sabato 4 aprile 2009

Il Papa al nuovo Ambasciatore della Repubblica Dominicana: Lotta contro povertà, narcotraffico e corruzione per garantire una vita dignitosa


Benedetto XVI al nuovo Ambasciatore della Repubblica Dominicana

Lotta contro povertà, narcotraffico e corruzione per garantire una vita dignitosa

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Questa è la traduzione italiana del discorso del Papa.

Signor Ambasciatore,

La ricevo con grande gioia in questo atto solenne, nel quale lei, Eccellenza, presenta le lettere credenziali che l'accreditano come Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica Dominicana presso la Santa Sede. La ringrazio per le deferenti parole che mi ha rivolto, e anche per il cordiale saluto da parte del dottor Leonel Antonio Fernández Reyna, Presidente della sua nobile Nazione. Le chiedo gentilmente di assicurarlo che nelle mie preghiere ricordo al Signore il suo Governo e l'amato popolo dominicano, tanto vicino al cuore del Papa.
Lei, Eccellenza, è qui in rappresentanza di un paese dalle profonde radici cattoliche che, come ha appena indicato, ricorda già nel suo stesso nome l'adesione al messaggio cristiano della maggior parte del suo popolo, alludendo a san Domenico di Guzmán, illustre predicatore della Parola di Dio. Formulo voti affinché le cordiali relazioni diplomatiche che la sua Nazione mantiene con la Sede Apostolica s'intensifichino ulteriormente in futuro.
Come anche lei, Eccellenza, ha ricordato, la comunità cattolica dominicana si sta preparando a commemorare il v centenario della creazione dell'arcidiocesi di Santo Domingo, eretta l'8 agosto 1511. Questo anniversario, unito alla missione continentale voluta dalla v Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi, tenutasi ad Aparecida, è motivo di un rinnovato dinamismo missionario ed evangelizzatore, che favorirà la promozione umana di tutti i membri della società.
La Chiesa, che non si può mai confondere con la comunità politica, coincide con lo Stato nella promozione della dignità della persona nella ricerca del bene comune della società (cfr. Gaudium et spes, n. 76). In questo contesto di reciproca autonomia e sana cooperazione, s'inseriscono le iniziative diplomatiche che, con le parole del mio venerato Predecessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo II, sono "al servizio della grande causa della pace, dell'avvicinamento e della collaborazione fra i popoli e di uno scambio fecondo per arrivare a rapporti più umani e giusti" (Discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Repubblica Dominicana, 11 ottobre 1992, n. 1). Per questo, la Santa Sede ha in grande considerazione il lavoro che lei, Eccellenza, comincia a svolgere oggi.
Il suo paese ha forgiato con il tempo un ricco patrimonio culturale, profondamente inscritto nell'anima del popolo, nel quale risaltano tradizioni e costumi significativi, molti dei quali hanno la propria origine e il proprio alimento nella dottrina cattolica, che promuove in quanti la professano un anelito di libertà e di coscienza critica, di responsabilità e di solidarietà.
Più di cinque secoli fa, nella terra che oggi è la Repubblica Dominicana, si celebrava per la prima volta la Santa Messa nel continente americano. Da allora, e grazie a una generosa e dedita opera di evangelizzazione, la fede in Cristo Gesù divenne sempre più viva e operante, di modo che dall'Isola de La Española partirono i missionari incaricati di annunciare la Buona Novella della salvezza nel continente. Da quel primo seme sorse in seguito, come un albero frondoso, la Chiesa in America Latina, che con il passare degli anni ha prodotto abbondanti frutti di santità, cultura e prosperità di tutti i membri della società.
In tal senso, è giusto riconoscere l'apporto della Chiesa, attraverso le sue istituzioni, a beneficio del progresso del Paese, soprattutto in campo educativo, con le varie università, i centri di formazione tecnica, gli istituti e le scuole parrocchiali, e nell'ambito assistenziale, con l'attenzione rivolta ai numerosi immigranti, ai rifugiati, ai disabili, ai malati, agli anziani, agli orfani e ai bisognosi. A tale proposito, sono lieto di sottolineare la fluida collaborazione esistente fra le entità cattoliche locali e gli organismi dello Stato nello sviluppo di programmi che, ricercando sempre il bene comune della società, favoriscono i più bisognosi e promuovono autentici valori morali e spirituali.
D'altro canto, è di somma importanza che nei significativi cambiamenti politici e sociali nei quali la Repubblica Dominicana è immersa negli ultimi tempi, si stabiliscano e si prolunghino quei nobili principi che contraddistinguono la ricca storia dominicana fin dalla fondazione della patria. Mi riferisco, innanzitutto, alla difesa e alla diffusione di valori umani fondamentali come il riconoscimento e la tutela della dignità della persona, il rispetto della vita umana dal suo concepimento fino alla sua morte naturale e la salvaguardia dell'istituzione familiare basata sul matrimonio fra un uomo e una donna, poiché questi sono elementi insostituibili e irrinunciabili del tessuto sociale.
Negli ultimi tempi, grazie al lavoro delle diverse istanze del suo Paese, sono stati ottenuti notevoli risultati sul piano sia sociale sia economico, che consentono di auspicare un futuro più luminoso e sereno. Resta, tuttavia, ancora un lungo cammino da percorrere per assicurare una vita degna ai dominicani e sradicare le piaghe della povertà, del narcotraffico, dell'emarginazione e della violenza. Pertanto, tutto ciò che è volto a rafforzare le istituzioni è fondamentale per il benessere della società, la quale si fonda su pilastri come la pratica dell'onestà e della trasparenza, l'autonomia giuridica, la cura e il rispetto dell'ambiente e il potenziamento dei servizi sociali, assistenziali, sanitari ed educativi di tutta la popolazione. Questi passi devono essere accompagnati da una forte determinazione a sradicare definitivamente la corruzione, che provoca tanta sofferenza, soprattutto per i membri più poveri e indifesi della società. Nell'instaurare un clima di vera concordia e di ricerca di risposte e soluzioni efficaci e stabili per i problemi più pressanti, le Autorità dominicane troveranno sempre la mano tesa della Chiesa, per la costruzione di una civiltà più libera, pacifica, giusta e fraterna.
Signor Ambasciatore, prima di concludere il nostro incontro, vorrei rinnovarle la mia vicinanza spirituale, unitamente ai miei ferventi auspici affinché l'importante mandato che le è stato affidato rechi beneficio alla sua Nazione. Le chiedo di farsi interprete di questa speranza presso il signor Presidente e il Governo della Repubblica Dominicana. Lei, Eccellenza, la sua famiglia e il personale di questa Missione Diplomatica potrete sempre contare sulla stima, la buona accoglienza e il sostegno di questa Sede Apostolica nello svolgimento della sua alta responsabilità, per la quale auspico copiosi frutti. Supplico il Signore, per intercessione di Nostra Signora di Altagracia e di san Domenico di Guzmán, di colmare di doni celesti tutti i figli e le figlie di questo amato Paese, ai quali imparto con piacere la Benedizione Apostolica.



(©L'Osservatore Romano - 4 aprile 2009)

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