venerdì 30 marzo 2012

Il Papa ai detenuti di Rebibbia: Questo, cari amici, è il grande dono che Gesù ci ha fatto con la sua Via Crucis: ci ha rivelato che Dio è amore infinito, è misericordia, e porta fino in fondo il peso dei nostri peccati, perché noi possiamo rialzarci e riconciliarci e ritrovare la pace. Anche noi, allora, non abbiamo paura di percorrere la nostra “via crucis”, di portare la nostra croce insieme con Gesù

VISITA PASTORALE DEL PAPA AL CARCERE DI REBIBBIA (18 DICEMBRE 2011): LO SPECIALE DEL BLOG

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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA VIA CRUCIS NELLA CASA CIRCONDARIALE DI REBIBBIA A ROMA, 30.03.2012

"Oggi sarai con me in paradiso" è tema scelto per la Via Crucis che si è tenuta oggi pomeriggio alle 16.30 nella Casa circondariale "Nuovo complesso" di Rebibbia a Roma.
La celebrazione è stata presieduta dal Cardinale Vicario di Roma, Agostino Vallini, alla presenza del Direttore dell’Istituto di pena di Via Majetti, Dr. Carmelo Cantone, del Direttore della Caritas diocesana, Mons. Enrico Feroci e di numerosi fedeli provenienti da diverse parrocchie romane. Tra loro anche i volontari della Caritas e i seminaristi che ogni giorno prestano il loro servizio nel carcere. Con il cappellano dell’Istituto di pena hanno partecipato circa trecento detenuti. La Via Crucis si è svolta nella piazza antistante la chiesa del carcere, intitolata a "Dio Padre nostro".
Il Santo Padre Benedetto XVI, che ha visitato il carcere di Rebibbia lo scorso 18 dicembre, ha inviato ai partecipanti alla Via Crucis il messaggio che riportiamo di seguito:


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

Cari fratelli!

Sono stato felice di sapere che, in preparazione alla Pasqua, darete vita, nella Casa Circondariale di Rebibbia, ad una Via Crucis che sarà presieduta dal mio Vicario per Roma, il Cardinale Agostino Vallini, con la partecipazione di detenuti, operatori penitenziari e gruppi di fedeli da varie parrocchie della città.
Mi sento particolarmente vicino a questa iniziativa, perché è sempre vivo nel mio animo il ricordo della visita che ho compiuto nel carcere di Rebibbia poco prima dello scorso Natale; ricordo i volti che ho incontrato e le parole che ho ascoltato, e che hanno lasciato in me un segno profondo. Perciò, mi unisco spiritualmente alla vostra preghiera, e così posso dare continuità alla mia presenza in mezzo a voi, e di questo ringrazio in particolare i vostri Cappellani.
So che questa Via Crucis vuole essere anche un segno di riconciliazione.
In effetti, come disse uno dei detenuti durante il nostro incontro, il carcere serve per rialzarsi dopo essere caduti, per riconciliarsi con se stessi, con gli altri e con Dio, e poter poi rientrare di nuovo nella società. Quando, nella Via Crucis, vediamo Gesù che cade a terra — una, due, tre volte — comprendiamo che Lui ha condiviso la nostra condizione umana, il peso dei nostri peccati lo ha fatto cadere; ma per tre volte Gesù si è rialzato e ha proseguito il cammino verso il Calvario; e così, con il suo aiuto, anche noi possiamo rialzarci dalle nostre cadute, e magari aiutare un altro, un fratello, a rialzarsi.
Ma che cosa dava a Gesù la forza di andare avanti?
Era la certezza che il Padre era con Lui. Anche se nel suo cuore c’era tutta l’amarezza dell’abbandono, Gesù sapeva che il Padre lo amava, e proprio questo amore immenso, questa misericordia infinita del Padre celeste lo consolava ed era più grande delle violenze e degli oltraggi che lo circondavano. Anche se tutti lo disprezzavano e lo trattavano non più come un uomo, Gesù, nel suo cuore, aveva la ferma certezza di essere sempre figlio, il Figlio amato da Dio Padre.
Questo, cari amici, è il grande dono che Gesù ci ha fatto con la sua Via Crucis: ci ha rivelato che Dio è amore infinito, è misericordia, e porta fino in fondo il peso dei nostri peccati, perché noi possiamo rialzarci e riconciliarci e ritrovare la pace. Anche noi, allora, non abbiamo paura di percorrere la nostra “via crucis”, di portare la nostra croce insieme con Gesù. Lui è con noi. E con noi c’è anche Maria, sua e nostra madre. Lei rimane fedele anche ai piedi della nostra croce, e prega per la nostra risurrezione, perché crede fermamente che, anche nella notte più buia, l’ultima parola è la luce dell’amore di Dio.
Con questa speranza, basata sulla fede, auguro a tutti voi di vivere la prossima Pasqua nella pace e nella gioia che Cristo ci ha acquistato con il suo sangue, e con grande affetto vi imparto la Benedizione Apostolica, estendendola di cuore ai vostri familiari e alle persone care.

Dal Vaticano, 22 marzo 2012

BENEDICTUS PP. XVI

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(©L'Osservatore Romano 31 marzo 2012)

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