6 mesi fa
sabato 31 maggio 2008
DISCORSI, OMELIE E MESSAGGI DEL SANTO PADRE A SYDNEY
VIAGGIO APOSTOLICO A SYDNEY IN OCCASIONE DELLA XXIII GMG (12-21 LUGLIO 2008): LO SPECIALE DEL BLOG
INTERVISTA CONCESSA DAL SANTO PADRE SUL VOLO PER SYDNEY: GMG, SECOLARIZZAZIONE, PRETI PEDOFILI, ECOLOGIA E CRISI DELLA CHIESA ANGLICANA
Il Papa entusiasta: "La Gmg era come un mosaico multicolore, formato da ragazzi e ragazze provenienti da ogni parte della terra" (Angelus, 27 luglio 2008)
Il Papa si congeda dall'Australia: "La GMG ci ha mostrato che la Chiesa può rallegrarsi dei giovani di oggi ed essere colma di speranza per il domani" (Discorso del Santo Padre in occasione della cerimonia di congedo nell'aeroporto internazionale di Sydney, 21 luglio 2008)
Il Papa ai volontari della GMG: "Una settimana davvero memorabile. Abbiamo potuto gustare il calore e la generosità dell’ospitalità australiana" (Discorso del Santo Padre ai volontari della XXIII Giornata Mondiale della Gioventù, 21 luglio 2008)
Il Papa ai benefattori e agli organizzatori della GMG: "Quanti buoni semi sono stati seminati in questi pochi giorni!" (Discorso del Santo Padre ai benefattori ed agli organizzatori della XXIII Giornata Mondiale della Gioventù, 20 luglio 2008)
Il Papa all'Angelus: "Dobbiamo rimanere fedeli al ‘sì’ con cui abbiamo accolto l’offerta di amicizia da parte del Signore. Sappiamo che Egli non ci abbandonerà mai" (Parole del Santo Padre alla recita dell'Angelus a conclusione della GMG di Sydney, 20 luglio 2008)
Il Papa ai giovani : "È necessaria una nuova era in cui l’amore non sia avido ed egoista, ma puro, fedele e sinceramente libero, aperto agli altri, rispettoso..." (Omelia della Santa Messa a conclusione della GMG di Sydney, 20 luglio 2008)
Il Papa ai giovani:" La vita non è semplicemente accumulare, ed è ben più che avere successo. Essere veramente vivi è essere trasformati dal di dentro" (Omelia della Veglia di preghiera con i giovani sul tema della XXIII Giornata Mondiale della Gioventù, 19 luglio 2008)
Il Papa: "Gli abusi sessuali sui minori da parte dei preti sono misfatti che devono essere condannati in modo inequivocabile. Sono profondamente dispiaciuto" (Omelia della Santa Messa nella St. Mary’s Cathedral di Sydney, 19 luglio 2008)
Il Papa ai giovani in recupero: "I falsi dei sono sempre collegati all'adorazione dei beni materiali, dell’amore possessivo, del potere" (Discorso del Santo Padre in occasione dell'incontro con un gruppo di giovani disadattati nella comunità di recupero dell'Università di Notre Dame, Chiesa del Sacro Cuore di Sydney, 18 luglio 2008)
Il Papa ai leader cristiani: "Ogni elemento della struttura della Chiesa è importante; ma tutti vacillerebbero e crollerebbero senza la pietra angolare che è Cristo" (Discorso del Santo Padre in occasione dell'incontro ecumenico nella Cripta della St. Mary's Cathedral di Sydney, 18 luglio 2008)
Il Papa ai leader di altre religioni: "In un mondo minacciato da violenza, la voce concorde di chi ha spirito religioso stimola le nazioni a risolvere i conflitti con strumenti pacifici" (Discorso del Santo Padre in occasione dell'incontro con i rappresentanti di altre religioni nella Sala Capitolare della St. Mary's Cathedral di Sydney, 18 luglio 2008)
Il Papa ai giovani: "La vita non è governata dalla sorte, ma una ricerca del vero, del bene e del bello. Dio non può essere lasciato in panchina" (Discorso del Santo Padre in occasione della festa di accoglienza presso la baia di Barangaroo di Sydney, 17 luglio 2008)
Il Papa: "Possano i giovani riuniti qui per la Giornata mondiale della gioventù avere il coraggio di divenire santi. Coraggiose le scuse agli Aborigeni" (Discorso in occasione della Cerimonia di benvenuto presso la residenza dal Governatore Generale dell’Australia, 17 luglio 2008)
Il Papa: "Come dice Agostino, i nostri cuori non trovano riposo finché non riposino nel Signore. L'Australia è la grande terra meridionale dello Spirito Santo" (Messaggio del Santo Padre al popolo dell’Australia e ai giovani pellegrini della GMG, 13 luglio 2008)
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA XXIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ , 21.07.2007
Telegramma del Santo Padre al Presidente Napolitano. La risposta del Capo dello Stato
Telegrammi ai Capi di Stato dei Paesi sorvolati dal volo papale.
Il Papa: "Occorre evitare che il profitto sia solamente individuale o che forme di collettivismo opprimano la libertà personale"
Vedi anche:
Il Papa: "La globalizzazione è possibile nel nome della solidarietà" (Paglialunga)
Il Papa: i sistemi economici globalizzati siano aperti alla sussidiarietà e alla solidarietà, per un'integrale promozione dell'uomo (R.V.)
UDIENZA AI MEMBRI DELLA FONDAZIONE "CENTESIMUS ANNUS - PRO PONTIFICE", 31.05.2008
Alle 12.15 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i Membri della Fondazione "Centesimus Annus - Pro Pontifice" e rivolge loro il discorso che pubblichiamo di seguito:
DISCORSO DEL SANTO PADRE
Signor Cardinale,
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato,
Gentili Signore e Signori,
è con piacere che quest’oggi mi incontro con voi e vi porgo il mio cordiale benvenuto. Ringrazio il Conte Lorenzo Rossi di Montelera, che in qualità di Presidente della Fondazione ha interpretato i vostri sentimenti, esponendo anche le linee di azione seguite durante l’anno. Saluto il Signor Cardinale Attilio Nicora e gli Arcivescovi Claudio Maria Celli e Domenico Calcagno, come pure ognuno di voi, a cui rinnovo l’espressione della mia riconoscenza per il servizio che rendete alla Chiesa, offrendo un generoso apporto alle molteplici iniziative della Santa Sede a servizio dei poveri in tante parti del mondo. In questo senso vi ringrazio, in particolare, del dono che avete voluto recarmi in occasione di questo incontro.
Quest’anno, per il vostro consueto raduno, avete scelto come tema "Il capitale sociale e lo sviluppo umano". Vi siete così soffermati a riflettere sul bisogno, avvertito da molti, di promuovere uno sviluppo globale attento alla promozione integrale dell’uomo, ponendo in luce anche il contributo che possono dare associazioni di volontariato, fondazioni senza scopo di lucro ed altri soggetti comunitari sorti con l’obiettivo di rendere il tessuto sociale sempre più solidale. E’ possibile uno sviluppo armonico, se le scelte economiche e politiche poste in atto tengono conto di quei principi fondamentali che lo rendono accessibile a tutti: mi riferisco, in particolare, ai principi della sussidiarietà e della solidarietà.
Al centro di ogni programmazione economica, specialmente considerando la vasta e complessa rete di relazioni che caratterizza l’epoca post-moderna, occorre che ci sia sempre la persona, creata a immagine di Dio e da Lui voluta per custodire ed amministrare le immense risorse del creato. Solo una condivisa cultura della partecipazione responsabile e attiva può permettere ad ogni essere umano di sentirsi non fruitore o passivo testimone, ma attivo collaboratore nel processo di sviluppo mondiale.
L’uomo, al quale Iddio nella Genesi ha affidato la terra, ha il compito di far fruttificare tutti i beni terreni, impegnandosi ad impiegarli per soddisfare le molteplici necessità di ogni membro della famiglia umana. Una delle metafore ricorrenti nel Vangelo è, in effetti, proprio quella dell’amministratore. Con l’animo di un fedele amministratore l’uomo deve dunque gestire le risorse da Dio affidategli mettendole a disposizione di tutti.
In altre parole, occorre evitare che il profitto sia solamente individuale o che forme di collettivismo opprimano la libertà personale. L’interesse economico e commerciale non deve mai divenire esclusivo, perché verrebbe a mortificare di fatto la dignità umana. Poiché il processo di globalizzazione, in atto nel mondo, investe sempre più il campo della cultura, dell’economia, delle finanze e della politica, la grande sfida oggi è "globalizzare" non solo gli interessi economici e commerciali, ma anche le attese di solidarietà, nel rispetto e nella valorizzazione dell’apporto di ogni componente della società.
Come da voi opportunamente ribadito, la crescita economica non deve essere mai disgiunta dalla ricerca di un integrale sviluppo umano e sociale. A questo riguardo, la Chiesa nella sua dottrina sociale sottolinea l’importanza dell’apporto dei corpi intermedi secondo il principio della sussidiarietà, per contribuire liberamente ad orientare i cambiamenti culturali e sociali e finalizzarli ad un autentico progresso dell’uomo e della collettività.
Nell’Enciclica Spe salvi ho, in proposito, riaffermato che "le strutture migliori funzionano soltanto se in una comunità sono vive delle convinzioni che siano in grado di motivare gli uomini ad una libera adesione all'ordinamento comunitario" (n. 24).
Cari amici, mentre vi rinnovo la mia gratitudine per il sostegno generoso che instancabilmente prestate alle attività di carità e di promozione umana della Chiesa, vi invito ad offrire il contributo della vostra riflessione anche per la realizzazione di un giusto ordine economico mondiale.
A tale proposito, mi piace riprendere una eloquente affermazione del Concilio Vaticano II: "I cristiani – si legge nella Costituzione Gaudium et spes - niente possono desiderare più ardentemente che servire con maggiore generosità ed efficacia gli uomini del mondo contemporaneo. Perciò, aderendo al Vangelo e beneficiando della sua forza, uniti con tutti coloro che amano e praticano la giustizia, hanno assunto un compito immenso da adempiere su questa terra…" (n. 93). Proseguite con questo spirito la vostra azione a favore di tanti nostri fratelli. Nell’ultimo giorno, nel giorno del Giudizio universale, ci sarà chiesto se avremo utilizzato quanto Iddio ha posto a nostra disposizione per venire incontro alle attese legittime ed ai bisogni dei nostri fratelli, specialmente di quelli più piccoli e bisognosi.
La Vergine Maria, che oggi contempliamo nella sua visita all’anziana cugina Elisabetta, ottenga per ciascuno di voi di essere sempre premuroso verso il prossimo. Io vi assicuro un ricordo nella preghiera e con affetto imparto la mia Benedizione a voi qui presenti, alle vostre famiglie e a quanti collaborano con voi nelle vostre diverse attività professionali.
© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana
venerdì 30 maggio 2008
Lettera di Benedetto XVI al Patriarca di Mosca e di tutte le Russie: "In cammino verso la piena comunione"
IL RIAVVICINAMENTO FRA CATTOLICI E ORTODOSSI
Vedi anche:
Intervista al cardinale Walter Kasper al termine del viaggio nella Federazione Russa: "Roma e Mosca più vicine" (Osservatore)
Il cardinale Kasper al rientro dal suo viaggio in Russia: iniziata una nuova fase nei rapporti tra cattolici e ortodossi russi (Radio Vaticana)
La visita in Russia del cardinale Kasper (Osservatore Romano)
Lettera del Papa al Patriarca di Mosca, Alessio II: "Tra noi una crescente vicinanza" (Sir e Radio Vaticana)
Lettera di Benedetto xvi al Patriarca Alessio II
In cammino verso la piena comunione
Durante il cordiale incontro svoltosi giovedì 29 maggio a Mosca, il cardinale Walter Kasper ha consegnato ad Alessio ii, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, una lettera di Benedetto xvi.
Questa è una nostra traduzione italiana della lettera del Pontefice:
A Sua Santità
Alessio II
Patriarca di Mosca
e di tutte le Russie
La visita in Russia di Sua Eminenza il cardinale Walter Kasper mi offre la lieta opportunità di salutarla cordialmente, di esprimerle la mia stima per il suo ministero nella Chiesa ortodossa russa e di riaffermare il mio apprezzamento per il suo impegno nella promozione delle relazioni fra cattolici e ortodossi.
Con gioia io penso all'esperienza della crescente vicinanza fra noi, accompagnata dal desiderio condiviso di promuovere autentici valori cristiani e di testimoniare nostro Signore in una comunione ancor più profonda. Penso con gratitudine alla sua recente visita a Strasburgo e a Parigi e all'affettuosa accoglienza riservata all'arcivescovo cattolico dell'arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca nel corso delle celebrazioni del Natale dello scorso anno.
Un altro segno di fraternità e di amicizia verso la Chiesa cattolica è l'invito formulato al cardinale Kasper da Sua Eminenza Cirillo, metropolita di Smolensk e Kaliningrad, presidente del dipartimento per gli Affari ecclesiastici esterni del Patriarcato di Mosca, a visitare quell'eparchia in occasione del suo onomastico. Non è solo una manifestazione di buona volontà personale, ma anche un gesto verso la Chiesa cattolica che il cardinale Kasper rappresenta.
Durante il suo soggiorno in Russia, il cardinale Kasper visiterà Kazan' per venerare l'icona della Madre di Dio che il mio amato predecessore, Papa Giovanni Paolo II, le consegnò, Santità, tramite il cardinale Kasper il quale riaccompagnò personalmente l'immagine sacra nella sua terra d'origine. Quest'icona somiglia a tutte le altre venerabili icone della Madre di Dio e come tale è un segno potente della vicinanza che esiste fra noi. Offre anche un'opportunità d'incontro con i musulmani che mostrano grande rispetto per Maria, la Madre di Dio.
Lei, Santità, si è sempre più impegnata nel dialogo con altri cristiani e con i membri di altre religioni ed è con profonda gratitudine che ho seguito con interesse orante i segni di amicizia e di fiducia che la sua Chiesa e i suoi rappresentanti hanno manifestato in vari modi.
Grato per il suo impegno nel dialogo con differenti organismi ecclesiali, religiosi e sociali, formulo, in questo tempo pasquale, i miei migliori e affettuosi auspici per il suo ministero, affidando al Signore la mia preghiera affinché il grande mistero della nostra salvezza, la morte e la resurrezione di nostro Signore, possa guidare più profondamente la sua vita e il suo servizio alla Chiesa. Che il Signore risorto le conceda salute, pace e gioia interiore e ci avvicini di più gli uni agli altri, cosicché possiamo percorrere insieme il cammino verso una piena comunione in Lui!
Dal Vaticano, 19 maggio 2008
BENEDETTO XVI
© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana
(©L'Osservatore Romano - 31 maggio 2008)
ISTRUZIONE "IL SERVIZIO DELL'AUTORITÀ E L'OBBEDIENZA"
IL SERVIZIO DELL'AUTORITÀ E L'OBBEDIENZA
Faciem tuam, Domine, requiram
Clicca qui per leggere il testo dell'Istruzione approvata dal Papa il 5 maggio 2008.
Vedi anche:
Superiore e superiori generali sull'Istruzione: «L'autorità e l'obbedienza» alla prova delle realtà locali (Osservatore)
VOTO OBBEDIENZA OBBLIGA ANCHE SE NON SI E' D'ACCORDO (Agi)
Istruzione vaticana sul tema dell'obbedienza religiosa. Card. Rodé: l'obbedienza è riconoscersi figli di (Zenit)
La Congregazione per gli Istituti di vita consacrata pubblica un'Istruzione sul servizio dell’autorità e l’obbedienza (Radio Vaticana)
ISTRUZIONE SU “OBBEDIENZA E AUTORITÀ” NELLA VITA RELIGIOSA
giovedì 29 maggio 2008
"Nel quadro di una laicità sana e ben compresa occorre resistere alla tentazione di considerare il Cristianesimo come un fatto solo privato"
Vedi anche:
Emergenza educativa: Benedetto XVI una soluzione ce l'ha e non è affatto male (Fontana)
Il Papa ai vescovi: «L'Italia deve uscire da un periodo difficile» (Accattoli). La nota di Massimo Franco
Il dizionario di Papa Ratzinger contro le malattie dell’anima (Giansoldati)
Il Papa: nel Paese c’è un clima nuovo (Galeazzi)
PAPA: SERVE SANA LAICITA' PER RISPONDERE A EMERGENZA EDUCATIVA (Agi)
Prof. Reale: «Emergenza educativa, una crisi che inizia dai padri» (Castagna)
I vescovi italiani: «Noi pastori dalla parte dei giovani, ma senza sconti» (Muolo)
Il realismo e la speranza: mano salda del lavoratore della vigna (Rondoni)
Il Papa: gioia per il clima politico più costruttivo (Paglialunga)
Nomine in predicato. Ma l’ultima parola è sempre del Papa (Magister)
ASSEMBLEA CEI: DISCORSO PAPA, I TITOLI DEI PRINCIPALI QUOTIDIANI DI OGGI (Sir)
Il Papa: "Italia, esci dalla crisi" (Lorenzoni)
Il Pontefice apprezza il «clima nuovo» in politica e invita Berlusconi in Vaticano (Rodari)
Il Papa: «Dalla fede un contributo per le sfide in Italia e in Europa: famiglia, vita e povertà» (Accornero)
L'analisi: Fiducia del Papa nel nuovo clima ma nessuna cambiale in bianco (Il Giornale)
Il Papa: «In Italia clima nuovo e più costruttivo» (Tornielli)
SERVIZIO DI SKYTG24
VIDEO RADIO VATICANA/CTV
Il Papa alla Cei: "Il dialogo sereno e costruttivo tra le forze vive del Paese aiuti l’Italia ad uscire da un periodo difficile" (Radio Vaticana)
PROLUSIONE DEL CARDINALE ANGELO BAGNASCO (26 maggio 2008)
DISCORSO DEL SANTO PADRE ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, 29.05.2008
Alle ore 12 di questa mattina, nella Sala del Sinodo, in Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI incontra i Membri dell’Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana. Prima di pronunciare il discorso, il Papa visita la Mostra, allestita nell’Atrio dell’Aula Paolo VI, per i 40 anni del quotidiano "Avvenire", alla presenza di S.E. Mons. Marcello Semeraro, Vescovo di Albano e Presidente del Consiglio di Amministrazione del giornale, del Dott. Dino Boffo, Direttore del quotidiano, e del Dott. Paolo Nusiner, Direttore Generale. Quindi il Santo Padre si reca nell’Aula del Sinodo dove pronuncia il discorso che pubblichiamo di seguito:
DISCORSO DEL SANTO PADRE
Cari Fratelli Vescovi italiani,
è questa la quarta volta nella quale ho la gioia di incontrarvi riuniti nella vostra Assemblea Generale, per riflettere con voi sulla missione della Chiesa in Italia e sulla vita di questa amata Nazione. Saluto il vostro Presidente, Cardinale Angelo Bagnasco, e lo ringrazio vivamente per le parole gentili che mi ha rivolto a nome di tutti voi. Saluto i tre Vicepresidenti e il Segretario Generale. Saluto ciascuno di voi, con quell’affetto che scaturisce dal saperci membra dell’unico Corpo mistico di Cristo e partecipi insieme della stessa missione.
Desidero anzitutto felicitarmi con voi per aver posto al centro dei vostri lavori la riflessione sul come favorire l’incontro dei giovani con il Vangelo e quindi, in concreto, sulle fondamentali questioni dell’evangelizzazione e dell'educazione delle nuove generazioni. In Italia, come in molti altri Paesi, è fortemente avvertita quella che possiamo definire una vera e propria "emergenza educativa".
Quando, infatti, in una società e in una cultura segnate da un relativismo pervasivo e non di rado aggressivo, sembrano venir meno le certezze basilari, i valori e le speranze che danno un senso alla vita, si diffonde facilmente, tra i genitori come tra gli insegnanti, la tentazione di rinunciare al proprio compito, e ancor prima il rischio di non comprendere più quale sia il proprio ruolo e la propria missione. Così i fanciulli, gli adolescenti e i giovani, pur circondati da molte attenzioni e tenuti forse eccessivamente al riparo dalle prove e dalle difficoltà della vita, si sentono alla fine lasciati soli davanti alle grandi domande che nascono inevitabilmente dentro di loro, come davanti alle attese e alle sfide che sentono incombere sul loro futuro.
Per noi Vescovi, per i nostri sacerdoti, per i catechisti e per l'intera comunità cristiana l'emergenza educativa assume un volto ben preciso: quello della trasmissione della fede alle nuove generazioni. Anche qui, in certo senso specialmente qui, dobbiamo fare i conti con gli ostacoli frapposti dal relativismo, da una cultura che mette Dio tra parentesi e che scoraggia ogni scelta davvero impegnativa e in particolare le scelte definitive, per privilegiare invece, nei diversi ambiti della vita, l'affermazione di se stessi e le soddisfazioni immediate.
Per far fronte a queste difficoltà lo Spirito Santo ha già suscitato nella Chiesa molti carismi ed energie evangelizzatrici, particolarmente presenti e vivaci nel cattolicesimo italiano. E’ compito di noi Vescovi accogliere con gioia queste forze nuove, sostenerle, favorire la loro maturazione, guidarle e indirizzarle in modo che si mantengano sempre all’interno del grande alveo della fede e della comunione ecclesiale. Dobbiamo inoltre dare un più spiccato profilo di evangelizzazione alle molte forme e occasioni di incontro e di presenza che tuttora abbiamo con il mondo giovanile, nelle parrocchie, negli oratori, nelle scuole - in particolare nelle scuole cattoliche - e in tanti altri luoghi di aggregazione. Soprattutto importanti sono, ovviamente, i rapporti personali e specialmente la confessione sacramentale e la direzione spirituale. Ciascuna di queste occasioni è una possibilità che ci è data di far percepire ai nostri ragazzi e giovani il volto di quel Dio che è il vero amico dell’uomo.
I grandi appuntamenti, poi, come quello che abbiamo vissuto lo scorso settembre a Loreto e come quello che vivremo in luglio a Sydney, dove saranno presenti anche molti giovani italiani, sono l'espressione comunitaria, pubblica e festosa di quell'attesa, di quell'amore e di quella fiducia verso Cristo e verso la Chiesa che permangono radicati nell'animo giovanile. Questi appuntamenti raccolgono pertanto il frutto del nostro quotidiano lavoro pastorale e al tempo stesso aiutano a respirare a pieni polmoni l’universalità della Chiesa e la fraternità che deve unire tutte le Nazioni.
Anche nel più ampio contesto sociale, proprio l'attuale emergenza educativa fa crescere la domanda di un’educazione che sia davvero tale: quindi, in concreto, di educatori che sappiano essere testimoni credibili di quelle realtà e di quei valori su cui è possibile costruire sia l’esistenza personale sia progetti di vita comuni e condivisi. Questa domanda, che sale dal corpo sociale e che coinvolge i ragazzi e i giovani non meno dei genitori e degli altri educatori, già di per sé costituisce la premessa e l’inizio di un percorso di riscoperta e di ripresa che, in forme adatte ai tempi attuali, ponga di nuovo al centro la piena e integrale formazione della persona umana.
Come non spendere, in questo contesto, una parola in favore di quegli specifici luoghi di formazione che sono le scuole? In uno Stato democratico, che si onora di promuovere la libera iniziativa in ogni campo, non sembra giustificarsi l’esclusione di un adeguato sostegno all’impegno delle istituzioni ecclesiastiche nel campo scolastico. E’ legittimo infatti domandarsi se non gioverebbe alla qualità dell’insegnamento lo stimolante confronto tra centri formativi diversi suscitati, nel rispetto dei programmi ministeriali validi per tutti, da forze popolari multiple, preoccupate di interpretare le scelte educative delle singole famiglie. Tutto lascia pensare che un simile confronto non mancherebbe di produrre effetti benefici.
Cari Fratelli Vescovi italiani, non solo nell'importantissimo ambito dell'educazione, ma in certo senso nella propria situazione complessiva, l’Italia ha bisogno di uscire da un periodo difficile, nel quale è sembrato affievolirsi il dinamismo economico e sociale, è diminuita la fiducia nel futuro ed è cresciuto invece il senso di insicurezza per le condizioni di povertà di tante famiglie, con la conseguente tendenza di ciascuno a rinchiudersi nel proprio particolare. E’ proprio per la consapevolezza di questo contesto che avvertiamo con particolare gioia i segnali di un clima nuovo, più fiducioso e più costruttivo. Esso è legato al profilarsi di rapporti più sereni tra le forze politiche e le istituzioni, in virtù di una percezione più viva delle responsabilità comuni per il futuro della Nazione. E ciò che conforta è che tale percezione sembra allargarsi al sentire popolare, al territorio e alle categorie sociali. E’ diffuso infatti il desiderio di riprendere il cammino, di affrontare e risolvere insieme almeno i problemi più urgenti e più gravi, di dare avvio a una nuova stagione di crescita economica ma anche civile e morale.
Evidentemente questo clima ha bisogno di consolidarsi e potrebbe presto svanire, se non trovasse riscontro in qualche risultato concreto. Rappresenta però già di per sé una risorsa preziosa, che è compito di ciascuno, secondo il proprio ruolo e le proprie responsabilità, salvaguardare e rafforzare. Come Vescovi non possiamo non dare il nostro specifico contributo affinché l'Italia conosca una stagione di progresso e di concordia, mettendo a frutto quelle energie e quegli impulsi che scaturiscono dalla sua grande storia cristiana. A tal fine dobbiamo anzitutto dire e testimoniare con franchezza alle nostre comunità ecclesiali e all'intero popolo italiano che, anche se sono molti i problemi da affrontare, il problema fondamentale dell’uomo di oggi resta il problema di Dio. Nessun altro problema umano e sociale potrà essere davvero risolto se Dio non ritorna al centro della nostra vita. Soltanto così, attraverso l'incontro con il Dio vivente, sorgente di quella speranza che ci cambia di dentro e che non delude (Rm 5,5), è possibile ritrovare una forte e sicura fiducia nella vita e dare consistenza e vigore ai nostri progetti di bene.
Desidero ripetere a voi, cari Vescovi italiani, ciò che dicevo lo scorso 16 aprile ai nostri Confratelli degli Stati Uniti: "Quali annunciatori del Vangelo e guide della comunità cattolica, voi siete chiamati anche a partecipare allo scambio di idee nella pubblica arena, per aiutare a modellare atteggiamenti culturali adeguati".
Nel quadro di una laicità sana e ben compresa, occorre pertanto resistere ad ogni tendenza a considerare la religione, e in particolare il cristianesimo, come un fatto soltanto privato: le prospettive che nascono dalla nostra fede possono offrire invece un contributo fondamentale al chiarimento e alla soluzione dei maggiori problemi sociali e morali dell'Italia e dell'Europa di oggi. Giustamente, pertanto, voi dedicate grande attenzione alla famiglia fondata sul matrimonio, per promuovere una pastorale adeguata alle sfide che essa oggi deve affrontare, per incoraggiare l'affermarsi di una cultura favorevole, e non ostile, alla famiglia e alla vita, come anche per chiedere alle pubbliche istituzioni una politica coerente ed organica che riconosca alla famiglia quel ruolo centrale che essa svolge nella società, in particolare per la generazione ed educazione dei figli: di una tale politica l'Italia ha grande e urgente bisogno. Forte e costante deve essere ugualmente il nostro impegno per la dignità e la tutela della vita umana in ogni momento e condizione, dal concepimento e dalla fase embrionale alle situazioni di malattia e di sofferenza e fino alla morte naturale. Né possiamo chiudere gli occhi e trattenere la voce di fronte alle povertà, ai disagi e alle ingiustizie sociali che affliggono tanta parte dell’umanità e che richiedono il generoso impegno di tutti, un impegno che s’allarghi anche alle persone che, se pur sconosciute, sono tuttavia nel bisogno. Naturalmente, la disponibilità a muoversi in loro aiuto deve manifestarsi nel rispetto delle leggi, che provvedono ad assicurare l’ordinato svolgersi della vita sociale sia all’interno di uno Stato che nei confronti di chi vi giunge dall’esterno. Non è necessario che concretizzi maggiormente il discorso: voi, insieme con i vostri cari sacerdoti, conoscete le concrete e reali situazioni perché vivete con la gente.
E’ dunque una straordinaria opportunità per la Chiesa in Italia potersi avvalere di mezzi di informazione che interpretino quotidianamente nel pubblico dibattito le sue istanze e preoccupazioni, in maniera certamente libera e autonoma ma in spirito di sincera condivisione. Mi rallegro pertanto con voi per il quarantesimo anniversario della fondazione del giornale Avvenire e auspico vivamente che esso possa raggiungere un numero crescente di lettori. Mi rallegro per la pubblicazione della nuova traduzione della Bibbia, e della copia che mi avete cortesemente donato (speriamo esca presto anche l'edizione tascabile!). Bene si inquadra nella preparazione del prossimo Sinodo dei Vescovi che rifletterà su "La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa".
Carissimi Fratelli Vescovi italiani, vi assicuro la mia vicinanza, con un costante ricordo nella preghiera, e imparto con grande affetto la Benedizione apostolica a ciascuno di voi, alle vostre Chiese e a tutta la diletta Nazione italiana.
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Il saluto del cardinale Angelo Bagnasco
Maestri e testimoni per le nuove generazioni
All'inizio dell'udienza il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, ha rivolto al Papa il seguente indirizzo di saluto:
Beatissimo Padre,
la Sua presenza tra noi è un ulteriore segno della sollecitudine che il Successore di Pietro ha verso la Chiesa che vive nel nostro amato Paese e verso i suoi Pastori. Tutti conoscono e sentono con quale attenzione di stima e di affetto il Papa, Primate d'Italia, segue il cammino della nostra Conferenza e delle nostre Diocesi. Questa vicinanza concreta e puntuale ci conforta e ci rafforza nel nostro ministero. Per questo, mentre Le rinnoviamo la nostra più viva riconoscenza e la nostra incondizionata e cordiale obbedienza, Le portiamo l'affetto e la gratitudine delle nostre Chiese Particolari.
Santità, in questa nostra Assemblea Plenaria abbiamo riflettuto sui giovani, su come comunicare a loro la perenne giovinezza del Vangelo, la bellezza della Chiesa: "La gioventù ha ancora tutto il futuro davanti a sé, tutto è futuro, tempo di speranza (...) - ha detto ai giovani nella recente Visita Apostolica a Genova -. Chi ha scelto Dio, ancora nella vecchiaia ha un futuro senza fine e senza minacce davanti a sé (...) Essere giovane implica essere buono e generoso. E di nuovo la bontà in persona è Gesù Cristo". E poi li ha esortati ad essere testimoni coraggiosi, missionari giovani dei giovani: "Andate negli ambienti di vita, nelle vostre parrocchie, nei quartieri più difficili, nelle strade! Annunciate Cristo Signore, speranza del mondo (...) State uniti, ma non rinchiusi. Siate umili, ma non pavidi. Siate semplici, ma non ingenui. Siate pensosi, ma non complicati. Entrate in dialogo con tutti, ma siate voi stessi. Restate in comunione con i vostri pastori: sono ministri del Vangelo, della divina Eucaristia, del perdono di Dio. Sono vostri padri e amici" (18 maggio 2008).
Mentre ci lasciamo anche noi sospingere e confermare nell'esaltante compito che è proprio di tutta la Chiesa - annunciare Gesù, Signore e Maestro - La ringraziamo per queste parole che suonano come una declinazione del nostro compito educativo. Nell'orizzonte di quella paternità spirituale e di quella amicizia che caratterizza ogni rapporto di autentica formazione, ci ha ricordato alcuni necessari criteri perché un giovane cresca nella robusta consapevolezza della sua fede, e delle responsabilità che ne conseguono. Altresì ci sentiamo stimolati ad essere di esempio in quell'impegno, mai concluso, di proseguire generosi nel cammino interiore, come discepoli attenti e docili del divino Maestro. Risuonano feconde le parole di Romano Guardini: "La vita viene destata e accesa solo dalla vita. La più potente "forza di educazione" consiste nel fatto che io stesso in prima persona mi protendo in avanti e mi affatico a crescere" (Persona e libertà, Brescia, La Scuola, 1987, p. 222).
Padre Santo, vivendo accanto al nostro popolo, insieme ai nostri sacerdoti, siamo ben consapevoli dei problemi e delle speranze della gente. Di questo vissuto abbiamo il dovere di dare voce rispettosa e chiara, come Pastori che amano non solo le loro Comunità ma tutti, la società intera. La rilevanza pubblica della fede è testimoniata ampiamente nel mondo di ieri e di oggi, come ha ribadito nel Suo discorso all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (18 aprile 2008), e scaturisce dalla sua stessa natura nonché dal mistero stesso dell'incarnazione del Verbo di Dio. Per questo la nostra attenzione pastorale alle questioni etiche non si dissocia mai dalle questioni sociali e viceversa: sul Suo esempio e con il Suo puntuale Magistero, portiamo il nostro contributo di Pastori alla costruzione di una società compiutamente umana.
Nella vita della Chiesa si stanno avvicinando altri momenti particolarmente significativi, quello della Giornata mondiale della gioventù a Sydney, e quello della dodicesima Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che avrà per tema "La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa". Anche per questa ragione ci è particolarmente gradito, in questa occasione, offrire a Vostra Santità la prima copia della nuova traduzione italiana della Bibbia, "testo per le celebrazioni liturgiche, alimento della vita spirituale, fondamento dell'azione pastorale, orientamento e sostegno della testimonianza da rendere al mondo" (dalla Presentazione).
Padre Santo, con l'animo colmo di gioia e di gratitudine, e con i sentimenti della nostra più convinta comunione, accogliamo ora la Sua parola e la Sua apostolica benedizione.
(©L'Osservatore Romano - 30 maggio 2008)
mercoledì 28 maggio 2008
Il Papa: "In un tempo disastroso, anzi disperato, Gregorio Magno ha saputo creare pace e dare speranza"
I PADRI DELLA CHIESA NELLA CATECHESI DI PAPA BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA
Il Papa: "Il vescovo ha il dovere di riconoscere ogni giorno la propria miseria, in modo che l’orgoglio non renda vano, dinanzi a Dio, il bene compiuto" (Seconda catechesi dedicata a San Gregorio Magno)
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E’ Dio la vera sorgente della speranza e della pace: così, Benedetto XVI all’udienza generale, dedicata alla figura di San Gregorio Magno (Radio Vat.)
BENEDETTO XVI: GREGORIO MAGNO, “GUIDA PER IL NOSTRO TEMPO”
L’UDIENZA GENERALE, 28.05.2008
L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana il Papa, continuando il ciclo di catechesi sui Padri della Chiesa, si è soffermato sulla figura di Papa San Gregorio Magno.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con la recita del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.
San Gregorio Magno
CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA
Cari fratelli e sorelle!
mercoledì scorso ho parlato di un Padre della Chiesa poco conosciuto in Occidente, Romano il Melode, oggi vorrei presentare la figura di uno dei più grandi Padri nella storia della Chiesa, uno dei quattro dottori dell’Occidente, il Papa san Gregorio, che fu Vescovo di Roma tra il 590 e il 604, e che meritò dalla tradizione il titolo di Magnus/Grande.
Gregorio fu veramente un grande Papa e un grande Dottore della Chiesa!
Nacque a Roma, intorno al 540, da una ricca famiglia patrizia della gens Anicia, che si distingueva non solo per la nobiltà del sangue, ma anche per l’attaccamento alla fede cristiana e per i servizi resi alla Sede Apostolica. Da tale famiglia erano usciti due Papi: Felice III (483-492), trisavolo di Gregorio, e Agapito (535-536). La casa in cui Gregorio crebbe sorgeva sul Clivus Scauri, circondata da solenni edifici che testimoniavano la grandezza della Roma antica e la forza spirituale del cristianesimo. Ad ispirargli alti sentimenti cristiani vi erano poi gli esempi dei genitori Gordiano e Silvia, ambedue venerati come santi, e quelli delle due zie paterne, Emiliana e Tarsilia, vissute nella propria casa quali vergini consacrate in un cammino condiviso di preghiera e di ascesi.
Gregorio entrò presto nella carriera amministrativa, che aveva seguito anche il padre, e nel 572 ne raggiunse il culmine, divenendo prefetto della città. Questa mansione, complicata dalla tristezza dei tempi, gli consentì di applicarsi su vasto raggio ad ogni genere di problemi amministrativi, traendone lumi per i futuri compiti.
In particolare, gli rimase un profondo senso dell’ordine e della disciplina: divenuto Papa, suggerirà ai Vescovi di prendere a modello nella gestione degli affari ecclesiastici la diligenza e il rispetto delle leggi propri dei funzionari civili.
Questa vita tuttavia non lo doveva soddisfare se, non molto dopo, decise di lasciare ogni carica civile, per ritirarsi nella sua casa ed iniziare la vita di monaco, trasformando la casa di famiglia nel monastero di Sant’Andrea al Celio.
Di questo periodo di vita monastica, vita di dialogo permanente con il Signore nell’ascolto della sua parola, gli resterà una perenne nostalgia che sempre di nuovo e sempre di più appare nelle sue omelie: in mezzo agli assilli delle preoccupazioni pastorali, lo ricorderà più volte nei suoi scritti come un tempo felice di raccoglimento in Dio, di dedizione alla preghiera, di serena immersione nello studio. Poté così acquisire quella profonda conoscenza della Sacra Scrittura e dei Padri della Chiesa di cui si servì poi nelle sue opere.
Ma il ritiro claustrale di Gregorio non durò a lungo. La preziosa esperienza maturata nell’amministrazione civile in un periodo carico di gravi problemi, i rapporti avuti in questo ufficio con i bizantini, l’universale stima che si era acquistata, indussero Papa Pelagio a nominarlo diacono e ad inviarlo a Costantinopoli quale suo “apocrisario”, oggi si direbbe “Nunzio Apostolico”, per favorire il superamento degli ultimi strascichi della controversia monofisita e soprattutto per ottenere l’appoggio dell’imperatore nello sforzo di contenere la pressione longobarda. La permanenza a Costantinopoli, ove con un gruppo di monaci aveva ripreso la vita monastica, fu importantissima per Gregorio, poiché gli diede modo di acquisire diretta esperienza del mondo bizantino, come pure di accostare il problema dei Longobardi, che avrebbe poi messo a dura prova la sua abilità e la sua energia negli anni del Pontificato. Dopo alcuni anni fu richiamato a Roma dal Papa, che lo nominò suo segretario. Erano anni difficili: le continue piogge, lo straripare dei fiumi, la carestia affliggevano molte zone d’Italia e la stessa Roma. Alla fine scoppiò anche la peste, che fece numerose vittime, tra le quali anche il Papa Pelagio II.
Il clero, il popolo e il senato furono unanimi nello scegliere quale suo successore sulla Sede di Pietro proprio lui, Gregorio. Egli cercò di resistere, tentando anche la fuga, ma non ci fu nulla da fare: alla fine dovette cedere. Era l’anno 590.
Riconoscendo in quanto era avvenuto la volontà di Dio, il nuovo Pontefice si mise subito con lena al lavoro. Fin dall’inizio rivelò una visione singolarmente lucida della realtà con cui doveva misurarsi, una straordinaria capacità di lavoro nell’affrontare gli affari tanto ecclesiastici quanto civili, un costante equilibrio nelle decisioni, anche coraggiose, che l’ufficio gli imponeva. Si conserva del suo governo un’ampia documentazione grazie al Registro delle sue lettere (circa 800), nelle quali si riflette il quotidiano confronto con i complessi interrogativi che affluivano sul suo tavolo. Erano questioni che gli venivano dai Vescovi, dagli Abati, dai clerici, e anche dalle autorità civili di ogni ordine e grado. Tra i problemi che affliggevano in quel tempo l’Italia e Roma ve n’era uno di particolare rilievo in ambito sia civile che ecclesiale: la questione longobarda. Ad essa il Papa dedicò ogni energia possibile in vista di una soluzione veramente pacificatrice.
A differenza dell’Imperatore bizantino che partiva dal presupposto che i Longobardi fossero soltanto individui rozzi e predatori da sconfiggere o da sterminare, san Gregorio vedeva questa gente con gli occhi del buon pastore, preoccupato di annunciare loro la parola di salvezza, stabilendo con essi rapporti di fraternità in vista di una futura pace fondata sul rispetto reciproco e sulla serena convivenza tra italiani, imperiali e longobardi. Si preoccupò della conversione dei giovani popoli e del nuovo assetto civile dell’Europa: i Visigoti della Spagna, i Franchi, i Sassoni, gli immigrati in Britannia ed i Longobardi, furono i destinatari privilegiati della sua missione evangelizzatrice.
Abbiamo celebrato ieri la memoria liturgica di sant’Agostino di Canterbury, il capo di un gruppo di monaci incaricati da Gregorio di andare in Britannia per evangelizzare l’Inghilterra.
Per ottenere una pace effettiva a Roma e in Italia, il Papa si impegnò a fondo - era un vero pacificatore - , intraprendendo una serrata trattativa col re longobardo Agilulfo. Tale negoziazione portò ad un periodo di tregua che durò per circa tre anni (598 – 601), dopo i quali fu possibile stipulare nel 603 un più stabile armistizio. Questo risultato positivo fu ottenuto anche grazie ai paralleli contatti che, nel frattempo, il Papa intratteneva con la regina Teodolinda, che era una principessa bavarese e, a differenza dei capi degli altri popoli germanici, era cattolica, profondamente cattolica. Si conserva una serie di lettere del Papa Gregorio a questa regina, nelle quali egli rivela dimostrano la sua stima e la sua amicizia per lei.
Teodolinda riuscì man mano a guidare il re al cattolicesimo, preparando così la via alla pace. Il Papa si preoccupò anche di inviarle le reliquie per la basilica di S. Giovanni Battista da lei fatta erigere a Monza, né mancò di farle giungere espressioni di augurio e preziosi doni per la medesima cattedrale di Monza in occasione della nascita e del battesimo del figlio Adaloaldo.
La vicenda di questa regina costituisce una bella testimonianza circa l’importanza delle donne nella storia della Chiesa.
In fondo, gli obiettivi sui quali Gregorio puntò costantemente furono tre: contenere l’espansione dei Longobardi in Italia; sottrarre la regina Teodolinda all’influsso degli scismatici e rafforzarne la fede cattolica; mediare tra Longobardi e Bizantini in vista di un accordo che garantisse la pace nella penisola e in pari tempo consentisse di svolgere un’azione evangelizzatrice tra i Longobardi stessi. Duplice fu quindi il suo costante orientamento nella complessa vicenda: promuovere intese sul piano diplomatico-politico, diffondere l’annuncio della vera fede tra le popolazioni.
Accanto all’azione meramente spirituale e pastorale, Papa Gregorio si rese attivo protagonista anche di una multiforme attività sociale. Con le rendite del cospicuo patrimonio che la Sede romana possedeva in Italia, specialmente in Sicilia, comprò e distribuì grano, soccorse chi era nel bisogno, aiutò sacerdoti, monaci e monache che vivevano nell’indigenza, pagò riscatti di cittadini caduti prigionieri dei Longobardi, comperò armistizi e tregue.
Inoltre svolse sia a Roma che in altre parti d’Italia un’attenta opera di riordino amministrativo, impartendo precise istruzioni affinché i beni della Chiesa, utili alla sua sussistenza e alla sua opera evangelizzatrice nel mondo, fossero gestiti con assoluta rettitudine e secondo le regole della giustizia e della misericordia. Esigeva che i coloni fossero protetti dalle prevaricazioni dei concessionari delle terre di proprietà della Chiesa e, in caso di frode, fossero prontamente risarciti, affinché non fosse inquinato con profitti disonesti il volto della Sposa di Cristo.
Questa intensa attività Gregorio la svolse nonostante la malferma salute, che lo costringeva spesso a restare a letto per lunghi giorni.
I digiuni praticati durante gli anni della vita monastica gli avevano procurato seri disturbi all’apparato digerente. Inoltre, la sua voce era molto debole così che spesso era costretto ad affidare al diacono la lettura delle sue omelie, affinché i fedeli presenti nelle basiliche romane potessero sentirlo. Per fortuna oggi esistono i microfoni!
Faceva comunque il possibile per celebrare nei giorni di festa Missarum sollemnia, cioè la Messa solenne, e allora incontrava personalmente il popolo di Dio, che gli era molto affezionato, perché vedeva in lui il riferimento autorevole a cui attingere sicurezza: non a caso gli venne ben presto attribuito il titolo di consul Dei. Nonostante le condizioni difficilissime in cui si trovò ad operare, riuscì a conquistarsi, grazie alla santità della vita e alla ricca umanità, la fiducia dei fedeli, conseguendo per il suo tempo e per il futuro risultati veramente grandiosi. Era un uomo immerso in Dio: il desiderio di Dio era sempre vivo nel fondo della sua anima e proprio per questo egli era sempre molto vicino al prossimo, ai bisogni della gente del suo tempo. In un tempo disastroso, anzi disperato, seppe creare pace e dare speranza. Quest’uomo di Dio ci mostra dove sono le vere sorgenti della pace, da dove viene la vera speranza e diventa così una guida anche per noi oggi.
Saluti:
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i sacerdoti del Pontificio Collegio San Paolo apostolo, che hanno terminato gli studi nelle diverse Università Pontificie e stanno per ritornare nei rispettivi loro Paesi. Cari sacerdoti, vi esorto a vivere sempre con fedeltà il ministero pastorale, facendo tesoro della formazione ricevuta in questi anni a Roma. Saluto poi gli insegnanti, gli alunni e i genitori che partecipano al pellegrinaggio delle Maestre Pie Filippini, in occasione del terzo centenario di apertura in Roma della prima scuola da parte di S. Lucia Filippini. Cari amici, e specialmente voi, care Suore, sull’esempio della vostra Fondatrice profittate di questa ricorrenza per contribuire, con rinnovato impegno, ad affrontare l’odierna emergenza educativa nella città di Roma, cuore della cristianità. Saluto inoltre i fedeli provenienti da Nola, accompagnati dal loro Pastore Mons. Beniamino Depalma. Cari fratelli e sorelle, vi invito a testimoniare quotidianamente il Vangelo della carità, sull’esempio del vostro patrono San Paolino da Nola.
Mi rivolgo, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Sta per terminare il mese di maggio, e il pensiero va a Maria Santissima, Stella luminosa del nostro cammino cristiano. A lei, facciamo costante riferimento, contando nella sua materna intercessione, e potremo così percorrere con gioia e speranza il nostro quotidiano pellegrinaggio verso la Patria eterna
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domenica 25 maggio 2008
Questa è la bellezza della verità cristiana: il Creatore e Signore di tutte le cose si è fatto "chicco di grano" per esser seminato nella nostra terra
PAROLE DEL SANTO PADRE ALLA RECITA DELL'ANGELUS: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA
SOLENNITA' DEL CORPUS DOMINI 2005-2006-2007-2008
SPECIALE: LA LETTERA DEL PAPA ALLA CHIESA CINESE
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Card. Zen: "La vicinanza e le parole del Papa ci danno coraggio" (Radio Vaticana)
Il Papa: aiuti ai terremotati, libertà per i credenti cinesi (Paglialunga)
Il Papa all'Angelus: "Non si può restare indifferenti" (Zavattaro)
All'Angelus il Papa chiede alla Madonna di sostenere le testimonianze di fede in Cina (Radio Vaticana)
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 25.05.2008
Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:
PRIMA DELL’ANGELUS
Cari fratelli e sorelle!
In Italia e in diversi Paesi ricorre oggi la solennità del Corpus Domini, che in Vaticano e in altre nazioni è stato già celebrato giovedì scorso.
E’ la festa dell’Eucaristia, dono meraviglioso di Cristo, che nell’Ultima Cena ha voluto lasciarci il memoriale della sua Pasqua, il sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, pegno di immenso amore per noi. Una settimana fa i nostri sguardi erano attratti del mistero della Santissima Trinità; quest’oggi siamo invitati a fissarli sull’Ostia santa: è lo stesso Dio! Lo stesso Amore!
Questa è la bellezza della verità cristiana: il Creatore e Signore di tutte le cose si è fatto "chicco di grano" per esser seminato nella nostra terra, nei solchi della nostra storia; si è fatto pane per essere spezzato, condiviso, mangiato; si è fatto nostro cibo per darci la vita, la sua stessa vita divina. Nacque a Betlemme, che in ebraico significa "Casa del pane", e quando incominciò a predicare alle folle rivelò che il Padre l’aveva mandato nel mondo come "pane vivo disceso dal cielo", come "pane della vita".
L’Eucaristia è scuola di carità e di solidarietà. Chi si nutre del Pane di Cristo non può restare indifferente dinanzi a chi, anche ai nostri giorni, è privo del pane quotidiano. Tanti genitori riescono a malapena a procurarlo per sé e per i propri bambini. E’ un problema sempre più grave, che la comunità internazionale fa grande fatica a risolvere. La Chiesa non solo prega "dacci oggi il nostro pane quotidiano", ma, sull’esempio del suo Signore, si impegna in tutti i modi a "moltiplicare i cinque pani e due pesci" con innumerevoli iniziative di promozione umana e di condivisione, perché nessuno manchi del necessario per vivere.
Cari fratelli e sorelle, la festa del Corpus Domini sia occasione per crescere in questa concreta attenzione ai fratelli, specialmente ai poveri. Ci ottenga questa grazia la Vergine Maria, dalla quale il Figlio di Dio ha preso la carne e il sangue, come ripetiamo in un celebre inno eucaristico, musicato dai più grandi compositori: "Ave verum corpus natum de Maria Virgine", e che si conclude con l’invocazione: "O Iesu dulcis, o Iesu pie, o Iesu fili Mariae!". Maria, che portando nel suo seno Gesù fu il "tabernacolo" vivente dell’Eucaristia, ci comunichi la sua stessa fede nel santo mistero del Corpo e del Sangue del suo divin Figlio, perché sia veramente il centro della nostra vita.
Attorno a Lei ci ritroveremo sabato prossimo 31 maggio, alle ore 20, in Piazza San Pietro, per una speciale celebrazione a conclusione del mese mariano.
DOPO L’ANGELUS
Saluto con grande affetto i pellegrini di lingua cinese, che sono convenuti a Roma da tutta Italia in occasione della Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina. Affido all’amore misericordioso di Dio tutti quei vostri concittadini che in questi giorni sono morti in conseguenza del terremoto, che ha colpito una vasta aerea del vostro Paese. Rinnovo la mia vicinanza personale a quanti stanno vivendo ore di angoscia e di tribolazione. Grazie alla fraterna solidarietà di tutti, possano le popolazioni di quelle zone tornare presto alla normalità della vita quotidiana. Insieme con voi chiedo a Maria, Aiuto dei Cristiani, Nostra Signora di Sheshan, di sostenere "l’impegno di quanti in Cina, tra le quotidiane fatiche, continuano a credere, a sperare, ad amare, affinché mai temano di parlare di Gesù al mondo e del mondo a Gesù", rimanendo "sempre testimoni credibili" del suo amore e "mantenendosi uniti alla roccia di Pietro su cui è costruita la Chiesa".
Chers pèlerins francophones, je vous adresse mes salutations cordiales. Beaucoup de Pays célèbrent aujourd’hui la solennité du Corps et du Sang du Christ, la Fête-Dieu. Puissiez-vous demeurer proches du Christ, réellement présent dans l’Eucharistie, en prenant notamment des temps d’adoration devant le Saint-Sacrement. Le Seigneur viendra affermir votre foi et vous donner la force pour le témoignage. Avec ma Bénédiction apostolique.
I am happy to greet all the English-speaking pilgrims and visitors present for this Angelus. Today the Church celebrates in different places the Solemnity of the Body and Blood of Christ. On Thursday with many of the faithful, I had the joy of taking part in the Corpus Christi procession and venerating this Holy Sacrament in prayer and adoration. Our faith invites us to receive the Body and Blood of Christ with pure hearts so as to enter into communion with him. May his presence always renew our Christian love as we journey with him to Eternal Life. I wish you all a pleasant stay in Rome, and a blessed Sunday!
Von Herzen heiße ich alle Pilger und Besucher aus dem deutschen Sprachraum hier auf dem Petersplatz willkommen. Unter ihnen begrüße ich besonders die zahlreichen Musiker und ihre Freunde, die anläßlich der großen Musikparade in diesen Tagen nach Rom gekommen sind. – Am letzten Sonntag im Marienmonat Mai danken wir der Gottesmutter für ihren beständigen Beistand und legen all unsere Anliegen vertrauensvoll in ihre Hände. Die Mutter des Erlösers erwirke uns Gottes reichen Segen.
Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los fieles de las Parroquias de Santa Teresa, de Toledo, y de Santa María, de Los Yébenes, así como a los miembros de la Obra de la Iglesia, que participan en esta oración mariana. En este día, en el que en algunos lugares se celebra la solemnidad del Corpus Christi, os invito a participar activamente en la Eucaristía y a venerar con devoción el Santísimo Sacramento, para que experimentemos constantemente el fruto de la redención. Feliz domingo a todos.
Pozdravljam romarje iz Št. Jurija pri Grosupljem v Sloveniji! Naj vam bo to vaše romanje v pomoč, da boste odprti za darove Svetega Duha rasli v veri, upanju in ljubezni. Naj bo z vami moj blagoslov!
[Saluto i pellegrini provenienti da Št. Jurij pri Grosupljem in Slovenia! Questo vostro pellegrinaggio vi aiuti ad essere aperti ai doni dello Spirito Santo, affinché cresciate nella fede, nella speranza e nella carità. Vi accompagni la mia Benedizione!]
Od srca pozdravljam hrvatske hodočasnike, a osobito sudionike duhovnih vježbi Svetoga Ignacija iz Hrvatske, Slovenije i Bosne i Hercegovine. Neka vas u svakodnevnom nastojanju da prepoznajete i vršite Božju volju vodi Duh Sveti i krijepi Sveta Pričest. Hvaljen Isus i Marija!
[Saluto di cuore i pellegrini croati, particolarmente i partecipanti agli Esercizi spirituali di Sant’Ignazio, che provengono dalla Croazia, Slovenia, Bosnia ed Erzegovina. Nell’impegno quotidiano di riconoscere e di compiere la volontà di Dio vi guidi lo Spirito Santo e vi rinvigorisca la santa Comunione. Siano lodati Gesù e Maria!]
Witam uczestniczących w modlitwie „Anioł Pański" Polaków! Dziękuję za to, że jesteście wierni tradycji nabożeństw majowych i procesji Bożego Ciała. Niech Maryja „Niewiasta Eucharystii", jak nazwał Ją Sługa Boży Jan Paweł II, uczy nas jak stawać się ludźmi Eucharystii, jak być świadkami Bożej miłości. Niech uprosi dla wszystkich moc wiary i pokój ducha. Z serca wam błogosławię.
[Do il benvenuto ai Polacchi presenti a questo Angelus. Vi ringrazio per essere fedeli alla tradizione delle funzioni mariane del mese di maggio e alle processioni del Corpus Domini. Maria, "Donna eucaristica", come l’ha chiamata il Servo di Dio Giovanni Paolo II, insegni a noi come diventare uomini e donne dell’Eucaristia, come essere testimoni dell’amore di Dio. Ed impetri per tutti la forza della fede e la pace dello spirito. Vi benedico di cuore.]
Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i ragazzi di Coviolo (Reggio Emilia), che si preparano a ricevere la Cresima; Direttori ed alunni del Collegio "Rosa e Carolina Agazzi" di Barquisimeto, Venezuela; il gruppo che ha percorso a cavallo la Via Francigena; l’Associazione Motociclisti Forze di Polizia; la Croce Verde pubblica assistenza di Lucca - sezione Garfagnana. Infine, in occasione della Giornata nazionale del Sollievo, saluto quanti sono radunati presso il Policlinico "Gemelli" per promuovere la solidarietà con le persone affette da malattie non guaribili. A tutti auguro una buona domenica.
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sabato 24 maggio 2008
Il Papa alla delegazione bulgara: "Il ricordo dei Santi Cirillo e Metodio spinge i credenti ad approfondire il ricco patrimonio cristiano"
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UDIENZA ALLA DELEGAZIONE DELLA REPUBBLICA DI BULGARIA IN OCCASIONE DELLE CELEBRAZIONI IN ONORE DEI SANTI CIRILLO E METODIO, 24.05.2008
Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza S.E. il Sig. Ivajlo Kalfin, Vice Primo Ministro e Ministro degli Esteri della Repubblica di Bulgaria e una Delegazione in occasione delle celebrazioni in onore dei Santi Cirillo e Metodio e rivolge loro le parole di saluto che riportiamo di seguito:
SALUTO DEL SANTO PADRE
Onorevoli Membri del Governo e distinte Autorità,
venerati Fratelli Rappresentanti
della Chiesa Ortodossa e della Chiesa Cattolica!
Come ogni anno, ho il piacere di rivolgere un cordiale benvenuto a tutti voi, membri della Delegazione ufficiale bulgara, venuti a Roma in occasione della festa dei Santi Cirillo e Metodio, venerati sia in Oriente che in Occidente. La memoria liturgica di questi due santi Fratelli riveste per la Bulgaria un alto valore simbolico e costituisce, al tempo stesso, un importante evento culturale.
Il loro ricordo stimola infatti nei credenti, sia ortodossi che cattolici, il vivo desiderio di offrire al Paese una significativa spinta ad approfondire il ricco patrimonio cristiano, le cui origini risalgono proprio all’infaticabile iniziativa dei due grandi evangelizzatori provenienti da Tessalonica. Segno di tale comune impegno è la composizione della vostra Delegazione, guidata dal Vice Primo Ministro e costituita da rappresentanti delle diverse Chiese ed Istituzioni culturali presenti in Terra bulgara.
All’opera di evangelizzazione, attuata con ardore apostolico dai santi Cirillo e Metodio nel territorio abitato da popoli slavi, occorre continuare a guardare ancor oggi, perché costituisce un modello di inculturazione della fede, nei suoi elementi essenziali, pure nell’epoca postmoderna.
Il Vangelo, infatti, non indebolisce quanto di autentico si trova nelle diverse tradizioni culturali, ma aiuta l’uomo di tutti i tempi a riconoscere e a realizzare il bene autentico, illuminato dallo splendore della verità. Compito pertanto dei cristiani è di mantenere e rinsaldare l’intrinseco legame esistente tra il Vangelo, la missione dei discepoli di Cristo e la loro rispettiva identità culturale. Riscoprire le radici cristiane è importante per contribuire a costruire una società in cui siano presenti i valori spirituali e culturali che scaturiscono dal Vangelo. Valori e ideali che si alimentano di un’incessante unione con Dio, come dimostra l’esistenza dei santi Cirillo e Metodio, costanti tessitori di rapporti di mutua conoscenza e cordialità tra popoli diversi e tra culture e tradizioni ecclesiali differenti. Ho voluto ricordarlo nella mia Enciclica Spe salvi: Se siamo in relazione con Colui che non muore, che è la Vita stessa e lo stesso Amore, allora siamo nella vita, possiamo stringere rapporti di solidarietà autentica con il prossimo (cfr n. 27).
Auspico di cuore che questo nostro incontro possa essere per voi tutti, qui presenti, e per le realtà ecclesiali e civili che rappresentate motivo di sempre più intensi rapporti fraterni e solidali. Il Signore benedica il vostro caro Paese e tutti i suoi cittadini.
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Il Papa alla delegazione macedone: "I Santi Cirillo e Metodio sono "ponti" di collegamento tra l'Oriente e l'Occidente"
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UDIENZA ALLA DELEGAZIONE DELLA REPUBBLICA DI MACEDONIA IN OCCASIONE DELLE CELEBRAZIONI IN ONORE DEI SANTI CIRILLO E METODIO, 24.05.2008
In occasione delle celebrazioni in onore dei Santi Cirillo e Metodio, il Santo Padre Benedetto XVI riceve questa mattina in Udienza S.E. il Signor Nikola Gruevski, Presidente del Governo della Repubblica di Macedonia, con una Delegazione.
Riportiamo di seguito il saluto che il Papa rivolge loro:
SALUTO DEL SANTO PADRE
Signor Presidente del Governo,
Onorevoli Membri del Governo e Distinte Autorità,
Venerati Fratelli Rappresentanti
della Chiesa Ortodossa e della Chiesa Cattolica!
L’annuale festa dei santi Cirillo e Metodio vi ha condotti a Roma, dove sono conservate le reliquie di san Cirillo, ed io sono lieto di accogliervi e di rivolgere a ciascuno di voi un cordiale saluto. È mio sincero auspicio che il vostro Paese proceda sui sentieri della concordia e della fraternità, sforzandosi di seguire con sempre più generoso impegno l’esempio dei santi Fratelli di Salonicco. Animati da fervida fede, essi diffusero a piene mani in Europa i germi della fede cristiana, suscitatrice di valori e opere a servizio del bene dell’uomo e della sua dignità. Il loro efficace insegnamento resta attuale ed è fonte di ispirazione per quanti intendono porsi a servizio del Vangelo, come pure per i Responsabili del bene comune delle Nazioni.
I santi Fratelli Patroni d’Europa, con la loro incessante attività apostolica e con il loro infaticabile zelo missionario, divennero "ponti" di collegamento tra l'Oriente e l'Occidente. La loro luminosa testimonianza spirituale indica una verità perenne da riscoprire sempre più: solo cioè a partire da Dio la speranza può diventare affidabile e sicura. Come ho scritto nell’Enciclica Spe salvi, "chi non conosce Dio, pur potendo avere molteplici speranze, in fondo è senza speranza, senza la grande speranza che sorregge tutta la vita (cfr Ef 2,12)". Ed ho aggiunto: "La vera, grande speranza dell'uomo, che resiste nonostante tutte le delusioni, può essere solo Dio – il Dio che ci ha amati e ci ama tuttora «sino alla fine», «fino al pieno compimento» (cfr Gv 13,1 e 19, 30)" (n. 27). Questa speranza diventa realtà tangibile quando le persone di buona volontà in ogni parte del mondo, come i fratelli Cirillo e Metodio, imitando l’esempio di Gesù e fedeli al suo insegnamento, si dedicano senza sosta a porre le basi dell’amichevole convivenza tra i popoli, nel rispetto dei diritti di ciascuno e ricercando il bene di tutti.
Grazie per questa vostra visita, che si colloca nel contesto del vostro pellegrinaggio annuale a Roma: si tratta, ad un tempo, di un atto di venerazione ai santi Cirillo e Metodio e di un segno eloquente dei vincoli di amicizia che contraddistinguono i rapporti tra la vostra Nazione e la Chiesa Cattolica. Auspico di cuore che tali legami si rafforzino sempre più, favorendo atteggiamenti di fruttuosa cooperazione a vantaggio dell’intero vostro Paese. Voglia Dio Onnipotente riempire la vostra mente e il vostro cuore della sua pace, e voglia Egli benedire copiosamente il popolo della ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia!
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venerdì 23 maggio 2008
Il Papa al congresso di facoltà di comunicazione delle università cattoliche: "La passione per la verità evita il relativismo"
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UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO PROMOSSO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI, 23.05.2008
Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre riceve in Udienza i partecipanti all’Incontro promosso dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali sul tema: "L’identità e la missione di una Facoltà di Comunicazione nell’Università Cattolica. Uno sguardo al futuro delle comunicazioni insieme a tutta la Chiesa!" e rivolge loro il discorso che pubblichiamo di seguito:
Benedetto xvi al congresso di facoltà di comunicazione delle università cattoliche
La passione per la verità evita il relativismo
La passione per la verità, non deve essere distorta e trasformarsi in cinico relativismo. È la raccomandazione del Papa ai partecipanti al congresso organizzato dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali sul tema "Identità e missione di una facoltà di comunicazione di una università cattolica", ricevuti in udienza venerdì 23 maggio nella Sala Clementina.
DISCORSO DEL SANTO PADRE
Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Illustri Signori, gentili Signore!
Sono davvero lieto di porgere il mio benvenuto a tutti voi - accademici ed educatori delle istituzioni cattoliche di cultura superiore - riuniti a Roma per riflettere, insieme ai componenti del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, sull'identità e la missione delle Facoltà della comunicazione nelle Università Cattoliche. Attraverso voi, desidero salutare i vostri colleghi, i vostri studenti e tutti coloro che fanno parte delle Facoltà che voi rappresentate. Un ringraziamento particolare va al vostro Presidente, Mons. Claudio Maria Celli, per le gentili parole di omaggio che mi ha rivolto. Con lui saluto i Segretari ed il Sottosegretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.
Le diverse forme di comunicazione - dialogo, preghiera, insegnamento, testimonianza, proclamazione - ed i loro diversi strumenti - stampa, elettronica, arti visive, musica, voce, gestualità e contatto - sono tutte manifestazioni della fondamentale natura della persona umana.
È la comunicazione che rivela la persona, che crea rapporti autentici e comunità, e che permette agli esseri umani di maturare in conoscenza, saggezza e amore. La comunicazione, tuttavia, non è il semplice prodotto di un puro e fortuito caso o delle nostre umane capacità; alla luce del messaggio biblico, essa riflette piuttosto la nostra partecipazione al creativo, comunicativo ed unificante Amore trinitario che è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Dio ci ha creati per essere uniti a Lui e ci ha dato il dono ed il compito della comunicazione, perché Egli vuole che noi otteniamo questa unione, non da soli, ma attraverso la nostra conoscenza, il nostro amore ed il nostro servizio a Lui e ai nostri fratelli e sorelle in un rapporto comunicativo e amorevole.
It is self-evident that at the heart of any serious reflection on the nature and purpose of human communications there must be an engagement with questions of truth. A communicator can attempt to inform, to educate, to entertain, to convince, to comfort; but the final worth of any communication lies in its truthfulness. In one of the earliest reflections on the nature of communication, Plato highlighted the dangers of any type of communication that seeks to promote the aims and purposes of the communicator or those by whom he or she is employed without consideration for the truth of what is communicated. No less worth recalling is Cato the Elder's sober definition of the orator; vir bonus dicendi peritus - a good or honest man skilled in communicating. The art of communication is by its nature linked to an ethical value, to the virtues that are the foundation of morality. In the light of that definition, I encourage you, as educators, to nourish and reward that passion for truth and goodness that is always strong in the young. Help them give themselves fully to the search for truth. Teach them as well, however, that their passion for truth, which can be well served by a certain methodological skepticism, particularly in matters affecting the public interest, must not be distorted to become a relativistic cynicism in which all claims to truth and beauty are routinely rejected or ignored.
[È evidente che al centro di qualsiasi seria riflessione sulla natura e sullo scopo delle comunicazioni umane debba esserci un impegno con le questioni di verità. Un comunicatore può tentare di informare, educare, intrattenere, convincere, confortare, ma il valore finale di qualsiasi comunicazione risiede nella sua veridicità. In una delle prime riflessioni sulla natura della comunicazione, Platone evidenziò i pericoli di qualsiasi tipo di comunicazione che cerca di promuovere gli obiettivi e gli scopi senza considerare la verità di quanto viene comunicato. Vale anche la pena ricordare la saggia definizione di oratore data da Catone il Vecchio: vir bonus dicendi peritus, un uomo buono od onesto abile nel comunicare. L'arte della comunicazione è per sua natura legata a un valore etico, alle virtù che sono il fondamento della morale. Alla luce di quella definizione, vi incoraggio, quali educatori, ad alimentare e ricompensare la passione per la verità e la bontà che è sempre forte nei giovani. Aiutateli a dedicarsi pienamente alla passione per la verità! Tuttavia, insegnate loro che la propria passione per la verità, che può essere ben servita da un certo scetticismo metodologico, in particolare in questioni di pubblico interesse, non deve venire distorta e divenire un cinismo relativistico in cui tutte le istanze di verità e di bellezza vengono regolarmente rifiutate o ignorate].
Je vous encourage à porter une attention accrue aux programmes académiques dans le domaine des médias, notamment aux dimensions éthiques de la communication entre les personnes, à une période où le phénomène de la communication prend une place de plus en plus large dans tous les milieux sociaux. II est important que cette formation ne soit jamais envisagée comme un simple exercice technique ou comme le seul désir de donner des informations; il convient qu'elle soit bien davantage une invitation à promouvoir la vérité dans l'information et à faire réfléchir nos contemporains sur les événements, dans le but d'être des éducateurs des hommes d'aujourd'hui et d'édifier un monde meilleur. Il est aussi nécessaire de promouvoir la justice et la solidarité, et de respecter en toute circonstance la valeur et la dignité de chaque personne, qui a droit à ne pas être non plus blessée dans ce qui concerne sa vie privée.
[Vi incoraggio a rivolgere maggiore attenzione ai programmi accademici nell'ambito dei mezzi di comunicazione sociale, in particolare alle dimensioni etiche della comunicazione fra le persone, in un periodo in cui il fenomeno della comunicazione sta occupando un posto sempre più grande nei contesti sociali. È importante che questa formazione non venga mai considerata come un semplice esercizio tecnico o come mero desiderio di dare informazioni; è opportuno che sia molto più un invito a promuovere la verità nell'informazione e a far riflettere i nostri contemporanei sugli eventi, al fine di essere educatori degli uomini di oggi e di edificare un mondo migliore. È altresì necessario promuovere la giustizia e la solidarietà, e rispettare in qualunque circostanza il valore e la dignità di ogni persona, che ha anche diritto a non essere ferita in ciò che concerne la sua vita privata].
Sería una tragedia para el futuro de la humanidad si los nuevos instrumentos de comunicación, que permiten compartir el conocimiento y la información de manera más rápida y eficaz, no fueran accesibles a los que ya están marginados económica y socialmente, o sólo contribuyeran a agrandar la distancia que separa a estas personas de las nuevas redes que se están desarrollando al servicio de la socialización humana, la información y el aprendizaje. Por otro lado, sería igualmente grave que la tendencia globalizante en el mundo de las comunicaciones debilitara o eliminara las costumbres tradicionales y las culturas locales, de manera especial las que han logrado fortalecer los valores familiares y sociales, el amor, la solidaridad y el respeto a la vida. En ese contexto, deseo expresar mi aprecio a aquellas comunidades religiosas que, no obstante los altos costos financieros o los innumerables recursos humanos, han abierto Universidades Católicas en los países en vías de desarrollo, y me complace que muchas de estas instituciones estén hoy aquí representadas. Sus esfuerzos asegurarán a los países donde se encuentran el beneficio de la colaboración de hombres y mujeres jóvenes que reciben una formación profesional profunda, inspirada en la ética cristiana, que promueve la educación y la enseñanza como un servicio a toda la comunidad. Valoro de manera particular su compromiso por ofrecer una esmerada educación para todos, independientemente de la raza, condición social o credo, lo cual constituye la misión de la Universidad Católica.
[Sarebbe una tragedia per il futuro dell'umanità se i nuovi strumenti di comunicazione, che permettono di condividere la conoscenza e l'informazione in modo più rapido ed efficace, non fossero accessibili a quanti già sono emarginati economicamente e socialmente, o se contribuissero solo ad accrescere la distanza che separa queste persone dalle nuove reti che si stanno sviluppando al servizio della socializzazione umana, dell'informazione e dell'apprendimento. D'altro canto, sarebbe parimenti grave se la tendenza globalizzante nel mondo delle comunicazioni indebolisse o eliminasse i costumi tradizionali e le culture locali, in modo particolare quelle che sono riuscite a rafforzare i valori familiari e sociali, l'amore, la solidarietà e il rispetto della vita. In questo contesto, desidero esprimere la mia stima a quelle comunità religiose che, nonostante gli alti oneri finanziari o le innumerevoli risorse umane, hanno aperto Università cattoliche nei Paesi in via di sviluppo e sono lieto che molte di queste istituzioni siano oggi qui rappresentate. I loro sforzi assicureranno ai Paesi dove si trovano il beneficio della collaborazione di uomini e di donne giovani che ricevono una formazione professionale profonda, ispirata all'etica cristiana, che promuove l'educazione e l'insegnamento come un servizio a tutta la comunità. Apprezzo in maniera particolare il loro impegno per offrire un'accurata educazione a tutti, indipendentemente dalla razza, dalla condizione sociale o dal credo, il che costituisce la missione dell'Università cattolica].
In questi giorni voi esaminate insieme la questione dell'identità di un'Università o di una Scuola cattolica. Al riguardo, vorrei ricordare che tale identità non è semplicemente una questione di numero di studenti cattolici; è soprattutto una questione di convinzione: si tratta cioè di credere veramente che solo nel mistero del Verbo fatto carne diventa chiaro il mistero dell'uomo. La conseguenza è che l'identità cattolica sta in primo luogo nella decisione di affidare se stessi - intelletto e volontà, mente e cuore - a Dio. Come esperti nella teoria e nella pratica della comunicazione e come educatori che stanno formando una nuova generazione di comunicatori, voi avete un ruolo privilegiato non solo nella vita dei vostri studenti, ma anche nella missione delle vostre Chiese locali e dei loro Pastori per far conoscere la Buona Novella dell'amore di Dio a tutte le genti.
Carissimi, nel confermare il mio apprezzamento per questo vostro suggestivo incontro che apre il cuore alla speranza, desidero assicurarvi che seguo la vostra preziosa attività con la preghiera e l'accompagno con una speciale Benedizione Apostolica, che estendo di cuore a tutte le persone che vi sono care.
© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana
(©L'Osservatore Romano - 23-24 maggio 2008)
Il Papa ai vescovi albanesi: intesa "cordiale e fraterna" per rafforzare la Chiesa e contribuire al rilancio sociale del Paese
Vedi anche:
VIDEO RADIO VATICANA/CTV
VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEGLI ECC.MI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI ALBANIA, 23.05.2008
Questa mattina, alle ore 11, il Santo Padre Benedetto XVI incontra i Presuli della Conferenza Episcopale di Albania, ricevuti in questi giorni, in separate udienze, per la Visita "ad Limina Apostolorum" e rivolge loro il discorso che pubblichiamo di seguito:
DISCORSO DEL SANTO PADRE
Venerati e cari Fratelli,
con grande gioia vi accolgo tutti insieme, mentre state compiendo il vostro pellegrinaggio ad Limina Apostolorum. E’ questa un’opportuna occasione per il Successore di Pietro di condividere le fatiche apostoliche che voi affrontate nell’amata terra di Albania. Vi saluto con affetto e vi ringrazio per la spontanea apertura degli animi, con la quale avete reso nota al Papa la complessa realtà, con le sue difficoltà e le sue speranze, della Chiesa in Albania. Esprimo particolare riconoscenza per le parole con cui, raccogliendo il pensiero di tutti, il Presidente della vostra Conferenza Episcopale mi ha espresso i vostri sentimenti. Grazie, miei cari Confratelli nell’Episcopato! E benvenuti!
A tutti è nota la triste eredità lasciata in Albania da un passato regime dittatoriale, che aveva proclamato l’ateismo quale ideologia di Stato. E’ evidente che una simile impostazione antidemocratica dei rapporti fra i cittadini vi ha lasciato un compito non facile già sul piano umano: quello di riscoprire una comune grammatica che possa nuovamente sostenere l’edificio sociale.
Ma voi, successori degli Apostoli, siete soprattutto chiamati ad essere testimoni di un’altra eredità, particolarmente benefica e costruttiva: quella del messaggio di salvezza portato da Cristo nel mondo. In tal senso, dopo la notte oscura della dittatura comunista, incapace di comprendere il popolo albanese nelle sue ataviche tradizioni, la Chiesa provvidenzialmente ha potuto rinascere, grazie anche alla forza apostolica del mio venerato Predecessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo II, che vi fece visita nel 1993, ricostituendo in modo stabile la Gerarchia cattolica, per il bene dei credenti e a vantaggio del Popolo albanese.
Uno dei primi atti del grande Pontefice fu il riconoscimento degli eroi della fede: ricordo qui, in particolare, la splendida testimonianza del Cardinale Koliqi, corifeo di una folta schiera di martiri. La ricostruzione della Gerarchia cattolica costituì il riconoscimento doveroso dell’intima unione che lega il vostro popolo a Cristo e contribuì a dare spazio alle forze nuove del cattolicesimo in terra di Albania. Voi siete i custodi di questo vincolo, e spetta anzitutto a voi il compito di promuovere nei vostri atti e nelle vostre iniziative quell’unità che deve manifestare il mistero basilare e vivificante dell’unico Corpo di Cristo, in comunione col ministero del Successore di Pietro. Non si può non vedere, in questa prospettiva, quanto sia essenziale il comune sentire e la condivisa corresponsabilità dei Vescovi, proprio per far fronte in modo efficace ai problemi e alle difficoltà della Chiesa in Albania. Come potrebbe immaginarsi un percorso diocesano che non tenesse conto del parere degli altri Vescovi, il cui consenso è necessario per rispondere in modo adeguato alle attese dell’unico popolo a cui la Chiesa si rivolge?
L’intesa cordiale e fraterna fra Pastori non può che portare grandi benefici all’amato popolo albanese, sia sul piano sociale che su quello ecumenico e inter-religioso. Siate pertanto, venerati Confratelli, una cosa sola in Cristo nell’annunciare il Vangelo e nel celebrare i divini Misteri; manifestate la comunione con la Chiesa universale, nella più ampia e genuina fraternità episcopale. Sarebbe inconcepibile l’iniziativa di un Pastore che, nell’approccio a situazioni concrete, non si preoccupasse di coordinare il proprio impegno con quello dei suoi Confratelli Vescovi. Esistono specifiche questioni, riconducibili a problemi contingenti, che è necessario siano risolte col contributo di tutti, nell’ambito della carità e della pazienza pastorale. Esorto tutti ad evangelica prudenza, in atteggiamento di autentica carità, ricordando che i canoni ecclesiali sono mezzi per promuovere ordinatamente la comunione in Cristo e il bene superiore dell’unico gregge del Redentore. Ciò riguarda anche l’attività evangelizzatrice e quella catechetica, e si esprime pure nell’impegno in ambito sociale. Penso, in particolare, alla sanità, all’educazione, allo sforzo di pacificazione degli animi e a tutto ciò che favorisce la positiva collaborazione fra le diverse componenti della società e le rispettive tradizioni religiose.
Il fenomeno dell’emigrazione, sia all’interno che fuori del Paese, vi pone di fronte a gravi problemi pastorali, che interpellano il vostro cuore di Vescovi non soltanto per quanto riguarda i fedeli che vivono nel vostro territorio, ma anche i fedeli della diaspora. Questo chiama in causa la vostra capacità di interloquire con i vostri Confratelli in altri Paesi, al fine di offrire un aiuto pastorale necessario e urgente. Conosco la difficoltà della mancanza di clero. So anche della generosità di non pochi vostri sacerdoti, che agiscono in situazioni precarie, impegnati a rendere il dovuto servizio ministeriale ai fedeli cattolici di origine albanese in terra straniera. Ciò fa onore a voi, cari Confratelli, che vi mostrate solleciti, secondo il cuore di Cristo, delle condizioni spirituali della vostra gente anche fuori dei confini della Patria. E questo fa onore anche ai sacerdoti che generosamente condividono le vostre ansie pastorali.
Vi sono poi tanti problemi di ordine pratico, per i quali è necessario pure il contributo efficace delle istanze civili, mediante proposte che non rispondano solo a preoccupazioni di ordine politico, ma che tengano conto anche delle concrete situazioni sociali. Dal punto di vista cattolico, sia in Patria sia nel contesto dell’emigrazione, dovrebbe emergere un’attenzione che, pur preservando l’identità specifica della vostra gente, non trascuri il suo inserimento nei contesti sociali di arrivo. In quest’ottica, è necessario coltivare, soprattutto nei sacerdoti destinati alla cura pastorale degli emigrati, una viva sensibilità per l’appartenenza di tutti all’unico Corpo di Cristo, che è identico in ogni parte della terra. Dire questo, venerati Fratelli, significa ribadire la necessità persistente di una costante cura a favore di quanti il Signore chiama alla sua sequela. Quella pertanto della promozione delle vocazioni sia sempre una preoccupazione in cima alle vostre priorità: dipende da questo il futuro della Chiesa in Albania.
Desidero, infine, esprimere le mie felicitazioni per gli accordi sottoscritti di recente con le Autorità della Repubblica: confido che tali provvedimenti possano giovare alla ricostruzione spirituale del Paese, dato il ruolo positivo che la Chiesa svolge nella società. Per parte mia, vi incoraggio a proseguire nel vostro ministero, per portare a compimento i programmi che insieme avete concordato. Mentre vi affido alla celeste intercessione di Maria, Madre del Buon Consiglio, volentieri imparto a voi, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e a tutti i fedeli affidati alle vostre cure pastorali una speciale Benedizione Apostolica.
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