sabato 20 giugno 2009

Il Papa loda De Gasperi: "Docile ed obbediente alla Chiesa, fu dunque autonomo e responsabile nelle sue scelte politiche..."


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UDIENZA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO DELLA FONDAZIONE ALCIDE DE GASPERI, 20.06.2009

Alle ore 12.15 di oggi, nella Sala dei Papi del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i Membri del Consiglio della Fondazione Alcide De Gasperi.
Riportiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge loro:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari amici del Consiglio della Fondazione Alcide De Gasperi!

Mi è molto gradita la vostra visita, e con affetto tutti vi saluto. In particolare, saluto la Signora Maria Romana, figlia di Alcide De Gasperi, e l’On. Giulio Andreotti, che a lungo è stato suo stretto collaboratore.
Colgo volentieri l’opportunità, che mi offre la vostra presenza, per rievocare la figura di questa grande personalità, che, in momenti storici di profondi cambiamenti sociali in Italia e in Europa, irti di non poche difficoltà, seppe prodigarsi efficacemente per il bene comune. Formato alla scuola del Vangelo, De Gasperi fu capace di tradurre in atti concreti e coerenti la fede che professava. Spiritualità e politica furono in effetti due dimensioni che convissero nella sua persona e ne caratterizzarono l’impegno sociale e spirituale. Con prudente lungimiranza guidò la ricostruzione dell’Italia uscita dal fascismo e dalla seconda guerra mondiale, e ne tracciò con coraggio il cammino verso il futuro; ne difese la libertà e la democrazia; ne rilanciò l’immagine in ambito internazionale; ne promosse la ripresa economica aprendosi alla collaborazione di tutte le persone di buona volontà.

Spiritualità e politica si integrarono così bene in lui che, se si vuole comprendere sino in fondo questo stimato uomo di governo, occorre non limitarsi a registrare i risultati politici da lui conseguiti, ma bisogna tener conto anche della sua fine sensibilità religiosa e della fede salda che costantemente ne animò il pensiero e l’azione. Nel 1981, a cento anni dalla nascita, il mio venerato predecessore Giovanni Paolo II gli rese omaggio, affermando che "in lui la fede fu centro ispiratore, forza coesiva, criterio di valori, ragione di scelta" (Insegnamenti, IV, 1981, p. 861). Le radici di tale solida testimonianza evangelica vanno ricercate nella formazione umana e spirituale ricevuta nella sua regione, il Trentino, in una famiglia dove l’amore per Cristo costituiva pane quotidiano e riferimento di ogni scelta. Egli aveva poco più di vent’anni quando nel 1902, prendendo parte al primo Congresso Cattolico trentino, tracciò le linee di azione apostolica che costituiranno il programma dell’intera sua esistenza: "Non basta conservare il cristianesimo in se stessi – egli disse - , conviene combattere con tutto il grosso dell’esercito cattolico per riconquistare alla fede i campi perduti" (cfr A. De Gasperi, I cattolici trentini sotto l’Austria, Ed. di storia e letteratura, Roma 1964, p. 24). A quest’orientamento resterà fedele sino alla morte, anche a costo di sacrifici personali, affascinato dalla figura di Cristo. "Non sono bigotto – scriveva alla sua futura sposa Francesca – e forse nemmeno religioso come dovrei essere; ma la personalità del Cristo vivente mi trascina; mi soggioga, mi solleva come un fanciullo. Vieni, io ti voglio con me e che mi segua nella stessa attrazione, come verso un abisso di luce" (A. De Gasperi, Cara Francesca, Lettere, a cura di M.R. De Gasperi, Morcelliana, Brescia 1999, pp. 40 -41).

Non si resta allora sorpresi quando si apprende che nella sua giornata, oberata di impegni istituzionali, conservarono sempre largo spazio la preghiera e il rapporto con Dio, iniziando ogni giorno, quando gli era possibile, con il partecipare alla Santa Messa. Anzi i momenti più caotici e movimentati segnarono il vertice della sua spiritualità. Quando, ad esempio, conobbe l’esperienza del carcere, volle con sé come primo libro la Bibbia ed in seguito conservò l’abitudine di annotare i riferimenti biblici su foglietti per alimentare costantemente il suo spirito. Verso la fine della sua attività governativa, dopo un duro confronto parlamentare, ad un collega del governo che gli chiedeva quale fosse il segreto della sua azione politica rispose: "Che vuoi, è il Signore!".

Cari amici, mi piacerebbe soffermarmi ancor più su questo personaggio che ha onorato la Chiesa e l’Italia, ma mi limito a evidenziarne la riconosciuta dirittura morale, basata su un’indiscussa fedeltà ai valori umani e cristiani, come pure la serena coscienza morale che lo guidò nelle scelte della politica. "Nel sistema democratico - afferma in uno dei suoi interventi - viene conferito un mandato politico amministrativo con una responsabilità specifica…, ma parallelamente vi è una responsabilità morale dinanzi alla propria coscienza, e la coscienza per decidere deve essere sempre illuminata dalla dottrina e dall’insegnamento della Chiesa" (cfr A. De Gasperi, Discorsi politici 1923–1954, Cinque Lune, Roma 1990, p. 243). Certo, in qualche momento non mancarono difficoltà e, forse, anche incomprensioni da parte del mondo ecclesiastico, ma De Gasperi non conobbe tentennamenti nella sua adesione alla Chiesa che fu - come ebbe a testimoniare in un discorso a Napoli nel giugno del 1954 - "piena e sincera… anche nelle direttive morali e sociali contenute nei documenti pontifici che quasi quotidianamente hanno alimentato e formano la nostra vocazione alla vita pubblica".

In quella stessa occasione notava che "per operare nel campo sociale e politico non basta la fede né la virtù; conviene creare ed alimentare uno strumento adatto ai tempi… che abbia un programma, un metodo proprio, una responsabilità autonoma, una fattura e una gestione democratica".
Docile ed obbediente alla Chiesa, fu dunque autonomo e responsabile nelle sue scelte politiche, senza servirsi della Chiesa per fini politici e senza mai scendere a compromessi con la sua retta coscienza.
Al tramonto dei suoi giorni potrà dire: "Ho fatto tutto ciò che era in mio potere, la mia coscienza è in pace", spegnendosi, confortato dal sostegno dei familiari, il 19 agosto del 1954, dopo aver mormorato per tre volte il nome di Gesù. Cari amici, mentre preghiamo per l’anima di questo statista di fama internazionale, che con la sua azione politica ha reso servizio alla Chiesa, all’Italia e all’Europa, domandiamo al Signore che il ricordo della sua esperienza di governo e della sua testimonianza cristiana siano incoraggiamento e stimolo per coloro che oggi reggono le sorti dell’Italia e degli altri popoli, specialmente per quanti si ispirano al Vangelo. Con questo auspicio, vi ringrazio ancora per la vostra visita e con affetto tutti vi benedico.

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