lunedì 21 aprile 2008

Il Papa al congedo dagli Usa: "Questi giorni sono stati ricchi di molte e memorabili esperienze del senso di ospitalità degli Americani"


VIAGGIO APOSTOLICO DEL PAPA NEGLI USA (15-21 APRILE 2008): LO SPECIALE DEL BLOG

DISCORSI ED OMELIE DEL SANTO PADRE NEGLI USA

DISCORSO DEL SANTO PADRE: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA

Sotto il discorso del Papa e' possibile leggere quello del Vicepresidente degli Stati Uniti, Richard B. Cheney.

CERIMONIA DI CONGEDO

DISCORSO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Aeroporto internazionale John Fitzgerald Kennedy, New York
Domenica, 20 aprile 2008


Signor Vice Presidente,
Illustri Autorità,
Cari Fratelli nell’Episcopato,
Cari Fratelli e Sorelle
,

è giunto il momento di accomiatarmi dal vostro Paese. I giorni che ho trascorso negli Stati Uniti sono stati ricchi di molte e memorabili esperienze del senso di ospitalità degli Americani. Desidero esprimere a tutti voi la mia profonda gratitudine per la vostra gentile accoglienza. È stata per me una gioia essere testimone della fede e della devozione della comunità cattolica in questa Nazione. È stato incoraggiante incontrare i leaders e i rappresentanti delle altre comunità cristiane e delle altre religioni, e per questo vi rinnovo l’assicurazione della mia considerazione e della mia stima. Sono grato al Presidente Bush per essere venuto a salutarmi all’inizio della mia visita, e ringrazio il Vice Presidente Cheney per la sua presenza qui al momento della mia partenza. Le autorità civili, gli addetti e i volontari in Washington e in New York hanno generosamente sacrificato tempo ed energie per assicurare il tranquillo svolgimento della mia visita in ogni sua fase, e per questo esprimo il mio profondo ringraziamento al Sindaco di Washington Adrian Fendy e al Sindaco di New York Michael Bloomberg.
Rinnovo i miei auguri e la mia preghiera ai rappresentanti della Sede di Baltimora, la prima Arcidiocesi, e a quelle di New York, Boston, Philadelphia e Louisville, in questo anno giubilare. Possa il Signore continuare a colmarvi di benedizioni negli anni a venire. A tutti i miei fratelli nell’Episcopato, a Mons. DiMarzio, Vescovo di Brookling, agli officiali e al personale della Conferenza Episcopale che hanno contribuito in tanti modi alla preparazione di questa visita rinnovo la mia riconoscenza per il loro faticoso impegno e la loro dedizione . Con grande affetto saluto ancora una volta i sacerdoti e i religiosi, i diaconi, i seminaristi e i giovani, e tutti i fedeli degli Stati Uniti, e vi incoraggio a perseverare a rendere una gioiosa testimonianza a Cristo nostra speranza, nostro Signore e Salvatore Risorto, che rinnova tutte le cose e ci dona la vita in abbondanza.
Uno dei momenti più significativi della mia visita è stata l’opportunità di rivolgere la mia parola all’Assemblea delle Nazioni Unite. Ringrazio il Segretario Generale Ban Ki-moon per il suo gentile invito e la sua accoglienza. Volgendo lo sguardo ai sessant’anni trascorsi dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ringrazio per tutto ciò che l’Organizzazione è riuscita a compiere per difendere e promuovere i diritti fondamentali di ogni uomo, donna e bambino in ogni parte del mondo, ed incoraggio tutti gli uomini di buona volontà a continuare ad adoperarsi senza stancarsi per promuovere la giusta e pacifica coesistenza tra i popoli e le nazioni.
La visita che questa mattina ho compiuto a Ground Zero rimarrà profondamente impressa nella mia memoria, mentre continuerò a pregare per coloro che perirono e per tutti coloro che soffrono per le conseguenze della tragedia che vi ebbe luogo nel 2001. Prego per tutti negli Stati Uniti, e in verità in tutto il mondo, affinché il futuro porti maggiore fraternità e solidarietà, un’accresciuto reciproco rispetto e una rinnovata fiducia e confidenza il Dio, nostro Padre che è nei cieli.
Con queste espressioni di commiato vi chiedo di ricordarvi di me nelle vostre preghiere, mentre vi assicuro il mio affetto e la mia amicizia nel Signore. Dio benedica l’America!

© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana


Le parole del Vicepresidente Cheney per la cerimonia di congedo

NEW YORK, lunedì, 21 aprile 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito le parole pronunciate dal Vicepresidente degli Stati Uniti, Richard B. Cheney, durante la cerimonia di congedo per il Papa, svoltasi questa domenica all'Aeroporto internazionale John Fitzgerald Kennedy, a New York.

* * *

Santità, presidente senatore Clinton, eminenze cardinale Bertone e cardinale Egan, eccellenza monsignor DiMarzio, membri del clero, religiose e religiosi, distinti ospiti, signore e signori, buonasera.

È un privilegio unirmi a voi tutti mentre il nostro stimato ospite, il Santo Padre, conclude la sua visita negli Stati Uniti. È stata una settimana memorabile e Papa Benedetto XVI è entrato nella storia del nostro paese in modo molto speciale. Circa sessanta milioni di americani appartengono al suo gregge, e l'America intera rispetta questo messaggero di pace, giustizia e libertà.

Dalla capitale della nazione a questa grande città di New York, i nostri cittadini hanno accolto il Papa con riverenza e affetto, con canti di gioia e preghiere di ringraziamento.

Santità, nella sua prima visita apostolica negli Stati Uniti lei ha incontrato una nazione che si trova ad affrontare molte sfide, ma che gode di un numero di benedizioni che nessuno di noi è in grado di contare. Lei ha incontrato un popolo dalla fede risonante che afferma che la nostra nazione è stata fondata secondo Dio, che persegue le sue finalità e si inchina alla sua volontà.

Ha visto un paese in cui la torcia della libertà, dell'uguaglianza e della tolleranza sarà sempre tenuta alta; un paese in cui lei, araldo del Vangelo di Gesù Cristo e capo della Chiesa cattolica romana, sarà sempre il benvenuto.

Al nostro paese variegato lei ha portato un messaggio universale di speranza e salvezza. Ha parlato agli americani con eloquenza e sentimento, e per tanti questi sono stati giorni di riflessione e rinnovamento personale. Fisicamente presenti o in ascolto da grandi distanze, milioni di persone hanno trovato nelle sue parole speranza contro la disperazione, certezza in mezzo alla confusione, forza per il loro cammino.

Santità, qui a New York si è rivolto ai rappresentanti di molte nazioni e ha celebrato l'eucaristia davanti a molte migliaia di persone, commuovendoci in modo particolare con la sua visita a Ground Zero. Laggiù ha pregato per la luce e la pace eterna sulle vittime innocenti dell'11 settembre 2001, e ha chiesto che noi possiamo vivere in modo tale che tutti coloro che sono morti quella mattina non siano morti invano. Questa è anche la nostra meditazione quotidiana e rimane la nostra preghiera di ogni giorno.

Santità, sono passati quasi 57 anni dal giorno della sua ordinazione al sacerdozio nel giugno 1951. Forse non era facile allora per lei immaginare che si sarebbe trovato di fronte a tutta l'umanità in qualità di insegnante, capo di stato e pastore di più di un miliardo di anime: ecco ciò a cui Dio l'ha chiamata. In questi 57 anni, la sua sapienza e i suoi doni pastorali sono state benedizioni straordinarie per il nostro mondo. In questi sei giorni ha condiviso queste benedizioni direttamente con il popolo degli Stati Uniti. La sua presenza ha onorato il nostro paese. Anche se ora deve lasciarci, le sue parole e il ricordo di questa settimana rimarranno con noi. Per questo le siamo veramente e umilmente grati.

Quindi con il più grande calore e rispetto la ringraziamo, le auguriamo buon viaggio di ritorno a Roma e, fino a un nuovo incontro, chiediamo a Sua Santità di ricordare gli Stati Uniti d'America nelle sue preghiere.

[Traduzione de L'Osservatore Romano]

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