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COLLEGAMENTO DEL PAPA CON LA STAZIONE SPAZIALE INTERNAZIONALE: IL VIDEO INTEGRALE SU BENEDICT XVI TV
COLLEGAMENTO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI CON LA STAZIONE SPAZIALE INTERNAZIONALE, 21.05.2011
Alle ore 13.11 di oggi (ora di Roma), dalla Sala Foconi del Palazzo Apostolico Vaticano il Santo Padre Benedetto XVI si è collegato con l’equipaggio a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, in occasione dell’ultima missione dello Shuttle Endeavour.
Nella Sala Foconi erano presenti l’Ing. Enrico Saggese, Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana; il Col. Thomas Reiter, Direttore Voli Umani e Operazioni dell’Agenzia Spaziale Europea; e il Generale di Squadra Aerea Giuseppe Bernardis, Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare Italiana.
Il Santo Padre ha seguito le immagini degli astronauti su un ampio schermo televisivo, mentre a bordo della Stazione Spaziale arrivavano solo il suono e le voci.
Il collegamento è durato 20 minuti, ed ha avuto inizio con un breve scambio di battute tra il Col. Thomas Reiter, la Stazione spaziale e la Nasa, per la verifica tecnica.
È intervenuto quindi il Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Ing. Enrico Saggese, che ha rivolto al Papa alcune parole di saluto, spiegando la natura e il significato della missione. L’Ing. Saggese ha chiesto poi al Comandante della missione Dmitry Kondratyev di presentare al Santo Padre la missione stessa e i membri dell’equipaggio, tra i quali due astronauti di nazionalità italiana, Paolo Nespoli e Roberto Vittori.
Quindi ha preso la parola il Papa, che dopo una breve introduzione, ha rivolto agli astronauti 5 domande e ha concluso con un saluto finale. Riportiamo di seguito il testo della conversazione tra il Santo Padre e gli astronauti nel corso del collegamento:
COLLOQUIO DEL SANTO PADRE CON GLI ASTRONAUTI
(Traduzione in italiano a cura di Radio Vaticana)
Cari astronauti,
sono molto lieto di avere questa straordinaria possibilità di una conversazione con voi durante la vostra missione. Sono particolarmente grato di potermi rivolgere a così tanti di voi, data la presenza contemporanea in questo momento di due equipaggi sulla Stazione Spaziale.
L’umanità vive un periodo di rapidissimo progresso delle conoscenze scientifiche e delle applicazioni tecniche. In certo senso voi siete i nostri rappresentanti - la punta avanzata dell’umanità che esplora nuovi spazi e nuove possibilità per il nostro avvenire, andando aldilà dei limiti delle nostre esperienze quotidiane.
Tutti ammiriamo il vostro coraggio, la disciplina e l’impegno con cui vi siete preparati per questa missione. Noi siamo convinti che siete animati da nobili ideali e che volete mettere i frutti delle vostre ricerche e delle vostre imprese a disposizione di tutta l’umanità e per il bene comune.
Questa conversazione mi dà quindi modo di esprimere anch’io la mia ammirazione e il mio apprezzamento per voi e tutti quelli che collaborano a rendere possibile la vostra impresa e di incoraggiarvi cordialmente nel portarla a compimento con sicurezza e successo.
Ma questa deve essere una conversazione, perciò non devo essere solo io a parlare. Anzi sono molto interessato a sentire da voi le vostre esperienze e le vostre riflessioni. Permettetemi quindi di rivolgervi alcune domande:
D. – Dalla Stazione Spaziale vedete la nostra Terra da una prospettiva molto diversa. Sorvolate continenti e popoli diversi molte volte al giorno. Credo che per voi sia evidente che viviamo tutti insieme su una sola Terra e che è assurdo combattersi e uccidersi fra noi. So che la moglie di Mark Kelly è stata vittima di un grave attentato e spero che la sua salute continui a migliorare. Contemplando dall’alto la Terra, quali considerazioni fate dunque sul modo in cui le nazioni e i popoli vivono insieme quaggiù, o su come la scienza può contribuire alla causa della pace?
R. – (Mark Kelly, Usa) Well, thank you for the kind words, Your Holiness, and …
Grazie, Santità, per le sue parole gentili e grazie per avere ricordato mia moglie Gabby. La sua è una domanda interessante. Infatti, noi voliamo sul mondo e non vediamo confini, ma allo stesso tempo ci rendiamo conto del fatto che i popoli si combattono, che c’è tanta violenza in questo mondo e questo è veramente una disgrazia. In genere, i popoli si combattono per ragioni diverse. Lo vediamo oggi nel Medio Oriente: in parte ne va della democrazia, ma normalmente i popoli lottano per le risorse. E’ interessante quello che accade nello spazio: sulla Terra, infatti, spesso si lotta per l’energia; nello spazio, utilizziamo l’energia solare e sulla Stazione spaziale abbiamo riserve energetiche. Vede, la scienza e la tecnologia applicate alla Stazione spaziale per sviluppare il potenziale di energia solare ci rifornisce in realtà di una quantità pressoché illimitata di energia. Ecco, se queste tecnologie fossero maggiormente utilizzate sulla Terra, probabilmente si potrebbe ridurre anche la violenza.
D. – Uno dei temi su cui ritorno spesso nei miei discorsi è quello della responsabilità che tutti abbiamo per l’avvenire del nostro Pianeta. Ricordo che vi sono seri rischi per l’ambiente e per la sopravvivenza delle future generazioni. Gli scienziati ci invitano alla prudenza, e dal punto di vista etico dobbiamo far crescere le nostre coscienze. Dal vostro punto straordinario di osservazione come vedete la situazione della Terra? Vedete dei segni o dei fenomeni a cui dobbiamo essere più attenti?
R. – (Ron Garan, Usa) Well, Your Holiness, it’s a great honour to speak with you …
Santità, è un grande onore parlare con lei. Ha ragione: quello che abbiamo da qui è veramente un punto di vista straordinario. Da un lato, vediamo quanto indescrivibilmente bello sia il pianeta che ci è stato dato; dall’altro, possiamo vedere quanto in realtà sia fragile. Prendiamo, ad esempio, l’atmosfera: vista dallo spazio, essa è fina come un foglio di carta, e il pensiero che questo strato fino come un foglio di carta sia tutto quello che separa qualsiasi essere vivente dal vuoto dello spazio, e che sia tutto quello che ci protegge, è un pensiero che fa riflettere. Vede, a noi sembra incredibile vedere la Terra appesa nel nero dello spazio e pensare che noi ci troviamo lì, tutti insieme, nella corsa di questa fragile oasi attraverso l’universo … Ecco, ci ricolma di grande speranza il pensiero di trovarci tutti insieme a bordo di questa incredibile Stazione spaziale orbitante, realizzata da tanti Paesi in collaborazione internazionale, per svolgere questa grandiosa impresa in orbita … Vede, questo dimostra che lavorando insieme, collaborando, possiamo superare molti dei problemi che il pianeta si trova ad affrontare, potremmo risolvere molte delle sfide poste agli abitanti del nostro pianeta, che è veramente un bellissimo luogo in cui vivere e lavorare, e questo [nel quale ci troviamo] è un luogo incredibile per ammirare la nostra bella Terra!
D. – L’esperienza che state facendo ora è straordinaria e importantissima, ma poi tornerete su questa Terra come tutti noi. Quando tornerete sarete guardati con ammirazione, sarete trattati come degli eroi e parlerete con grande autorità. Vi inviteranno a parlare delle vostre esperienze. Quali saranno i messaggi più importanti che vorreste poter indirizzare, soprattutto ai giovani, che vivranno in un mondo profondamente segnato dalle vostre esperienze e dalle vostre scoperte?
R. – (Mike Finchke, Usa) Your Holiness, as my colleagues have indicated, …
Santità, come hanno detto i miei colleghi, noi possiamo guardare in basso ed ammirare quello splendido pianeta Terra che ha fatto Dio, che è il più bel pianeta nell’intero sistema solare. Però, se alziamo lo sguardo, vediamo il resto dell’universo, e l’universo è lì per essere esplorato da noi. E la Stazione spaziale internazionale è solamente un simbolo, un esempio di quello che gli esseri umani possono fare quando lavorano insieme in termini costruttivi. Quindi il nostro messaggio – uno dei nostri messaggi, ma credo il più importante – è che dobbiamo far sapere ai figli, ai giovani di questo pianeta che intorno a noi c’è tutto un universo da esplorare. E che se lo facciamo insieme, non c’è nulla che non possiamo ottenere!
D. – L’esplorazione dello spazio è un’avventura scientifica affascinante. So infatti che in questi giorni installate nuovi strumenti per la ricerca scientifica e lo studio delle radiazioni che giungono dagli spazi più lontani. Ma credo che sia anche un’avventura dello spirito umano, uno stimolo potente a riflettere sull’origine e sul destino dell’universo e dell’umanità. I credenti guardando spesso verso gli spazi sconfinati, meditando sul Creatore di tutto ciò, e sono colpiti dal mistero della sua grandezza. Perciò la medaglia che ho affidato a Roberto (Vittori) come segno della mia partecipazione alla vostra missione rappresenta la creazione dell’uomo, dipinta da Michelangelo sulla volta della Cappella Sistina. Nel vostro intenso impegno di lavoro e di ricerca, vi succede di fermarvi e fare simili riflessioni - forse anche di rivolgere una preghiera al Creatore? Oppure sarà più facile per voi riflettere su queste cose quando sarete ritornati sulla Terra?
R. – (Roberto Vittori, Italia) Your Holiness, to live on board of the International …
Santità, vivere a bordo della Stazione spaziale internazionale, lavorare da astronauta sullo shuttle Soyuz della Stazione è un’esperienza estremamente intensa. Ma, quando scende la notte, noi tutti possiamo guardare in basso, alla Terra: il nostro pianeta, il pianeta blu, è bellissimo. Blu è il colore del nostro pianeta, blu è il colore del cielo, blu è anche il colore dell’Aeronautica militare italiana, l’organizzazione che mi ha dato l’opportunità di entrare nell’Agenzia spaziale italiana prima e quindi nell’Agenzia spaziale europea. Quando abbiamo un momento di tempo per guardare verso il basso la bellezza, che è l’effetto tridimensionale della bellezza del nostro pianeta, cattura il nostro cuore, cattura il mio cuore. E allora prego: prego per me, per le nostre famiglie, per il nostro futuro. Ho portato con me la medaglia, e la faccio galleggiare davanti a me, a dimostrazione dell’assenza di gravità. Io desidero ringraziarla molto per questa opportunità; voglio che questa medaglia fluttui verso il mio amico e collega Paolo: infatti, lui tornerà sulla Terra sul Soyuz. Io l’ho portata con me nello spazio e lui la riporterà sulla Terra per restituirla a lei.
D. – La mia ultima domanda è per Paolo. Caro Paolo (Nespoli), so che nei giorni scorsi la tua mamma ti ha lasciato e quando fra pochi giorni tornerai a casa non la troverai più ad aspettarti. Tutti ti siamo stati vicini, anche io ho pregato per lei…Come hai vissuto questo tempo di dolore? Nella vostra Stazione vi sentite lontani e isolati e soffrite un senso di separazione, o vi sentite uniti fra voi e inseriti in una comunità che vi accompagna con attenzione e affetto?
R. – (Paolo Nespoli) Santo Padre, ho sentito le sue preghiere, le vostre preghiere arrivare fino qua su: è vero, siamo fuori da questo mondo, orbitiamo intorno alla Terra ed abbiamo un punto di vantaggio per guardare la Terra e per sentire tutto quello che ci sta attorno.
I miei colleghi qui, a bordo della Stazione – Dimitri, Kelly, Ron, Alexander e Andrei – mi sono stati vicini in questo momento importante per me, molto intenso, così come i miei fratelli, le mie sorelle, le mie zie, i miei cugini, i miei parenti sono stati vicini a mia madre negli ultimi momenti. Sono grato di tutto questo. Mi sono sentito lontano ma anche molto vicino, e sicuramente il pensiero di sentire tutti voi vicino a me, uniti in questo momento, è stato di estremo sollievo. Ringrazio anche l’Agenzia spaziale europea e l’Agenzia spaziale americana, che hanno messo a disposizione le risorse affinché io abbia potuto parlare con lei negli ultimi momenti.
Parole conclusive del Papa:
Cari astronauti, vi ringrazio cordialmente per questa bellissima occasione di incontro e di dialogo con voi. Avete aiutato me e tante altre persone a riflettere insieme su temi importanti per l’avvenire dell’umanità. Faccio i migliori auguri per il vostro lavoro e per il successo della vostra grande missione al servizio della scienza, della collaborazione internazionale, del progresso autentico e della pace nel mondo. Continuerò a seguirvi con il mio pensiero e la mia preghiera e vi imparto volentieri la mia benedizione apostolica.
© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana
TESTO ORIGINALE (INGLESE E ITALIANO)
Introduction
Dear astronauts,
I am very happy to have this extraordinary opportunity to converse with you during your mission. I am especially grateful to be able to speak to so many of you, as both crews are present on the Space Station at this time.
Humanity is experiencing a period of extremely rapid progress in the fields of scientific knowledge and technical applications. In a sense, you are our representatives – spear-heading humanity’s exploration of new spaces and possibilities for our future, going beyond the limitations of our everyday existence.
We all admire your courage, as well as the discipline and commitment with which you prepared yourselves for this mission. We are convinced you are inspired by noble ideals and that you intend placing the results of your research and endeavours at the disposal of all humanity and for the common good.
This conversation gives me the chance to express my own admiration and appreciation to you and to all those who collaborate in making your mission possible, and to add my heartfelt encouragement to bring it to a safe and successful conclusion.
But this is a conversation, so I must not be the only one doing the talking. I am very curious to hear you tell me about your experiences and your reflections. If you don’t mind, I would like to ask you a few questions…
First Question
From the Space Station you have a very different view of the Earth. You fly over different continents and nations several times a day. I think it must be obvious to you how we all live together on one Earth and how absurd it is that we fight and kill each other. I know that Mark Kelly’s wife was a victim of a serious attack and I hope her health continues to improve. When you are contemplating the Earth from up there, do you ever wonder about the way nations and people live together down here, or about how science can contribute to the cause of peace?
Mark Kelly, USA
Well, thank you for the kind words, Your Holiness, and thank you for mentioning my wife Gabby. It’s a very good question: we fly over most of the world and you don’t see borders, but at the same time we realize that people fight with each other and there is a lot of violence in this world and it’s really an unfortunate thing. Usually, people fight over many different things. As we’ve seen in the Middle East right now: it’s somewhat for democracy in certain areas, but usually people fight for resources. And it’s interesting in space … on Earth, people often fight for energy; in space we use solar power and we have fuel cells on the Space Station. You know, the science and the technology that we put into the Space Station to develop a solar power capability, gives us pretty much an unlimited amount of energy. And if those technologies could be adapted more on Earth, we could possibly reduce some of that violence.
Second Question
One of the themes I often return to in my discourses concerns the responsibility we all have towards the future of our planet. I recall the serious risks facing the environment and the survival of future generations. Scientists tell us we have to be careful and from an ethical point of view we must develop our consciences as well.
From your extraordinary observation point, how do you see the situation on Earth?
Do you see signs or phenomena to which we need to be more attentive?
Ron Garan, USA
Well, Your Holiness, it’s a great honour to speak with you and you’re right: it really is an extraordinary vantage point we have up here. On the one hand, we can see how indescribably beautiful the planet that we have been given is; but on the other hand, we can really clearly see how fragile it is. Just the atmosphere, for instance: the atmosphere when viewed from space is paper-thin, and to think that this paper-thin layer is all that separates every living thing from the vacuum of space and is all that protects us, is really a sobering thought. You know, it seems to us that it’s just incredible to view the Earth hanging in the blackness of space and to think that we are all on this together, riding through this beautiful fragile oasis through the universe, it really fills us with a lot of hope to think that all of us on board this incredible orbiting Space Station that was built by the many nations of our international partnership, to accomplish this tremendous feat in orbit, I think … you know, that just shows that by working together and by cooperating we can overcome many of the problems that face our planet, we could solve many of the challenges that face the inhabitants of our planet … it really is a wonderful place to live and work, and it’s a wonderful place to view our beautiful Earth.
Third Question
The experience you are having right now is both extraordinary and very important – even if you must eventually come back down to Earth like all the rest of us.
When you do return, you will be much admired and treated like heroes who speak and act with authority. You will be asked to talk about your experiences. What will be the most important messages you would like to convey – to young people especially – who will live in a world strongly influenced by your experiences and discoveries?
Mike Finchke, USA
Your Holiness, as my colleagues have indicated, we can look down and see our beautiful planet Earth that God has made, and it is the most beautiful planet in the whole Solar System. However, if we look up, we can see the rest of the universe, and the rest of the Universe is out there for us to go explore. And the International Space Station is just one symbol, one example of what human beings can do when we work together constructively. So our message, I think - one of our many messages, but I think one of our most important messages – is to let the children of the planet know, the young people know that there is a whole universe for us to go explore. And when we do it together, there is nothing that we cannot accomplish.
Fourth Question
Space exploration is a fascinating scientific adventure. I know that you have been installing new equipment to further scientific research and the study of radiation coming from outer space. But I think it is also an adventure of the human spirit, a powerful stimulus to reflect on the origins and on the destiny of the universe and humanity. Believers often look up at the limitless heavens and, meditating on the Creator of it all, they are struck by the mystery of His greatness. That is why the medal I gave Robert (Vittori) as a sign of my own participation in your mission, represents the Creation of Man – as painted by Michelangelo on the Sistine Chapel ceiling. In the midst of your intense work and research, do you ever stop and reflect like this – perhaps even to say a prayer to the Creator? Or will it be easier for you to think about these things once you have returned to Earth?
Roberto Vittori, Italia
Your Holiness, to live on board of the International Space Station, to work as an astronaut on the shuttle Soyuz of the Station, is extremely intense. But we all have an opportunity, when the nights come, to look down on Earth: our planet, the blue planet, is beautiful. Blue is the colour of our planet, blue is the colour of the sky, blue is also the colour of the Italian Air Force, the organization that gave me the opportunity to then join the Italian Space Agency and the European Space Agency. When we have a moment to look down, beauty which is the three-dimensional effect of the beauty of the planet is capturing our heart, is capturing my heart. And I do pray: I do pray for me, for our families, for our future. I took with me the coin and I allow this coin to float in front of me to demonstrate lack of gravity. I shall thank you very much for this opportunity and I’d like to allow this coin to float to my friend and colleague Paolo: he will make return to Earth on the Soyuz. I brought it with me to space and he will take it down to Earth to then give it back to you.
Fifth Question – in Italian – for Paolo Nespoli
La mia ultima domanda è per Paolo. Caro Paolo, so che nei giorni scorsi la tua mamma ti ha lasciato e quando fra pochi giorni tornerai a casa non la troverai più ad aspettarti. Tutti ti siamo stati vicini, anche io ho pregato per lei…Come hai vissuto questo tempo di dolore? Nella vostra Stazione vi sentite lontani e isolati e soffrite un senso di separazione, o vi sentite uniti fra voi e inseriti in una comunità che vi accompagna con attenzione e affetto?
Paolo Nespoli, Italia
Santo Padre, ho sentito le sue preghiere, le vostre preghiere arrivare fino qua su: è vero, siamo fuori da questo mondo, orbitiamo intorno alla Terra ed abbiamo un punto di vantaggio per guardare la Terra e per sentire tutto quello che ci sta attorno. I miei colleghi qui, a bordo della Stazione – Dimitri, Kelly, Ron, Alexander e Andrei – mi sono stati vicini in questo momento importante per me, molto intenso, così come i miei fratelli, le mie sorelle, le mie zie, i miei cugini, i miei parenti sono stati vicini a mia madre negli ultimi momenti. Sono grato di tutto questo. Mi sono sentito lontano ma anche molto vicino, e sicuramente il pensiero di sentire tutti voi vicino a me, uniti in questo momento, è stato di estremo sollievo. Ringrazio anche l’Agenzia spaziale europea e l’Agenzia spaziale americana che hanno messo a disposizione le risorse affinché io abbia potuto parlare con lei negli ultimi momenti.
Final greeting
Dear astronauts,
I thank you warmly for this wonderful opportunity to meet and dialogue with you. You have helped me and many other people to reflect together on important issues that regard the future of humanity. I wish you the very best for your work and for the success of your great mission at the service of science, international collaboration, authentic progress, and for peace in the world. I will continue to follow you in my thoughts and prayers and I willingly impart my Apostolic Blessing.
© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana
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