venerdì 31 agosto 2012

Il testo del telegramma di cordiglio del Santo Padre per la morte del cardinale Carlo Maria Martini

IL CARDINALE MARTINI E' MORTO. ARTICOLI E COMMENTI


TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE PER LA MORTE DEL CARDINALE CARLO MARIA MARTINI

È morto questo pomeriggio nella casa dei Gesuiti "Aloisianum" di Gallarate, diocesi e provincia di Milano, l’Em.mo Card. Carlo Maria Martini, S.I., del Titolo di S. Cecilia in Trastevere, Arcivescovo emerito di Milano.
Pubblichiamo di seguito il telegramma di cordoglio inviato dal Santo Padre Benedetto XVI all’attuale Arcivescovo di Milano, l’Em.mo Card. Angelo Scola:

TELEGRAMMA DEL SANTO PADRE


SIGNOR CARDINALE ANGELO SCOLA
ARCIVESCOVO DI MILANO
PIAZZA FONTANA, 2 – 20122 MILANO

APPRESA CON TRISTEZZA LA NOTIZIA DELLA MORTE DEL CARDINALE CARLO MARIA MARTINI DOPO LUNGA INFERMITA’, VISSUTA CON ANIMO SERENO E CON FIDUCIOSO ABBANDONO ALLA VOLONTA’ DEL SIGNORE, DESIDERO ESPRIMERE A LEI ED ALL’INTERA COMUNITA’ DIOCESANA COME PURE AI FAMILIARI DEL COMPIANTO PORPORATO LA MIA PROFONDA PARTECIPAZIONE AL LORO DOLORE PENSANDO CON AFFETTO A QUESTO CARO FRATELLO CHE HA SERVITO GENEROSAMENTE IL VANGELO E LA CHIESA.
RICORDO CON GRATITUDINE LA SUA INTENSA OPERA APOSTOLICA PROFUSA QUALE ZELANTE RELIGIOSO FIGLIO SPIRITUALE DI SANT’IGNAZIO, ESPERTO DOCENTE, AUTOREVOLE BIBLISTA E APPREZZATO RETTORE DELLA PONTIFICIA UNIVERSITA’ GREGORIANA E DEL PONTIFICIO ISTITUTO BIBLICO, E QUINDI COME SOLERTE E SAGGIO ARCIVESCOVO DI CODESTA ARCIDIOCESI AMBROSIANA. PENSO ALTRESI’ AL COMPETENTE E FERVIDO SERVIZIO DA LUI RESO ALLA PAROLA DI DIO, APRENDO SEMPRE PIU’ ALLA COMUNITA’ ECCLESIALE I TESORI DELLA SACRA SCRITTURA, SPECIALMENTE ATTRAVERSO LA PROMOZIONE DELLA LECTIO DIVINA. ELEVO FERVIDE PREGHIERE AL SIGNORE AFFINCHE’, PER INTERCESSIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA, ACCOLGA QUESTO SUO FEDELE SERVITORE E INSIGNE PASTORE NELLA CELESTE GERUSALEMME, E DI CUORE IMPARTO A QUANTI NE PIANGONO LA SCOMPARSA LA CONFORTATRICE BENEDIZIONE APOSTOLICA

BENEDICTUSPP. XVI

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mercoledì 29 agosto 2012

Il Papa: La preghiera non è tempo perso, non è rubare spazio alle attività, anche a quelle apostoliche, ma è esattamente il contrario: solo se se siamo capaci di avere una vita di preghiera fedele, costante, fiduciosa, sarà Dio stesso a darci capacità e forza per vivere in modo felice e sereno, superare le difficoltà e testimoniarlo con coraggio





Alle ore 10.30 di oggi, nella Piazza della Libertà antistante il Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato i fedeli ed i pellegrini convenuti per l’Udienza Generale del mercoledì.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa ha presentato la figura di san Giovanni Battista, profeta e martire, del quale ricorre oggi la memoria liturgica del martirio. Quindi ha rivolto un saluto in varie lingue ai gruppi di pellegrini presenti.
Successivamente, nel cortile del Palazzo Apostolico, il Papa ha incontrato oltre 2600 chierichetti che partecipano al Pellegrinaggio a Roma dei ministranti di Francia. Il pellegrinaggio, in corso a Roma dal 25 al 31 agosto e guidato da S.E. Mons. Philippe Breton, Vescovo emerito di Aire et Dax, è stato promosso dalla Commissione episcopale francese per la Liturgia, sul tema: "Servire il Signore, gioia dell’uomo, gioia di Dio".
L’Udienza si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Il martirio di San Giovanni Battista
   
Cari fratelli e sorelle,

in quest’ultimo mercoledì del mese di agosto, ricorre la memoria liturgica del martirio di san Giovanni Battista, il precursore di Gesù. Nel Calendario Romano, è l’unico Santo del quale si celebra sia la nascita, il 24 giugno, sia la morte avvenuta attraverso il martirio. 
Quella odierna è una memoria che risale alla dedicazione di una cripta di Sebaste, in Samaria, dove, già a metà del secolo IV, si venerava il suo capo. Il culto si estese poi a Gerusalemme, nelle Chiese d’Oriente e a Roma, col titolo di Decollazione di san Giovanni Battista. Nel Martirologio Romano, si fa riferimento ad un secondo ritrovamento della preziosa reliquia, trasportata, per l’occasione, nella chiesa di S. Silvestro a Campo Marzio, in Roma.
Questi piccoli riferimenti storici ci aiutano a capire quanto antica e profonda sia la venerazione di san Giovanni Battista. Nei Vangeli risalta molto bene il suo ruolo in riferimento a Gesù. In particolare, san Luca ne racconta la nascita, la vita nel deserto, la predicazione, e san Marco ci parla della sua drammatica morte nel Vangelo di oggi. Giovanni Battista inizia la sua predicazione sotto l’imperatore Tiberio, nel 27-28 d.C., e il chiaro invito che rivolge alla gente accorsa per ascoltarlo, è quello a preparare la via per accogliere il Signore, a raddrizzare le strade storte della propria vita attraverso una radicale conversione del cuore (cfr Lc 3, 4). Però il Battista non si limita a predicare la penitenza, la conversione, ma, riconoscendo Gesù come «l’Agnello di Dio» venuto a togliere il peccato del mondo (Gv 1, 29), ha la profonda umiltà di mostrare in Gesù il vero Inviato di Dio, facendosi da parte perché Cristo possa crescere, essere ascoltato e seguito. Come ultimo atto, Il Battista testimonia con il sangue la sua fedeltà ai comandamenti di Dio, senza cedere o indietreggiare, compiendo fino in fondo la sua missione. San Beda, monaco del IX secolo, nelle sue Omelie dice così San Giovanni Per [Cristo] diede la sua vita, anche se non gli fu ingiunto di rinnegare Gesù Cristo, gli fu ingiunto solo di tacere la verità.(cfr Om. 23: CCL 122, 354). E non taceva la verità e così morì per Cristo che è la Verità. Proprio per l’amore alla verità, non scese a compromessi e non ebbe timore di rivolgere parole forti a chi aveva smarrito la strada di Dio.
Noi vediamo questa grande figura, questa forza nella passione, nella resistenza contro i potenti. Domandiamo: da dove nasce questa vita, questa interiorità così forte, così retta, così coerente, spesa in modo così totale per Dio e preparare la strada a Gesù? La risposta è semplice: dal rapporto con Dio, dalla preghiera, che è il filo conduttore di tutta la sua esistenza. Giovanni è il dono divino lungamente invocato dai suoi genitori, Zaccaria ed Elisabetta (cfr Lc 1,13); un dono grande, umanamente insperabile, perché entrambi erano avanti negli anni ed Elisabetta era sterile (cfr Lc 1,7); ma nulla è impossibile a Dio (cfr Lc 1,36). L’annuncio di questa nascita avviene proprio nel luogo della preghiera, al tempio di Gerusalemme, anzi avviene quando a Zaccaria tocca il grande privilegio di entrare nel luogo più sacro del tempio per fare l’offerta dell’incenso al Signore (cfr Lc 1,8-20). Anche la nascita del Battista è segnata dalla preghiera: il canto di gioia, di lode e di ringraziamento che Zaccaria eleva al Signore e che recitiamo ogni mattina nelle Lodi, il «Benedictus», esalta l’azione di Dio nella storia e indica profeticamente la missione del figlio Giovanni: precedere il Figlio di Dio fattosi carne per preparargli le strade (cfr Lc 1,67-79). 
L’esistenza intera del Precursore di Gesù è alimentata dal rapporto con Dio, in particolare il periodo trascorso in regioni deserte (cfr Lc 1,80); le regioni deserte che sono luogo della tentazione, ma anche luogo in cui l’uomo sente la propria povertà perché privo di appoggi e sicurezze materiali, e comprende come l’unico punto di riferimento solido rimane Dio stesso. Ma Giovanni Battista non è solo uomo di preghiera, del contatto permanente con Dio, ma anche una guida a questo rapporto. 
L’Evangelista Luca riportando la preghiera che Gesù insegna ai discepoli, il «Padre nostro», annota che la richiesta viene formulata dai discepoli con queste parole: «Signore insegnaci a pregare, come Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli» (cfr Lc 11,1).
Cari fratelli e sorelle, celebrare il martirio di san Giovanni Battista ricorda anche a noi, cristiani di questo nostro tempo, che non si può scendere a compromessi con l’amore a Cristo, alla sua Parola, alla Verità. La Verità è Verità, non ci sono compromessi. La vita cristiana esige, per così dire, il «martirio» della fedeltà quotidiana al Vangelo, il coraggio cioè di lasciare che Cristo cresca in noi e sia Cristo ad orientare il nostro pensiero e le nostre azioni. Ma questo può avvenire nella nostra vita solo se è solido il rapporto con Dio
San Giovanni Battista interceda per noi, affinché sappiamo conservare sempre il primato di Dio nella nostra vita. Grazie.

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Chers francophones, l’Église nous invite aujourd’hui à faire mémoire du martyre de saint Jean-Baptiste. Son exemple nous invite à ne pas faire de compromis dans notre vie avec l’amour du Christ, avec sa Parole et avec sa Vérité. Nous devons avoir le courage de laisser grandir Dieu en nous afin qu’il puisse orienter nos pensées et nos actions. Seule une vie de prière fidèle, constante et confiante nous en rendra capables ! Bon pèlerinage à vous tous !

I offer a warm welcome to all the English-speaking pilgrims and visitors, especially those from England, Indonesia, Japan and Malta. Today, the Church celebrates the Martyrdom of Saint John the Baptist. John, whose birth we celebrate on the twenty-fourth of June, gave himself totally to Christ, by preparing the way for him through the preaching of repentance, by leading others to him once he arrived, and by giving the ultimate sacrifice. Dear friends, may we follow John’s example by allowing Christ to penetrate every part of our lives so that we may boldly proclaim him to the world. May God bless all of you!

Ein herzliches Grüß Gott sage ich allen Pilgern und Besuchern deutscher Sprache. Die Kirche feiert heute das Gedächtnis des Martyriums von Johannes dem Täufer. Er war es, der Christus als das »Lamm Gottes« bezeichnet hat, das die Sünde der Welt hinwegnimmt (Joh1,29). Bis zum Vergießen seines eigenen Blutes hat er die Treue zum Herrn gehalten. Der heilige Beda sagt, er wurde nicht aufgefordert, Christus zu verleugnen; aber er wurde aufgefordert, die Wahrheit zu verschweigen. Und das hat er nicht getan. Er ist für die Wahrheit gestorben, und so ist er für Christus gestorben. In der Zurückgezogenheit und Stille der Wüste ist er in der inneren Freundschaft zu Gott gewachsen und gereift. In dieser Zeit ist Gott selbst zu seiner Kraft, zur Mitte seines Lebens geworden. So zeigt uns Johannes der Täufer, daß die Beziehung zu Gott, die innere Beziehung zu ihm wesentlich ist und daß Beten nie verlorene Zeit ist. Im Gegenteil. Durch das Gebet befähigt uns Gott, Schwierigkeiten zu überwinden und ihn mit Mut zu bezeugen, auch in unserer Zeit. Gott segne euch alle!

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los provenientes de España, Venezuela, Colombia, Argentina, México y otros países Latinoamericanos. La Iglesia celebra hoy la memoria del Martirio de San Juan Bautista, el precursor de Jesús, que testimonia con su sangre su fidelidad a los mandamientos de Dios. Su vida nos enseña que cuando la existencia se fundamenta sobre la oración, sobre una constante y sólida relación con Dios, se adquiere la valentía de permitir que Cristo oriente nuestros pensamientos y nuestras acciones. Muchas gracias.

Amados peregrinos de Portugal e do Brasil, e demais pessoas de língua portuguesa, sede bem-vindos! Uma saudação particular aos fiéis de Chã Grande, Natal e do Rio de Janeiro. Que o exemplo e a intercessão de São João Batista vos ajudem a viver a vossa entrega a Deus sem reservas, sobretudo por meio da oração e da fidelidade ao Evangelho, para que Cristo cresça em vós, guiando os vossos pensamento e ações. Com estes votos, de bom grado a todos abençôo.

Witam obecnych tu Polaków. Moi drodzy, męczeństwo św. Jana Chrzciciela, które dziś wspominamy, uświadamia nam, że wiara budowana na więzi z Bogiem uzdalnia człowieka do dochowania wierności dobru i prawdzie nawet za cenę wyrzeczenia i ofiary. Jak Jan trwajmy przy Bogu na modlitwie, aby kompromis ze złem i kłamstwem tego świata nie fałszował naszego życia. Niech Bóg wam błogosławi!

[Do il benvenuto ai polacchi qui presenti. Carissimi, il martirio di San Giovanni Battista, che commemoriamo oggi, ci fa prendere consapevolezza che la fede fondata sul legame con Dio rende l’uomo capace di essere fedele al bene e alla verità anche al costo dell’abnegazione e del sacrificio. Come Giovanni perseveriamo accanto a Dio nella preghiera, affinché nessun compromesso con il male e con la menzogna di questo mondo falsifichi la nostra vita. Dio vi benedica.]

Srdečne vítam slovenských pútnikov, osobitne z Nitry a okolia. Bratia a sestry, vaša návšteva Ríma - sídla nástupcu Apoštola Petra - nech vo vás posilní povedomie, že aj vy patríte do Kristovej Cirkvi. S týmto želaním vás rád žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Cordialmente do il benvenuto ai pellegrini slovacchi, particolarmente a quelli provenienti da Nitra e dintorni. Fratelli e sorelle, la vostra visita a Roma - sede del Successore dell’Apostolo Pietro - rafforzi in voi la coscienza della vostra appartenenza alla Chiesa di Cristo. Con questo augurio volentieri vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]

E rivolgo un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana. Saluto i Vescovi amici della Comunità di Sant’Egidio, convenuti a Roma per un periodo di preghiera e di riflessione, e le Suore Domenicane Missionarie di San Sisto che celebrano il Capitolo Generale. Accolgo con gioia i gruppi parrocchiali, le associazioni e i seminaristi del Seminario San Pio X di Messina, ai quali auguro di continuare la formazione teologica nutrendosi costantemente della Parola di Dio e del Pane di Vita.

Un pensiero infine per i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. La radicalità della fede e della vita di San Giovanni Battista ispiri il vostro essere credenti: cari giovani, manifestate apertamente in tutti i contesti la vostra appartenenza a Cristo e alla sua Chiesa; cari ammalati, attingete alla forza della preghiera per lenire le vostre sofferenze; e voi, cari sposi novelli, ponete sempre il Signore Gesù al centro della vostra vita familiare. Grazie a voi tutti. Una buona giornata. Grazie.

SALUTO AI MINISTRANTI FRANCESI

Cari fratelli e sorelle, 

vi saluto con affetto, cari ministranti venuti dalla Francia per il vostro pellegrinaggio nazionale a Roma, e saluto anche Monsignor Breton, gli altri Vescovi presenti e gli accompagnatori di questo importante gruppo. Cari giovani, il servizio che svolgete con fedeltà vi permette di essere particolarmente vicini a Cristo Gesù nell'Eucaristia. Voi avete l'enorme privilegio di stare vicino all'altare, vicino al Signore. Siate consapevoli dell'importanza di questo servizio per la Chiesa e per voi stessi. Che sia per voi l'occasione di far crescere un'amicizia, una relazione personale con Gesù. Non abbiate paura di trasmettere con entusiasmo attorno a voi la gioia che ricevete dalla sua presenza! Che tutta la vostra vita risplenda della felicità di questa vicinanza al Signore Gesù! E se un giorno udite la sua chiamata a seguirlo nel cammino del sacerdozio o della vita religiosa, rispondetegli con generosità! Auguro a tutti un buon pellegrinaggio sulle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo! Grazie. Buon pellegrinaggio. Il Signore vi benedica.

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domenica 26 agosto 2012

Il Papa: Gesù sapeva che anche tra i dodici Apostoli c’era uno che non credeva: Giuda. Anche Giuda avrebbe potuto andarsene, come fecero molti discepoli; anzi, avrebbe forse dovuto andarsene, se fosse stato onesto. Invece rimase con Gesù. Rimase non per fede, non per amore, ma con il segreto proposito di vendicarsi del Maestro. Perché? Perché Giuda si sentiva tradito da Gesù, e decise che a sua volta lo avrebbe tradito


ANGELUS: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA

Vedi anche:

La riflessione del Papa all'Angelus ha offerto uno spunto di grande interesse non solo sul piano teologico ma anche dal punto di vista storico (Acali)


All'Angelus Benedetto XVI ha esposto una tesi per nulla scontata sulla figura di Giuda, l'apostolo diventato simbolo del tradimento (Gasparroni)  

Il Papa: La colpa più grave di Giuda fu la falsità, che è il marchio del diavolo

Benedetto XVI: la falsità il male del mondo

Il Papa: la falsità è il marchio del diavolo (Ambrogetti)

Il Papa all'Angelus: la falsità e' il marchio di Giuda (Tg1)

Vivere con sincerità. All'Angelus la riflessione su Pietro e Giuda di fronte a Gesù (Sir)
 


Il Papa: Anche tra i 12 Apostoli c'era uno che non credeva: Giuda (AsiaNews)

Benedetto XVI all’Angelus: la falsità è il marchio del diavolo e bisogna prima credere per conoscere (R.V.)


Il Papa: la fede precede la conoscenza di Dio. La falsità è il marchio di Giuda (Izzo)


LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 26.08.2012

Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo e recita l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti. Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Nelle scorse domeniche abbiamo meditato il discorso sul «pane della vita», che Gesù pronunciò nella sinagoga di Cafarnao dopo aver sfamato migliaia di persone con cinque pani e due pesci. Oggi, il Vangelo presenta la reazione dei discepoli a quel discorso, una reazione che fu Cristo stesso, consapevolmente, a provocare. 
Anzitutto, l’evangelista Giovanni – che era presente insieme agli altri Apostoli – riferisce che «da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui» (Gv 6,66). Perché? Perché non credettero alle parole di Gesù che diceva: Io sono il pane vivo disceso dal cielo, chi mangia la mia carne e beve il mio sangue vivrà in eterno (cfr Gv 6,51.54), veramente parole inaccettabili, per loro incomprensibili. Questa rivelazione rimaneva per loro incomprensibile, come ho detto, perché la intendevano in senso solo materiale, mentre in quelle parole era preannunciato il mistero pasquale di Gesù, in cui Egli avrebbe donato se stesso per la salvezza del mondo.
Vedendo che molti dei suoi discepoli se ne andavano, Gesù si rivolse agli Apostoli dicendo: «Volete andarvene anche voi?» (Gv 6,67). Come in altri casi, è Pietro a rispondere a nome dei Dodici: «Signore, da chi andremo? - anche noi possiamo ripetere «Da chi andremo?» - Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (Gv 6,68-69). Su questo passo abbiamo un bellissimo commento di Sant’Agostino, che dice: «Vedete come Pietro, per grazia di Dio, per ispirazione dello Spirito Santo, ha capito? Perché ha capito? Perché ha creduto. Tu hai parole di vita eterna. Tu ci dai la vita eterna offrendoci il tuo corpo risorto e il tuo sangue, te stesso. E noi abbiamo creduto e conosciuto. Non dice: abbiamo conosciuto e creduto, ma abbiamo creduto e poi conosciuto. Abbiamo creduto per poter conoscere; se, infatti, avessimo voluto conoscere prima di credere, non saremmo riusciti né a conoscere né a credere. Che cosa abbiamo creduto e che cosa abbiamo conosciuto? Che tu sei il Cristo Figlio di Dio, cioè che tu sei la stessa vita eterna, e nella carne e nel sangue ci dai ciò che tu stesso sei» (Commento al Vangelo di Giovanni, 27, 9).
Infine, Gesù sapeva che anche tra i dodici Apostoli c’era uno che non credeva: Giuda. Anche Giuda avrebbe potuto andarsene, come fecero molti discepoli; anzi, avrebbe forse dovuto andarsene, se fosse stato onesto. Invece rimase con Gesù. Rimase non per fede, non per amore, ma con il segreto proposito di vendicarsi del Maestro. Perché? Perché Giuda si sentiva tradito da Gesù, e decise che a sua volta lo avrebbe tradito. 
Giuda era uno zelota, e voleva un Messia vincente, che guidasse una rivolta contro i Romani. Gesù aveva deluso queste attese. 
Il problema è che Giuda non se ne andò, e la sua colpa più grave fu la falsità, che è il marchio del diavolo. Per questo Gesù disse ai Dodici: «Uno di voi è un diavolo!» (Gv 6,70). Preghiamo la Vergine Maria, che ci aiuti a credere in Gesù, come san Pietro, e ad essere sempre sinceri con Lui e con tutti.

DOPO L’ANGELUS

Je salue cordialement les pèlerins francophones, en particulier le groupe de jeunes venus avec les Serviteurs de Jésus et de Marie. Nous pouvons chaque jour orienter notre vie par les choix que nous faisons. Mettons-nous sous le regard de Dieu pour qu’il nous aide à discerner ce qui est bon pour l’accomplir. Il nous connaît et il nous aime. Chers pèlerins et chers jeunes, ayez conscience que Dieu veut votre bonheur. Ayez confiance en lui ! Il est la source de la paix. Que Jésus soit votre guide sur ce chemin de Vie ! Bon dimanche à tous !

I offer a warm welcome to the English-speaking pilgrims and visitors present at this Angelus prayer. I also greet the new students of the Pontifical North American College. Dear seminarians, use your time in Rome to conform yourselves more completely to Christ. Indeed, may all of us remain faithful to the Lord, even when our faith in his teachings is tested. May God bless you!

Ein frohes Grüß Gott sage ich allen deutschsprachigen Gästen hier in Castel Gandolfo. Die liturgischen Lesungen des heutigen Sonntags wollen uns deutlich machen, wie wir das Wort Gottes aufnehmen sollen. Es genügt nicht, nur etwas von Gott zu wissen. Christus will in unserem Leben und in unserem Alltag präsent sein, er will uns begleiten. Wir sind eingeladen, ihm nachzugehen: nach seinem Vorbild zu handeln, mit ihm im Gebet Zwiesprache zu halten, anderen von seiner Güte zu erzählen. So kann die Gestalt Christi an uns lebendig werden, und unser Herz wird immer mehr von seiner Liebe erfüllt. Dazu schenke Gott euch seine Gnade.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana. La liturgia de la Palabra de este domingo nos ha presentado la disyuntiva entre servir al verdadero Dios o a los falsos ídolos. Invito a todos a proclamar con valentía la opción incondicional por Aquel que tiene palabras de vida eterna, Jesucristo, el Santo de Dios. Él no nos dejará de su mano y seguirá obrando maravillas, guiándonos a la tierra prometida, a la vida eterna. Feliz domingo.

Pozdrawiam Polaków. Tym pozdrowieniem obejmuję również Biskupów polskich i pielgrzymów zgromadzonych na Jasnej Górze. „Maryjo, jestem przy Tobie, pamiętam, czuwam" – powtarzając to wyznanie miłości do Matki Boga, mamy świadomość, że oznacza ono również zobowiązanie do wierności i posłuszeństwa wobec Jej Syna: „Zróbcie wszystko, cokolwiek wam powie" (J 2, 5). Niech Maryja otacza was zawsze swoją opieką! Serdecznie wam błogosławię.

[Saluto i polacchi. Rivolgo questo saluto anche ai Vescovi polacchi e ai pellegrini radunati a Jasna Gora. «Maria, con Te sto, ricordo, vigilo» – ripetendo questa dichiarazione di amore alla Madre di Dio, siamo consapevoli che essa significa anche l’impegno alla fedeltà e all’obbedienza al suo Figlio: «Tutto ciò che vi dirà, fatelo» (Gv 2, 5). Maria vi protegga sempre! Vi benedico di cuore.]

Infine, saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare le Religiose del Santo Volto, alle quali auguro ogni bene per il loro Capitolo Generale: lo Spirito Santo vi illumini e vi guidi. Accolgo con gioia la comunità del Seminario Minore di Verona. Cari ragazzi, il prossimo anno sia per ciascuno ricco di frutti nell’amicizia con il Signore Gesù. Saluto i fedeli di Mozzate, per i quali benedico una simbolica fiaccola, come pure quelli di Occhieppo Superiore, Acquapendente, Nardò, e il folto gruppo dalla Diocesi di Lodi. Rivolgo fervidi auguri ai Religiosi Salesiani che celebrano 50 anni di Professione Perpetua, tra i quali il Parroco di Castel Gandolfo. A tutti auguro una buona domenica.

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giovedì 23 agosto 2012

Il Papa all'Azione Cattolica: E’ importante, pertanto, che si consolidi un laicato maturo ed impegnato, capace di dare il proprio specifico contributo alla missione ecclesiale, nel rispetto dei ministeri e dei compiti che ciascuno ha nella vita della Chiesa e sempre in cordiale comunione con i Vescovi


Vedi anche:

Il Papa: La nuova evangelizzazione esige vite trasparenti. I laici hanno un ruolo proprio, non solo di aiuto ai preti (Izzo)

Il Papa ripropone la Lumen Gentium al Forum internazionale dell' Azione cattolica (Ambrogetti)

Il Papa al Forum dell'Azione Cattolica in Romania: i laici sono corresponsabili della missione della Chiesa (R.V.)


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE ALLA VI ASSEMBLEA ORDINARIA DEL FORUM INTERNAZIONALE DI AZIONE CATTOLICA (IAŞI, ROMANIA, 22-26 AGOSTO 2012), 23.08.2012

Pubblichiamo di seguito il testo del Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato a S.E. Mons. Domenico Sigalini, in occasione della VI Assemblea Ordinaria del Forum Internazionale di Azione Cattolica (FIAC), in corso a Iaşi, in Romania:

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

Al Venerato Fratello
Mons. Domenico Sigalini
Assistente Generale del Forum Internazionale di Azione Cattolica

in occasione della VI Assemblea Ordinaria di codesto Forum Internazionale di Azione Cattolica, desidero rivolgere un cordiale saluto a Lei e a quanti partecipano al significativo incontro, in particolare al Coordinatore del Segretariato, Emilio Inzaurraga, ai Presidenti Nazionali e agli Assistenti Spirituali. Un pensiero speciale rivolgo al Vescovo di Iaşi, Mons. Petru Gherghel, e alla sua diocesi, che ospitano questo evento ecclesiale durante il quale siete chiamati a riflettere sulla «corresponsabilità ecclesiale e sociale». Si tratta di un tema di grande rilevanza per il laicato, che bene si colloca nell’imminenza dell’Anno della Fede e dell’Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizzazione.
La corresponsabilità esige un cambiamento di mentalità riguardante, in particolare, il ruolo dei laici nella Chiesa, che vanno considerati non come «collaboratori» del clero, ma come persone realmente «corresponsabili» dell’essere e dell’agire della Chiesa. 
E’ importante, pertanto, che si consolidi un laicato maturo ed impegnato, capace di dare il proprio specifico contributo alla missione ecclesiale, nel rispetto dei ministeri e dei compiti che ciascuno ha nella vita della Chiesa e sempre in cordiale comunione con i Vescovi.
A tale proposito, la Costituzione dogmatica Lumen Gentium qualifica lo stile dei rapporti tra laici e Pastori con l’aggettivo «familiare»: «Da questi familiari rapporti tra i laici e i pastori, si devono attendere molti vantaggi per la Chiesa: in questo modo infatti si afferma nei laici il senso della propria responsabilità, ne è favorito lo slancio, e le loro forze più facilmente vengono associate all’opera dei pastori. E questi, aiutati dall’esperienza dei laici, possono giudicare con più chiarezza e opportunità sia in cose spirituali che temporali; e così tutta la Chiesa, forte di tutti i suoi membri, compie con maggiore efficacia la sua missione per la vita del mondo» (n. 37).
Cari amici, è importante approfondire e vivere questo spirito di comunione profonda nella Chiesa, caratteristica degli inizi della Comunità cristiana, come attesta il libro degli Atti degli Apostoli: «la moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola» (4,32). 
Sentite come vostro l’impegno ad operare per la missione della Chiesa: con la preghiera, con lo studio, con la partecipazione attiva alla vita ecclesiale, con uno sguardo attento e positivo verso il mondo, nella continua ricerca dei segni dei tempi. Non stancatevi di affinare sempre più, con un serio e quotidiano impegno formativo, gli aspetti della vostra peculiare vocazione di fedeli laici, chiamati ad essere testimoni coraggiosi e credibili in tutti gli ambiti della società, affinché il Vangelo sia luce che porta speranza nelle situazioni problematiche, di difficoltà, di buio, che gli uomini d’oggi trovano spesso nel cammino della vita.
Guidare all’incontro con Cristo, annunciando il suo Messaggio di salvezza con linguaggi e modi comprensibili al nostro tempo, caratterizzato da processi sociali e culturali in rapida trasformazione, è la grande sfida della nuova evangelizzazione. Vi incoraggio a proseguire con generosità nel vostro servizio alla Chiesa, vivendo pienamente il vostro carisma, che ha come tratto fondamentale quello di assumere il fine apostolico della Chiesa nella sua globalità, in equilibrio fecondo tra Chiesa universale e Chiesa locale e in spirito di intima unione con il Successore di Pietro e di operosa corresponsabilità con i propri Pastori (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decreto sull’apostolato dei laici Apostolicam actuorsitatem, 20). In questa fase della storia, alla luce del Magistero sociale della Chiesa, lavorate anche per essere sempre più un laboratorio di «globalizzazione della solidarietà e della carità», per crescere, con tutta la Chiesa, nella corresponsabilità di offrire un futuro di speranza all’umanità, avendo il coraggio anche di formulare proposte esigenti.
Le vostre Associazioni di Azione Cattolica vantano una lunga e feconda storia, scritta da coraggiosi testimoni di Cristo e del Vangelo, alcuni dei quali sono stati riconosciuti dalla Chiesa come beati e santi. In questa scia siete chiamati oggi a rinnovare l’impegno di camminare sulla via della santità, mantenendo un’intensa vita di preghiera, favorendo e rispettando percorsi personali di fede e valorizzando le ricchezze di ciascuno, con l’accompagnamento dei sacerdoti assistenti e di responsabili capaci di educare alla corresponsabilità ecclesiale e sociale. La vostra vita sia «trasparente», guidata dal vangelo e illuminata dall’incontro con Cristo, amato e seguito senza timore. Assumete e condividete le scelte pastorali delle diocesi e delle parrocchie, favorendo occasioni di incontro e di sincera collaborazione con le altre componenti della comunità ecclesiale, creando rapporti di stima e di comunione con i sacerdoti, per una comunità viva, ministeriale e missionaria. Coltivate relazioni personali autentiche con tutti, a iniziare dalla famiglia, e offrite la vostra disponibilità alla partecipazione, a tutti i livelli della vita sociale, culturale e politica avendo sempre di mira il bene comune.
Con questi brevi pensieri, mentre assicuro il mio affettuoso ricordo nella preghiera per voi, per le vostre famiglie e per le vostre associazioni, di cuore invio a tutti i partecipanti all’Assemblea la Benedizione Apostolica, che volentieri estendo a quanti incontrerete nel vostro apostolato quotidiano.

Da Castel Gandolfo, 10 agosto 2012

BENEDICTUS PP. XVI

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mercoledì 22 agosto 2012

Il Papa: C'è un'idea volgare, comune, di re o regina: sarebbe una persona con potere, ricchezza. Ma questo non è il tipo di regalità di Gesù e di Maria. Pensiamo al Signore: la regalità e l'essere re di Cristo è intessuto di umiltà, di servizio, di amore: è soprattutto servire, aiutare, amare

UDIENZA GENERALE: VIDEO INTEGRALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA

Vedi anche:

Udienza generale. Il Papa: Maria è Regina come Gesù, "Re che serve i suoi servitori" (Radio Vaticana)

Il Papa saluta le Suore Caldee. Un docente di Baghdad: ci sono forze che lavorano contro la presenza dei cristiani in Medio Oriente

Il Papa: invocare la Vergine nei momenti bui dell'esistenza. Iraq, Benedetto XVI ringrazia le suore caldee per il loro prezioso servizio (Izzo)
 

Lungo le strade del mondo. La devozione a Maria per la vita spirituale nella catechesi di oggi a Castel Gandolfo (Sir)

Il Papa: Nella serenità o nel buio dell'esistenza, noi ci rivolgiamo a Maria affidandoci alla sua continua intercessione (Asca)


 Il Papa: Maria ci è vicina quando siamo oppressi e travagliati (Ambrogetti)

Il Papa all’udienza sottolinea l’importanza della devozione alla Madonna (Tg1)

Il Papa: Maria è regina del cielo, ma anche nostra madre che ci ascolta (AsiaNews)

Il Papa: La devozione alla Madonna "è un elemento importante della vita spirituale"

Il Papa all'udienza generale: Maria è Regina nel servizio e nell'amore per Dio e per l'umanità (R.V.)

Situazione sempre più grave ed offensiva: le televisioni cattoliche si sono collegate quando il Papa stava già leggendo la catechesi



L’UDIENZA GENERALE,  22.08.2012


Alle ore 10.30 di oggi, nel Cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato i fedeli ed i pellegrini convenuti per l’Udienza Generale del mercoledì.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa ha incentrato la sua meditazione sull’odierna memoria liturgica della Beata Vergine Maria "Regina". Quindi ha rivolto un saluto in varie lingue ai gruppi di pellegrini presenti.
L’Udienza si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Beata Vergine Maria Regina
   
Cari fratelli e sorelle,

ricorre oggi la memoria liturgica della Beata Vergine Maria invocata con il titolo: “Regina”. 

E’ una festa di istituzione recente, anche se antica ne è l’origine e la devozione: venne stabilita, infatti, dal Venerabile Pio XII, nel 1954, al termine dell’Anno Mariano, fissandone la data al 31 maggio (cfr Lett. enc. Ad caeli Reginam, 11 octobris 1954: AAS 46 [1954], 625-640). In tale circostanza il Papa ebbe a dire che Maria è Regina più che ogni altra creatura per la elevazione della sua anima e per l’eccellenza dei doni ricevuti. Ella non smette di elargire tutti i tesori del suo amore e delle sue premure all’umanità (cfr Discorso in onore di Maria Regina, 1° novembre 1954). 

Ora, dopo la riforma post-conciliare del calendario liturgico, è stata collocata a otto giorni dalla solennità dell’Assunzione per sottolineare lo stretto legame tra la regalità di Maria e la sua glorificazione in anima e corpo accanto al suo Figlio. Nella Costituzione sulla Chiesa del Concilio Vaticano II leggiamo così: «Maria fu assunta alla gloria celeste e dal Signore esaltata come Regina dell’universo, perché fosse più pienamente conformata al suo Figlio» (Lumen gentium, 59).

E’ questa la radice della festa odierna: Maria è Regina perché associata in modo unico al suo Figlio, sia nel cammino terreno, sia nella gloria del Cielo. Il grande santo della Siria, Efrem il Siro, afferma, circa la regalità di Maria, che deriva dalla sua maternità: Ella è Madre del Signore, del Re dei re (cfr Is 9,1-6) e ci indica Gesù quale vita, salvezza e speranza nostra. Il Servo di Dio Paolo VI ricordava nella sua Esortazione apostolica Marialis Cultus: «Nella Vergine Maria tutto è relativo a Cristo e tutto da lui dipende: in vista di lui Dio Padre, da tutta l'eternità, la scelse Madre tutta santa e la ornò di doni dello Spirito, a nessun altro concessi” (n. 25).
Ma adesso ci domandiamo: che cosa vuol dire Maria Regina? E' solo un titolo unito ad altri, la corona, un ornamento con altri? Che cosa vuol dire? Che cosa è questa regalità? Come già indicato, è una conseguenza del suo essere unita al Figlio, del suo essere in Cielo, cioè in comunione con Dio; Ella partecipa alla responsabilità di Dio per il mondo e all'amore di Dio per il mondo. 
C'è un'idea volgare, comune, di re o regina: sarebbe una persona con potere, ricchezza. Ma questo non è il tipo di regalità di Gesù e di Maria. Pensiamo al Signore: la regalità e l'essere re di Cristo è intessuto di umiltà, di servizio, di amore: è soprattutto servire, aiutare, amare
Ricordiamoci che Gesù è stato proclamato re sulla croce con questa iscrizione scritta da Pilato: «re dei Giudei» (cfr Mc 15,26). In quel momento sulla croce si mostra che Egli è re; e come è re? soffrendo con noi, per noi, amando fino in fondo, e così governa e crea verità, amore, giustizia. O pensiamo anche all'altro momento: nell'Ultima Cena si china a lavare i piedi dei suoi. Quindi la regalità di Gesù non ha nulla a che vedere con quella dei potenti della terra. E' un re che serve i suoi servitori; così ha dimostrato in tutta la sua vita. E lo stesso vale per Maria: è regina nel servizio a Dio all'umanità, è regina dell'amore che vive il dono di sé a Dio per entrare nel disegno della salvezza dell'uomo. All'angelo risponde: Eccomi sono la serva del Signore (cfr Lc 1,38), e nel Magnificat canta: Dio ha guardato all'umiltà della sua serva (cfr Lc 1,48). Ci aiuta. E' regina proprio amandoci, aiutandoci in ogni nostro bisogno; è la nostra sorella, serva umile.
E così siamo già arrivati al punto: come esercita Maria questa regalità di servizio e amore? Vegliando su di noi, suoi figli: i figli che si rivolgono a Lei nella preghiera, per ringraziarla o per chiedere la sua materna protezione e il suo celeste aiuto, dopo forse aver smarrito la strada, oppressi dal dolore o dall’angoscia per le tristi e travagliate vicissitudini della vita. Nella serenità o nel buio dell’esistenza, noi ci rivolgiamo a Maria affidandoci alla sua continua intercessione, perché dal Figlio ci possa ottenere ogni grazia e misericordia necessarie per il nostro pellegrinare lungo le strade del mondo. A Colui che regge il mondo e ha in mano i destini dell’universo noi ci rivolgiamo fiduciosi, per mezzo della Vergine Maria. Ella, da secoli, è invocata quale celeste Regina dei cieli; otto volte, dopo la preghiera del santo Rosario, è implorata nelle litanie lauretane come Regina degli Angeli, dei Patriarchi, dei Profeti, degli Apostoli, dei Martiri, dei Confessori, delle Vergini, di tutti i Santi e delle Famiglie. Il ritmo di queste antiche invocazioni, e preghiere quotidiane come la Salve Regina, ci aiutano a comprendere che la Vergine Santa, quale Madre nostra accanto al Figlio Gesù nella gloria del Cielo, è con noi sempre, nello svolgersi quotidiano della nostra vita.
Il titolo di regina è quindi titolo di fiducia, di gioia, di amore. E sappiamo che quella che ha in mano in parte le sorti del mondo è buona, ci ama e ci aiuta nelle nostre difficoltà.
Cari amici, la devozione alla Madonna è un elemento importante della vita spirituale. Nella nostra preghiera non manchiamo di rivolgerci fiduciosi a Lei. Maria non mancherà di intercedere per noi presso il suo Figlio. Guardando a Lei, imitiamone la fede, la disponibilità piena al progetto d’amore di Dio, la generosa accoglienza di Gesù. Impariamo a vivere da Maria. Maria è la Regina del cielo vicina a Dio, ma è anche la madre vicina ad ognuno di noi, che ci ama e ascolta la nostra voce. Grazie per l'attenzione.

Saluti:

Chers pèlerins de langue française, en ce jour où la liturgie fait mémoire de la Vierge Marie, invoquée sous son titre de Reine, je vous invite à faire de la dévotion envers elle un élément important de votre vie spirituelle. Adressez-vous à elle avec confiance! Imitez sa foi et sa générosité pour accueillir Jésus dans votre vie! Elle est la Reine du ciel, proche de Dieu, mais elle est aussi la mère qui est proche de chacun et de chacune de nous, qui nous aime et qui nous écoute. À tous, et particulièrement aux servants d’autels et au groupe de prière Padre Pio, venus de Nancy, je souhaite un bon séjour et une bonne fin de vacances!

I welcome all the English-speaking pilgrims present at today’s Audience, especially the groups from the Democratic Republic of Congo, Nigeria, Japan and the United States of America. I also greet the young altar servers from Malta and their families. Today the Church celebrates the Queenship of the Blessed Virgin Mary. May the prayers of Our Lady guide us along our pilgrimage of faith, that we may share in her Son’s victory and reign with him in his eternal Kingdom. Upon all of you I invoke the Lord’s abundant blessings!

Mit Freude grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache, die zu dieser Audienz nach Castel Gandolfo gekommen sind. Die Kirche feiert heute den Gedenktag Maria Königin. Es ist der achte Tag nach dem Hochfest ihrer Aufnahme in den Himmel. In dem dogmatischen Text Lumen gentium des Zweiten Vatikanischen Konzils wird gesagt: »Maria wurde als Königin des Alls vom Herrn erhöht, um vollkommener ihrem Sohn gleichgestaltet zu sein, dem Herrn der Herren« (Nr. 59). Das Königtum Christi, wir wissen es, ist ganz durchwoben von Demut, Dienen, Liebe und unterscheidet sich so von irdischen Reichen und Machtblöcken. Das gleiche gilt für Maria: Sie ist Königin im Dienst für Gott und für die Menschen. Sie ist eine Königin der Liebe, die ihre Hingabe an Gott lebt und so in den Plan der Erlösung Gottes für die Menschen eintritt. Als Königin des Himmels ist sie Gott ganz nahe. Aber weil sie Gott nahe ist, ist sie uns nahe. Als eine Mutter, die uns liebt und kennt, will sie uns allen nahe sein. Ihr mütterlicher Segen möge euch auf allen euren Wegen begleiten.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular al grupo de la Basílica de Nuestra Señora del Socorro, de Aspe, así como a los provenientes de España, México y otros países latinoamericanos. Invito a todos, a encomendar nuestras súplicas a la intercesión de la Santísima Virgen, que hoy invocamos como Reina, pues la Madre del Rey de Reyes no dejará de presentar nuestra oración confiada al corazón de su divino Hijo, ni de velar por nosotros en nuestro peregrinaje terreno. Que Dios os bendiga.

Amados peregrinos de língua portuguesa, uma cordial saudação de boas-vindas para todos. Hoje, a Igreja celebra Nossa Senhora Rainha dos Céus e da terra que, a exemplo de Seu Filho Jesus, Senhor do Universo, manifesta a sua realeza através da humildade, do serviço e do amor. Na vossa oração, não deixeis de dirigir-vos a Ela com confiança. Possa A Virgem Maria velar por cada um de vós. E que Deus vos abençoe.

Saluto in lingua polacca:

Pozdrawiam polskich pielgrzymów. Najświętszej Maryi Pannie Królowej zawierzam was, tu obecnych, wasze rodziny i waszą ojczyznę. Poddając się pod Jej matczyne panowanie, radujcie się Jej opieką i Bożym błogosławieństwem! Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

Traduzione italiana:

Saluto i pellegrini polacchi. Affido alla Beata Vergine Maria Regina voi qui presenti, le vostre famiglie e la vostra patria. Abbandonandovi alla sua materna signoria, godete della sua protezione e della benedizione di Dio! Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua slovacca:

S láskou pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z Farnosti Lúčky. Bratia a sestry, Cirkev dnes v liturgii slávi spomienku preblahoslavenej Panny Márie Kráľovnej. S dôverou sa obracajme na túto našu dobrotivú Matku v každej našej potrebe. Rád žehnám vás i vaše rodiny. Pochválený buď Ježiš Kristus!

Traduzione italiana:

Saluto con affetto i pellegrini slovacchi, specialmente quelli della Parrocchia di Lúčky. Fratelli e sorelle, la Chiesa celebra oggi nella liturgia la memoria della Beata Maria Vergine Regina. Rivolgiamoci con fiducia a questa nostra buona Madre in ogni nostra necessità. Volentieri benedico voi e le vostre famiglie. Sia lodato Gesù Cristo!

* * *

Alla fine, rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana; in particolare alle Suore di Maria Santissima Consolatrice, riunite per il loro Capitolo Generale, e alle Suore Caldee Figlie di Maria Immacolata, impegnate in un generoso e prezioso servizio alle popolazioni dell’Iraq. Saluto i partecipanti all’incontro dell’Associazione Famiglie Rogazioniste e all’incontro estivo per Seminaristi Maggiori, come pure le coppie di sposi novelli. Tutti invito a dedicare tempo alla formazione cristiana, per essere fedeli discepoli di Cristo, che è via, verità e vita. E adesso cantiamo insieme il Padre Nostro.

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domenica 19 agosto 2012

Il Papa: Gesù non cercava consensi per conquistare Gerusalemme; anzi, alla Città santa voleva andarci per condividere la sorte dei profeti: dare la vita per Dio e per il popolo. Quei pani, spezzati per migliaia di persone, non volevano provocare una marcia trionfale, ma preannunciare il sacrifico della Croce, in cui Gesù diventa Pane, corpo e sangue offerti in espiazione


ANGELUS: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA

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Il Papa: Gesu' non era un Messia che aspirasse ad un trono terreno. Non cercava consensi per conquistare Gerusalemme (Adnkronos)

Lasciarsi stupire. All'Angelus il saluto al patriarca Kirill dopo incontro cattolici-ortodossi in Polonia (Sir)

Il Papa: la visita del Patriarca di Mosca in Polonia suscita speranze per il futuro
 

"Gesù non è un Messia che aspira ad un trono terreno" (Marcolivio)

Il Papa: Gesù non cercava trono terreno né voleva marcia trionfale. Lasciamoci nuovamente stupire da parole di Cristo


Il Papa: Gesù, Pane di vita, non era un Messia che aspirasse a un trono terreno (AsiaNews)

Il Papa all’Angelus: Gesù chicco di grano nei solchi della storia non aspirava ad un trono terreno (R.V.)
 

Il Papa: “Gesù non cercava consensi” 

Il Papa: Gesù non è venuto per attirare consensi, ma insegnarci a scegliere l'amore che si dona (Ambrogetti)

Il Papa: Gesù non cercava consensi né marce trionfali. Benedetto XVI invia un saluto al Patriarca Kirill ed incoraggia il dialogo sui valori (Izzo)

Le tv cattoliche si sono collegate per l'Angelus quando il Papa era già sul balcone. Beh...


LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 19.08.2012

Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo e recita l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti. Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Il Vangelo di questa domenica (cfr Gv 6,51-58) è la parte finale e culminante del discorso fatto da Gesù nella sinagoga di Cafarnao, dopo che il giorno precedente aveva dato da mangiare a migliaia di persone con soli cinque pani e due pesci. Gesù svela il senso di quel miracolo, e cioè che il tempo delle promesse è compiuto: Dio Padre, che con la manna aveva sfamato gli Israeliti nel deserto, ora ha mandato Lui, il Figlio, come vero Pane di vita, e questo pane è la sua carne, la sua vita, offerta in sacrificio per noi. Si tratta dunque di accoglierlo con fede, non scandalizzandosi della sua umanità; e si tratta di «mangiare la sua carne e bere il suo sangue» (cfr Gv 6,54), per avere in se stessi la pienezza della vita. E’ evidente che questo discorso non è fatto per attirare consensi. Gesù lo sa e lo pronuncia intenzionalmente; e infatti quello fu un momento critico, una svolta nella sua missione pubblica. 
La gente, e gli stessi discepoli, erano entusiasti di Lui quando compiva segni prodigiosi; e anche la moltiplicazione dei pani e dei pesci era una chiara rivelazione che Egli era il Messia, tant’è che subito dopo la folla avrebbe voluto portare Gesù in trionfo e proclamarlo re d’Israele. 
Ma non era questa la volontà di Gesù, che proprio con quel lungo discorso smorza gli entusiasmi e provoca molti dissensi. Egli, infatti, spiegando l’immagine del pane, afferma di essere stato mandato ad offrire la propria vita, e chi vuole seguirlo deve unirsi a Lui in modo personale e profondo, partecipando al suo sacrificio di amore. Per questo Gesù istituirà nell’ultima Cena il Sacramento dell’Eucaristia: perché i suoi discepoli possano avere in se stessi la sua carità - questo è decisivo - e, come un unico corpo unito a Lui, prolungare nel mondo il suo mistero di salvezza.
Ascoltando questo discorso la gente capì che Gesù non era un Messia come lo volevano, che aspirasse ad un trono terreno. 
Non cercava consensi per conquistare Gerusalemme; anzi, alla Città santa voleva andarci per condividere la sorte dei profeti: dare la vita per Dio e per il popolo. Quei pani, spezzati per migliaia di persone, non volevano provocare una marcia trionfale, ma preannunciare il sacrifico della Croce, in cui Gesù diventa Pane, corpo e sangue offerti in espiazione. Gesù dunque fece quel discorso per disilludere le folle e, soprattutto, per provocare una decisione nei suoi discepoli. Infatti, molti tra questi, da allora, non lo seguirono più.
Cari amici, lasciamoci anche noi nuovamente stupire dalle parole di Cristo: Egli, chicco di grano gettato nei solchi della storia, è la primizia dell’umanità nuova, liberata dalla corruzione del peccato e della morte. E riscopriamo la bellezza del Sacramento dell’Eucaristia, che esprime tutta l’umiltà e la santità di Dio: il suo farsi piccolo, Dio si fa piccolo, frammento dell’universo per riconciliare tutti nel suo amore. La Vergine Maria, che ha dato al mondo il Pane della vita, ci insegni a vivere sempre in profonda unione con Lui.

DOPO L’ANGELUS

Chers pèlerins francophones, l’Évangile de ce jour nous redit que Jésus est la vraie nourriture qui se donne à nous pour que nous ayons la vie en abondance. Il se présente Lui-même comme le Pain Vivant, nourriture indispensable pour le croyant qui désire la vie éternelle. Il nous offre ainsi la force de nous donner gratuitement à nos frères et sœurs. C’est là pour nous une source de joie, de vie et d’espérance. Que la Vierge Marie nous aide à partager la vie de son Fils ! Bon dimanche et bonne semaine à tous!

I greet all the English-speaking pilgrims and visitors present for this Angelus. In the Gospel of today’s liturgy, Jesus presents himself as the living bread come down from heaven. May we always hunger for the gift of his presence in the Eucharistic sacrifice, wherein Jesus gives us his very self as food and drink to sustain us on our pilgrim journey to the Father. God bless all of you!

Ganz herzlich grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache, besonders die vielen jungen Gäste aus dem Feriencamp in Ostia. Viele von uns genießen in diesen Tagen ihren Sommerurlaub, der eine Erholung und eine innere Stärkung für jeden bedeutet. Im Evangelium des heutigen Sonntags spricht Jesus von einer weiteren Stärkung, einer Nahrung, die ewiges Leben schenkt. Das ist er selbst mit seinem Fleisch und Blut, die er uns in der Eucharistie schenkt. Mit dieser Speise will er uns umwandeln und uns in seine Weise des Lebens hineinziehen. Wir bitten ihn darum, daß diese Umwandlung in uns gelingt, daß wir neue Menshen werden, Menschen des wirklichen Lebens. Euch allen wünsche ich eine gesegnete Ferienzeit.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los oficiales y cadetes del buque escuela «Gloria», de Colombia. El Evangelio de este domingo nos invita a participar en la vida divina a través del sacramento de la Eucaristía: el banquete que Cristo ha preparado y en el que nos ofrece como alimento su cuerpo y su sangre entregados por nuestra salvación. Acerquémonos con fe y alegría a este misterio y saciemos nuestra alma con el pan de la inmortalidad. Muchas gracias.

Witam Polaków! W tych dniach gościem Kościoła prawosławnego w Polsce jest Patriarcha Moskwy i Wszechrusi Cyryl I. Serdecznie pozdrawiam Jego Świątobliwość oraz wszystkich wiernych prawosławnych. Program tej wizyty obejmował również spotkania z Biskupami katolickimi i wspólną deklarację o woli budowania braterskiej jedności i współpracy naszych Kościołów na rzecz krzewienia ewangelicznych wartości we współczesnym świecie, w duchu tej samej wiary w Jezusa Chrystusa. Jest to ważne wydarzenie, które budzi nadzieję na przyszłość. Jego owoce zawierzam łaskawości Maryi, wypraszając Boże błogosławieństwo. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

[Do il benvenuto a tutti i polacchi. In questi giorni è ospite della Chiesa ortodossa in Polonia il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill I. Saluto cordialmente Sua Santità, nonché tutti i fedeli ortodossi. Il programma di questa visita ha compreso anche incontri con i Vescovi cattolici e la comune dichiarazione del desiderio di far crescere l’unione fraterna e di collaborare nel diffondere i valori evangelici nel mondo contemporaneo, nello spirito della stessa fede in Cristo Gesù. E’ questo un evento importante, che suscita speranza per il futuro. Affido i suoi frutti alla benevolenza di Maria, implorando la benedizione di Dio. Sia lodato Gesù Cristo.]

Rivolgo infine un cordiale saluto ai pellegrini italiani: ai fedeli provenienti da diverse parrocchie, alle famiglie, ai giovani; e tra questi saluto in particolare il gruppo della Diocesi di Padova che ha compiuto un pellegrinaggio lungo la Via Francigena. A tutti auguro una buona domenica. Grazie. Buona settimana.

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sabato 18 agosto 2012

Messaggio del Papa al Meeting di Rimini: L’uomo è una creatura di Dio. Oggi questa parola – creatura – sembra quasi passata di moda: si preferisce pensare all’uomo come ad un essere compiuto in se stesso e artefice assoluto del proprio destino. La considerazione dell’uomo come creatura appare «scomoda» poiché implica un riferimento essenziale a qualcosa d’altro o meglio, a Qualcun altro – non gestibile dall’uomo – che entra a definire in modo essenziale la sua identità; un’identità relazionale, il cui primo dato è la dipendenza originaria e ontologica da Colui che ci ha voluti e ci ha creati



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Lettera del Papa al Meeting di Rimini, la purificazione e il "tafazzismo" (Banfi)

Messaggio del Papa al Meeting, Prof. Zecchi: finanza e politica hanno bisogno di un infinito "incarnato"

L'uomo ha bisogno dell'infinito (Augusto Pessina)

Il Papa e l'esperienza dell'infinito (Carmine Di Martino)


Il Papa cita don Giussani: Vivere la vita come vocazione


Il Papa al Meeting di Rimini: ammettere di essere creati esalta la condizione umana. Purificarsi da falsi miti, vivere all'altezza degli ideali (Izzo)


Al via il meeting di Rimini. Il messaggio del Papa: l'uomo ha sede di infinito ma lo cerca in direzioni sbagliate

Meeting Rimini, il Papa: l'uomo ha sete di infinito

Il Papa: il desiderio di infinito senza Dio porta a "falsi infiniti", Dio invece è l'infinito incarnato (Angela Ambrogetti)

L'arcivescovo Giuseppe Lazzarotto nuovo nunzio in Israele (Izzo)

Il Papa al Meeting di Rimini: l'uomo è libero solo se riconosce di dipendere da Dio


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AL XXXIII MEETING PER L’AMICIZIA FRA I POPOLI (RIMINI, 19-25 AGOSTO 2012), 19.08.2012

In occasione della 33.ma edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli, che si è aperta questa mattina a Rimini sul tema: La natura dell'uomo è rapporto con l'infinito, il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato al Vescovo di Rimini il Messaggio che riportiamo di seguito:

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

Al Venerato Fratello
Monsignor FRANCESCO LAMBIASI
Vescovo di Rimini

Desidero rivolgere il mio cordiale saluto a Lei, agli organizzatori e a tutti i partecipanti al Meeting per l’Amicizia fra i Popoli, giunto ormai alla XXXIII edizione. 
Il tema scelto quest’anno - «La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito» - risulta particolarmente significativo in vista dell’ormai imminente inizio dell’«Anno della fede», che ho voluto indire in occasione del Cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II.
Parlare dell’uomo e del suo anelito all’infinito significa innanzitutto riconoscere il suo rapporto costitutivo con il Creatore. 
L’uomo è una creatura di Dio. Oggi questa parola – creatura – sembra quasi passata di moda: si preferisce pensare all’uomo come ad un essere compiuto in se stesso e artefice assoluto del proprio destino. La considerazione dell’uomo come creatura appare «scomoda» poiché implica un riferimento essenziale a qualcosa d’altro o meglio, a Qualcun altro – non gestibile dall’uomo – che entra a definire in modo essenziale la sua identità; un’identità relazionale, il cui primo dato è la dipendenza originaria e ontologica da Colui che ci ha voluti e ci ha creati. 
Eppure questa dipendenza, da cui l’uomo moderno e contemporaneo tenta di affrancarsi, non solo non nasconde o diminuisce, ma rivela in modo luminoso la grandezza e la dignità suprema dell’uomo, chiamato alla vita per entrare in rapporto con la Vita stessa, con Dio. 
Dire che «la natura dell’uomo è rapporto con l’infinito» significa allora dire che ogni persona è stata creata perché possa entrare in dialogo con Dio, con l’Infinito. All’inizio della storia del mondo, Adamo ed Eva sono frutto di un atto di amore di Dio, fatti a sua immagine e somiglianza, e la loro vita e il loro rapporto con il Creatore coincidevano: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò» (Gen, 1,27). 
E il peccato originale ha la sua radice ultima proprio nel sottrarsi dei nostri progenitori a questo rapporto costitutivo, nel voler mettersi al posto di Dio, nel credere di poter fare senza di Lui. Anche dopo il peccato, però, rimane nell’uomo il desiderio struggente di questo dialogo, quasi una firma impressa col fuoco nella sua anima e nella sua carne dal Creatore stesso. Il Salmo 63 [62] ci aiuta a entrare nel cuore di questo discorso: «O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco, ha sete di te l’anima mia, desidera te la mia carne, in terra arida, assetata, senz’acqua» (v. 2). Non solo la mia anima, ma ogni fibra della mia carne è fatta per trovare la sua pace, la sua realizzazione in Dio. E questa tensione è incancellabile nel cuore dell’uomo: anche quando si rifiuta o si nega Dio, non scompare la sete di infinito che abita l’uomo. Inizia invece una ricerca affannosa e sterile, di «falsi infiniti» che possano soddisfare almeno per un momento. La sete dell’anima e l’anelito della carne di cui parla il Salmista non si possono eliminare, così l’uomo, senza saperlo, si protende alla ricerca dell’Infinito, ma in direzioni sbagliate: nella droga, in una sessualità vissuta in modo disordinato, nelle tecnologie totalizzanti, nel successo ad ogni costo, persino in forme ingannatrici di religiosità. Anche le cose buone, che Dio ha creato come strade che conducono a Lui, non di rado corrono il rischio di essere assolutizzate e divenire così idoli che si sostituiscono al Creatore.
Riconoscere di essere fatti per l’infinito significa percorrere un cammino di purificazione da quelli che abbiamo chiamato «falsi infiniti», un cammino di conversione del cuore e della mente. Occorre sradicare tutte le false promesse di infinito che seducono l’uomo e lo rendono schiavo. Per ritrovare veramente se stesso e la propria identità, per vivere all’altezza del proprio essere, l’uomo deve tornare a riconoscersi creatura, dipendente da Dio. 
Al riconoscimento di questa dipendenza – che nel profondo è la gioiosa scoperta di essere figli di Dio – è legata la possibilità di una vita veramente libera e piena. È interessante notare come san Paolo, nella Lettera ai Romani, veda il contrario della schiavitù non tanto nella libertà, ma nella figliolanza, nell’aver ricevuto lo Spirito Santo che rende figli adottivi e che ci permette di gridare a Dio: «Abbà! Padre!» (cfr 8,15). L’Apostolo delle genti parla di una schiavitù «cattiva»: quella del peccato, della legge, delle passioni della carne. A questa, però, non contrappone l’autonomia, ma la «schiavitù di Cristo» (cfr 6,16-22), anzi egli stesso si definisce: «Paolo, servo di Cristo Gesù» (1,1). Il punto fondamentale, quindi, non è eliminare la dipendenza, che è costitutiva dell’uomo, ma indirizzarla verso Colui che solo può rendere veramente liberi.
A questo punto però sorge una domanda. Non è forse strutturalmente impossibile all’uomo vivere all’altezza della propria natura? E non è forse una condanna questo anelito verso l’infinito che egli avverte senza mai poterlo soddisfare totalmente? Questo interrogativo ci porta direttamente al cuore del cristianesimo. L’Infinito stesso, infatti, per farsi risposta che l’uomo possa sperimentare, ha assunto una forma finita. Dall’Incarnazione, dal momento in cui in Verbo si è fatto carne, è cancellata l’incolmabile distanza tra finito e infinito: il Dio eterno e infinito ha lasciato il suo Cielo ed è entrato nel tempo, si è immerso nella finitezza umana. 
Nulla allora è banale o insignificante nel cammino della vita e del mondo. L’uomo è fatto per un Dio infinito che è diventato carne, che ha assunto la nostra umanità per attirarla alle altezze del suo essere divino.
Scopriamo così la dimensione più vera dell’esistenza umana, quella a cui il Servo di Dio Luigi Giussani continuamente richiamava: la vita come vocazione. Ogni cosa, ogni rapporto, ogni gioia, come anche ogni difficoltà, trova la sua ragione ultima nell’essere occasione di rapporto con l’Infinito, voce di Dio che continuamente ci chiama e ci invita ad alzare lo sguardo, a scoprire nell’adesione a Lui la realizzazione piena della nostra umanità. 
«Ci hai fatti per te – scriveva Agostino – e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te» (Confessioni I, 1,1). Non dobbiamo avere paura di quello che Dio ci chiede attraverso le circostanze della vita, fosse anche la dedizione di tutto noi stessi in una forma particolare di seguire e imitare Cristo nel sacerdozio o nella vita religiosa. Il Signore, chiamando alcuni a vivere totalmente di Lui, richiama tutti a riconoscere l’essenza della propria natura di essere umani: fatti per l’infinito. E Dio ha a cuore la nostra felicità, la nostra piena realizzazione umana. Chiediamo, allora, di entrare e rimanere nello sguardo della fede che ha caratterizzato i Santi, per poter scoprire i semi di bene che il Signore sparge lungo il cammino della nostra vita e aderire con gioia alla nostra vocazione.
Nell’auspicare che questi brevi pensieri possano essere di aiuto per coloro che prendono parte al Meeting, assicuro la mia vicinanza nella preghiera ed auguro che la riflessione di questi giorni possa introdurre tutti nella certezza e nella gioia della fede. 
A Lei, Venerato Fratello, ai responsabili e agli organizzatori della manifestazione, come pure a tutti i presenti, ben volentieri imparto una particolare Benedizione Apostolica.

Da Castel Gandolfo, 10 agosto 2012

BENEDICTUS PP. XVI

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana

venerdì 17 agosto 2012

Telegramma di cordoglio del Papa per la morte di Sua Santità Abuna Paulos, Patriarca della Chiesa Ortodossa Tewahedo di Etiopia


IL RIAVVICINAMENTO FRA CATTOLICI E ORTODOSSI

TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE PER LA MORTE DI S.S. ABUNA PAULOS, PATRIARCA DELLA CHIESA ORTODOSSA D’ETIOPIA, 17.08.2012

Appresa la notizia della morte di Sua Santità Abuna Paulos, Patriarca della Chiesa Ortodossa Tewahedo di Etiopia, il Santo Padre Benedetto XVI ha espresso al Santo Sinodo il Suo cordoglio con il telegramma, che pubblichiamo di seguito:

TELEGRAMMA DEL SANTO PADRE

Ho appreso con tristezza della morte di Sua Santità Abuna Paulos, Patriarca della Chiesa Ortodossa Etiopica Tewahedo, e desidero esprimere le mie sentite condoglianze ai membri del Santo Sinodo, e al clero, ai religiosi e ai fedeli del Patriarcato. Ricordo ancora con soddisfazione le sue visite in Vaticano, in particolare il suo discorso durante la Seconda Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, il 6 ottobre 2009, e le importanti osservazioni che fece in quell'occasione. Gli sono anche grato per il suo impegno fermo nel promuovere una più grande unità attraverso il dialogo e la cooperazione tra la Chiesa Ortodossa Etiopica Tewahedo e la Chiesa Cattolica. Ora che il Patriarcato piange la morte di Sua Santità, offro volentieri l'assicurazione delle mie preghiere per il riposo della sua anima e per tutti coloro che lo piangono.

BENEDICTUS PP. XVI

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana 

(Traduzione Osservatore Romano)

mercoledì 15 agosto 2012

Il Papa: L’Assunzione al Cielo di Maria è il mistero della Pasqua di Cristo pienamente realizzato in Lei. Ella è intimamente unita al suo Figlio risorto, vincitore del peccato e della morte, pienamente conformata a Lui. Ma l’Assunzione è una realtà che tocca anche noi, perché ci indica in modo luminoso il nostro destino, quello dell’umanità e della storia. In Maria, infatti, contempliamo quella realtà di gloria a cui è chiamato ciascuno di noi e tutta la Chiesa

SOLENNITA' DELL'ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA: LO SPECIALE DEL BLOG

Il Papa: "Aprendoci a Dio, non perdiamo niente. Al contrario: la nostra vita diventa ricca e grande. E così, fede e speranza e amore si combinano. Ci sono oggi molte parole su un mondo migliore da aspettarsi: sarebbe la nostra speranza. Se e quando questo mondo migliore viene, non sappiamo, non so. Sicuro è che un mondo che si allontana da Dio non diventa migliore, ma peggiore. Solo la presenza di Dio può garantire anche un mondo buono" ( Omelia pronunciata dal Santo Padre in occasione della Santa Messa nella Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, 15 agosto 2012)

ANGELUS: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA

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Il Papa all’Angelus: “In Maria contempliamo la virtù di gloria in cui è chiamato ciascuno di noi” (Gagliarducci)

Santa Messa ed Angelus: servizio di Alessandra Buzzetti

Il Papa: L'Assunzione al cielo di Maria, il mistero della Pasqua di Cristo realizzato in lei (AsiaNews)

Il Papa all'Angelus: l'Assunzione ci invita ad affidarci di più a Dio, che opera grandi cose nella nostra debolezza (R.V.)


LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 15.08.2012

Alle ore 12 di oggi, Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per recitare l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti. 
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle,

Nel cuore del mese di agosto la Chiesa in Oriente e in Occidente celebra la Solennità dell’Assunzione di Maria Santissima al Cielo. Nella Chiesa Cattolica, il dogma dell’Assunzione – come sappiamo – fu proclamato durante l’Anno Santo del 1950 dal Venerabile Pio XII. 
La celebrazione, però, di questo mistero di Maria affonda le radici nella fede e nel culto dei primi secoli della Chiesa, per quella profonda devozione verso la Madre di Dio che è andata sviluppandosi progressivamente nella Comunità cristiana.
Già dalla fine del IV secolo e l’inizio del V, abbiamo testimonianze di vari autori che affermano come Maria sia nella gloria di Dio con tutta se stessa, anima e corpo, ma è nel VI secolo che a Gerusalemme, la festa della Madre di Dio, la Theotòkos, consolidatasi con il Concilio di Efeso del 431, cambiò volto e divenne la festa della dormizione, del passaggio, del transito, dell’assunzione di Maria, divenne cioè la celebrazione del momento in cui Maria uscì dalla scena di questo mondo glorificata in anima e corpo in Cielo, in Dio.
Per capire l’Assunzione dobbiamo guardare alla Pasqua, il grande Mistero della nostra Salvezza, che segna il passaggio di Gesù alla gloria del Padre attraverso la passione, la morte e la risurrezione. Maria, che ha generato il Figlio di Dio nella carne, è la creatura più inserita in questo mistero, redenta fin dal primo istante della sua vita, e associata in modo del tutto particolare alla passione e alla gloria del suo Figlio. 
L’Assunzione al Cielo di Maria è pertanto il mistero della Pasqua di Cristo pienamente realizzato in Lei. Ella è intimamente unita al suo Figlio risorto, vincitore del peccato e della morte, pienamente conformata a Lui. Ma l’Assunzione è una realtà che tocca anche noi, perché ci indica in modo luminoso il nostro destino, quello dell’umanità e della storia. In Maria, infatti, contempliamo quella realtà di gloria a cui è chiamato ciascuno di noi e tutta la Chiesa.
Il brano del Vangelo di san Luca che leggiamo nella liturgia di questa Solennità ci fa vedere il cammino che la Vergine di Nazaret ha percorso per essere nella gloria di Dio. E’ il racconto della visita di Maria ad Elisabetta (cfr Lc 1,39-56), in cui la Madonna è proclamata benedetta fra tutte le donne e beata perché ha creduto al compimento delle parole che le sono state dette dal Signore. E nel canto del «Magnificat» che eleva con gioia a Dio traspare la sua fede profonda. Ella si colloca tra i «poveri» e gli «umili», che non fanno affidamento sulle proprie forze, ma che si fidano di Dio, che fanno spazio alla sua azione capace di operare cose grandi proprio nella debolezza. 
Se l’Assunzione ci apre al futuro luminoso che ci aspetta, ci invita anche con forza ad affidarci di più a Dio, a seguire la sua Parola, a ricercare e compiere la sua volontà ogni giorno: è questa la via che ci rende «beati» nel nostro pellegrinaggio terreno e ci apre le porte del Cielo.
Cari fratelli e sorelle, il Concilio Ecumenico Vaticano II afferma: «Maria assunta in cielo, con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci le grazie della salvezza eterna. Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata» (Lumen gentium, 62). 
Invochiamo la Vergine Santa, sia la stella che guida i nostri passi all’incontro con il suo Figlio nel nostro cammino per giungere alla gloria del Cielo, alla gioia eterna.

DOPO L’ANGELUS

Chers frères et sœurs ! En ce jour de la solennité de l’Assomption, j’accueille avec joie les pèlerins de langue française. Aujourd’hui, l’Église nous dit que la Vierge Marie a été élevée dans la gloire du Ciel, devenant ainsi pour l’humanité un signe d’espérance et de consolation. À la suite de Marie et en union avec les pèlerins présents dans les sanctuaires mariaux de par le monde, redisons au Seigneur notre émerveillement et notre joie pour tout ce qu’il ne cesse d’accomplir en nous, dans l’Église et dans le monde! Bonne fête à tous!

I offer a warm welcome to the English-speaking visitors gathered for this Angelus prayer, including the groups from Nigeria, Ghana and Burkina Faso. Today we celebrate the Solemnity of the Assumption of Our Lady. May the example and prayers of Mary, Queen of Heaven, inspire and sustain us on our pilgrimage of faith, that we may rejoice with her in the glory of the resurrection and the fulfilment of her Son’s promises. Upon you and your families I invoke the Lord’s abundant blessings!

Am heutigen Hochfest der Aufnahme Marias in den Himmel grüße ich von Herzen alle deutschsprachigen Pilger hier in Castel Gandolfo. Dieser Festtag ist nicht nur ein Bekenntnis zu Maria, sondern ein Bekenntnis zum Menschen und zur Herrlichkeit des Himmels, zu der der Mensch berufen ist. An Maria wird sichtbar, daß Gott den Menschen mit Leib und Seele erlösen und ihn ganz bei sich haben möchte. Ihre Aufnahme in den Himmel gibt uns Hoffnung und Zuversicht. Der Himmel ist nicht eine weit entfernte und unbekannte Zone des Universums; er gehört in die Geographie des Herzens. Er ist uns nahe, weil Gott uns nahe ist. Wo Gott ist, ist der Himmel. Und wir haben eine Mutter dort, die uns zusammen mit ihrem Sohn Jesus erwartet. Wir werden erwartet! Und sie tritt für uns ein – für uns –, damit auch wir den Weg dorthin finden. Von Herzen wünsche ich euch und euren Familien einen schönen und gesegneten Festtag!

Dirijo un saludo afectuoso a los fieles de lengua española aquí presentes, así como a los que siguen esta oración mariana a través de los medios de comunicación. En la fiesta de la Asunción de la Virgen María, contemplamos a la Madre de Dios participando con su cuerpo y alma en la gloria del cielo. En ella vemos ya realizada la plenitud de vida a la que todos estamos llamados. Que la certeza de su intercesión maternal sobre cada uno de nosotros fortalezca nuestra esperanza y acreciente nuestro amor. Que Dios os bendiga.

Saúdo cordialmente os fiéis brasileiros de Umuarama e Paranavaí e demais peregrinos de língua portuguesa, sobre cujos passos e compromissos cristãos imploro, pela intercessão da Virgem Mãe, as maiores bênçãos divinas. Deixai Cristo tomar posse da vossa vida, para serdes cada vez mais vida e presença de Cristo! Ide com Deus.

Witam obecnych tu Polaków. Dzisiaj pragnę pozdrowić także wszystkich, którzy pielgrzymują na Jasną Górę. Wniebowzięcie Matki Bożej przypomina nam, że celem naszej ziemskiej wędrówki jest niebo. Pielgrzymując uczmy się od Niepokalanej zawierzenia Bogu, pełnienia Jego woli i służby braciom. Prośmy Ją: do Syna swego nas prowadź, z Nim nas pojednaj, Synowi swemu nas polecaj, Jemu nas oddawaj. Z serca wam błogosławię.

[Saluto i polacchi qui presenti. Il mio pensiero va anche a tutti coloro che si stanno recando in pellegrinaggio a Jasna Góra (Częstochowa). L’Assunzione della Beata Vergine Maria ci ricorda che la mèta del nostro cammino terreno è il cielo. Camminando, impariamo dall’Immacolata l’abbandono a Dio, il compimento della Sua volontà e il servizio al prossimo. PreghiamoLa: conduci anche noi dal Tuo Figlio, riconciliaci con Lui, raccomandaci al Tuo Figlio e offrici a Lui. Vi benedico di cuore.]

Saluto infine con affetto i pellegrini italiani, in particolare i giovani di Nogarole Rocca, Bagnolo, Pradelle e Pozzo in Verona. Auguro di trascorrere nella serenità e nella fede questa solenne e popolare festa mariana.

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