo, "non esiste altra strada che quella di ispirarci ai valori cristiani e nei valori dell'onestà, della dignità, del rispetto per il prossimo e della libertà, per elaborare i nostri documenti fondanti, ed è esattamente quello che abbiamo cercato di fare".

(©L'Osservatore Romano - 22 marzo 2009)

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