venerdì 3 aprile 2009

Il Papa ai vescovi argentini: "Il sacerdote ha la grande responsabilità di apparire dinanzi ai fedeli irreprensibile nella sua condotta"


VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI ARGENTINA (2° GRUPPO), 02.04.2009

Alle ore 12.00 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI incontra i Presuli della Conferenza Episcopale di Argentina (2° gruppo), ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum", e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Pubblichiamo qui di seguito una nostra traduzione del discorso rivolto dal Papa al secondo gruppo di presuli della Conferenza episcopale dell'Argentina ricevuti questa mattina, giovedì 2 aprile, in occasione della visita ad limina Apostolorum.

Cari Fratelli nell'Episcopato

1. È per me un'immensa gioia potervi ricevere questa mattina, pastori del popolo di Dio in Argentina, venuti a Roma in occasione della visita ad limina Apostolorum. Il mio pensiero si volge anche a tutte le diocesi che rappresentate e ai vostri sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli, che con abnegazione ed entusiasmo lavorano per l'edificazione del Regno di Dio in questa amata nazione.
In primo luogo, desidero ringraziare per le cordiali parole che, a nome di tutti, mi ha rivolto monsignor Alfonso Delgado Evers, arcivescovo di San Juan de Cuyo, il quale ha voluto ribadire i vostri sentimenti di comunione con il Successore di Pietro, rafforzando così il vincolo interiore che ci unisce nella fede, nell'amore fraterno e nella preghiera.

2. Come in molte altre parti del mondo, anche in Argentina sentite l'urgenza di portare avanti una vasta e incisiva azione evangelizzatrice che, tenendo conto dei valori cristiani che hanno modellato la storia e la cultura del vostro Paese, porti a una rinascita spirituale e morale delle vostre comunità, e di tutta la società. Vi spinge a farlo anche il vigoroso impulso missionario che la v conferenza generale dell'episcopato Latinoamericano e dei Caraibi, tenutasi ad Aparecida, ha voluto suscitare in tutta la Chiesa dell'America Latina (cfr. Documento conclusivo, n. 213).

3. Il mio venerato predecessore, Papa Paolo VI, ha affermato nell'esortazione apostolica Evangelii nuntiandi che "evangelizzare è anzitutto testimoniare, in maniera semplice e diretta, Dio rivelato a Gesù Cristo, nello Spirito Santo. Testimoniare che nel suo Figlio ha amato il mondo" (n. 26). Non consiste dunque solo nel trasmettere o nell'insegnare una dottrina, ma anche nell'annunciare Cristo, il mistero della sua persona e il suo amore, poiché siamo veramente convinti che "non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l'amicizia con Lui" (Omelia nella santa messa per l'inizio del ministero Petrino, 24 aprile 2005).
Questo annuncio limpido ed esplicito di Cristo come Salvatore degli uomini, s'inserisce nella ricerca appassionante della verità, della bellezza e del bene che caratterizza l'essere umano. Inoltre, tenendo conto che "la verità non s'impone che con la forza della verità stessa" (Dignitatis humanae, n. 1), e che le conoscenze acquisite da altri o trasmesse dalla propria cultura arricchiscono l'uomo con verità che da solo non potrebbe raggiungere, riteniamo che "l'annuncio e la testimonianza del Vangelo sono il primo servizio che i cristiani possono rendere a ogni persona e all'intero genere umano" (Discorso al congresso della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, 11 marzo 2006).

4. Qualsiasi impegno evangelizzatore nasce da un triplice amore: per la Parola di Dio, la Chiesa e il mondo. Poiché attraverso la Sacra Scrittura Cristo ci permette di conoscerlo nella sua persona, nella sua vita e nella sua dottrina, "compito prioritario della Chiesa, all'inizio di questo nuovo millennio, è innanzitutto nutrirsi della Parola di Dio, per rendere efficace l'impegno della nuova evangelizzazione, dell'annuncio nei nostri tempi" (Omelia a conclusione della XII assemblea generale del Sinodo dei vescovi, 26 ottobre 2008). Tenendo conto che la Parola di Dio reca sempre frutti abbondanti (cfr. Is 55, 10-11; Mt 13, 23), e che solo essa può cambiare profondamente il cuore dell'uomo, vi incoraggio, cari fratelli, a facilitare l'accesso di tutti i fedeli alla Sacra Scrittura (cfr. Dei Verbum, nn. 22 e 25), affinché, ponendo la Parola di Dio al centro della loro vita, accolgano Cristo come redentore e la sua luce illumini tutti gli ambiti dell'umanità (cfr. Omelia nell'apertura della XII assemblea generale del Sinodo dei vescovi, 5 ottobre 2008).
Visto che la Parola di Dio non si può comprendere se la si separa dalla Chiesa e la si pone al suo margine, è necessario promuovere lo spirito di comunione e di fedeltà al magistero, soprattutto in quanti hanno la missione di trasmettere integralmente il messaggio del Vangelo. L'evangelizzatore, quindi, deve essere un figlio fedele della Chiesa e, inoltre, deve essere pieno di amore per gli uomini, per sapere offrire loro la grande speranza che portiamo nella nostra anima (cfr. 1 Pt 3, 15).

5. Bisogna sempre tenere presente che la prima forma di evangelizzazione è la testimonianza della propria vita (cfr. Lumen gentium, n. 35). La santità di vita è un dono prezioso che potete offrire alle vostre comunità nel cammino del vero rinnovamento della Chiesa. Oggi più che mai la santità è un'esigenza sempre attuale, poiché l'uomo del nostro tempo sente il bisogno urgente della testimonianza chiara e attraente di una vita coerente ed esemplare.

A tale proposito, vi esorto vivamente a prestare un'attenzione speciale ai presbiteri, vostri più diretti collaboratori. Le sfide dell'epoca attuale richiedono più che mai sacerdoti virtuosi, pieni di spirito di preghiera e di sacrificio, con una salda formazione e dediti al servizio di Cristo e della Chiesa mediante l'esercizio della carità. Il sacerdote ha la grande responsabilità di apparire dinanzi ai fedeli irreprensibile nella sua condotta, seguendo da vicino Cristo e con il sostegno e l'incoraggiamento dei fedeli, soprattutto con la loro preghiera, comprensione e affetto spirituale.

6. L'annuncio del Vangelo riguarda tutti nella Chiesa; anche i fedeli laici, destinati a questa missione grazie al battesimo e alla confermazione (cfr. Lumen gentium, n. 33). Vi esorto, amati Fratelli nell'Episcopato, a far sì che i laici siano sempre più consapevoli della loro vocazione, come membra vive della Chiesa e autentici discepoli e missionari di Cristo in tutte le cose (cfr. Gaudium et spes, n. 43). Quanti benefici ci si può aspettare, anche per la società civile, dal risorgere di un laicato maturo, che ricerchi la santità nelle sue attività temporali, in piena comunione con i suoi Pastori, e saldo nella sua vocazione apostolica di essere fermento evangelico nel mondo.

7. Affido con particolare devozione alla Vergine Maria, Nuestra Señora de Luján, tutti i vostri aneliti pastorali, le vostre preoccupazioni e persone. A voi, ai vostri sacerdoti, ai religiosi, ai seminaristi e ai fedeli, imparto, con affetto nel Signore, una speciale Benedizione Apostolica.

© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana

(©L'Osservatore Romano - 3 aprile 2009)

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