7 mesi fa
mercoledì 1 aprile 2009
Scambio di lettere fra Benedetto XVI e il Primo Ministro della Gran Bretagna, Gordon Brown alla vigilia del G20: i testi integrali
VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE IN CAMERUN E ANGOLA (17-23 MARZO 2009): LO SPECIALE DEL BLOG
Scambio di lettere fra Benedetto XVI e il Primo Ministro della Gran Bretagna, Gordon Brown alla vigilia del G20
Il Santo Padre, Benedetto XVI, il 30 marzo ha indirizzato una lettera al Primo Ministro britannico, Gordon Brown, alla vigilia del vertice del G20 a Londra, assicurando la sua preghiera e auspicando l’impegno dei leaders partecipanti all’incontro per affrontare le più gravi urgenze della situazione mondiale e in particolare dell’Africa, da lui recentemente visitata. Il Primo Ministro ha sollecitamente risposto il 31 marzo alla Lettera del Papa, manifestando la sua adesione all’appello e indicando linee concrete di impegno per rispondervi.
Seguono i testi integrali della Lettera del Santo Padre e della risposta (in inglese) dal Primo Ministro, Gordon Brown.
A Sua Eccellenza
l’On. Gordon Brown,
Primo Ministro del Regno Unito
Signor Primo Ministro,
Nella Sua recente visita in Vaticano, Ella ha voluto cortesemente informarmi sul Vertice delle 20 economie più grandi del mondo, che si terrà a Londra nei giorni 2-3 aprile 2009, allo scopo di coordinare con urgenza le misure necessarie per stabilizzare i mercati finanziari e consentire alle aziende e alle famiglie di superare il presente periodo di grave recessione, per rilanciare una crescita sostenibile dell’economia mondiale e per riformare e rafforzare sostanzialmente i sistemi di governabilità globale affinché tale crisi non si ripeta nel futuro.
Vorrei ora, con questa mia lettera, manifestare a Lei e ai Capi di Stato e ai Capi di Governo che parteciperanno al Vertice il ringraziamento della Chiesa Cattolica, così come il mio apprezzamento personale, per gli alti obiettivi che l’incontro si propone e che si fondano sulla convinzione, condivisa da tutti i Governi e gli Organismi internazionali partecipanti, che l’uscita dall’attuale crisi globale solo si può realizzare insieme, evitando soluzioni improntate all’egoismo nazionalistico e al protezionismo.
Scrivo questo messaggio di ritorno dall’Africa, dove ho potuto toccare con mano sia la realtà di una povertà bruciante e di una esclusione cronica, che la crisi rischia di aggravare drammaticamente, sia le straordinarie risorse umane di cui quel Continente gode e che può mettere a disposizione dell’intero pianeta.
Il Vertice di Londra, così come il Vertice di Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90 % del PIL e l’80 % del commercio mondiale. In questo contesto, l’Africa subsahariana è presente con un unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i partecipanti al Vertice a una profonda riflessione, perché appunto coloro la cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di tutti.
Occorre pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti multilaterali esistenti nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad essa collegate, affinché sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano condivisi da tutti.
Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro motivo di riflessione per il Vertice.
Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé stesse la radice del loro fallimento.
L’unico fondamento vero e solido è la fiducia nell’uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l’etica nelle finanze.
La crisi attuale ha sollevato lo spettro della cancellazione o della drastica riduzione dei piani di aiuto estero, specialmente per l’Africa e per gli altri Paesi meno sviluppati.
L’aiuto allo sviluppo, comprese le condizioni commerciali e finanziarie favorevoli ai Paesi meno sviluppati e la remissione del debito estero dei Paesi più poveri e più indebitati, non è stata la causa della crisi e, per un motivo di giustizia fondamentale, non deve esserne la vittima.
Se un elemento centrale della crisi attuale è da riscontrare in un deficit di etica nelle strutture economiche, questa stessa crisi ci insegna che l’etica non è “fuori” dall’economia, ma “dentro” e che l’economia non funziona se non porta in sé l’elemento etico.
Perciò, la rinnovata fiducia nell’uomo, che deve informare ogni passo verso la soluzione della crisi, troverà la sua migliore concretizzazione nel coraggioso e generoso potenziamento di una cooperazione internazionale capace di promuovere un reale sviluppo umano ed integrale. La fattiva fiducia nell’uomo, soprattutto la fiducia negli uomini e nelle donne più povere – dell’Africa e di altre regioni del mondo colpite dalla povertà estrema – sarà la prova che veramente si vuole uscire dalla crisi senza esclusioni e in modo permanente e che si vuole evitare decisamente il ripetersi di situazioni simili a quelle che oggi ci tocca vivere.
Vorrei inoltre unire la mia voce a quella degli appartenenti a diverse religioni e culture che condividono la convinzione che l’eliminazione della povertà estrema entro il 2015, a cui si sono impegnati i Governanti nel Vertice ONU del Millennio, continua ad essere uno dei compiti più importanti del nostro tempo.
Implorando la benedizione di Dio per il Vertice di Londra e per tutti gli incontri multilaterali che, in questi tempi, cercano di trovare elementi per la soluzione della crisi finanziaria, colgo l’occasione per esprimerLe di nuovo, Onorevole Sig. Primo Ministro, la mia stima e porgerLe un deferente e cordiale saluto.
Dal Vaticano, 30 marzo 2009
BENEDICTUS PP. XVI
© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana
© Copyright Radio Vaticana
Testo in lingua inglese delle risposta del Primo ministro Britannico Gordon Brown :
Your Holiness
Thank you for your letter of 30 March about the London G20 Summit. It was a pleasure to meet you recently. I was inspired by our discussion to redouble my efforts to ensure the G20 Summit does not forget the poor or climate change.
Millions of families around the world are struggling as the recession takes its toll. We must provide real help to get people through these tough times and take action to lay the foundations for recovery. That is why we must get an ambitious outcome from the London Summit on 2 April.
As you say, the world's poorest are most at risk from this crisis, even though they have not been responsible for creating it. Protecting the poorest is one of my top priorities and we stand ready to support the most vulnerable in society. It is vital that rich countries keep their promises on aid, even in these tough times.
The UK has also already announced a contribution to the World Bank's Rapid Social Response Fund that will protect some of the poorest from the impact of the crisis. We are calling on others to make a contribution, to provide real help for people in difficulty. We must not turn away from the poor at a time when they most need our help. I hope the G20 will also help create momentum for the vital Copenhagen Climate talks and back a low carbon recovery. I am committed to doing all I can to help ensure our transition to a greener future.
As well as helping the poorest and supporting a low carbon recovery, the G20 must also take bold action to help kickstart global trade and give the IMF the funds it needs to support big emerging economies, increasingly starved of global finance. Millions of jobs will depend on this.
Finally we must agree tough measures to better regulate banks and hedge funds and ensure the shadow banking system is regulated.
As you say, the poorest, particularly Africa, need a greater voice in the G20. This is why we have extended the participation at the London Summit beyond the traditional members of the G20 to include African and Asian regional representation, in the form of the New Economic Partnership for African Development (NEPAD) and the Association of South East Asian Nations (ASEAN). We will of course also have the heads of the IMF and World Bank, who work to support the economies of the emerging and developing world, and I am delighted that the UN Secretary General will be joining us. Additionally, in advance of the London Summit, I hosted detailed discussions in London with African leaders to hear views and have taken these into account.
This is a decisive moment for the world economy. We have a choice to make. We can either let the recession run its course, or we can resolve as a world community to unite, to stand with millions of people struggling in these tough times, to fight back against this global recession that is hurting so many people in every continent. I hope that the world's leaders can come together to rise to this challenge.
© Copyright Radio Vaticana
Questa è una nostra traduzione italiana della lettera.
Santità,
la ringrazio per la lettera del 30 marzo sul vertice g20 che si svolgerà a Londra. Dal nostro colloquio ho tratto ispirazione a raddoppiare i miei sforzi per garantire che il g20 non dimentichi i poveri e la questione del mutamento climatico.
Milioni di famiglie in tutto il mondo lottano mentre la recessione miete le sue vittime. Dobbiamo offrire aiuto reale per accompagnare le persone in questi tempi difficili e agire per gettare le fondamenta della ripresa. È per questo che dobbiamo ottenere un risultato ambizioso dal vertice il 2 aprile.
Come ha detto, i più poveri del mondo sono più a rischio in questa crisi, sebbene non l'abbiano causata loro. Tutelare i più poveri è una delle mie priorità e siamo pronti a sostenere i più vulnerabili nella società. È importante che i Paesi ricchi mantengano le loro promesse di aiuto, anche in questi tempi difficili.
Il Regno Unito ha anche prontamente annunciato che darà un contributo al Fondo rapido di risposta sociale della Banca Mondiale che proteggerà alcuni dei più poveri dall'impatto della crisi. Esortiamo altri a rendere il proprio contributo, a offrire aiuto reale alle persone in difficoltà. Non dobbiamo abbandonare i poveri nel momento in cui hanno maggior bisogno del nostro aiuto. Spero che il g20 funga anche da impulso per gli importanti colloqui a Copenaghen sul clima, per promuovere una bassa emissione di carbonio.
Mi impegno a fare tutto il possibile per garantire il passaggio a un futuro più verde.
Oltre ad aiutare i più poveri e a sostenere la bassa emissione di carbonio, il g20 deve anche agire con determinazione per promuovere la ripresa del commercio globale e dare al Fmi i fondi necessari per sostenere le grandi economie emergenti, sempre più bisognose di finanza globale. Milioni di posti di lavoro dipenderanno da questo.
Infine dobbiamo concordare misure incisive per regolare meglio le banche e gli hedge funds e garantire la regolamentazione del sistema bancario ombra.
Come ha detto, i più poveri, in particolare l'Africa, hanno bisogno di far udire meglio la propria voce. Per questo oltre ai membri tradizionali del g20 abbiamo previsto la partecipazione della rappresentanza regionale africana e asiatica nella forma della New partnership for African development (Nepad) e dell'Association of South East Asian Nations (Asean). Inoltre parteciperanno i responsabili del Fmi e della Banca Mondiale, che operano a sostegno delle economie del mondo emergente e in via di sviluppo. Sono anche lieto della partecipazione del segretario generale delle Nazioni Unite. Inoltre, prima del vertice di Londra, ho svolto in questa città colloqui approfonditi con responsabili africani per ascoltare le loro opinioni e le ho prese in considerazione.
Si tratta di un momento decisivo per l'economia mondiale. Dobbiamo fare una scelta. Possiamo lasciare che la recessione segua il suo corso oppure possiamo decidere, in quanto comunità mondiale, di unirci, di stare dalla parte di milioni di persone che lottano in questi tempi difficili, di combattere questa recessione globale che colpisce così tanti in ogni continente. Auspico che i responsabili mondiali si uniscano per dimostrarsi all'altezza di questa sfida.
(©L'Osservatore Romano - 2 aprile 2009)
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