venerdì 10 febbraio 2012

Il Papa: Dio si è fatto carne. C’è mai stato un gesto di amore e di carità più grande di questo? Tutto ciò che accade oggi e che continua ad accadere dal giorno in cui Dio si è fatto uomo, ne è chiaramente il segno. Dio non smette di amarci e d’incarnarsi attraverso la sua Chiesa, in ogni parte del mondo

UDIENZA AI MEMBRI DELLA FONDAZIONE GIOVANNI PAOLO II PER IL SAHEL, 10.02.2012

Alle ore 12 di questa mattina, nella Sala dei Papi del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i Membri della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari amici,

È per me una gioia accogliervi e porgervi il benvenuto. Ringrazio il Cardinale Sarah, rappresentante legale della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel in quanto Presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, per le belle parole che mi ha appena rivolto. Saluto il Presidente del Consiglio di Amministrazione, Monsignor Bassène, e voi tutti che cooperate a questa grande opera di carità. I miei saluti e i miei ringraziamenti vanno anche ai rappresentanti delle Conferenze episcopali tedesca e italiana, che contribuiscono in modo importante al funzionamento della Fondazione.
Dio si è fatto carne. C’è mai stato un gesto di amore e di carità più grande di questo? Tutto ciò che accade oggi e che continua ad accadere dal giorno in cui Dio si è fatto uomo, ne è chiaramente il segno. Dio non smette di amarci e d’incarnarsi attraverso la sua Chiesa, in ogni parte del mondo.
Nata quasi trent’anni fa, e voluta dal mio beato predecessore, la Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel non ha mai smesso di perseguire anch’essa questo obiettivo: essere segno di una carità cristiana che s’incarna e che diviene testimonianza di Cristo. La Fondazione vuole anche manifestare la presenza del Papa tra i nostri fratelli africani che vivono nel Sahel. È lo spirito di questa istituzione! Essa per anni ha realizzato innumerevoli progetti per contrastare la desertificazione. L’esistenza di questa Fondazione dimostra la grande umanità del mio beato predecessore che ha avuto l’intuizione d’istituirla. Ma questa opera sarà pienamente efficace solo se sarà irrigata dalla preghiera. In effetti, Dio solo è sorgente e potenza di vita. È Lui il creatore delle acque (cfr. Gn 1, 6-9). Purtroppo il Sahel, in questi ultimi mesi, è stato gravemente e nuovamente minacciato da una consistente diminuzione di risorse alimentari e dalla carestia causata dalla mancanza di pioggia e dell’avanzare costante del deserto che ne consegue. Esorto la comunità internazionale a considerare seriamente l’estrema povertà di queste popolazioni le cui condizioni di vita si stanno deteriorando. Desidero altresì incoraggiare e sostenere gli sforzi degli organismi ecclesiali che operano in questo ambito.
La carità deve promuovere tutte le nostre azioni. Non si tratta di voler fare un mondo «su misura», ma si tratta di amarlo. Per questo la Chiesa non ha come vocazione principale quella di trasformare l’ordine politico o di cambiare il tessuto sociale. Essa vuole portare la luce di Cristo. È Lui che trasformerà tutto e tutti. Ė a causa di Gesù Cristo e per Lui che l’apporto cristiano è così specifico. In alcuni Paesi che voi rappresentate, esiste l’Islam. So che intrattenete buoni rapporti con i musulmani e me ne rallegro. Testimoniare che Cristo è vivente e che il suo amore va al di là di ogni religione, razza e cultura, è importante anche nei loro riguardi.
Si descrive, in modo riduttivo e spesso umiliante, l’Africa come il continente dei conflitti e dei problemi infiniti e insolubili. Al contrario, l’Africa che accoglie oggi la Buona Novella, è per la Chiesa il continente della speranza. Per noi, per voi, l’Africa è il continente del futuro. Ripeto l’esortazione pronunciata durante il mio recente viaggio in Benin: «Africa, Buona Novella per la Chiesa, diventalo per il mondo intero!». La Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel ne è una grande testimonianza.
Per realizzare quest’opera, e dopo 28 anni di attività, la Fondazione ha bisogno di aggiornarsi e di rinnovarsi. È aiutata in ciò dal Pontificio Consiglio Cor Unum. Questo rinnovamento deve riguardare in primo luogo la formazione cristiana e professionale delle persone che operano sul posto, poiché esse sono in un certo senso gli strumenti del Santo Padre in quelle regioni. Considero una priorità l’educazione e la formazione cristiane di tutti coloro che — in un modo o nell’altro — collaborano a rendere più visibile quel grande segno di carità che è la Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel. Per essere effettivo, questo rinnovamento dovrà cominciare dalla preghiera e dalla conversione personale. Che la Vergine Maria e il beato Giovanni Paolo II ci assistano!
Grazie!

(Traduzione Osservatore Romano)

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana

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