sabato 1 dicembre 2007

Il Papa: incoraggio le Ong ad opporre al relativismo la grande creatività della verità circa l'innata dignità dell'uomo e dei diritti che ne derivano


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UDIENZA AI PARTECIPANTI AL FORUM DI ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE DI ISPIRAZIONE CATTOLICA , 01.12.2007

Alle ore 12 di oggi, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i partecipanti al Forum di Organizzazioni non-governative (ONG) di ispirazione cattolica, in corso di svolgimento a Roma. Al forum prendono parte 85 Organizzazioni non-governative che fanno riferimento, nella loro presenza ed attività in ambito internazionale, all'insegnamento evangelico e alla Dottrina Sociale della Chiesa.
Di seguito pubblichiamo il testo del discorso che il Papa ha rivolto ai partecipanti, convenuti nella Sala Clementina:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA

Eccellenze,
Rappresentanti della Santa Sede presso gli Organismi Internazionali,
cari amici,


sono lieto di dare il mio benvenuto a tutti voi che siete convenuti a Roma per riflettere insieme sul contributo che le Organizzazioni non Governative (ONG) di ispirazione cattolica possono offrire, in stretta collaborazione con la Santa Sede, alla soluzione delle tante problematiche e sfide che affronta la molteplice attività delle Nazioni Unite e delle altre organizzazioni internazionali e regionali. A ciascuno di voi rivolgo il mio cordiale saluto. Ringrazio in particolare il Sostituto della Segreteria di Stato che si è fatto cortese interprete dei comuni sentimenti, delineandomi nel contempo gli obbiettivi del vostro Forum. Saluto, inoltre, il giovane rappresentante delle Organizzazioni non Governative, qui presente.

Ai lavori di quest’importante riunione prendono parte rappresentanti di realtà nate negli anni in cui sbocciava per la prima volta l’azione del laicato cattolico a livello internazionale, come pure membri di altre associazioni sorte recentemente, di pari passo con l’attuale processo di integrazione globale. Vi è poi chi si dedica prevalentemente all’azione di advocacy, e chi si occupa principalmente della gestione concreta di progetti di cooperazione allo sviluppo. Alcune vostre organizzazioni si configurano nella Chiesa come Associazioni Pubbliche e Private di Fedeli o partecipano al carisma di taluni Istituti di Vita Consacrata, altre hanno solo un riconoscimento giuridico nell’ordine civile e annoverano fra i loro membri anche non cattolici e non cristiani. Tutti, però, vi accomuna l’unica passione per la dignità dell’uomo, quella stessa passione che ispira costantemente l’azione della Santa Sede presso le diverse istanze internazionali. Ed è proprio per questo che si è voluto promuovere l’incontro di questi giorni: per esprimervi cioè gratitudine e apprezzamento per quanto già fate, collaborando attivamente con i Rappresentanti Pontifici presso gli Organismi Internazionali. Allo stesso tempo si intende rendere ancor più stretta e, dunque, più efficace questa comune azione al servizio del bene integrale della persona umana e dell’umanità.

Non bisogna, del resto, dimenticare che questa unità di scopi è possibile realizzarla attraverso ruoli e modalità diverse. Infatti, mentre la diplomazia multilaterale della Santa Sede deve, prevalentemente, affermare i grandi principi fondamentali della vita internazionale, perché il contributo specifico della Gerarchia Chiesa è "servire la formazione della coscienza, affinché le esigenze della giustizia diventino comprensibili e politicamente realizzabili" (Deus Caritas est, 28, a), dall’altra parte "il compito immediato di operare per un giusto ordine nella società è invece proprio dei fedeli laici - nel caso della vita internazionale, dei diplomatici cristiani e dei membri delle ONG - che sono chiamati a partecipare in prima persona alla vita pubblica... a configurare rettamente la vita sociale, rispettandone la legittima autonomia e cooperando con gli altri cittadini secondo le rispettive competenze e sotto la propria responsabilità (Ibid., 29).

La cooperazione internazionale tra i Governi, nata già alla fine del secolo XIX e sviluppatasi sempre più nel secolo scorso, nonostante le tragiche interruzioni delle due guerre mondiali, ha contribuito significativamente alla creazione di un ordine internazionale più giusto.
A tale riguardo, possiamo osservare con soddisfazione ai risultati ottenuti, quali il riconoscimento universale del primato giuridico e politico dei diritti umani, la fissazione di obiettivi condivisi per il pieno godimento dei diritti economici e sociali da parte di tutti gli abitanti della terra, la promozione della ricerca di un sistema economico mondiale giusto e, ultimamente, la salvaguardia dell’ambiente e la promozione del dialogo interculturale.

Tuttavia, spesso il dibattito internazionale appare segnato da una logica relativistica che pare ritenere, come unica garanzia di una convivenza pacifica tra i popoli, il negare cittadinanza alla verità sull’uomo e sulla sua dignità nonché alla possibilità di un agire etico fondato sul riconoscimento della legge morale naturale. Viene così di fatto ad imporsi una concezione del diritto e della politica, in cui il consenso tra gli Stati, ottenuto talvolta in funzione di interessi di corto respiro o manipolato da pressioni ideologiche, risulterebbe essere la sola ed ultima fonte delle norme internazionali. I frutti amari di tale logica relativistica nella vita internazionale sono purtroppo evidenti: si pensi, ad esempio, al tentativo di considerare come diritti dell’uomo le conseguenze di certi stili egoistici di vita, oppure al disinteresse per le necessità economiche e sociali dei popoli più deboli, o al disprezzo del diritto umanitario e ad una difesa selettiva dei diritti umani.

Auspico che lo studio e il confronto di questi giorni permetta di individuare modi efficaci e concreti per far recepire a livello internazionale gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa.

In tale senso, vi incoraggio ad opporre al relativismo la grande creatività della verità circa l’innata dignità dell’uomo e dei diritti che ne conseguono. Una tale creatività consentirà di dare una risposta più adeguata alle molteplici sfide presenti nell’odierno dibattito internazionale e soprattutto permetterà di promuovere iniziative concrete, che vanno vissute in spirito di comunione e libertà.

Occorre uno spirito di solidarietà che conduca a promuovere uniti quei principi etici non "negoziabili" per la loro natura e per il loro ruolo di fondamento della vita sociale. Solidarietà intrisa di forte senso di amore fraterno che porti ad apprezzare le iniziative altrui, a facilitarle e a collaborare con esse. In forza di questo spirito non si mancherà, ogni volta che sia utile o necessario, di coordinarsi sia tra le diverse ONG sia con i Rappresentanti della Santa Sede, sempre nel rispetto della diversità di natura, di fini istituzionali e dei metodi operativi. D’altra parte, un autentico spirito di libertà, vissuto nella solidarietà, spingerà l’iniziativa dei membri delle ONG ad espandersi in una vasta pluralità di orientamenti e di soluzioni circa le questioni temporali che Dio ha lasciato al libero e responsabile giudizio di ciascuno. Infatti, se vissuti nella solidarietà, il legittimo pluralismo e la diversità non solo non diventano motivo di divisione e concorrenza, ma sono condizione di maggiore efficacia. L’azione delle Organizzazioni che voi rappresentate sarà dunque veramente feconda se resterà fedele al Magistero della Chiesa, ancorata nella comunione con i suoi Pastori e soprattutto con il Successore di Pietro, ed affronterà con un’apertura prudente le sfide dell’ora presente.

Cari amici, vi rinnovo il mio grazie per l’odierna vostra presenza e per il vostro impegno nel promuovere la causa della giustizia e della pace all’interno dell’umana famiglia. Mentre vi assicuro il mio speciale ricordo nella preghiera, invoco su di voi e sulle Organizzazioni che rappresentate la protezione materna di Maria, Regina Mundi, imparto con affetto la mia Benedizione Apostolica a voi, alle vostre famiglie e a quanti sono membri delle vostre Associazioni.

© Copyright 2007 - Libreria Editrice Vaticana

IL TESTO DEL DISCORSO IN INGLESE

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