7 mesi fa
giovedì 29 maggio 2008
"Nel quadro di una laicità sana e ben compresa occorre resistere alla tentazione di considerare il Cristianesimo come un fatto solo privato"
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SERVIZIO DI SKYTG24
VIDEO RADIO VATICANA/CTV
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PROLUSIONE DEL CARDINALE ANGELO BAGNASCO (26 maggio 2008)
DISCORSO DEL SANTO PADRE ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, 29.05.2008
Alle ore 12 di questa mattina, nella Sala del Sinodo, in Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI incontra i Membri dell’Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana. Prima di pronunciare il discorso, il Papa visita la Mostra, allestita nell’Atrio dell’Aula Paolo VI, per i 40 anni del quotidiano "Avvenire", alla presenza di S.E. Mons. Marcello Semeraro, Vescovo di Albano e Presidente del Consiglio di Amministrazione del giornale, del Dott. Dino Boffo, Direttore del quotidiano, e del Dott. Paolo Nusiner, Direttore Generale. Quindi il Santo Padre si reca nell’Aula del Sinodo dove pronuncia il discorso che pubblichiamo di seguito:
DISCORSO DEL SANTO PADRE
Cari Fratelli Vescovi italiani,
è questa la quarta volta nella quale ho la gioia di incontrarvi riuniti nella vostra Assemblea Generale, per riflettere con voi sulla missione della Chiesa in Italia e sulla vita di questa amata Nazione. Saluto il vostro Presidente, Cardinale Angelo Bagnasco, e lo ringrazio vivamente per le parole gentili che mi ha rivolto a nome di tutti voi. Saluto i tre Vicepresidenti e il Segretario Generale. Saluto ciascuno di voi, con quell’affetto che scaturisce dal saperci membra dell’unico Corpo mistico di Cristo e partecipi insieme della stessa missione.
Desidero anzitutto felicitarmi con voi per aver posto al centro dei vostri lavori la riflessione sul come favorire l’incontro dei giovani con il Vangelo e quindi, in concreto, sulle fondamentali questioni dell’evangelizzazione e dell'educazione delle nuove generazioni. In Italia, come in molti altri Paesi, è fortemente avvertita quella che possiamo definire una vera e propria "emergenza educativa".
Quando, infatti, in una società e in una cultura segnate da un relativismo pervasivo e non di rado aggressivo, sembrano venir meno le certezze basilari, i valori e le speranze che danno un senso alla vita, si diffonde facilmente, tra i genitori come tra gli insegnanti, la tentazione di rinunciare al proprio compito, e ancor prima il rischio di non comprendere più quale sia il proprio ruolo e la propria missione. Così i fanciulli, gli adolescenti e i giovani, pur circondati da molte attenzioni e tenuti forse eccessivamente al riparo dalle prove e dalle difficoltà della vita, si sentono alla fine lasciati soli davanti alle grandi domande che nascono inevitabilmente dentro di loro, come davanti alle attese e alle sfide che sentono incombere sul loro futuro.
Per noi Vescovi, per i nostri sacerdoti, per i catechisti e per l'intera comunità cristiana l'emergenza educativa assume un volto ben preciso: quello della trasmissione della fede alle nuove generazioni. Anche qui, in certo senso specialmente qui, dobbiamo fare i conti con gli ostacoli frapposti dal relativismo, da una cultura che mette Dio tra parentesi e che scoraggia ogni scelta davvero impegnativa e in particolare le scelte definitive, per privilegiare invece, nei diversi ambiti della vita, l'affermazione di se stessi e le soddisfazioni immediate.
Per far fronte a queste difficoltà lo Spirito Santo ha già suscitato nella Chiesa molti carismi ed energie evangelizzatrici, particolarmente presenti e vivaci nel cattolicesimo italiano. E’ compito di noi Vescovi accogliere con gioia queste forze nuove, sostenerle, favorire la loro maturazione, guidarle e indirizzarle in modo che si mantengano sempre all’interno del grande alveo della fede e della comunione ecclesiale. Dobbiamo inoltre dare un più spiccato profilo di evangelizzazione alle molte forme e occasioni di incontro e di presenza che tuttora abbiamo con il mondo giovanile, nelle parrocchie, negli oratori, nelle scuole - in particolare nelle scuole cattoliche - e in tanti altri luoghi di aggregazione. Soprattutto importanti sono, ovviamente, i rapporti personali e specialmente la confessione sacramentale e la direzione spirituale. Ciascuna di queste occasioni è una possibilità che ci è data di far percepire ai nostri ragazzi e giovani il volto di quel Dio che è il vero amico dell’uomo.
I grandi appuntamenti, poi, come quello che abbiamo vissuto lo scorso settembre a Loreto e come quello che vivremo in luglio a Sydney, dove saranno presenti anche molti giovani italiani, sono l'espressione comunitaria, pubblica e festosa di quell'attesa, di quell'amore e di quella fiducia verso Cristo e verso la Chiesa che permangono radicati nell'animo giovanile. Questi appuntamenti raccolgono pertanto il frutto del nostro quotidiano lavoro pastorale e al tempo stesso aiutano a respirare a pieni polmoni l’universalità della Chiesa e la fraternità che deve unire tutte le Nazioni.
Anche nel più ampio contesto sociale, proprio l'attuale emergenza educativa fa crescere la domanda di un’educazione che sia davvero tale: quindi, in concreto, di educatori che sappiano essere testimoni credibili di quelle realtà e di quei valori su cui è possibile costruire sia l’esistenza personale sia progetti di vita comuni e condivisi. Questa domanda, che sale dal corpo sociale e che coinvolge i ragazzi e i giovani non meno dei genitori e degli altri educatori, già di per sé costituisce la premessa e l’inizio di un percorso di riscoperta e di ripresa che, in forme adatte ai tempi attuali, ponga di nuovo al centro la piena e integrale formazione della persona umana.
Come non spendere, in questo contesto, una parola in favore di quegli specifici luoghi di formazione che sono le scuole? In uno Stato democratico, che si onora di promuovere la libera iniziativa in ogni campo, non sembra giustificarsi l’esclusione di un adeguato sostegno all’impegno delle istituzioni ecclesiastiche nel campo scolastico. E’ legittimo infatti domandarsi se non gioverebbe alla qualità dell’insegnamento lo stimolante confronto tra centri formativi diversi suscitati, nel rispetto dei programmi ministeriali validi per tutti, da forze popolari multiple, preoccupate di interpretare le scelte educative delle singole famiglie. Tutto lascia pensare che un simile confronto non mancherebbe di produrre effetti benefici.
Cari Fratelli Vescovi italiani, non solo nell'importantissimo ambito dell'educazione, ma in certo senso nella propria situazione complessiva, l’Italia ha bisogno di uscire da un periodo difficile, nel quale è sembrato affievolirsi il dinamismo economico e sociale, è diminuita la fiducia nel futuro ed è cresciuto invece il senso di insicurezza per le condizioni di povertà di tante famiglie, con la conseguente tendenza di ciascuno a rinchiudersi nel proprio particolare. E’ proprio per la consapevolezza di questo contesto che avvertiamo con particolare gioia i segnali di un clima nuovo, più fiducioso e più costruttivo. Esso è legato al profilarsi di rapporti più sereni tra le forze politiche e le istituzioni, in virtù di una percezione più viva delle responsabilità comuni per il futuro della Nazione. E ciò che conforta è che tale percezione sembra allargarsi al sentire popolare, al territorio e alle categorie sociali. E’ diffuso infatti il desiderio di riprendere il cammino, di affrontare e risolvere insieme almeno i problemi più urgenti e più gravi, di dare avvio a una nuova stagione di crescita economica ma anche civile e morale.
Evidentemente questo clima ha bisogno di consolidarsi e potrebbe presto svanire, se non trovasse riscontro in qualche risultato concreto. Rappresenta però già di per sé una risorsa preziosa, che è compito di ciascuno, secondo il proprio ruolo e le proprie responsabilità, salvaguardare e rafforzare. Come Vescovi non possiamo non dare il nostro specifico contributo affinché l'Italia conosca una stagione di progresso e di concordia, mettendo a frutto quelle energie e quegli impulsi che scaturiscono dalla sua grande storia cristiana. A tal fine dobbiamo anzitutto dire e testimoniare con franchezza alle nostre comunità ecclesiali e all'intero popolo italiano che, anche se sono molti i problemi da affrontare, il problema fondamentale dell’uomo di oggi resta il problema di Dio. Nessun altro problema umano e sociale potrà essere davvero risolto se Dio non ritorna al centro della nostra vita. Soltanto così, attraverso l'incontro con il Dio vivente, sorgente di quella speranza che ci cambia di dentro e che non delude (Rm 5,5), è possibile ritrovare una forte e sicura fiducia nella vita e dare consistenza e vigore ai nostri progetti di bene.
Desidero ripetere a voi, cari Vescovi italiani, ciò che dicevo lo scorso 16 aprile ai nostri Confratelli degli Stati Uniti: "Quali annunciatori del Vangelo e guide della comunità cattolica, voi siete chiamati anche a partecipare allo scambio di idee nella pubblica arena, per aiutare a modellare atteggiamenti culturali adeguati".
Nel quadro di una laicità sana e ben compresa, occorre pertanto resistere ad ogni tendenza a considerare la religione, e in particolare il cristianesimo, come un fatto soltanto privato: le prospettive che nascono dalla nostra fede possono offrire invece un contributo fondamentale al chiarimento e alla soluzione dei maggiori problemi sociali e morali dell'Italia e dell'Europa di oggi. Giustamente, pertanto, voi dedicate grande attenzione alla famiglia fondata sul matrimonio, per promuovere una pastorale adeguata alle sfide che essa oggi deve affrontare, per incoraggiare l'affermarsi di una cultura favorevole, e non ostile, alla famiglia e alla vita, come anche per chiedere alle pubbliche istituzioni una politica coerente ed organica che riconosca alla famiglia quel ruolo centrale che essa svolge nella società, in particolare per la generazione ed educazione dei figli: di una tale politica l'Italia ha grande e urgente bisogno. Forte e costante deve essere ugualmente il nostro impegno per la dignità e la tutela della vita umana in ogni momento e condizione, dal concepimento e dalla fase embrionale alle situazioni di malattia e di sofferenza e fino alla morte naturale. Né possiamo chiudere gli occhi e trattenere la voce di fronte alle povertà, ai disagi e alle ingiustizie sociali che affliggono tanta parte dell’umanità e che richiedono il generoso impegno di tutti, un impegno che s’allarghi anche alle persone che, se pur sconosciute, sono tuttavia nel bisogno. Naturalmente, la disponibilità a muoversi in loro aiuto deve manifestarsi nel rispetto delle leggi, che provvedono ad assicurare l’ordinato svolgersi della vita sociale sia all’interno di uno Stato che nei confronti di chi vi giunge dall’esterno. Non è necessario che concretizzi maggiormente il discorso: voi, insieme con i vostri cari sacerdoti, conoscete le concrete e reali situazioni perché vivete con la gente.
E’ dunque una straordinaria opportunità per la Chiesa in Italia potersi avvalere di mezzi di informazione che interpretino quotidianamente nel pubblico dibattito le sue istanze e preoccupazioni, in maniera certamente libera e autonoma ma in spirito di sincera condivisione. Mi rallegro pertanto con voi per il quarantesimo anniversario della fondazione del giornale Avvenire e auspico vivamente che esso possa raggiungere un numero crescente di lettori. Mi rallegro per la pubblicazione della nuova traduzione della Bibbia, e della copia che mi avete cortesemente donato (speriamo esca presto anche l'edizione tascabile!). Bene si inquadra nella preparazione del prossimo Sinodo dei Vescovi che rifletterà su "La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa".
Carissimi Fratelli Vescovi italiani, vi assicuro la mia vicinanza, con un costante ricordo nella preghiera, e imparto con grande affetto la Benedizione apostolica a ciascuno di voi, alle vostre Chiese e a tutta la diletta Nazione italiana.
© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana
Il saluto del cardinale Angelo Bagnasco
Maestri e testimoni per le nuove generazioni
All'inizio dell'udienza il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, ha rivolto al Papa il seguente indirizzo di saluto:
Beatissimo Padre,
la Sua presenza tra noi è un ulteriore segno della sollecitudine che il Successore di Pietro ha verso la Chiesa che vive nel nostro amato Paese e verso i suoi Pastori. Tutti conoscono e sentono con quale attenzione di stima e di affetto il Papa, Primate d'Italia, segue il cammino della nostra Conferenza e delle nostre Diocesi. Questa vicinanza concreta e puntuale ci conforta e ci rafforza nel nostro ministero. Per questo, mentre Le rinnoviamo la nostra più viva riconoscenza e la nostra incondizionata e cordiale obbedienza, Le portiamo l'affetto e la gratitudine delle nostre Chiese Particolari.
Santità, in questa nostra Assemblea Plenaria abbiamo riflettuto sui giovani, su come comunicare a loro la perenne giovinezza del Vangelo, la bellezza della Chiesa: "La gioventù ha ancora tutto il futuro davanti a sé, tutto è futuro, tempo di speranza (...) - ha detto ai giovani nella recente Visita Apostolica a Genova -. Chi ha scelto Dio, ancora nella vecchiaia ha un futuro senza fine e senza minacce davanti a sé (...) Essere giovane implica essere buono e generoso. E di nuovo la bontà in persona è Gesù Cristo". E poi li ha esortati ad essere testimoni coraggiosi, missionari giovani dei giovani: "Andate negli ambienti di vita, nelle vostre parrocchie, nei quartieri più difficili, nelle strade! Annunciate Cristo Signore, speranza del mondo (...) State uniti, ma non rinchiusi. Siate umili, ma non pavidi. Siate semplici, ma non ingenui. Siate pensosi, ma non complicati. Entrate in dialogo con tutti, ma siate voi stessi. Restate in comunione con i vostri pastori: sono ministri del Vangelo, della divina Eucaristia, del perdono di Dio. Sono vostri padri e amici" (18 maggio 2008).
Mentre ci lasciamo anche noi sospingere e confermare nell'esaltante compito che è proprio di tutta la Chiesa - annunciare Gesù, Signore e Maestro - La ringraziamo per queste parole che suonano come una declinazione del nostro compito educativo. Nell'orizzonte di quella paternità spirituale e di quella amicizia che caratterizza ogni rapporto di autentica formazione, ci ha ricordato alcuni necessari criteri perché un giovane cresca nella robusta consapevolezza della sua fede, e delle responsabilità che ne conseguono. Altresì ci sentiamo stimolati ad essere di esempio in quell'impegno, mai concluso, di proseguire generosi nel cammino interiore, come discepoli attenti e docili del divino Maestro. Risuonano feconde le parole di Romano Guardini: "La vita viene destata e accesa solo dalla vita. La più potente "forza di educazione" consiste nel fatto che io stesso in prima persona mi protendo in avanti e mi affatico a crescere" (Persona e libertà, Brescia, La Scuola, 1987, p. 222).
Padre Santo, vivendo accanto al nostro popolo, insieme ai nostri sacerdoti, siamo ben consapevoli dei problemi e delle speranze della gente. Di questo vissuto abbiamo il dovere di dare voce rispettosa e chiara, come Pastori che amano non solo le loro Comunità ma tutti, la società intera. La rilevanza pubblica della fede è testimoniata ampiamente nel mondo di ieri e di oggi, come ha ribadito nel Suo discorso all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (18 aprile 2008), e scaturisce dalla sua stessa natura nonché dal mistero stesso dell'incarnazione del Verbo di Dio. Per questo la nostra attenzione pastorale alle questioni etiche non si dissocia mai dalle questioni sociali e viceversa: sul Suo esempio e con il Suo puntuale Magistero, portiamo il nostro contributo di Pastori alla costruzione di una società compiutamente umana.
Nella vita della Chiesa si stanno avvicinando altri momenti particolarmente significativi, quello della Giornata mondiale della gioventù a Sydney, e quello della dodicesima Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che avrà per tema "La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa". Anche per questa ragione ci è particolarmente gradito, in questa occasione, offrire a Vostra Santità la prima copia della nuova traduzione italiana della Bibbia, "testo per le celebrazioni liturgiche, alimento della vita spirituale, fondamento dell'azione pastorale, orientamento e sostegno della testimonianza da rendere al mondo" (dalla Presentazione).
Padre Santo, con l'animo colmo di gioia e di gratitudine, e con i sentimenti della nostra più convinta comunione, accogliamo ora la Sua parola e la Sua apostolica benedizione.
(©L'Osservatore Romano - 30 maggio 2008)
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