giovedì 9 aprile 2009

Il Papa: "Siamo venuti a cantare insieme un inno di speranza. Vogliamo dire a noi stessi che tutto non è perduto nei momenti di difficoltà"


FESTIVITA' PASQUALI 2006-2009: LO SPECIALE DEL BLOG

VIA CRUCIS 2009: MEDITAZIONI E PREGHIERE DI MONS. THOMAS MENAMPARAMPIL

Sulle vie della storia il respiro silenzioso e inerme della verità

Le meditazioni sulle quattordici stazioni della Via Crucis saranno introdotte dalla seguente preghiera che sarà pronunciata da Benedetto XVI.

Cari fratelli e sorelle,

siamo venuti a cantare insieme un inno di speranza. Vogliamo dire a noi stessi che tutto non è perduto nei momenti di difficoltà.

Quando le cattive notizie si susseguono, siamo oppressi dall'ansia. Quando la disgrazia ci colpisce più da vicino, ci scoraggiamo. Quando una calamità fa di noi le sue vittime, la fiducia in noi stessi è del tutto scossa e la nostra fede è messa alla prova. Ma non tutto è ancora perduto. Come Giobbe, siamo alla ricerca di senso (cfr. Giobbe, 1, 13-2, 10).

In questo sforzo abbiamo un esempio: "Abramo credette, saldo nella speranza contro ogni speranza" (Romani, 4, 18). In verità, in tempi difficili non vediamo nessun motivo per credere e sperare. Eppure crediamo. Eppure speriamo. Questo può succedere nella vita di ognuno di noi. Questo succede nel più vasto contesto sociale.
Con il Salmista ci chiediamo: "Perché ti rattristi, anima mia, perché ti agiti in me? Spera in Dio" (Salmi, 42, 6). Rinnoviamo e rafforziamo la nostra fede e continuiamo a confidare nel Signore. Poiché egli salva coloro che hanno perduto ogni speranza (cfr. Salmi, 34, 19). E questa speranza alla fine non delude (cfr. Romani, 5, 5).
È veramente in Cristo che comprendiamo il pieno significato della sofferenza. Durante questa meditazione, mentre contempleremo con angoscia l'aspetto doloroso della sofferenza di Gesù, porremo anche attenzione al suo valore redentivo. Era secondo il progetto di Dio che il "Messia avrebbe dovuto soffrire", (Atti, 3, 18; 26, 23) e che queste sofferenze dovessero essere per noi (cfr. 1 Pietro, 2, 21). La consapevolezza di questo ci riempie di una viva speranza (cfr. 1 Pietro, 1, 3). È questa speranza a mantenerci lieti e costanti nella tribolazione (cfr. Romani, 12, 12).

Un cammino di fede e di speranza è un lungo cammino spirituale, attento al più profondo disegno di Dio nei processi cosmici e negli eventi della storia umana. Poiché sotto la superficie di calamità naturali, guerre, rivoluzioni e conflitti di ogni genere, vi è una presenza silenziosa, vi è un'azione divina mirata.
Egli rimane nascosto nel mondo, nella società, nell'universo. La scienza e la tecnologia rivelano le meraviglie della sua grandezza e del suo amore: "Senza linguaggio, senza parole, senza che si oda la loro voce, per tutta la terra si diffonde il loro annuncio e ai confini del mondo il loro messaggio" (Salmi, 19, 3). Egli respira speranza.
Rivela i suoi piani attraverso la sua "Parola", mostrando come tragga il bene dal male sia nei piccoli eventi delle nostre vite personali, sia nei grandi accadimenti della storia umana. La sua "Parola" rende nota la "gloriosa ricchezza" del piano di Dio, che dice che egli ci libera dai nostri peccati e che Cristo è in voi, speranza della gloria (cfr. Colossesi, 1, 27).
Possa questo messaggio di speranza echeggiare dallo Hoang-Ho al Colorado, dall'Himalaya alle Alpi e alle Ande, dal Mississippi al Brahmaputra. Dice: "Siate forti, rendete saldo il vostro cuore, voi tutti che sperate nel Signore" (Salmi, 31, 25).

© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana

(©L'Osservatore Romano - 10 aprile 2009)

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