8 mesi fa
domenica 31 luglio 2011
Il Papa: Nell’Eucaristia Gesù fa di noi testimoni della compassione di Dio per ogni fratello e sorella. Nasce così intorno al Mistero eucaristico il servizio della carità nei confronti del prossimo
ANGELUS: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA
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LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 31.07.2011
Alle ore 12 di oggi, il Papa si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per recitare l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.
Queste le parole del Santo Padre nell’introdurre la preghiera mariana:
PRIMA DELL’ANGELUS
Cari fratelli e sorelle!
Il Vangelo di questa domenica descrive il miracolo della moltiplicazione dei pani, che Gesù compie per una moltitudine di persone che lo hanno seguito per ascoltarlo ed essere guariti da varie malattie (cfr Mt 14,14).
Sul far della sera, i discepoli suggeriscono a Gesù di congedare la folla, perché possa andare a rifocillarsi. Ma il Signore ha in mente qualcos’altro: "Voi stessi date loro da mangiare" (Mt 14,16).
Essi, però, non hanno "altro che cinque pani e due pesci".
Gesù allora compie un gesto che fa pensare al sacramento dell’Eucaristia: "Alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla (Mt 14,19).
Il miracolo consiste nella condivisione fraterna di pochi pani che, affidati alla potenza di Dio, non solo bastano per tutti, ma addirittura avanzano, fino a riempire dodici ceste. Il Signore sollecita i discepoli affinché siano loro a distribuire il pane per la moltitudine; in questo modo li istruisce e li prepara alla futura missione apostolica: dovranno infatti portare a tutti il nutrimento della Parola di vita e dei Sacramenti.
In questo segno prodigioso si intrecciano l’incarnazione di Dio e l’opera della redenzione. Gesù, infatti, "scende" dalla barca per incontrare gli uomini (cfr Mt 14,14). San Massimo il Confessore afferma che il Verbo di Dio "si degnò, per amore nostro, di farsi presente nella carne, derivata da noi e conforme a noi tranne che nel peccato, e di esporci l’insegnamento con parole ed esempi a noi convenienti" (Ambiguum 33: PG 91, 1285 C).
Il Signore ci offre qui un esempio eloquente della sua compassione verso la gente. Viene da pensare ai tanti fratelli e sorelle che in questi giorni, nel Corno d’Africa, patiscono le drammatiche conseguenze della carestia, aggravate dalla guerra e dalla mancanza di solide istituzioni. Cristo è attento al bisogno materiale, ma vuole donare di più, perché l’uomo è sempre "affamato di qualcosa di più, ha bisogno di qualcosa di più" (Gesù di Nazaret, Milano 2007, 311). Nel pane di Cristo è presente l’amore di Dio; nell’incontro con Lui "ci nutriamo, per così dire, dello stesso Dio vivente, mangiamo davvero il «pane dal cielo»" (ibid.).
Cari amici, "nell’Eucaristia Gesù fa di noi testimoni della compassione di Dio per ogni fratello e sorella. Nasce così intorno al Mistero eucaristico il servizio della carità nei confronti del prossimo" (Esort. ap. postsin. Sacramentum caritatis, 88). Ce lo testimonia anche Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, di cui oggi la Chiesa fa memoria. Ignazio scelse, infatti, di vivere "ricercando Dio in tutte le cose, amando Lui in tutte le creature" (cfr Costituzioni della Compagnia di Gesù, III, 1, 26). Affidiamo alla Vergine Maria la nostra preghiera, perché apra il nostro cuore alla compassione verso il prossimo e alla condivisione fraterna.
DOPO L’ANGELUS
La prière de cet Angélus me donne la joie de saluer les pèlerins francophones présent ainsi que les personnes qui nous rejoignent par la radio ou la télévision. La Parole de Dieu nous rappelle combien l’eau et le pain sont nécessaires à chaque être humain. Jésus nous renvoie à notre propre responsabilité : celle de faire ce qui est en notre pouvoir pour venir en aide à ceux qui souffrent de la faim et de la soif. La tâche est immense. En ce temps des vacances, n’oublions pas les autres et n’ayons pas peur d’ouvrir nos mains et nos cœurs pour venir en aide à tous ceux qui sont dans le besoin. Que l’amour de la Vierge Marie vous accompagne. Dieu vous bénisse !
I am pleased to greet all the English-speaking pilgrims and visitors present for this Angelus prayer. In today’s Gospel passage, we hear of the multiplication of loaves and fishes, which in a wonderful way prefigured the institution of the Eucharist. We pray that Christians, scattered like grain throughout the world, will be united in offering the one bread and the one cup, and so become one body, one spirit in Christ. May Almighty God bless you and your loved ones!
Von Herzen grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache hier in Castel Gandolfo. In der ersten Lesung des heutigen Sonntags stellt der Prophet Jesaja die Frage: „Warum bezahlt ihr mit Geld, was euch nicht nährt?" (Jes 55,2). Was uns wirklich nährt und wonach wir uns innerlich sehnen, das sind die Liebe und der Frieden. Die können wir nicht erkaufen, sondern uns nur schenken lassen. Die Bereitschaft, beschenkt zu werden, wächst, wenn wir selbst Schenkende sind, wenn wir uns selbst Stück für Stück zu verschenken lernen. Der Heilige Geist leite euch dabei und helfe euch, das Gute zu vollbringen. Euch allen wünsche ich frohe Sommertage.
Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana y a los que se unen a ella a través de la radio y la televisión. En este domingo, invito a todos a abrir el corazón a la Palabra de Dios, en donde Jesucristo aparece como el verdadero alimento, que nutre y sacia los más nobles deseos que anidan en nuestro interior. Que, a ejemplo de María Santísima, encontremos nuestra dicha en cumplir la voluntad de su divino Hijo, y así alcanzaremos aquella luz que no conoce el ocaso, el amor que no defrauda y la esperanza que alienta y consuela. Que el Señor os bendiga y os conceda días llenos de serenidad.
Drodzy bracia i siostry, Polacy! W dzisiejszej Ewangelii słyszymy o cudownym rozmnożeniu chleba, którym Pan Jezus karmi głodną rzeszę. Nie daje On nam przez to gotowej recepty na wyżywienie ludności świata, ani na rozwiązanie dramatu głodu. Przypomina, że nie wolno być obojętnym wobec tragedii ludzi głodujących i spragnionych. Zachęca, byśmy dali im jeść, byśmy dzielili się chlebem z potrzebującymi. Idąc za Chrystusem, bądźmy wrażliwi na ludzką biedę. Serdecznie was pozdrawiam. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.
[Cari fratelli e sorelle dalla Polonia! Nel Vangelo di oggi abbiamo ascoltato il miracolo della moltiplicazione dei pani, con i quali il Signore Gesù nutre una folla affamata. Non ci dà per questo una ricetta utile a sfamare i popoli del mondo, né a risolvere il dramma della fame. Ci ricorda che è vietato essere indifferenti davanti alla tragedia degli affamati e assetati! Ci incoraggia a dare loro da mangiare, e a dividere il pane con i bisognosi. Seguendo il Cristo dobbiamo essere sensibili alla povertà dei popoli. Vi saluto cordialmente. Sia lodato Gesù Cristo.]
Sono lieto di rivolgere un cordiale benvenuto alle Suore Figlie di Maria Ausiliatrice, provenienti da varie Regioni d’Italia e formulo fervidi auguri per il loro 25° anniversario di vita religiosa. Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli provenienti dalla parrocchia di S. Bonifacio in Pomezia e quelli di Oderzo. Ricordo, infine, che oggi si svolge qui a Castel Gandolfo la "Sagra delle Pesche". Auguro ogni migliore successo a questa tradizionale iniziativa che vede la collaborazione dell’Amministrazione Comunale, della Parrocchia e dell’intera cittadinanza. A tutti una buona domenica!
© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana
giovedì 28 luglio 2011
Il Papa ai Chierici regolari somaschi: La Chiesa del XVI secolo, divisa dallo scisma protestante, alla ricerca di una seria riforma anche al proprio interno, godette di un rifiorire di santità che fu la prima e più originale risposta alle istanze rinnovatrici. La testimonianza dei santi dice che occorre confidare solo in Dio: le prove infatti, a livello sia personale sia istituzionale, servono per accrescere la fede. Dio ha i suoi piani, anche quando non riusciamo a comprendere le sue disposizioni
Messaggio di Benedetto XVI all'ordine dei Chierici regolari somaschi
Al Reverendo Padre
Franco Moscone, c.r.s.
Preposito Generale dell'Ordine dei Chierici Regolari Somaschi
Ho appreso con vivo compiacimento che codesto Ordine si accinge a celebrare con un anno giubilare una ricorrenza lieta ed importante per la sua storia ed suo carisma. Il 27 settembre prossimo, infatti, ricorrerà il 500° anniversario della prodigiosa liberazione dal carcere, ad opera di Maria Santissima, del fondatore san Girolamo Emiliani, patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata: un evento prodigioso che, nello stesso tempo, modificò il corso di una vicenda umana e diede inizio ad un'esperienza di vita consacrata assai significativa per la storia della Chiesa.
La vita del laico Girolamo Miani, veneziano, venne come «rifondata» nella notte del 27 settembre 1511, quando, dopo un sincero voto di cambiare condotta, fatto alla Madonna Grande di Treviso, per intercessione della Madre di Dio si trovò liberato dai ceppi della prigionia, poi consegnati da lui stesso all'altare della Vergine.
«Dirupisti vincula mea» (Sal 116, 16). Il versetto del salmo esprime l'autentica rivoluzione interiore che avvenne in seguito a quella liberazione, legata alle tormentate vicissitudini politiche dell'epoca. Essa, infatti, rappresentò un rinnovamento integrale della personalità di Girolamo: fu liberato, per intervento divino, dai lacci dell'egoismo, dell'orgoglio, della ricerca dell'affermazione personale, cosicché la sua esistenza, prima rivolta prevalentemente alle cose temporali, si orientò unicamente a Dio, amato e servito in modo particolare nella gioventù orfana, malata e abbandonata.
Orientato dalle sue vicende familiari, a motivo delle quali era diventato tutore di tutti i suoi nipoti rimasti orfani, san Girolamo maturò l'idea che la gioventù, soprattutto quella disagiata, non può essere lasciata sola, ma per crescere sana ha bisogno di un requisito essenziale: l'amore. In lui l'amore superava l'ingegno, e poiché era un amore che scaturiva dalla stessa carità di Dio, era pieno di pazienza e di comprensione: attento, tenero e pronto al sacrificio come quello di una madre.
La Chiesa del XVI secolo, divisa dallo scisma protestante, alla ricerca di una seria riforma anche al proprio interno, godette di un rifiorire di santità che fu la prima e più originale risposta alle istanze rinnovatrici. La testimonianza dei santi dice che occorre confidare solo in Dio: le prove infatti, a livello sia personale sia istituzionale, servono per accrescere la fede. Dio ha i suoi piani, anche quando non riusciamo a comprendere le sue disposizioni.
L'attenzione alla gioventù e alla sua educazione umana e cristiana, che contraddistingue il carisma dei Somaschi, continua ad essere un impegno della Chiesa, in ogni tempo e luogo. È necessario che la crescita delle nuove generazioni venga alimentata non solo da nozioni culturali e tecniche, ma soprattutto dall'amore, che vince individualismo ed egoismo e rende attenti alle necessità di ogni fratello e sorella, anche quando non ci può essere contraccambio, anzi, specialmente allora. L'esempio luminoso di san Girolamo Emiliani, definito dal beato Giovanni Paolo II «laico animatore di laici», aiuta a prendere a cuore ogni povertà della nostra gioventù, morale, fisica, esistenziale, e innanzitutto la povertà di amore, radice di ogni serio problema umano.
Continuerà a guidarci con il suo sostegno la Vergine Maria, modello insuperabile di fede e di carità. Come sciolse vincolo delle catene che tenevano prigioniero san Girolamo, Ella voglia, con la sua materna bontà, continuare a liberare gli uomini dai lacci del peccato e dalla prigionia di una vita priva dell'amore per Dio e per i fratelli, offrendo le chiavi che aprono il cuore di Dio a noi e il cuore nostro a Dio.
Con tali sentimenti, imparto a Lei, Reverendo Padre, a tutti i membri della Famiglia Somasca e a quanti si uniranno con fede alle celebrazioni giubilari una speciale Benedizione Apostolica.
Da Castel Gandolfo, 20 luglio 2011
BENEDICTUS PP. XVI
© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana
Al Reverendo Padre
Franco Moscone, c.r.s.
Preposito Generale dell'Ordine dei Chierici Regolari Somaschi
Ho appreso con vivo compiacimento che codesto Ordine si accinge a celebrare con un anno giubilare una ricorrenza lieta ed importante per la sua storia ed suo carisma. Il 27 settembre prossimo, infatti, ricorrerà il 500° anniversario della prodigiosa liberazione dal carcere, ad opera di Maria Santissima, del fondatore san Girolamo Emiliani, patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata: un evento prodigioso che, nello stesso tempo, modificò il corso di una vicenda umana e diede inizio ad un'esperienza di vita consacrata assai significativa per la storia della Chiesa.
La vita del laico Girolamo Miani, veneziano, venne come «rifondata» nella notte del 27 settembre 1511, quando, dopo un sincero voto di cambiare condotta, fatto alla Madonna Grande di Treviso, per intercessione della Madre di Dio si trovò liberato dai ceppi della prigionia, poi consegnati da lui stesso all'altare della Vergine.
«Dirupisti vincula mea» (Sal 116, 16). Il versetto del salmo esprime l'autentica rivoluzione interiore che avvenne in seguito a quella liberazione, legata alle tormentate vicissitudini politiche dell'epoca. Essa, infatti, rappresentò un rinnovamento integrale della personalità di Girolamo: fu liberato, per intervento divino, dai lacci dell'egoismo, dell'orgoglio, della ricerca dell'affermazione personale, cosicché la sua esistenza, prima rivolta prevalentemente alle cose temporali, si orientò unicamente a Dio, amato e servito in modo particolare nella gioventù orfana, malata e abbandonata.
Orientato dalle sue vicende familiari, a motivo delle quali era diventato tutore di tutti i suoi nipoti rimasti orfani, san Girolamo maturò l'idea che la gioventù, soprattutto quella disagiata, non può essere lasciata sola, ma per crescere sana ha bisogno di un requisito essenziale: l'amore. In lui l'amore superava l'ingegno, e poiché era un amore che scaturiva dalla stessa carità di Dio, era pieno di pazienza e di comprensione: attento, tenero e pronto al sacrificio come quello di una madre.
La Chiesa del XVI secolo, divisa dallo scisma protestante, alla ricerca di una seria riforma anche al proprio interno, godette di un rifiorire di santità che fu la prima e più originale risposta alle istanze rinnovatrici. La testimonianza dei santi dice che occorre confidare solo in Dio: le prove infatti, a livello sia personale sia istituzionale, servono per accrescere la fede. Dio ha i suoi piani, anche quando non riusciamo a comprendere le sue disposizioni.
L'attenzione alla gioventù e alla sua educazione umana e cristiana, che contraddistingue il carisma dei Somaschi, continua ad essere un impegno della Chiesa, in ogni tempo e luogo. È necessario che la crescita delle nuove generazioni venga alimentata non solo da nozioni culturali e tecniche, ma soprattutto dall'amore, che vince individualismo ed egoismo e rende attenti alle necessità di ogni fratello e sorella, anche quando non ci può essere contraccambio, anzi, specialmente allora. L'esempio luminoso di san Girolamo Emiliani, definito dal beato Giovanni Paolo II «laico animatore di laici», aiuta a prendere a cuore ogni povertà della nostra gioventù, morale, fisica, esistenziale, e innanzitutto la povertà di amore, radice di ogni serio problema umano.
Continuerà a guidarci con il suo sostegno la Vergine Maria, modello insuperabile di fede e di carità. Come sciolse vincolo delle catene che tenevano prigioniero san Girolamo, Ella voglia, con la sua materna bontà, continuare a liberare gli uomini dai lacci del peccato e dalla prigionia di una vita priva dell'amore per Dio e per i fratelli, offrendo le chiavi che aprono il cuore di Dio a noi e il cuore nostro a Dio.
Con tali sentimenti, imparto a Lei, Reverendo Padre, a tutti i membri della Famiglia Somasca e a quanti si uniranno con fede alle celebrazioni giubilari una speciale Benedizione Apostolica.
Da Castel Gandolfo, 20 luglio 2011
BENEDICTUS PP. XVI
© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana
domenica 24 luglio 2011
Il Papa: La coscienza morale presuppone la capacità di ascoltare la voce della verità, di essere docili alle sue indicazioni. Le persone chiamate a compiti di governo hanno naturalmente una responsabilità ulteriore, e quindi – come insegna Salomone – hanno ancora più bisogno dell’aiuto di Dio
ANGELUS: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA
Messaggio di cordoglio e solidarietà del Papa al Re Harald V per le vittime dei gravi atti terroristici in Norvegia
Vedi anche:
Il cardinale Koch in visita in Norvegia: "ho portato al Paese la solidarietà del Papa"
Attentati in Norvegia, Ratzinger e il fantasma (Luigi Accattoli)
Per l'Italia politica ci vorrebbe un re Salomone (Magister)
Morale e politica a chi parla Benedetto XVI (Di Giacomo)
Distinguere il bene dal male. Cordoglio e preghiera per le vittime della strage in Norvegia (Sir)
Dal Papa un "decalogo" per chi governa: riconoscere il bene e separarlo dal male (Gasparroni)
L'assassino norvegese: Ratzinger?. Un Papa illegittimo al pari della maggior parte dei suoi predecessori (Micalessin). Curioso! Le agenzie di ieri ed i giornali di oggi non riportano tutta la frase omettendo "sapientemente" la parte sui predecessori (R.)
Il folle memoriale del killer. Minacce anche al Papa ed all'Italia (D'Arcais)
Il criminale assassino neonazista norvegese se la prende anche con Papa Benedetto
Il Papa: attentato in Norvegia, abbandonare per sempre le vie dell’odio e del male (AsiaNews)
Appello del Papa per la Norvegia: video TG2
Il Papa: per la scelta fra il bene ed il male le persone chiamate a compiti di governo hanno ancora più bisogno dell'aiuto di Dio (Izzo)
Benedetto XVI ha espresso oggi, dopo la recita dell'Angelus, il suo "profondo dolore" per gli attacchi terroristici in Norvegia (Tg1)
Monito del Papa al mondo politico: "Chi governa abbia coscienza retta" (Repubblica)
Benedetto XVI ha invitato oggi "le persone chiamate a compiti di governo" ad avere una "retta coscienza" (Ansa)
Strage in Norvegia, il Papa: abbandonare per sempre la via dell'odio e a fuggire dalle logiche del male (Izzo)
ANGELUS: FOTO ANSA
All’Angelus il Papa, ricordando gli attentati in Norvegia, esorta ad abbandonare per sempre le vie dell’odio e a fuggire dalle logiche del male (Radio Vaticana)
Il Papa: sono vicino al card. Bertone (Izzo)
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 24.07.2011
Alle ore 12 di oggi, il Papa si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per recitare l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.
Queste le parole del Santo Padre nell’introdurre la preghiera mariana:
PRIMA DELL’ANGELUS
Cari fratelli e sorelle!
Quest’oggi, nella Liturgia, la Lettura dell’Antico Testamento ci presenta la figura del re Salomone, figlio e successore di Davide. Ce lo presenta all’inizio del suo regno, quando era ancora giovanissimo.
Salomone ereditò un compito molto impegnativo, e la responsabilità che gravava sulle sue spalle era grande per un giovane sovrano. Per prima cosa egli offrì a Dio un solenne sacrificio – "mille olocausti", dice la Bibbia. Allora il Signore gli apparve in visione notturna e promise di concedergli ciò che avrebbe domandato nella preghiera. E qui si vede la grandezza d’animo di Salomone: egli non domanda una lunga vita, né ricchezze, né l’eliminazione dei nemici; dice invece al Signore: "Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1 Re 3,9). E il Signore lo esaudì, così che Salomone divenne celebre in tutto il mondo per la sua saggezza e i suoi retti giudizi.
Egli dunque pregò Dio di concedergli "un cuore docile". Che cosa significa questa espressione? Sappiamo che il "cuore" nella Bibbia non indica solo una parte del corpo, ma il centro della persona, la sede delle sue intenzioni e dei suoi giudizi. Potremmo dire: la coscienza.
"Cuore docile" allora significa una coscienza che sa ascoltare, che è sensibile alla voce della verità, e per questo è capace di discernere il bene dal male. Nel caso di Salomone, la richiesta è motivata dalla responsabilità di guidare una nazione, Israele, il popolo che Dio ha scelto per manifestare al mondo il suo disegno di salvezza. Il re d’Israele, pertanto, deve cercare di essere sempre in sintonia con Dio, in ascolto della sua Parola, per guidare il popolo nelle vie del Signore, la via della giustizia e della pace.
Ma l’esempio di Salomone vale per ogni uomo. Ognuno di noi ha una coscienza per essere in un certo senso "re", cioè per esercitare la grande dignità umana di agire secondo la retta coscienza operando il bene ed evitando il male. La coscienza morale presuppone la capacità di ascoltare la voce della verità, di essere docili alle sue indicazioni. Le persone chiamate a compiti di governo hanno naturalmente una responsabilità ulteriore, e quindi – come insegna Salomone – hanno ancora più bisogno dell’aiuto di Dio.
Ma ciascuno ha la propria parte da fare, nella concreta situazione in cui si trova. Una mentalità sbagliata ci suggerisce di chiedere a Dio cose o condizioni di favore; in realtà, la vera qualità della nostra vita e della vita sociale dipende dalla retta coscienza di ognuno, dalla capacità di ciascuno e di tutti di riconoscere il bene, separandolo dal male, e di cercare pazientemente di attuarlo.
Chiediamo per questo l’aiuto della Vergine Maria, Sede della Sapienza. Il suo "cuore" è perfettamente "docile" alla volontà del Signore. Pur essendo una persona umile e semplice, Maria è una regina agli occhi di Dio, e come tale noi la veneriamo. La Vergine Santa aiuti anche noi a formarci, con la grazia di Dio, una coscienza sempre aperta alla verità e sensibile alla giustizia, per servire il Regno di Dio.
DOPO L’ANGELUS
Ancora una volta purtroppo giungono notizie di morte e di violenza. Proviamo tutti un profondo dolore per i gravi atti terroristici accaduti venerdì scorso in Norvegia. Preghiamo per le vittime, per i feriti e per i loro cari. A tutti voglio ancora ripetere l’accorato appello ad abbandonare per sempre la via dell’odio e a fuggire dalle logiche del male.
Saluto con particolare affetto i fedeli riuniti a Les Combes, che hanno partecipato alla Santa Messa presieduta dal Card. Tarcisio Bertone, mio Segretario di Stato, presente nonostante il lutto familiare che lo ha colpito. Saluto e ringrazio il Vescovo di Aosta, il Rettor Maggiore dei Salesiani, come pure le Autorità civili e militari della Regione e i benefattori che hanno contribuito a rinnovare l’accogliente residenza. Ricordo con particolare affetto il tempo trascorso in quel luogo incantevole, plasmato dall’amore di Dio Creatore e santificato dalla presenza del Beato Giovanni Paolo II. Ai giovani e ai ragazzi della parrocchia del Beato Pier Giorgio Frassati di Torino e a tutti i villeggianti auguro una serena estate.
Je suis heureux d’accueillir les pèlerins francophones, ici à Castel Gandolfo, et tout spécialement les membres du camp international des Scouts de la région de Cluses. Dans l’évangile de ce dimanche, Jésus compare le Royaume de Dieu à un trésor caché dans un champ. Comment le découvrir et l’acquérir ? Nous sommes invités à profiter de ce temps des vacances pour rechercher Dieu et lui demander de nous libérer tout ce qui nous encombre inutilement. Demandons donc au Seigneur un cœur intelligent et sage qui saura le trouver. Que l’exemple de la Vierge Marie, nous aide ! Bon dimanche et bonnes vacances !
I am pleased to welcome the English-speaking visitors gathered for this Angelus prayer. In today’s Gospel, the Lord urges us to see the Kingdom of God as the most important thing in our lives, a treasure which will last to life eternal. May we welcome Christ ever more fully into our hearts and allow his grace to transform our lives. Upon you and your families I cordially invoke the joy and peace of God’s heavenly Kingdom!
Gerne heiße ich alle deutschsprachigen Gäste beim Angelusgebet hier in Castel Gandolfo willkommen. In den Schrifttexten des heutigen Sonntags ist die Rede davon, daß es auf ein hörendes, ein verständiges Herz ankommt, das sich von Gottes Wort leiten läßt. Wer bereit ist, auf Gott zu hören, der findet den Weg zum rechten Leben; der entdeckt in Jesus Christus, dem menschgewordenen Wort Gottes, den wahren Schatz des Lebens. Der Herr lädt uns ein, ihm unser Herz zu öffnen, sein Wort in unserem Leben Gestalt werden zu lassen und die Freude seiner Gegenwart unseren Mitmenschen weiterzuschenken. Gottes Geist geleite euch allezeit.
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana. La parábola del tesoro escondido que escuchamos en el Evangelio de hoy, nos recuerda la importancia decisiva y suprema del Señor en nuestra vida, invitándonos a supeditar todo lo demás a este inefable tesoro que Dios ha puesto en nosotros. Que también en esta época veraniega nos cuidemos de fortalecer nuestra fe, sin disipar la atención en aspectos caducos. Que la Virgen María nos ayude a seguir incondicionalmente a su divino Hijo. Feliz domingo.
Pozdrawiam serdecznie obecnych tu Polaków. W dzisiejszej Ewangelii słyszymy przypowieści o skarbie, o perle i o sieci. Przypominają one, że w życiu człowieka najważniejszą sprawą winna być troska o zdobycie królestwa niebieskiego. Jest to zachęta i zarazem nasze zadanie. Pamiętajmy o tym we wszystkich okolicznościach naszego życia: w czasie pracy, modlitwy i odpoczynku. Z serca wam błogosławię.
[Saluto cordialmente i Polacchi qui presenti. Nel Vangelo di oggi ascoltiamo le parabole del tesoro nascosto, della perla preziosa e della rete. Esse ci ricordano che nella vita dell’uomo la cosa più importante è lo sforzo per acquistare il Regno del cieli. Questo è un invito e nello stesso tempo un nostro impegno. Ricordiamo questo in tutte le circostanze della nostra vita: durante il lavoro, durante la preghiera e nei momenti di riposo. Vi benedico di cuore.]
Desidero rivolgere infine un saluto cordiale ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai cresimandi e al gruppo catechistico della parrocchia di Sant’Egidio Abate in Latronico e alle Suore di Carità di Nostra Signora del Buono e Perpetuo Soccorso, riunite per il Capitolo Generale. A tutti estendo l’invito a seguire Gesù, il vero tesoro dell’esistenza quotidiana. Buona domenica a tutti. Grazie di cuore per le vostre preghiere. Il Signore vi benedica.
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domenica 17 luglio 2011
Il Papa: Gesù paragona il Regno dei cieli ad un campo di grano, per farci comprendere che dentro di noi è seminato qualcosa di piccolo e nascosto, che, tuttavia, possiede un’insopprimibile forza vitale. Malgrado tutti gli ostacoli, il seme si svilupperà e il frutto maturerà. Questo frutto sarà buono solo se il terreno della vita sarà stato coltivato secondo il volere divino
ANGELUS: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA
Corno d'Africa, l'appello del Papa (Video Repubblica TV)
Vedi anche:
Il mondo si accorge della Somalia affamata. Riunione straordinaria della Fao chiesta dalla presidenza di turno francese del G20 (O.R.)
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Il Papa invia la sua offerta a Mons. Bertin, amministratore apostolico di Mogadiscio (Izzo)
Corno d'Africa. Mons. Bertin: rispondere subito all'appello del Papa. A rischio la vita di milioni di persone
Corno d'Africa, l'appello del Papa: «Il mondo si mobiliti» (Giansoldati)
Appello del Papa per il Corno d'Africa, che vive una «catastrofe umanitaria» (Chirri)
A Castel Gandolfo le vacanze secondo Benedetto XVI (Alessandra Buzzetti)
Benedetto XVI, i bambini della Somalia e tre barattoli di miele (Piccoli Orionini)
Corno d'Africa, appello del Papa: 'mobilitazione e soccorsi' (Ansa)
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Appello del Papa per il Corno d'Africa: servizio di Lucio Brunelli (Tg2)
Dalla zizzania al grano. La riflessione del Papa all’Angelus di oggi (Sir)
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Un appello alla "mobilitazione internazionale" per aiutare il Corno d'Africa è stato lanciato oggi da Benedetto XVI che ha espresso "profonda preoccupazione" (Izzo)
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L'agonia del Corno d'Africa e l'azione della Caritas. Beccegato: servono acqua, cibo e protezione per gli sfollati
Catastrofe umanitaria nel Corno d'Africa: la Chiesa si mobilita (R.V.)
Corno d'Africa, l'appello del Papa (Video Repubblica TV)
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Benedetto XVI invoca una "mobilitazione internazionale" per soccorrere le aree colpite da una gravissima siccità, specie la Somalia (Tg1)
Il Papa: il Cielo è già dentro gli uomini che hanno la fede. Dio tollera i peccatori perchè spera che cambino (Izzo)
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Benedetto XVI all'Angelus: la Somalia è in piena catastrofe umanitaria, tutto il mondo la aiuti (Radio Vaticana)
Corno d'Africa, l'appello del Papa (Repubblica)
Il Papa: lo scapolare ricorda il manto della Vergine che ci protegge (Izzo)
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 17.07.2011
Alle ore 12 di oggi, il Papa si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per recitare l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.
Queste le parole del Santo Padre nell’introdurre la preghiera mariana:
PRIMA DELL’ANGELUS PRIMA DELL’ANGELUS
Cari fratelli e sorelle!
Le parabole evangeliche sono brevi narrazioni che Gesù utilizza per annunciare i misteri del Regno dei cieli. Utilizzando immagini e situazioni della vita quotidiana, il Signore "vuole indicarci il vero fondamento di tutte le cose.
Egli ci mostra … il Dio che agisce, che entra nella nostra vita e ci vuole prendere per mano" (Gesù di Nazaret. I, Milano, 2007, 229). Con tale genere di discorsi, il divino Maestro invita a riconoscere anzitutto il primato di Dio Padre: dove Lui non c’è, niente può essere buono. E’ una priorità decisiva per tutto. Regno dei cieli significa, appunto, signoria di Dio, e ciò vuol dire che la sua volontà dev’essere assunta come il criterio-guida della nostra esistenza.
Il tema contenuto nel Vangelo di questa domenica è proprio il Regno dei cieli. Il "cielo" non va inteso soltanto nel senso dell’altezza che ci sovrasta, poiché tale spazio infinito possiede anche la forma dell’interiorità dell’uomo.
Gesù paragona il Regno dei cieli ad un campo di grano, per farci comprendere che dentro di noi è seminato qualcosa di piccolo e nascosto, che, tuttavia, possiede un’insopprimibile forza vitale. Malgrado tutti gli ostacoli, il seme si svilupperà e il frutto maturerà. Questo frutto sarà buono solo se il terreno della vita sarà stato coltivato secondo la volontà divina.
Per questo, nella parabola del buon grano e della zizzania (Mt 13,24-30), Gesù ci avverte che, dopo la semina fatta dal padrone, "mentre tutti dormivano" è intervenuto "il suo nemico", che ha seminato l’erba cattiva. Questo significa che dobbiamo essere pronti a custodire la grazia ricevuta nel giorno del Battesimo, continuando ad alimentare la fede nel Signore, che impedisce al male di mettere radici. Sant’Agostino, commentando questa parabola, osserva che "molti prima sono zizzania e poi diventano buon grano" e aggiunge: "se costoro, quando sono cattivi, non venissero tollerati con pazienza, non giungerebbero al lodevole cambiamento" (Quaest. septend. in Ev. sec. Matth., 12, 4: PL 35, 1371).
Cari amici, il Libro della Sapienza – da cui è tratta oggi la prima Lettura – evidenzia questa dimensione dell’Essere divino e dice: "Non c’è Dio fuori di te, che abbia cura di tutte le cose ... La tua forza infatti è principio della giustizia, e il fatto che sei padrone di tutti, ti rende indulgente con tutti" (Sap 12,13.16); e il Salmo 85 lo conferma: "Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t’invoca" (v. 5). Se dunque siamo figli di un Padre così grande e buono, cerchiamo di assomigliare a Lui! Era questo lo scopo che Gesù si prefiggeva con la sua predicazione; diceva infatti a chi lo ascoltava: "Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5,48). Rivolgiamoci con fiducia a Maria, che ieri abbiamo invocato con il titolo di Vergine Santissima del Monte Carmelo, perché ci aiuti a seguire fedelmente Gesù, e così a vivere da veri figli di Dio.
DOPO L’ANGELUS
Con profonda preoccupazione seguo le notizie provenienti dalla regione del Corno d’Africa e in particolare dalla Somalia, colpita da una gravissima siccità e in seguito, in alcune zone, anche da forti piogge, che stanno causando una catastrofe umanitaria. Innumerevoli persone stanno fuggendo da quella tremenda carestia in cerca di cibo e di aiuti.
Auspico che cresca la mobilitazione internazionale per inviare tempestivamente soccorsi a questi nostri fratelli e sorelle già duramente provati, tra cui vi sono tanti bambini. Non manchi a queste popolazioni sofferenti la nostra solidarietà e il concreto sostegno di tutte le persone di buona volontà.
Chers pèlerins francophones, le temps des vacances est certainement propice à un enrichissement culturel et spirituel. Á travers les innombrables sites et monuments que vous visitez, puissiez-vous découvrir la beauté de ce patrimoine universel qui nous relie à nos racines! Soyez attentifs à vous laisser questionner par le bel idéal qui animait les bâtisseurs de cathédrales et d’abbayes, quand ils édifiaient ces signes éclatants de la présence de Dieu sur notre terre. Que cet idéal devienne le vôtre et que l’Esprit Saint, qui voit le fond des cœurs, vous inspire de prier dans ces lieux en rendant grâce et en intercédant pour l’humanité du 3ème millénaire! Je vous bénis de grand cœur, particulièrement les familles ici présentes!
I offer a warm welcome to the English-speaking visitors gathered for this Angelus prayer, including the pilgrims from Meath, Ireland and from Nazareth, the home of Jesus. Today’s Gospel encourages us to let the good seed of God’s word bear fruit in our lives and to trust in his mysterious plan for the growth of the Kingdom. Let us work for an abundant harvest of holiness in the Church and ask to be found among Christ’s righteous ones on the day of judgment. Upon all of you I invoke the Lord’s abundant blessings of joy and peace!
Ganz herzlich begrüße ich die Pilger und Besucher deutscher Sprache. Im heutigen Evangelium vom Acker, auf dem Weizen und Unkraut nebeneinander wachsen, spricht Christus von der Güte und von der Langmut Gottes in dieser Zeit. Am Ende der Welt aber kommt es zur Scheidung: Die Ernte führt die Gerechten in sein Reich, die Bösen hingegen werden dem Gericht übergeben. Das Wort Jesu soll auch uns heute Mahnung sein, mit seiner Gnade immer mehr Weizen zu werden, damit sich der große Plan der Liebe Gottes an uns und an der welt erfüllen kann. Der Herr segne euch alle.
Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana, así como a los que se unen a ella por medio de la radio y la televisión. La liturgia de hoy nos presenta a Dios, bondadoso y rico en clemencia, que gobierna el mundo con sabiduría y cuya paciencia no tiene medida, otorgando al pecador el tiempo necesario para la conversión. En estos días, que para muchos son de descanso, invito a todos a abrir el corazón a la divina Palabra, para aprender cómo se comporta Aquel que todo lo puede y reflejar en nuestras vidas la grandeza de su amor y misericordia. Que a ello nos ayude la Santísima Virgen María. Feliz domingo.
Witam serdecznie przybyłych do Castel Gandolfo Polaków. Pozdrawiam również waszych rodaków w Polsce i w świecie. Wczoraj obchodziliśmy wspomnienie Matki Bożej Szkaplerznej. Szkaplerz, to znak szczególnej łączności z Jezusem i Maryją. Dla tych, którzy go noszą, znak synowskiego oddania się Niepokalanej. Niech Maryja, najlepsza Matka otacza nas zawsze swoim płaszczem w walce ze złem. Polecam was Jej opiece i z serca błogosławię.
[Do il mio benvenuto ai Polacchi venuti qui a Castel Gandolfo. Saluto anche i vostri connazionali in Polonia e nel mondo. Ieri abbiamo celebrato la memoria di Maria Madre di Dio dello Scapolare [B.V. Maria del Monte Carmelo]. Lo scapolare è un particolare segno dell’unione con Gesù e Maria. Per coloro che lo portano è un segno del filiale abbandono alla protezione della Vergine Immacolata. Nella nostra battaglia contro il male, Maria, nostra Madre ci avvolga con il suo manto. Vi affido alla Sua protezione e vi benedico di cuore.]
Rivolgo infine un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli della parrocchia di S. Barnaba Apostolo, in Marino e a quelli della parrocchia di S. Maria degli Angeli, in Caraffa del Bianco e ai fedeli di Monteleone di Puglia. A tutti auguro una buona domenica e una buona settimana. Grazie, il Signore vi benedica!
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domenica 10 luglio 2011
Il Papa: In fondo, la vera “Parabola” di Dio è Gesù stesso, la sua Persona che, nel segno dell’umanità, nasconde e al tempo stesso rivela la divinità. In questo modo Dio non ci costringe a credere in Lui, ma ci attira a Sé con la verità e la bontà del suo Figlio incarnato: l’amore, infatti, rispetta sempre la libertà
ANGELUS: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA
Vedi anche:
Rispetto e umanità per i marittimi sequestrati. L’appello del Papa all’Angelus nel giorno in cui si celebra la Domenica del mare (O.R.)
Marittimi, rapiti o abbandonati (Fabio Colagrande)
Benedetto XVI rilancia la questione dei marittimi sequestrati dai pirati (R.V.)
L'appello del Papa per i marittimi sequestrati, la riflessione sulle parabole di Gesù ed il ricordo di San Benedetto (Chirri)
“Domenica del Mare”: il Papa prega per i marittimi sequestrati per atti di pirateria (Fides)
La parabola “autobiografica” del seminatore all’Angelus del Papa da Castel Gandolfo (Sir)
Il colloquio fra il Papa ed i familiari delle vittime dei pirati (Ansa)
Il Papa: "Dio non ci costringe a credere in Lui, ma ci attira a sé con la verità e la bontà del suo Figlio incarnato: l'amore, infatti, rispetta sempre la libertà" (Izzo)
I familiari dei marittimi in ostaggio dei pirati incontrano il Papa: rassicurati dalle sue preghiere, ci porta nel suo cuore (R.V.)
Il Papa: Gesù, vera “parabola” di Dio, non ci costringe a credere, ma ci attira a Sé (AsiaNews)
Appello del Papa per i marittimi sotto sequestro (Zavattaro)
Il Papa prega per i marittimi sequestrati dai pirati (Vatican Insider)
Pirateria, appello del Papa: trattare con umanità i sequestrati (Ansa)
Il Papa ai fedeli francesi: i genitori insegnino ai ragazzi a "osservare la natura, a rispettarla e a proteggerla"
Il Papa saluta i cittadini di Castelgandolfo e ricorda San Benedetto Patrono d'Europa (Izzo)
Appello del Papa per le vittime dei pirati (Tgcom)
Appello del Papa ai pirati somali affinchè trattino "con rispetto e umanità" i marinai che si trovano in ostaggio nelle loro mani
Il Papa all'Angelus: Dio non ci costringe a credere in Lui, ma ci attira col suo amore. Appello per i marittimi sequestrati dai pirati (Radio Vaticana)
Appello del Papa per i "marittimi che purtroppo si trovano sequestrati per atti di pirateria" (Izzo)
Domenica del mare: il Papa incontra i familiari dei marittimi in ostaggio dei pirati (R.V.)
Domenica dal Pontefice familiari dei sequestrati ancora in mano ai pirati. Solidarietà e vicinanza ai marittimi e ai pescatori (O.R.)
Domani il Papa riceve familiari dei marittimi sequestrati (Adnkronos)
Benedetto XVI domani incontrerà una rappresentanza delle famiglie che hanno parenti ancora oggi nelle mani dei pirati in varie parti del mondo (TMNews)
Il Papa riceverà domani i familiari dei marittimi ostaggio dei pirati (Izzo)
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 10.07.2011
Dal pomeriggio di giovedì 7 luglio, il Santo Padre Benedetto XVI si trova nella residenza pontificia di Castel Gandolfo per trascorrere il periodo di riposo estivo.
Alle ore 12 di oggi, il Papa si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per recitare l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.
Queste le parole del Santo Padre nell’introdurre la preghiera mariana:
PRIMA DELL’ANGELUS
Cari fratelli e sorelle!
Vi ringrazio di essere venuti per l’appuntamento dell’Angelus qui a Castel Gandolfo, dove sono giunto da pochi giorni. Colgo volentieri l’occasione per rivolgere il mio saluto cordiale anche a tutti gli abitanti di questa cara Cittadina, con l’augurio di una buona stagione estiva. Saluto in particolare il nostro Vescovo di Albano.
Nel Vangelo dell’odierna Domenica (Mt 13,1-23), Gesù si rivolge alla folla con la celebre parabola del seminatore. E’ una pagina in qualche modo "autobiografica", perché riflette l’esperienza stessa di Gesù, della sua predicazione: Egli si identifica con il seminatore, che sparge il buon seme della Parola di Dio, e si accorge dei diversi effetti che ottiene, a seconda del tipo di accoglienza riservata all’annuncio.
C’è chi ascolta superficialmente la Parola ma non l’accoglie; c’è chi l’accoglie sul momento ma non ha costanza e perde tutto; c’è chi viene sopraffatto dalle preoccupazioni e seduzioni del mondo; e c’è chi ascolta in modo recettivo come il terreno buono: qui la Parola porta frutto in abbondanza.
Ma questo Vangelo insiste anche sul "metodo" della predicazione di Gesù, cioè, appunto, sull’uso delle parabole. "Perché a loro parli con parabole?" – domandano i discepoli (Mt 13,10). E Gesù risponde ponendo una distinzione tra loro e la folla: ai discepoli, cioè a coloro che si sono già decisi per Lui, Egli può parlare del Regno di Dio apertamente, invece agli altri deve annunciarlo in parabole, per stimolare appunto la decisione, la conversione del cuore; le parabole, infatti, per loro natura richiedono uno sforzo di interpretazione, interpellano l’intelligenza ma anche la libertà. Spiega San Giovanni Crisostomo: "Gesù ha pronunciato queste parole con l’intento di attirare a sé i suoi ascoltatori e di sollecitarli assicurando che, se si rivolgeranno a Lui, Egli li guarirà" (Comm. al Vang. di Matt., 45,1-2).
In fondo, la vera "Parabola" di Dio è Gesù stesso, la sua Persona che, nel segno dell’umanità, nasconde e al tempo stesso rivela la divinità. In questo modo Dio non ci costringe a credere in Lui, ma ci attira a Sé con la verità e la bontà del suo Figlio incarnato: l’amore, infatti, rispetta sempre la libertà.
Cari amici, domani celebreremo la festa di San Benedetto, Abate e Patrono d’Europa. Alla luce di questo Vangelo, guardiamo a lui come maestro dell’ascolto della Parola di Dio, un ascolto profondo e perseverante. Dobbiamo sempre imparare dal grande Patriarca del monachesimo occidentale a dare a Dio il posto che Gli spetta, il primo posto, offrendo a Lui, con la preghiera del mattino e della sera, le attività quotidiane.
La Vergine Maria ci aiuti ad essere, sul suo modello, "terra buona" dove il seme della Parola possa portare molto frutto.
DOPO L’ANGELUS
Cari fratelli e sorelle, oggi ricorre la cosiddetta "Domenica del Mare", cioè la Giornata per l’apostolato nell’ambiente marittimo. Rivolgo un particolare pensiero ai Cappellani e ai volontari che si prodigano per la cura pastorale dei marittimi, dei pescatori e delle loro famiglie. Assicuro la mia preghiera anche per i marittimi che purtroppo si trovano sequestrati per atti di pirateria. Auspico che vengano trattati con rispetto e umanità, e prego per i loro familiari, affinché siano forti nella fede e non perdano la speranza di riunirsi presto ai loro cari.
En ce temps de vacances, chers pèlerins francophones, et particulièrement les choristes de la Basilique Notre-Dame de Lausanne, je vous invite à refaire vos forces en vous émerveillant devant les splendeurs de la Création. Parents, apprenez à vos enfants à observer la nature, à la respecter et à la protéger comme un don magnifique qui nous fait pressentir la grandeur du Créateur ! En parlant en paraboles, Jésus a utilisé le langage de la nature pour expliquer à ses disciples les mystères du Royaume. Que les images qu’il emploie nous deviennent familières ! Retenons que la réalité divine est cachée dans notre vie quotidienne comme le grain enfoui dans la terre. Á nous de lui faire porter du fruit ! Bon dimanche à tous !
I offer a warm welcome to the English-speaking visitors gathered for this Angelus prayer. Today’s Gospel invites us to hear God’s word, to let it take deep root in our hearts, and to bring forth abundant fruits of holiness for the spread of his Kingdom. During these tranquil days of summer, let us resolve to draw closer to the Lord through regular prayer, participation in the Eucharist and generous acts of charity. Upon you and your families I invoke his gifts of joy and peace!
Ein herzliches „Grüß Gott" sage ich allen deutschsprachigen Pilgern und Besuchern hier in Castel Gandolfo. Die Urlaubszeit, in der in diesen Wochen viele Menschen Erholung suchen, ist auch eine Einladung, Gottes Schöpfung bewußter wahrzunehmen. Dazu hören wir heute in der zweiten Lesung ein Wort des heiligen Paulus: „Die ganze Schöpfung wartet sehnsüchtig auf das Offenbarwerden der Söhne Gottes" (Röm 8,19). Die Erlösung, die uns in Jesus Christus geschenkt ist, bedeutet Verantwortung gegenüber unseren Mitmenschen und allem, was Gott geschaffen hat. Er will, daß wir frei werden von zerstörerischer Habgier und falschen Bindungen, daß wir als neue Menschen, als seine Söhne und Töchter leben und so der Welt seinen Frieden bringen. - Der Herr geleite euch auf euren Wegen!
Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española que han venido hasta aquí para participar en esta oración mariana, en particular al grupo de la Hermandad de la Veracruz, de Algaba, así como a cuantos se han unido a nosotros a través de la radio y la televisión. La imagen del Sembrador que nos propone el Evangelio de hoy nos invita a acoger con el corazón abierto y puro la Palabra de Dios, para que produzca abundante fruto. Pidamos a la Virgen María que nos ayude a estar siempre dispuestos, como ella, a recibir con gozo todo lo que el Señor nos dice. Feliz domingo.
Już z Castel Gandolfo, serdecznie pozdrawiam Polaków. Chrystus – Siewca słowa o Królestwie Bożym z dzisiejszej Ewangelii – zachęca nas, byśmy byli urodzajną glebą dla rzucanego ziarna słowa. Niech wyda ono plon stokrotny. Niech nie zagłuszą go sprawy tego świata, pogoń za bogactwem. Zachęcam, by wakacyjny odpoczynek był dla was także stosowną okazją do lektury Pisma Świętego. Życzę wszystkim dobrych wakacji i z serca błogosławię.
[Saluto cordialmente i Polacchi, ormai da Castel Gandolfo. Cristo – il Seminatore della Parola sul Regno di Dio del Vangelo odierno – ci incoraggia ad essere la terra fertile per il seme, la parola che viene seminata. Possa essa produrre molto frutto! Non la offuschino le cose di questo mondo, né il desiderio della ricchezza. Auspico che il riposo estivo sia anche occasione opportuna per la lettura della Sacra Scrittura. Auguro a tutti voi buone vacanze e vi benedico di cuore.]
Rivolgo infine il mio cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli venuti dalla diocesi di Bari e ai ragazzi di Cernobbio, che stanno concludendo il loro "campo" estivo. A tutti auguro una buona domenica. Grazie del vostro entusiasmo.
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martedì 5 luglio 2011
Il Papa visita la sede dell'Osservatore Romano: Da molto tempo ero realmente curioso di vedere come si fa oggi un giornale, dove nasce il giornale, e conoscere almeno per un momento le persone che fanno questo nostro giornale. Ho avuto adesso la gioia di scoprire il modo moderno, totalmente diverso da quello di cinquant'anni fa, in cui un giornale nasce. Esige molta più, diciamo, creatività umana che lavoro tecnico. E così questa "officina" è certamente dedicata al fare, ma prima, soprattutto, al conoscere, al pensare, al giudicare, al riflettere. Non è nemmeno solo una "officina": è soprattutto un grande osservatorio, come dice il nome
Messaggio del Papa al Direttore de "L’Osservatore Romano", Prof. Giovanni Maria Vian, nella ricorrenza del 150° anniversario di fondazione del Quotidiano
Il saluto del direttore dell'Osservatore Romano al Santo Padre
Vedi anche:
La visita di Benedetto XVI a "L'Osservatore Romano". Magistero dell'essenziale (José María Tamayo)
I 150 anni dell'Osservatore Romano. Ratzinger, Papa curioso in redazione (Angeli)
Osservatore Romano, quel foglio fra Chiesa e città (Scaraffia)
L'Osservatore Romano dona al Papa una preziosa edizione dell'Opera Omnia di Sant'Agostino in 43 volumi (Izzo)
Il Papa in visita all'Osservatore Romano in occasione del 150° anniversario di fondazione (Asca)
Il Papa visita la redazione dell'Osservatore: "sappiamo bene che le scelte delle priorità oggi sono spesso, in molti organi dell'opinione pubblica, molto discutibili"
Benedetto XVI visita l'Osservatore: "Ero molto curioso di vedere come si fa". Il giornale nato 150 anni fa. Auguri e complimenti alla redazione e poi si mette davanti al computer (Bobbio)
Benedetto XVI visita il suo giornale (Schwibach)
Il Papa: per informare in modo realmente umano servono giustizia e speranza. Visita la sede de “L'Osservatore Romano” nel 150° della fondazione (Zenit)
In visita all'Osservatore Romano il Papa ha seguito la videoimpaginazione (Izzo)
Il Papa visita la sede dell'Osservatore Romano. Visita speciale per un giornale singolare (O.R.)
Un Papa in redazione (Di Cicco)
Il Papa visita la redazione dell'Osservatore Romano (Rome Reports)
Il Papa in visita all’Osservatore Romano per il 150.mo: un giornale unico che annuncia il Vangelo e va alla radice degli avvenimenti (Radio Vaticana)
Visita del Papa all'Osservatore Romano: video di The Vatican
Il Papa in visita alla redazione dell’Osservatore Romano elogia i giornalisti che informano alla luce del Vangelo (Tornielli)
Il Papa visita l'Osservatore Romano: “Vorrei dirvi di vero cuore come si fa in casa: buon compleanno!” (Sir)
Il Papa: L'Osservatore Romano - quasi un unicum nel panorama della stampa mondiale - offre ai lettori tante notizie positive e incoraggianti
Il Papa visita l'Osservatore Romano: i media dovrebbero dare anche le buone notizie. Il quotidiano della Santa Sede si presenta come una preziosa risorsa, che chiede di essere sempre meglio conosciuta e valorizzata (Izzo)
VISITA DEL SANTO PADRE ALLA SEDE DE L’OSSERVATORE ROMANO IN OCCASIONE DEL 150° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE DEL QUOTIDIANO, 05.07.2011
Alle ore 11 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI si reca in visita alla sede de L’Osservatore Romano, in occasione del 150° anniversario di fondazione del Quotidiano, ricorrenza che cadeva il 1° luglio scorso.
Pubblichiamo di seguito le parole di saluto che il Papa rivolge ai presenti:
SALUTO DEL SANTO PADRE
Cari fratelli e sorelle,
sono lieto di potervi incontrare nella sede del quotidiano L’Osservatore Romano, dove ogni giorno voi svolgete il vostro lavoro, un lavoro prezioso e qualificato, al servizio della Santa Sede. Vi saluto tutti con affetto. Saluto il Direttore, prof. Giovanni Maria Vian, il Vicedirettore, i redattori e tutta la grande famiglia di questo giornale.
Pochi giorni fa, il 1° luglio, L’Osservatore Romano ha raggiunto il notevole traguardo dei 150 anni di vita. Vorrei dirvi di vero cuore come si fa in casa: buon compleanno! Questa ricorrenza suscita sentimenti di gratitudine e di legittima fierezza, ma, accanto alle commemorazioni particolari e solenni ho voluto venire anche qui, in mezzo a voi, per esprimere la mia riconoscenza a ciascuno di coloro che il giornale concretamente lo "fanno", con passione umana e cristiana e con professionalità.
Da molto tempo ero realmente curioso di vedere come si fa oggi un giornale, dove nasce il giornale, e conoscere almeno per un momento le persone che fanno questo nostro giornale. Ho avuto adesso la gioia di scoprire il modo moderno, totalmente diverso da quello di cinquant'anni fa, in cui un giornale nasce. Esige molta più, diciamo, creatività umana che lavoro tecnico. E così questa "officina" è certamente dedicata al fare, ma prima, soprattutto, al conoscere, al pensare, al giudicare, al riflettere. Non è nemmeno solo una "officina": è soprattutto un grande osservatorio, come dice il nome.
Osservatorio per vedere le realtà di questo mondo e informarci di queste realtà. Mi sembra che da questo osservatorio si vedano sia le cose lontane come quelle vicine. Lontane in un duplice senso: anzitutto lontane in tutte le parti del mondo, come sono le Filippine, l'Australia, l'America Latina; questo per me è uno dei grandi vantaggi dell'"Osservatore Romano", che offre realmente un’informazione universale, che realmente vede il mondo intero e non solo un parte. Per questo sono molto grato, perché normalmente nei giornali si danno informazioni, ma con una preponderanza del proprio mondo e ciò fa dimenticare molte altre parti della terra, che sono non meno importanti. Qui si vede qualcosa della coincidenza di Urbs et Orbis che è caratteristica della cattolicità e, in un certo senso, è anche una eredità romana: veramente vedere il mondo e non solo se stessi.
In secondo luogo, da questo osservatorio si vedono le cose lontane anche in un altro senso: "L'Osservatore" non rimane alla superficie degli avvenimenti, ma va alle radici. Oltre la superficie ci mostra le radici culturali e il fondo delle cose. E' per me non solo un giornale, ma anche una rivista culturale.
Ammiro come è possibile ogni giorno dare dei grandi contributi che ci aiutano a capire meglio l'essere umano, le radici da cui vengono le cose e come devono essere comprese, realizzate, trasformate. Ma questo giornale vede anche le cose vicine. Qualche volta è proprio difficile vedere vicino, il nostro piccolo mondo, che tuttavia è un mondo grande.
C'è un altro fenomeno che mi fa pensare e del quale sono grato, cioè che nessuno può informare su tutto. Anche i mezzi più universalistici, per così dire, non possono dire tutto: è impossibile. E' sempre necessaria una scelta, un discernimento. E perciò è decisivo nella presentazione dei fatti il criterio di scelta: non c'è mai il fatto puro, c'è sempre anche una scelta che determina che cosa appare e che cosa non appare. E sappiamo bene che le scelte delle priorità oggi sono spesso, in molti organi dell'opinione pubblica, molto discutibili.
E L'Osservatore Romano, come ha detto il Direttore, nella sua testata si è dato da sempre due criteri: "Unicuique suum" e "Non prevalebunt". Questa è una sintesi caratteristica per la cultura del mondo occidentale. Da una parte, il grande diritto romano, il diritto naturale, la cultura naturale dell'uomo concretizzata nella cultura romana, con il suo diritto e il senso di giustizia; e dall'altra parte il Vangelo. Si potrebbe anche dire: con questi due criteri - quello del diritto naturale e quello del Vangelo - abbiamo come criterio la giustizia e, dall'altra parte, la speranza che viene dalla fede. Questi due criteri insieme - la giustizia che rispetta ognuno e la speranza che vede anche le cose negative nella luce di una bontà divina della quale siamo sicuri per la fede - aiutano ad offrire realmente un'informazione umana, umanistica, nel senso di un umanesimo che ha le sue radici nella bontà di Dio. E così non è solo informazione, ma realmente formazione culturale.
Per tutto questo vi sono grato. Di cuore imparto a tutti voi, ai vostri cari la Benedizione Apostolica.
© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana
Il saluto del direttore dell'Osservatore Romano al Santo Padre
Vedi anche:
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L'Osservatore Romano dona al Papa una preziosa edizione dell'Opera Omnia di Sant'Agostino in 43 volumi (Izzo)
Il Papa in visita all'Osservatore Romano in occasione del 150° anniversario di fondazione (Asca)
Il Papa visita la redazione dell'Osservatore: "sappiamo bene che le scelte delle priorità oggi sono spesso, in molti organi dell'opinione pubblica, molto discutibili"
Benedetto XVI visita l'Osservatore: "Ero molto curioso di vedere come si fa". Il giornale nato 150 anni fa. Auguri e complimenti alla redazione e poi si mette davanti al computer (Bobbio)
Benedetto XVI visita il suo giornale (Schwibach)
Il Papa: per informare in modo realmente umano servono giustizia e speranza. Visita la sede de “L'Osservatore Romano” nel 150° della fondazione (Zenit)
In visita all'Osservatore Romano il Papa ha seguito la videoimpaginazione (Izzo)
Il Papa visita la sede dell'Osservatore Romano. Visita speciale per un giornale singolare (O.R.)
Un Papa in redazione (Di Cicco)
Il Papa visita la redazione dell'Osservatore Romano (Rome Reports)
Il Papa in visita all’Osservatore Romano per il 150.mo: un giornale unico che annuncia il Vangelo e va alla radice degli avvenimenti (Radio Vaticana)
Visita del Papa all'Osservatore Romano: video di The Vatican
Il Papa in visita alla redazione dell’Osservatore Romano elogia i giornalisti che informano alla luce del Vangelo (Tornielli)
Il Papa visita l'Osservatore Romano: “Vorrei dirvi di vero cuore come si fa in casa: buon compleanno!” (Sir)
Il Papa: L'Osservatore Romano - quasi un unicum nel panorama della stampa mondiale - offre ai lettori tante notizie positive e incoraggianti
Il Papa visita l'Osservatore Romano: i media dovrebbero dare anche le buone notizie. Il quotidiano della Santa Sede si presenta come una preziosa risorsa, che chiede di essere sempre meglio conosciuta e valorizzata (Izzo)
VISITA DEL SANTO PADRE ALLA SEDE DE L’OSSERVATORE ROMANO IN OCCASIONE DEL 150° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE DEL QUOTIDIANO, 05.07.2011
Alle ore 11 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI si reca in visita alla sede de L’Osservatore Romano, in occasione del 150° anniversario di fondazione del Quotidiano, ricorrenza che cadeva il 1° luglio scorso.
Pubblichiamo di seguito le parole di saluto che il Papa rivolge ai presenti:
SALUTO DEL SANTO PADRE
Cari fratelli e sorelle,
sono lieto di potervi incontrare nella sede del quotidiano L’Osservatore Romano, dove ogni giorno voi svolgete il vostro lavoro, un lavoro prezioso e qualificato, al servizio della Santa Sede. Vi saluto tutti con affetto. Saluto il Direttore, prof. Giovanni Maria Vian, il Vicedirettore, i redattori e tutta la grande famiglia di questo giornale.
Pochi giorni fa, il 1° luglio, L’Osservatore Romano ha raggiunto il notevole traguardo dei 150 anni di vita. Vorrei dirvi di vero cuore come si fa in casa: buon compleanno! Questa ricorrenza suscita sentimenti di gratitudine e di legittima fierezza, ma, accanto alle commemorazioni particolari e solenni ho voluto venire anche qui, in mezzo a voi, per esprimere la mia riconoscenza a ciascuno di coloro che il giornale concretamente lo "fanno", con passione umana e cristiana e con professionalità.
Da molto tempo ero realmente curioso di vedere come si fa oggi un giornale, dove nasce il giornale, e conoscere almeno per un momento le persone che fanno questo nostro giornale. Ho avuto adesso la gioia di scoprire il modo moderno, totalmente diverso da quello di cinquant'anni fa, in cui un giornale nasce. Esige molta più, diciamo, creatività umana che lavoro tecnico. E così questa "officina" è certamente dedicata al fare, ma prima, soprattutto, al conoscere, al pensare, al giudicare, al riflettere. Non è nemmeno solo una "officina": è soprattutto un grande osservatorio, come dice il nome.
Osservatorio per vedere le realtà di questo mondo e informarci di queste realtà. Mi sembra che da questo osservatorio si vedano sia le cose lontane come quelle vicine. Lontane in un duplice senso: anzitutto lontane in tutte le parti del mondo, come sono le Filippine, l'Australia, l'America Latina; questo per me è uno dei grandi vantaggi dell'"Osservatore Romano", che offre realmente un’informazione universale, che realmente vede il mondo intero e non solo un parte. Per questo sono molto grato, perché normalmente nei giornali si danno informazioni, ma con una preponderanza del proprio mondo e ciò fa dimenticare molte altre parti della terra, che sono non meno importanti. Qui si vede qualcosa della coincidenza di Urbs et Orbis che è caratteristica della cattolicità e, in un certo senso, è anche una eredità romana: veramente vedere il mondo e non solo se stessi.
In secondo luogo, da questo osservatorio si vedono le cose lontane anche in un altro senso: "L'Osservatore" non rimane alla superficie degli avvenimenti, ma va alle radici. Oltre la superficie ci mostra le radici culturali e il fondo delle cose. E' per me non solo un giornale, ma anche una rivista culturale.
Ammiro come è possibile ogni giorno dare dei grandi contributi che ci aiutano a capire meglio l'essere umano, le radici da cui vengono le cose e come devono essere comprese, realizzate, trasformate. Ma questo giornale vede anche le cose vicine. Qualche volta è proprio difficile vedere vicino, il nostro piccolo mondo, che tuttavia è un mondo grande.
C'è un altro fenomeno che mi fa pensare e del quale sono grato, cioè che nessuno può informare su tutto. Anche i mezzi più universalistici, per così dire, non possono dire tutto: è impossibile. E' sempre necessaria una scelta, un discernimento. E perciò è decisivo nella presentazione dei fatti il criterio di scelta: non c'è mai il fatto puro, c'è sempre anche una scelta che determina che cosa appare e che cosa non appare. E sappiamo bene che le scelte delle priorità oggi sono spesso, in molti organi dell'opinione pubblica, molto discutibili.
E L'Osservatore Romano, come ha detto il Direttore, nella sua testata si è dato da sempre due criteri: "Unicuique suum" e "Non prevalebunt". Questa è una sintesi caratteristica per la cultura del mondo occidentale. Da una parte, il grande diritto romano, il diritto naturale, la cultura naturale dell'uomo concretizzata nella cultura romana, con il suo diritto e il senso di giustizia; e dall'altra parte il Vangelo. Si potrebbe anche dire: con questi due criteri - quello del diritto naturale e quello del Vangelo - abbiamo come criterio la giustizia e, dall'altra parte, la speranza che viene dalla fede. Questi due criteri insieme - la giustizia che rispetta ognuno e la speranza che vede anche le cose negative nella luce di una bontà divina della quale siamo sicuri per la fede - aiutano ad offrire realmente un'informazione umana, umanistica, nel senso di un umanesimo che ha le sue radici nella bontà di Dio. E così non è solo informazione, ma realmente formazione culturale.
Per tutto questo vi sono grato. Di cuore imparto a tutti voi, ai vostri cari la Benedizione Apostolica.
© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana
lunedì 4 luglio 2011
Il Papa agli Artisti: Cari amici, vorrei rinnovare a voi e a tutti gli artisti un amichevole e appassionato appello: non scindete mai la creatività artistica dalla verità e dalla carità, non cercate mai la bellezza lontano dalla verità e dalla carità, ma con la ricchezza della vostra genialità, del vostro slancio creativo, siate sempre, con coraggio, cercatori della verità e testimoni della carità
MOSTRA "LO SPLENDORE DELLA VERITÀ, LA BELLEZZA DELLA CARITÀ - OMAGGIO DEGLI ARTISTI A BENEDETTO XVI PER IL 60° DI SACERDOZIO": LO SPECIALE DEL BLOG
29 GIUGNO 2011: 60° ANNIVERSARIO DELL'ORDINAZIONE PRESBITERALE DI JOSEPH RATZINGER-BENEDETTO XVI: LO SPECIALE DEL BLOG
INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA IN ONORE DEL PAPA ED INCONTRO CON GLI ARTISTI: IL VIDEO INTEGRALE SU BENEDICT XVI TV
L'abbraccio del cinema italiano al Papa dal sito di H2ONews
Mostra per il 60° di Ordinazione del Papa, il saluto del cardinale Gianfranco Ravasi (O.R.)
INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA "LO SPLENDORE DELLA VERITÀ, LA BELLEZZA DELLA CARITÀ - OMAGGIO DEGLI ARTISTI A BENEDETTO XVI PER IL 60° DI SACERDOZIO" (VATICANO, ATRIO AULA PAOLO VI), 04.07.2011
Poco prima delle 12 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI si è recato nell’Atrio dell’Aula Paolo VI per inaugurare la mostra in Suo onore: "Lo splendore della verità, la bellezza della carità - Omaggio degli artisti a Benedetto XVI per il 60° di Sacerdozio".
La Mostra promossa dal Pontificio Consiglio della Cultura, con la partecipazione di 60 Artisti di fama internazionale, rimarrà in esposizione in Vaticano da domani 5 luglio, fino al 4 settembre 2011.
Pubblichiamo di seguito le parole di saluto che il Papa ha rivolto ai presenti per l’inaugurazione della mostra:
SALUTO DEL SANTO PADRE
Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Cari Amici,
è per me una grande gioia incontrarvi e ricevere il vostro creativo e multiforme omaggio in occasione del 60° anniversario della mia Ordinazione sacerdotale. Vi sono sinceramente grato per la vostra vicinanza in questa ricorrenza per me così significativa e importante.
Nella Celebrazione eucaristica del 29 giugno scorso, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, ho ringraziato il Signore per il dono della vocazione sacerdotale.
Oggi ringrazio voi per l’amicizia e la gentilezza che mi manifestate. Saluto cordialmente il Cardinale Angelo Sodano, decano del sacro Collegio, e il Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che, insieme ai suoi collaboratori, ha organizzato questa singolare manifestazione artistica, e lo ringrazio per le cortesi parole che mi ha indirizzato. Rivolgo anche il mio saluto a tutti i presenti, in modo particolare a voi, cari Artisti, che avete accolto l’invito a presentare una vostra creazione in questa Mostra.
Il nostro odierno incontro, in cui ho la gioia e la curiosità di ammirare le vostre opere, vuole essere una nuova tappa di quel percorso di amicizia e di dialogo che abbiamo intrapreso il 21 novembre del 2009, nella Cappella Sistina, un evento che porto ancora impresso nell’animo.
La Chiesa e gli artisti tornano ad incontrarsi, a parlarsi, a sostenere la necessità di un colloquio che vuole e deve diventare sempre più intenso e articolato, anche per offrire alla cultura, anzi alle culture del nostro tempo un esempio eloquente di dialogo fecondo ed efficace, orientato a rendere questo nostro mondo più umano e più bello. Voi oggi mi presentate il frutto della vostra creatività, della vostra riflessione, del vostro talento, espressioni dei vari ambiti artistici che qui rappresentate: pittura, scultura, architettura, oreficeria, fotografia, cinema, musica, letteratura e poesia. Prima di ammirarle insieme a voi, permettetemi di fermarmi solo un momento sul suggestivo titolo di questa Esposizione: "Lo splendore della verità, la bellezza della carità".
Proprio nell’Omelia della Messa pro eligendo pontifice, commentando la bella espressione di San Paolo della Lettera agli Efesini "veritatem facientes in caritate" (4,15), definivo il "fare la verità nella carità" come una formula fondamentale dell’esistenza cristiana.
E aggiungevo: "In Cristo, coincidono verità e carità. Nella misura in cui ci avviciniamo a Cristo, anche nella nostra vita, verità e carità si fondono. La carità senza verità sarebbe cieca; la verità senza carità sarebbe come «un cembalo che tintinna» (1Cor 13,1)".
E’ proprio dall’unione, vorrei dire dalla sinfonia, dalla perfetta armonia di verità e carità, che emana l’autentica bellezza, capace di suscitare ammirazione, meraviglia e gioia vera nel cuore degli uomini. Il mondo in cui viviamo ha bisogno che la verità risplenda e non sia offuscata dalla menzogna o dalla banalità; ha bisogno che la carità infiammi e non sia sopraffatta dall’orgoglio e dall’egoismo.
Abbiamo bisogno che la bellezza della verità e della carità colpisca l’intimo del nostro cuore e lo renda più umano.
Cari amici, vorrei rinnovare a voi e a tutti gli artisti un amichevole e appassionato appello: non scindete mai la creatività artistica dalla verità e dalla carità, non cercate mai la bellezza lontano dalla verità e dalla carità, ma con la ricchezza della vostra genialità, del vostro slancio creativo, siate sempre, con coraggio, cercatori della verità e testimoni della carità; fate risplendere la verità nelle vostre opere e fate in modo che la loro bellezza susciti nello sguardo e nel cuore di chi le ammira il desiderio e il bisogno di rendere bella e vera l’esistenza, ogni esistenza, arricchendola di quel tesoro che non viene mai meno, che fa della vita un capolavoro e di ogni uomo uno straordinario artista: la carità, l’amore.
Lo Spirito Santo, artefice di ogni bellezza che è nel mondo, vi illumini sempre e vi guidi verso la Bellezza ultima e definitiva, quella che scalda la nostra mente e il nostro cuore e che attendiamo di poter contemplare un giorno in tutto il suo splendore. Ancora una volta, grazie per la vostra amicizia, per la vostra presenza e perché portate nel mondo un raggio di questa Bellezza, che è Dio. Di vero cuore imparto a tutti voi, ai vostri cari e all’intero mondo dell’arte la mia Benedizione Apostolica.
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29 GIUGNO 2011: 60° ANNIVERSARIO DELL'ORDINAZIONE PRESBITERALE DI JOSEPH RATZINGER-BENEDETTO XVI: LO SPECIALE DEL BLOG
INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA IN ONORE DEL PAPA ED INCONTRO CON GLI ARTISTI: IL VIDEO INTEGRALE SU BENEDICT XVI TV
L'abbraccio del cinema italiano al Papa dal sito di H2ONews
Mostra per il 60° di Ordinazione del Papa, il saluto del cardinale Gianfranco Ravasi (O.R.)
INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA "LO SPLENDORE DELLA VERITÀ, LA BELLEZZA DELLA CARITÀ - OMAGGIO DEGLI ARTISTI A BENEDETTO XVI PER IL 60° DI SACERDOZIO" (VATICANO, ATRIO AULA PAOLO VI), 04.07.2011
Poco prima delle 12 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI si è recato nell’Atrio dell’Aula Paolo VI per inaugurare la mostra in Suo onore: "Lo splendore della verità, la bellezza della carità - Omaggio degli artisti a Benedetto XVI per il 60° di Sacerdozio".
La Mostra promossa dal Pontificio Consiglio della Cultura, con la partecipazione di 60 Artisti di fama internazionale, rimarrà in esposizione in Vaticano da domani 5 luglio, fino al 4 settembre 2011.
Pubblichiamo di seguito le parole di saluto che il Papa ha rivolto ai presenti per l’inaugurazione della mostra:
SALUTO DEL SANTO PADRE
Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Cari Amici,
è per me una grande gioia incontrarvi e ricevere il vostro creativo e multiforme omaggio in occasione del 60° anniversario della mia Ordinazione sacerdotale. Vi sono sinceramente grato per la vostra vicinanza in questa ricorrenza per me così significativa e importante.
Nella Celebrazione eucaristica del 29 giugno scorso, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, ho ringraziato il Signore per il dono della vocazione sacerdotale.
Oggi ringrazio voi per l’amicizia e la gentilezza che mi manifestate. Saluto cordialmente il Cardinale Angelo Sodano, decano del sacro Collegio, e il Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che, insieme ai suoi collaboratori, ha organizzato questa singolare manifestazione artistica, e lo ringrazio per le cortesi parole che mi ha indirizzato. Rivolgo anche il mio saluto a tutti i presenti, in modo particolare a voi, cari Artisti, che avete accolto l’invito a presentare una vostra creazione in questa Mostra.
Il nostro odierno incontro, in cui ho la gioia e la curiosità di ammirare le vostre opere, vuole essere una nuova tappa di quel percorso di amicizia e di dialogo che abbiamo intrapreso il 21 novembre del 2009, nella Cappella Sistina, un evento che porto ancora impresso nell’animo.
La Chiesa e gli artisti tornano ad incontrarsi, a parlarsi, a sostenere la necessità di un colloquio che vuole e deve diventare sempre più intenso e articolato, anche per offrire alla cultura, anzi alle culture del nostro tempo un esempio eloquente di dialogo fecondo ed efficace, orientato a rendere questo nostro mondo più umano e più bello. Voi oggi mi presentate il frutto della vostra creatività, della vostra riflessione, del vostro talento, espressioni dei vari ambiti artistici che qui rappresentate: pittura, scultura, architettura, oreficeria, fotografia, cinema, musica, letteratura e poesia. Prima di ammirarle insieme a voi, permettetemi di fermarmi solo un momento sul suggestivo titolo di questa Esposizione: "Lo splendore della verità, la bellezza della carità".
Proprio nell’Omelia della Messa pro eligendo pontifice, commentando la bella espressione di San Paolo della Lettera agli Efesini "veritatem facientes in caritate" (4,15), definivo il "fare la verità nella carità" come una formula fondamentale dell’esistenza cristiana.
E aggiungevo: "In Cristo, coincidono verità e carità. Nella misura in cui ci avviciniamo a Cristo, anche nella nostra vita, verità e carità si fondono. La carità senza verità sarebbe cieca; la verità senza carità sarebbe come «un cembalo che tintinna» (1Cor 13,1)".
E’ proprio dall’unione, vorrei dire dalla sinfonia, dalla perfetta armonia di verità e carità, che emana l’autentica bellezza, capace di suscitare ammirazione, meraviglia e gioia vera nel cuore degli uomini. Il mondo in cui viviamo ha bisogno che la verità risplenda e non sia offuscata dalla menzogna o dalla banalità; ha bisogno che la carità infiammi e non sia sopraffatta dall’orgoglio e dall’egoismo.
Abbiamo bisogno che la bellezza della verità e della carità colpisca l’intimo del nostro cuore e lo renda più umano.
Cari amici, vorrei rinnovare a voi e a tutti gli artisti un amichevole e appassionato appello: non scindete mai la creatività artistica dalla verità e dalla carità, non cercate mai la bellezza lontano dalla verità e dalla carità, ma con la ricchezza della vostra genialità, del vostro slancio creativo, siate sempre, con coraggio, cercatori della verità e testimoni della carità; fate risplendere la verità nelle vostre opere e fate in modo che la loro bellezza susciti nello sguardo e nel cuore di chi le ammira il desiderio e il bisogno di rendere bella e vera l’esistenza, ogni esistenza, arricchendola di quel tesoro che non viene mai meno, che fa della vita un capolavoro e di ogni uomo uno straordinario artista: la carità, l’amore.
Lo Spirito Santo, artefice di ogni bellezza che è nel mondo, vi illumini sempre e vi guidi verso la Bellezza ultima e definitiva, quella che scalda la nostra mente e il nostro cuore e che attendiamo di poter contemplare un giorno in tutto il suo splendore. Ancora una volta, grazie per la vostra amicizia, per la vostra presenza e perché portate nel mondo un raggio di questa Bellezza, che è Dio. Di vero cuore imparto a tutti voi, ai vostri cari e all’intero mondo dell’arte la mia Benedizione Apostolica.
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domenica 3 luglio 2011
Il Papa: Moltitudini sfinite si trovano nei Paesi più poveri, provate dall’indigenza; e anche nei Paesi più ricchi sono tanti gli uomini e le donne insoddisfatti, addirittura malati di depressione. Pensiamo poi ai numerosi sfollati e rifugiati, a quanti emigrano mettendo a rischio la propria vita. Lo sguardo di Cristo si posa su tutta questa gente, anzi, su ciascuno di questi figli del Padre che è nei cieli, e ripete: "Venite a me, voi tutti…"
ANGELUS: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA
Vedi anche:
Lo sguardo sugli oppressi. Le parole del Papa all’Angelus (Sir)
Il Papa: bisogna abbandonare la via dell’arroganza, della violenza utilizzata per procurarsi posizioni di sempre maggiore potere, per assicurarsi il successo ad ogni costo (Mandelli)
Il Papa ricorda la beatificazione del vescovo Janos Scheffler che morì martire in Romania (Izzo)
Il Papa: il vero rimedio alle ferite dell’umanità è una regola di vita basata sull’amore fraterno (AsiaNews)
L'Angelus del Santo Padre nel servizio di Lucio Brunelli (Tg2)
No a arroganza e successo a tutti i costi: così il Papa indica la via dell’amore di Cristo, ricordando tanti poveri in difficoltà e tanti ricchi insoddisfatti (R.V.)
Il Papa: lo sguardo di Gesù su immigrati, sfollati e rifugiati. Bisogna abbandonare la via dell'arroganza, della violenza utilizzata per procurarsi posizioni di sempre maggiore potere (Izzo)
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 03.07.2011
Alle ore 12 di oggi, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del Suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:
PRIMA DELL’ANGELUS
Cari fratelli e sorelle!
Oggi, nel Vangelo, il Signore Gesù ci ripete quelle parole che conosciamo così bene, ma che sempre ci commuovono: "Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero" (Mt 11,28-30).
Quando Gesù percorreva le strade della Galilea annunciando il Regno di Dio e guarendo molti malati, sentiva compassione delle folle, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore" (cfr Mt 9,35-36).
Quello sguardo di Gesù sembra estendersi fino ad oggi, fino al nostro mondo. Anche oggi si posa su tanta gente oppressa da condizioni di vita difficili, ma anche priva di validi punti di riferimento per trovare un senso e una meta all’esistenza. Moltitudini sfinite si trovano nei Paesi più poveri, provate dall’indigenza; e anche nei Paesi più ricchi sono tanti gli uomini e le donne insoddisfatti, addirittura malati di depressione. Pensiamo poi ai numerosi sfollati e rifugiati, a quanti emigrano mettendo a rischio la propria vita. Lo sguardo di Cristo si posa su tutta questa gente, anzi, su ciascuno di questi figli del Padre che è nei cieli, e ripete: "Venite a me, voi tutti…".
Gesù promette di dare a tutti "ristoro", ma pone una condizione: "Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore". Che cos’è questo "giogo", che invece di pesare alleggerisce, e invece di schiacciare solleva? Il "giogo" di Cristo è la legge dell’amore, è il suo comandamento, che ha lasciato ai suoi discepoli (cfr Gv 13,34; 15,12).
Il vero rimedio alle ferite dell’umanità, sia quelle materiali, come la fame e le ingiustizie, sia quelle psicologiche e morali causate da un falso benessere, è una regola di vita basata sull’amore fraterno, che ha la sua sorgente nell’amore di Dio. Per questo bisogna abbandonare la via dell’arroganza, della violenza utilizzata per procurarsi posizioni di sempre maggiore potere, per assicurarsi il successo ad ogni costo.
Anche verso l’ambiente bisogna rinunciare allo stile aggressivo che ha dominato negli ultimi secoli e adottare una ragionevole "mitezza". Ma soprattutto nei rapporti umani, interpersonali, sociali, la regola del rispetto e della non violenza, cioè la forza della verità contro ogni sopruso, è quella che può assicurare un futuro degno dell’uomo.
Cari amici, ieri abbiamo celebrato una particolare memoria liturgica di Maria Santissima lodando Dio per il suo Cuore Immacolato. Ci aiuti la Vergine a "imparare" da Gesù la vera umiltà, a prendere con decisione il suo giogo leggero, per sperimentare la pace interiore e diventare a nostra volta capaci di consolare altri fratelli e sorelle che percorrono con fatica il cammino della vita.
DOPO L’ANGELUS
Cari fratelli e sorelle, mi unisco alla gioia della Chiesa in Romania, in particolare della Comunità di Satu Mare, dove oggi viene proclamato Beato János Scheffler, che fu Vescovo di quella Diocesi e morì martire nel 1952. La sua testimonianza sostenga sempre le fede di quanti lo ricordano con affetto e delle nuove generazioni.
Chers pèlerins francophones, de façon providentielle, alors que pour beaucoup débutent les vacances, les textes de ce dimanche nous orientent vers le repos et la sérénité. Il ne s’agit pas de partir en repos pour partir, mais bien de vivre d’une façon nouvelle nos relations avec nos proches, avec Dieu, en prenant du temps pour cela. Jésus nous invite à venir à Lui, à nous confier à Lui. La foi en sa présence nous apporte la sérénité de celui qui se sait toujours aimé du Père. Faisons une large place à la lecture de la Parole de Dieu, particulièrement de l’Evangile que vous ne manquerez pas de mettre dans vos bagages de vacances ! Bon pèlerinage à tous !
I am pleased to greet the English-speaking visitors here today, especially the candidates for the permanent diaconate from the Diocese of Elphin, Ireland, who are here with their wives. In today’s Gospel, Jesus invites all of us to come to him, whatever burdens we may be carrying, whatever labours we may be engaged in, because in him we will find rest. At this time of year when so many of you are taking your annual holiday, I pray that you will truly find refreshment for body and spirit and an opportunity to rest in the Lord. May God bestow his blessings of joy and peace upon all of you, and upon your families and loved ones at home.
Mit Freude grüße ich alle Pilger und Gäste deutscher Sprache. „Kommt alle zu mir", lädt Jesus uns im heutigen Evangelium ein. Der Herr kennt die Mühsal und Last unseres Lebens und will uns Ruhe verschaffen. Auf uns selbst gestellt können wir die tiefste Sehnsucht unseres Herzens nicht stillen. Christus aber zeigt uns den Weg zum wahren, zum glücklichen Leben; er selbst ist der Weg. „Lernt von mir", so sagt er, „denn ich bin gütig und von Herzen demütig." Von Jesus können wir das rechte Menschsein lernen. Dann finden wir innere Freude und Erholung für Geist und Seele. Bei Jesus sein ist das wahre Glück. Ich wünsche euch einen gesegneten Sonntag und eine gute Woche.
Saludo con afecto a los grupos de lengua española que participan en esta oración mariana, en particular a los profesores y alumnos del Colegio Internacional Europa, de Sevilla. "Venid a mí todos los que estáis cansados y agobiados", nos dice hoy Cristo en el Evangelio. Que esta palabra resuene con claridad en el corazón de todos, de modo que, presentando al Señor nuestros afanes y sufrimientos, encontremos en Él la fuerza para afrontar la vida con alegría y serenidad de espíritu, siendo testigos de su amor y fuente de esperanza para los necesitados. Gracias por vuestra presencia y vuestras oraciones. Feliz domingo.
Zo srdca pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z Úpora a Černovej. Bratia a sestry, budúci utorok Slovensko bude sláviť sviatok svätých bratov Cyrila a Metoda. Oni sú pre nás všetkých príkladom jednoty vo viere. Zostaňte verní tomuto ich odkazu. S láskou vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!
[Di cuore saluto i pellegrini slovacchi, particolarmente quelli provenienti da Úpor e Černová. Fratelli e sorelle, martedì prossimo la Slovacchia celebrerà la festa dei Santi fratelli Cirillo e Metodio. Essi sono per tutti noi esempio di unità nella fede. Rimanete fedeli a questo sublime esempio. Con affetto vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]
Drodzy Polacy, bracia i siostry. Modlitwa „Anioł Pański" przypomina nam, że Słowo Boże stało się ciałem pod sercem Dziewiczej Matki. W kontekście minionych obchodów liturgicznych: Najświętszego Serca Pana Jezusa i Niepokalanego Serca Maryi, polecam was wszystkich opiece tych Najświętszych Serc. Niech Serce Jezusa zjednoczone z Sercem Maryi będzie dla was źródłem życia i świętości. Wszystkim wam błogosławię, życzę dobrej niedzieli.
[Cari fratelli e sorelle Polacchi, la preghiera dell’"Angelus" ci ricorda che il Verbo di Dio si fece carne nel grembo della Vergine Madre. Nel contesto delle recenti celebrazioni liturgiche del Sacratissimo Cuore di Gesù e del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria vi raccomando alla protezione di questi Cuori santissimi. Il Cuore di Gesù unito al Cuore di Maria sia per voi sorgente di vita e di santità. Vi benedico tutti e vi auguro buona domenica.]
Rivolgo infine un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli venuti da Pistoia e ai ragazzi di Latisana, Arcidiocesi di Udine. A tutti auguro una buona domenica e un buon mese di luglio. Nei prossimi giorni lascerò il Vaticano per recarmi a Castel Gandolfo. Da là, a Dio piacendo, guiderò l’Angelus domenica prossima. Grazie!
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sabato 2 luglio 2011
Il Papa: Vediamo che realmente la Parola di Dio ha creato un popolo, una comunità, ha creato una comune gioia, un pellegrinaggio comune verso il Signore. L’essere Chiesa quindi non viene solo da una forza organizzativa nostra, umana, ma trova la sua sorgente e il suo vero significato nella comunione d’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: questo amore eterno è la fonte dalla quale viene la Chiesa e la Trinità Santissima è il modello di unità nella diversità e genera e plasma la Chiesa come mistero di comunione
UDIENZA AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO DELLA DIOCESI DI ALTAMURA-GRAVINA-ACQUAVIVA DELLE FONTI (ITALIA), 02.07.2011
Alle ore 12 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti al Pellegrinaggio della Diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti (Italia) e rivolge loro il discorso che pubblichiamo di seguito:
DISCORSO DEL SANTO PADRE
Eccellenza,
Cari fratelli e sorelle!
Sono realmente lieto di accogliervi così numerosi e pieni dell’entusiasmo della fede. Grazie a voi! Ringrazio il Vescovo Mons. Mario Paciello per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti. Saluto le Autorità civili, i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose, i Seminaristi e ciascuno di voi, estendendo il mio pensiero e il mio affetto alla vostra Comunità diocesana, in particolare a coloro che vivono situazioni di sofferenza e di disagio. Sono grato al Signore perché la vostra visita mi offre la possibilità di condividere un momento del cammino sinodale della Chiesa che è in Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti. Il Sinodo è un evento che fa vivere concretamente l’esperienza di essere "Popolo di Dio" in cammino, di essere Chiesa, comunità pellegrina nella storia verso il suo compimento escatologico in Dio. Questo significa riconoscere che la Chiesa non possiede in se stessa il principio vitale, ma dipende da Cristo, di cui è segno e strumento efficace. Nella relazione con il Signore Gesù essa trova la propria identità più profonda: essere dono di Dio all’umanità, prolungando la presenza e l’opera di salvezza del Figlio di Dio per mezzo dello Spirito Santo. In quest’orizzonte comprendiamo che la Chiesa è essenzialmente un mistero d’amore a servizio dell’umanità in vista della sua santificazione. Il Concilio Vaticano II ha affermato su questo punto: "Piacque a Dio di santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse nella verità e santamente lo servisse" (Lumen gentium n. 9).
Vediamo qui che realmente la Parola di Dio ha creato un popolo, una comunità, ha creato una comune gioia, un pellegrinaggio comune verso il Signore. L’essere Chiesa quindi non viene solo da una forza organizzativa nostra, umana, ma trova la sua sorgente e il suo vero significato nella comunione d’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: questo amore eterno è la fonte dalla quale viene la Chiesa e la Trinità Santissima è il modello di unità nella diversità e genera e plasma la Chiesa come mistero di comunione.
È necessario ripartire sempre e in modo nuovo da questa verità per comprendere e vivere più intensamente l’essere Chiesa, "Popolo di Dio", "Corpo di Cristo", "Comunione". Altrimenti si corre il rischio di ridurre il tutto ad una dimensione orizzontale, che snatura l’identità della Chiesa e l’annuncio della fede e farebbe più povera la nostra vita e la vita della Chiesa. E’ importante sottolineare che la Chiesa non è un’organizzazione sociale, filantropica, come ve ne sono molte: essa è la Comunità di Dio, è la Comunità che crede, che ama, che adora il Signore Gesù e apre le "vele" al soffio dello Spirito Santo, e per questo è una Comunità capace di evangelizzare e di umanizzare. La relazione profonda con Cristo, vissuta e alimentata dalla Parola e dall’Eucaristia, rende efficace l’annuncio, motiva l’impegno per la catechesi e anima la testimonianza della carità.
Molti uomini e donne del nostro tempo hanno bisogno di incontrare il Dio, di incontrare Cristo o di riscoprire la bellezza del Dio vicino, del Dio che in Gesù Cristo ha mostrato il suo volto di Padre e chiama a riconoscere il senso e il valore dell’esistenza. Far capire che è bene vivere da uomo. L’attuale momento storico è segnato, lo sappiamo, da luci e ombre. Assistiamo ad atteggiamenti complessi: ripiegamento su se stessi, narcisismo, desiderio di possesso e di consumo, sentimenti e affetti slegati dalla responsabilità. Tante sono le cause di questo disorientamento, che si manifesta in un profondo disagio esistenziale, ma al fondo di tutto si può intravedere la negazione della dimensione trascendente dell’uomo e della relazione fondante con Dio. Per questo è decisivo che le comunità cristiane promuovano percorsi validi e impegnativi di fede.
Cari amici, particolare attenzione va posta al modo di considerare l’educazione alla vita cristiana, affinché ogni persona possa compiere un autentico cammino di fede, attraverso le diverse età della vita; un cammino nel quale – come la Vergine Maria – la persona accoglie profondamente la Parola di Dio e la mette in pratica, diventando testimone del Vangelo. Il Concilio Vaticano II, nella Dichiarazione Gravissimum educationis, afferma: "L’educazione cristiana tende soprattutto a far sì che i battezzati, iniziati gradualmente alla conoscenza del mistero della salvezza, prendano sempre maggiore coscienza del dono della fede, che hanno ricevuto…si preparino a vivere la propria vita secondo l’uomo nuovo, nella giustizia e nella santità della verità" (n. 2). In questo impegno educativo la famiglia resta la prima responsabile. Cari genitori, siate i primi testimoni della fede! Non abbiate paura delle difficoltà in mezzo alle quali siete chiamati a realizzare la vostra missione. Non siete soli! La comunità cristiana vi sta vicino e vi sostiene. La catechesi accompagna i vostri figli nella loro crescita umana e spirituale, ma essa va considerata come una formazione permanente, non limitata alla preparazione per ricevere i Sacramenti; dobbiamo in tutta la nostra vita crescere nella conoscenza di Dio, così nella conoscenza di che cosa significhi essere un uomo. Sappiate attingere sempre forza e luce dalla Liturgia: la partecipazione alla Celebrazione eucaristica nel Giorno del Signore è decisiva per la famiglia, per l’intera Comunità, è la struttura del nostro tempo. Ricordiamo sempre che nei Sacramenti, soprattutto nell’Eucaristia, il Signore Gesù opera per la trasformazione degli uomini assimilandoci a Sé. E’ proprio grazie all’incontro con Cristo, alla comunione con Lui, che la comunità cristiana può testimoniare la comunione, aprendosi al servizio, accogliendo i poveri e gli ultimi, riconoscendo il volto di Dio nell’ammalato e in ogni bisognoso. Vi invito, quindi, partendo dal contatto con il Signore nella preghiera quotidiana e soprattutto nell’Eucaristia, a valorizzare in modo adeguato le proposte educative e i percorsi di volontariato esistenti in diocesi, per formare persone solidali, aperte e attente alle situazioni di disagio spirituale e materiale. In definitiva, l’azione pastorale deve mirare a formare persone mature nella fede, per vivere in contesti nei quali spesso Dio viene ignorato; persone coerenti con la fede, perché si porti in tutti gli ambienti la luce di Cristo; persone che vivono con gioia la fede, per trasmettere la bellezza di essere cristiani.
Un pensiero speciale desidero rivolgerlo infine a voi, cari sacerdoti. Siate sempre riconoscenti del dono ricevuto, perché possiate servire, con amore e dedizione, il Popolo di Dio affidato alle vostre cure. Annunciate con coraggio e fedeltà il Vangelo, siate testimoni della misericordia di Dio e, guidati dallo Spirito Santo, sappiate indicare la verità, non temendo il dialogo con la cultura e con coloro che sono in ricerca di Dio.
Cari fratelli e sorelle, affidiamo il cammino della vostra Comunità diocesana a Maria Santissima, Madre del Signore e Madre della Chiesa, Madre nostra. In lei contempliamo quello che la Chiesa è ed è chiamata ad essere. Con il suo "sì" ha dato al mondo Gesù ed ora partecipa pienamente della gloria di Dio. Anche noi siamo chiamati a donare il Signore Gesù all’umanità, non dimenticando di essere sempre suoi discepoli. Vi ringrazio ancora molto della vostra bella visita e di tutto cuore vi ringrazio della vostra fede e vi accompagno con la preghiera e imparto a tutti voi e all’intera Diocesi la Benedizione Apostolica.
© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana
Alle ore 12 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti al Pellegrinaggio della Diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti (Italia) e rivolge loro il discorso che pubblichiamo di seguito:
DISCORSO DEL SANTO PADRE
Eccellenza,
Cari fratelli e sorelle!
Sono realmente lieto di accogliervi così numerosi e pieni dell’entusiasmo della fede. Grazie a voi! Ringrazio il Vescovo Mons. Mario Paciello per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti. Saluto le Autorità civili, i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose, i Seminaristi e ciascuno di voi, estendendo il mio pensiero e il mio affetto alla vostra Comunità diocesana, in particolare a coloro che vivono situazioni di sofferenza e di disagio. Sono grato al Signore perché la vostra visita mi offre la possibilità di condividere un momento del cammino sinodale della Chiesa che è in Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti. Il Sinodo è un evento che fa vivere concretamente l’esperienza di essere "Popolo di Dio" in cammino, di essere Chiesa, comunità pellegrina nella storia verso il suo compimento escatologico in Dio. Questo significa riconoscere che la Chiesa non possiede in se stessa il principio vitale, ma dipende da Cristo, di cui è segno e strumento efficace. Nella relazione con il Signore Gesù essa trova la propria identità più profonda: essere dono di Dio all’umanità, prolungando la presenza e l’opera di salvezza del Figlio di Dio per mezzo dello Spirito Santo. In quest’orizzonte comprendiamo che la Chiesa è essenzialmente un mistero d’amore a servizio dell’umanità in vista della sua santificazione. Il Concilio Vaticano II ha affermato su questo punto: "Piacque a Dio di santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse nella verità e santamente lo servisse" (Lumen gentium n. 9).
Vediamo qui che realmente la Parola di Dio ha creato un popolo, una comunità, ha creato una comune gioia, un pellegrinaggio comune verso il Signore. L’essere Chiesa quindi non viene solo da una forza organizzativa nostra, umana, ma trova la sua sorgente e il suo vero significato nella comunione d’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: questo amore eterno è la fonte dalla quale viene la Chiesa e la Trinità Santissima è il modello di unità nella diversità e genera e plasma la Chiesa come mistero di comunione.
È necessario ripartire sempre e in modo nuovo da questa verità per comprendere e vivere più intensamente l’essere Chiesa, "Popolo di Dio", "Corpo di Cristo", "Comunione". Altrimenti si corre il rischio di ridurre il tutto ad una dimensione orizzontale, che snatura l’identità della Chiesa e l’annuncio della fede e farebbe più povera la nostra vita e la vita della Chiesa. E’ importante sottolineare che la Chiesa non è un’organizzazione sociale, filantropica, come ve ne sono molte: essa è la Comunità di Dio, è la Comunità che crede, che ama, che adora il Signore Gesù e apre le "vele" al soffio dello Spirito Santo, e per questo è una Comunità capace di evangelizzare e di umanizzare. La relazione profonda con Cristo, vissuta e alimentata dalla Parola e dall’Eucaristia, rende efficace l’annuncio, motiva l’impegno per la catechesi e anima la testimonianza della carità.
Molti uomini e donne del nostro tempo hanno bisogno di incontrare il Dio, di incontrare Cristo o di riscoprire la bellezza del Dio vicino, del Dio che in Gesù Cristo ha mostrato il suo volto di Padre e chiama a riconoscere il senso e il valore dell’esistenza. Far capire che è bene vivere da uomo. L’attuale momento storico è segnato, lo sappiamo, da luci e ombre. Assistiamo ad atteggiamenti complessi: ripiegamento su se stessi, narcisismo, desiderio di possesso e di consumo, sentimenti e affetti slegati dalla responsabilità. Tante sono le cause di questo disorientamento, che si manifesta in un profondo disagio esistenziale, ma al fondo di tutto si può intravedere la negazione della dimensione trascendente dell’uomo e della relazione fondante con Dio. Per questo è decisivo che le comunità cristiane promuovano percorsi validi e impegnativi di fede.
Cari amici, particolare attenzione va posta al modo di considerare l’educazione alla vita cristiana, affinché ogni persona possa compiere un autentico cammino di fede, attraverso le diverse età della vita; un cammino nel quale – come la Vergine Maria – la persona accoglie profondamente la Parola di Dio e la mette in pratica, diventando testimone del Vangelo. Il Concilio Vaticano II, nella Dichiarazione Gravissimum educationis, afferma: "L’educazione cristiana tende soprattutto a far sì che i battezzati, iniziati gradualmente alla conoscenza del mistero della salvezza, prendano sempre maggiore coscienza del dono della fede, che hanno ricevuto…si preparino a vivere la propria vita secondo l’uomo nuovo, nella giustizia e nella santità della verità" (n. 2). In questo impegno educativo la famiglia resta la prima responsabile. Cari genitori, siate i primi testimoni della fede! Non abbiate paura delle difficoltà in mezzo alle quali siete chiamati a realizzare la vostra missione. Non siete soli! La comunità cristiana vi sta vicino e vi sostiene. La catechesi accompagna i vostri figli nella loro crescita umana e spirituale, ma essa va considerata come una formazione permanente, non limitata alla preparazione per ricevere i Sacramenti; dobbiamo in tutta la nostra vita crescere nella conoscenza di Dio, così nella conoscenza di che cosa significhi essere un uomo. Sappiate attingere sempre forza e luce dalla Liturgia: la partecipazione alla Celebrazione eucaristica nel Giorno del Signore è decisiva per la famiglia, per l’intera Comunità, è la struttura del nostro tempo. Ricordiamo sempre che nei Sacramenti, soprattutto nell’Eucaristia, il Signore Gesù opera per la trasformazione degli uomini assimilandoci a Sé. E’ proprio grazie all’incontro con Cristo, alla comunione con Lui, che la comunità cristiana può testimoniare la comunione, aprendosi al servizio, accogliendo i poveri e gli ultimi, riconoscendo il volto di Dio nell’ammalato e in ogni bisognoso. Vi invito, quindi, partendo dal contatto con il Signore nella preghiera quotidiana e soprattutto nell’Eucaristia, a valorizzare in modo adeguato le proposte educative e i percorsi di volontariato esistenti in diocesi, per formare persone solidali, aperte e attente alle situazioni di disagio spirituale e materiale. In definitiva, l’azione pastorale deve mirare a formare persone mature nella fede, per vivere in contesti nei quali spesso Dio viene ignorato; persone coerenti con la fede, perché si porti in tutti gli ambienti la luce di Cristo; persone che vivono con gioia la fede, per trasmettere la bellezza di essere cristiani.
Un pensiero speciale desidero rivolgerlo infine a voi, cari sacerdoti. Siate sempre riconoscenti del dono ricevuto, perché possiate servire, con amore e dedizione, il Popolo di Dio affidato alle vostre cure. Annunciate con coraggio e fedeltà il Vangelo, siate testimoni della misericordia di Dio e, guidati dallo Spirito Santo, sappiate indicare la verità, non temendo il dialogo con la cultura e con coloro che sono in ricerca di Dio.
Cari fratelli e sorelle, affidiamo il cammino della vostra Comunità diocesana a Maria Santissima, Madre del Signore e Madre della Chiesa, Madre nostra. In lei contempliamo quello che la Chiesa è ed è chiamata ad essere. Con il suo "sì" ha dato al mondo Gesù ed ora partecipa pienamente della gloria di Dio. Anche noi siamo chiamati a donare il Signore Gesù all’umanità, non dimenticando di essere sempre suoi discepoli. Vi ringrazio ancora molto della vostra bella visita e di tutto cuore vi ringrazio della vostra fede e vi accompagno con la preghiera e imparto a tutti voi e all’intera Diocesi la Benedizione Apostolica.
© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana
Il Papa ai cardinali: In questi sessant'anni quasi tutto è cambiato, ma è rimasta la fedeltà del Signore. Lui è lo stesso ieri, oggi e sempre: e questa è la nostra certezza, che ci dà la strada al futuro. Il momento della memoria, il momento della gratitudine è anche il momento della speranza: In te Domine speravi, non confundar in aeternum
29 GIUGNO 2011: 60° ANNIVERSARIO DELL'ORDINAZIONE PRESBITERALE DI JOSEPH RATZINGER-BENEDETTO XVI: LO SPECIALE DEL BLOG
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INCONTRO CONVIVIALE CON I MEMBRI DEL COLLEGIO CARDINALIZIO, 01.07.2011
Alle ore 13, nella Sala Ducale del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Benedetto XVI ha pranzato con i Membri del Collegio Cardinalizio, nella ricorrenza del 60° anniversario della Sua Ordinazione presbiterale.
Pubblichiamo di seguito le parole che il Papa ha rivolto ai presenti:
PAROLE DEL SANTO PADRE
Cari Confratelli,
Ecce quam bonum et quam iucundum habitare fratres in unum (Sal 133,1): queste parole del Salmo sono per me in questo momento realtà vissuta. Vediamo com'è bello che i fratelli sono insieme e vivono insieme la gioia del sacerdozio, dell'esser chiamati nella vigna del Signore. Vorrei dire grazie di tutto cuore a lei, cardinale Decano, per le sue belle, commoventi e confortanti parole e soprattutto anche per il dono che mi ha fatto, perché così il nostro "essere insieme" si allarga ai poveri di Roma. Non siamo solo noi a mangiare, qui con noi ci sono quei poveri che hanno bisogno del nostro aiuto e della nostra assistenza, del nostro amore, che si realizza concretamente nella possibilità di mangiare, di vivere bene, in quanto possiamo, vogliamo operare in questo senso e questo è un segno importante per me, che in questa ora solenne non siamo soli, noi; con noi ci sono i poveri di Roma, che sono particolarmente amati dal Signore.
Fratres in unum: l'esperienza della fraternità è una realtà interna al sacerdozio, perché uno non viene mai ordinato da solo ma è inserito in un presbiterio, o da vescovi nel collegio episcopale, così il "noi" della Chiesa si accompagna e si esprime in questa ora. Quest’ora è un'ora di gratitudine per la guida del Signore, per tutto quello che mi ha donato e perdonato in questi anni, ma anche un momento di memoria.
Nel 1951 il mondo era totalmente diverso: non c'era televisione, non c'era internet, non c'era computer, non c'era cellulare. Sembra realmente un mondo preistorico quello dal quale noi veniamo; e, soprattutto, le nostre città erano distrutte, l'economia distrutta, una grande povertà materiale e spirituale, ma anche una forte energia e volontà di ricostruire questo Paese e di rinnovare, nella Comunità europea soprattutto, sul fondamento della nostra fede, questo Paese, e inserirsi nella grande Chiesa di Cristo, che è il Popolo di Dio e ci guida verso il mondo di Dio.
Così abbiamo cominciato con grande entusiasmo e con gioia in quel momento.
E’ venuto poi il momento del Concilio Vaticano II dove tutte queste speranze che avevamo avuto sembravano realizzarsi; poi il momento della rivoluzione culturale nel Sessantotto, anni difficili in cui la barca del Signore sembrava piena di acqua, quasi nel momento di affondare; e tuttavia il Signore che sembrava, al momento, dormire era presente e ci ha guidati avanti.
Erano gli anni in cui ho lavorato accanto al beato Papa Giovanni Paolo II: indimenticabili! E poi infine l'ora totalmente inaspettata del 19 aprile del 2005, quando il Signore mi ha chiamato a un nuovo impegno e, solo in fiducia alla sua forza, lasciandomi a lui, potei dire il "sì" di questo momento.
In questi sessant'anni quasi tutto è cambiato, ma è rimasta la fedeltà del Signore. Lui è lo stesso ieri, oggi e sempre: e questa è la nostra certezza, che ci dà la strada al futuro. Il momento della memoria, il momento della gratitudine è anche il momento della speranza: In te Domine speravi, non confundar in aeternum.
Grazie al Signore in questo momento per la sua guida. Grazie a voi tutti per la compagnia fraterna, il Signore ci benedica tutti. E grazie per il dono e per tutta la collaborazione. Con l'aiuto del Signore andiamo avanti.
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