martedì 28 aprile 2009

Il Papa: "L’Aquila, anche se ferita, potrà tornare a volare"


VISITA DEL SANTO PADRE ALLE ZONE COLPITE DAL TERREMOTO IN ABRUZZO (28 APRILE 2009): LO SPECIALE DEL BLOG

DISCORSI DEL SANTO PADRE IN OCCASIONE DELLA VISITA ALLE ZONE TERREMOTATE DELL’ABRUZZO

IL VIDEO SU BENEDICT XVI.TV

VISITA DEL PAPA AD ONNA E L'AQUILA: VIDEO E FOTO

VISITA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI ALLE ZONE TERREMOTATE DELL’ABRUZZO, 28.04.2009

INCONTRO CON LA POPOLAZIONE ED IL PERSONALE IMPEGNATO NEI SOCCORSI A COPPITO

Alle ore 12 il Santo Padre Benedetto XVI è arrivato alla Scuola della Guardia di Finanza di Coppito dove ha incontrato, per un breve saluto, i Sindaci e i Parroci dei Comuni più colpiti dal sisma.
Quindi, nel Piazzale della Scuola, il Papa ha incontrato la popolazione ed il personale impegnato nei soccorsi (Volontari, Protezione Civile, Vigili del Fuoco, Militari,...).
Dopo gli indirizzi di saluto dell’Arcivescovo de L’Aquila, S.E. Mons. Giuseppe Molinari, del Presidente della Regione Abruzzo, On. Gianni Chiodi, e del Sindaco della Città, On. Massimo Cialente, il Papa ha rivolto ai presenti un discorso e ha guidato la recita del Regina Coeli davanti alla statua della Madonna di Roio, Nostra Signora della Croce, davanti alla quale ha deposto una rosa d’oro.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha pronunciato nel corso dell’incontro:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

Grazie per la vostra accoglienza, che mi commuove profondamente. Vi abbraccio tutti con affetto nel nome di Cristo, nostra salda Speranza.
Saluto il vostro Arcivescovo, il caro Mons. Giuseppe Molinari, che come Pastore ha condiviso e sta condividendo con voi questa dura prova; a lui va il mio ringraziamento per le toccanti parole piene di fede e di fiducia evangelica con cui si è fatto interprete dei vostri sentimenti. Saluto il Sindaco dell’Aquila, Onorevole Massimo Cialente, che con grande impegno sta operando per la rinascita di questa città; come pure il Presidente della Regione, Onorevole Gianni Chiodi. Ringrazio entrambi per le loro cortesi parole. Saluto la Guardia di Finanza, che ci ospita in questo luogo. Saluto i Parroci, gli altri sacerdoti e le religiose. Saluto i Sindaci dei paesi colpiti da questa sciagura, e tutte le Autorità civili e militari presenti: la Protezione Civile, i Vigili del Fuoco, la Croce Rossa, le Squadre di Soccorso, e i tanti volontari di molte e diverse associazioni.
Nominarle tutte mi sarebbe difficile, ma a ciascuno vorrei far giungere una speciale parola di apprezzamento. Grazie di ciò che avete fatto e soprattutto dell’amore con cui l’avete fatto. Grazie dell’esempio che avete dato. Andate avanti uniti e ben coordinati, così che si possano attuare quanto prima soluzioni efficaci per chi oggi vive nelle tendopoli. Lo auguro di cuore, e prego per questo.Ho iniziato questa mia visita da Onna, tanto fortemente colpita dal sisma, pensando alle altre comunità terremotate, che ho visto dall’alto sorvolando la zona in elicottero.

Ho nel cuore tutte le vittime di questa catastrofe: bambini, giovani, adulti, anziani, sia abruzzesi che di altre regioni d’Italia o anche di nazioni diverse. La sosta nella Basilica di Collemaggio, per venerare le spoglie del santo Papa Celestino V, mi ha dato modo di toccare con mano il cuore ferito di questa città.

Il mio ha voluto essere un omaggio alla storia e alla fede della vostra terra, e a tutti voi, che vi identificate con questo Santo. Sulla sua urna, come Ella Signor Sindaco ha ricordato, ho lasciato quale segno della mia partecipazione spirituale il Pallio che mi è stato imposto nel giorno dell’inizio del mio Pontificato.

Inoltre, assai toccante è stato per me pregare davanti alla Casa dello studente, dove non poche giovani vite sono state stroncate dalla violenza del sisma. Attraversando la città, mi sono reso ancor più conto di quanto gravi siano state le conseguenze del terremoto. Eccomi ora qui, in questa Piazza su cui s’affaccia la Scuola della Guardia di Finanza, che praticamente sin dal primo momento funziona come quartiere generale di tutta l’opera di soccorso. Questo luogo, consacrato dalla preghiera e dal pianto per le vittime, costituisce come il simbolo della vostra volontà tenace di non cedere allo scoraggiamento. "Nec recisa recedit": il motto del Corpo della Guardia di Finanza, che possiamo ammirare sulla facciata della struttura, sembra bene esprimere quella che il Sindaco ha definito la ferma intenzione di ricostruire la città con la costanza caratteristica di voi abruzzesi.

Questo ampio piazzale, che ha ospitato le salme delle tante vittime per la celebrazione delle esequie presiedute dal Cardinale Tarcisio Bertone, mio Segretario di Stato, raccoglie quest’oggi le forze impegnate ad aiutare L’Aquila e l’Abruzzo a risorgere presto dalle macerie del terremoto. Come ha ricordato l’Arcivescovo, la mia visita in mezzo a voi, da me desiderata sin dal primo momento, vuole essere un segno della mia vicinanza a ciascuno di voi e della fraterna solidarietà di tutta la Chiesa. In effetti, come comunità cristiana, costituiamo un solo corpo spirituale, e se una parte soffre, tutte le altre parti soffrono con lei; e se una parte si sforza di risollevarsi, tutte partecipano al suo sforzo.

Devo dirvi che manifestazioni di solidarietà mi sono giunte per voi da tante parti. Numerose alte personalità delle Chiese Ortodosse mi hanno scritto per assicurare la loro preghiera e vicinanza spirituale, inviando anche aiuti economici.

Desidero sottolineare il valore e l’importanza della solidarietà, che, sebbene si manifesti particolarmente in momenti di crisi, è come un fuoco nascosto sotto la cenere. La solidarietà è un sentimento altamente civico e cristiano e misura la maturità di una società. Essa in pratica si manifesta nell’opera di soccorso, ma non è solo una efficiente macchina organizzativa: c’è un’anima, c’è una passione, che deriva proprio dalla grande storia civile e cristiana del nostro popolo, sia che avvenga nelle forme istituzionali, sia nel volontariato. Ed anche a questo, oggi, voglio rendere omaggio.

Il tragico evento del terremoto invita la Comunità civile e la Chiesa ad una profonda riflessione. Come cristiani dobbiamo chiederci: "Che cosa vuole dirci il Signore attraverso questo triste evento?".

Abbiamo vissuto la Pasqua confrontandoci con questo trauma, interrogando la Parola di Dio e ricevendone nuova luce. Abbiamo celebrato la morte e la risurrezione di Cristo portando nella mente e nel cuore il vostro dolore, pregando perché non venisse meno nelle persone colpite la fiducia in Dio e la speranza. Ma anche come Comunità civile occorre fare un serio esame di coscienza, affinché il livello delle responsabilità, in ogni momento, mai venga meno. A questa condizione, L’Aquila, anche se ferita, potrà tornare a volare.

Vi invito ora, cari fratelli e sorelle, a volgere lo sguardo verso la statua della Madonna di Roio, venerata in un Santuario a voi molto caro, per affidare a Lei, Nostra Signora della Croce, la città e tutti gli altri paesi toccati dal terremoto. A Lei lascio una Rosa d’oro, quale segno della mia preghiera per voi, mentre raccomando alla sua materna e celeste protezione tutte le località colpite.

Ed ora preghiamo:
O Maria, Madre nostra amatissima!
Tu, che stai vicino alle nostre croci,
come rimanesti accanto a quella di Gesù,
sostieni la nostra fede, perché pur affranti dal dolore,
conserviamo lo sguardo fisso sul volto di Cristo
in cui, nell’estrema sofferenza della croce,
si è mostrato l’amore immenso e puro di Dio.
Madre della nostra speranza, donaci i tuoi occhi per vedere,
oltre la sofferenza e la morte, la luce della risurrezione;
donaci il tuo cuore per continuare,
anche nella prova, ad amare e a servire.
O Maria, Madonna di Roio,
Nostra Signora della Croce, prega per noi!


Regina Caeli…

© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana

Al termine, il Santo Padre Benedetto XVI ha salutato i Rappresentanti delle diverse categorie presenti all’incontro.

IL SALUTO DELL'ARCIVESCOVO DELL'AQUILA, MONS. GIUSEPPE MOLINARI

Pubblichiamo il testo integrale del sa­luto rivolto ieri mattina al Papa dal­l’arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Molinari

Beatissimo Padre,

pensando in questi giorni a questa sua visita, tanto attesa e per noi tutti fonte di immensa gioia e di grande speranza, mi tornano al­la mente le pagine degli Atti degli A­postoli, dove si racconta di Pietro, il primo Papa, in visita alla comunità di Lidda, dove guarì un paralitico (At­ti 9,32-35) e poi a Giaffa, dove ridie­de la vita a Tabità, una discepola che 'abbondava di opere buone e face­va molte elemosine' (Atti 9,36-43). Ma, soprattutto, mi tornava alla mente, quella pagina degli Atti dove si racconta dei molti miracoli e pro­digi che avvenivano a Gerusalemme per opera degli Apostoli. ' Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Sa­lomone; degli altri, nes­suno osava associarsi a loro, ma il popolo li esal­tava. Intanto aumentava il numero degli uomini e delle donne che credeva- no nel Signore, fino al punto che por­tavano gli ammalati nelle piazze, po­nendoli su lettucci e giacigli, perché, quando Pietro passava anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di lo­ro'. (Atti 5, 12-16). E il Libro Sacro conclude questo racconto assicu­rando che molte di queste persone venivano guarite, dalla sola ombra di Pietro che passava. Il merito era, naturalmente, tutto del Signore che si serviva del suo servo Pietro, il pri­mo Papa. Beatissimo Padre, noi crediamo con tutto il cuore che la sua venuta tra noi, questo suo sostare in mezzo al­le nostre ferite e al nostro dolore, sia un passaggio benedetto dal Signore e del quale il Signore si serve per por­tare conforto, speranza, aiuto. Ed an­che la guarigione. Soprattutto la gua­rigione da ogni tentazione contro la fede e da ogni crisi della nostra spe­ranza. Possa veramente il Signore, attraverso la sua visita, farci sentire la sua carezza di Padre, la sua pre­senza apportatrice di speranza e di tanta voglia di rinascere dalla nostra tragedia.
Beatissimo Padre, noi le siamo già immensamente grati per la vicinan­za che ci ha mostrata, con le sue pa­role, con il suo messaggio letto dal suo segretario particolare e con la presenza del suo segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, al do­lorosissimo rito funebre delle vitti­me del terremoto. La ringraziamo anche per l’offerta inviata per le pri­me necessità in questa immensa tra­gedia. Un grazie vivissimo anche da parte di tutti i bambini che hanno ri­cevuto il suo dono per il giorno di Pa­squa. Ma noi sappiamo che lei, Bea­tissimo Padre, è venuto per pregare insieme a noi.
Per pregare per i nostri morti, per­ché il Signore li accolga nella vita ve­ra. Per pregare per i parenti di tutte queste vittime. Perché il Signore do­ni loro il conforto e la speranza che solo Lui può dare. Per pregare per tutta la nostra gente che ha ancora paura, che atten­de di poter vedere risolti i problemi più immediati.
Beatissimo Padre, le chiediamo di pregare insieme a noi, oggi, soprat­tutto perché la nostra città possa risorgere presto da queste macerie del terremoto.
Sono venuti tanti fratelli e sorelle tra noi, in questi giorni. E non li ringra­zieremo mai abbastanza per la loro incredibile e commuovente solida­rietà. Sono venuti anche rappresen­tanti delle istituzioni e della politica. E ci hanno mostrato tanta solidarietà e ci hanno fatto tante promesse sin­cere.
Beatissimo Padre, noi vorremmo che Lei pregasse insieme a noi, oggi, per­ché questa solidarietà delle istitu­zioni continui nel tempo e le pro­messe vengano mantenute.
Vorremmo pregare insieme a Lei, og­gi, perché questa solidarietà delle i­stituzioni non si infranga in poveri interessi di parte, che rischiano di ri­tardare o vanificare l’opera della ri­costruzione.
In questi momenti la nostra città non ha bisogno solo di ricercare le re­sponsabilità del passato. Ha bisogno, soprattutto, di suscitare tanta re­sponsabilità per il presente.
La ricostruzione dell’Aquila o ci sarà subito o non ci sarà. E sarebbe la no­stra morte, più brutta di quella, già tanto tragica, causata dal terremoto. Beatissimo Padre, preghi per noi og­gi perchè la nostra città risorga pre­sto, con il contributo di tutti, cer­cando sinceramente il bene di tutti, rispettando le competenze di tutti. Ma senza cedere neppure alla più piccola forma di ostruzionismo. O­gni ostacolo alla rinascita del mon­do del lavoro, alla costruzione di nuove case, alla rinascita della no­stra università sarebbe un delitto in­fame, che gli aquilani non perdone­ranno mai. Beatissimo Padre, chieda al Signore per noi questo miracolo di una pron­ta e coraggiosa ricostruzione.
E ci dia la sua apostolica benedizio­ne anche perché si realizzi questo grande sogno che sta a cuore a tutti gli Aquilani.

Giuseppe Molinari arcivescovo dell’Aquila

© Copyright Avvenire, 29 aprile 2009

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