venerdì 30 luglio 2010

Il Papa:è stato per me molto commovente vedere alcuni momenti, soprattutto quello nel quale il Signore impose sulle mie spalle il servizio petrino


Proiezione del film sul Papa: il servizio della Bayerischer Fernsehen

Vedi anche:

Proiettata per Benedetto XVI l'anteprima del film prodotto dalla Bayerischer Rundfunk. L'Inno alla gioia colonna sonora del Pontificato (O.R.)

Papa Ratzinger al film sul suo pontificato. La Bayerischer Rundfunk realizzò un film su Papa Benedetto anche nel 2006 (mai trasmesso in Italia)

Il Papa commosso nel vedere le immagini della sua elezione (Sir)

Trovo imbarazzante e disdicevole per noi Italiani il fatto che la Rai non abbia dedicato nemmeno un minuto al quinto anniversario di Pontificato di Benedetto XVI

«Cinque anni di Papa Benedetto». Presentato il documentario (Avvenire)

Il Papa: la Chiesa oggi soffre molto, ma non è invecchiata (Asca)

La Chiesa è giovane e gioiosa nonostante le sofferenze: così il Papa al termine del film sui cinque anni del suo pontificato (Radio Vaticana)

Il Papa: il peso delle sofferenze di oggi non deve scoraggiare la Chiesa (Izzo)

Film su Papa Benedetto, Mons. Semeraro: "immagini emozionanti" (Sir). Peccato che probabilmente noi non lo vedremo mai...

PROIEZIONE DEL FILM "CINQUE ANNI PAPA BENEDETTO XVI", DELLA BAYERISCHER RUNDFUNK, 29.07.2010

Alle ore 17.30 di questo pomeriggio, nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, alla presenza del Santo Padre, ha avuto luogo la proiezione del film "Cinque anni Papa Benedetto XVI" - Impressioni a Roma e nei Viaggi - selezione di momenti incisivi del Pontificato del Santo Padre dalla sua elezione ad oggi, della Bayerischer Rundfunk (2010).
L’autore e regista è Michael Mandlik, il produttore esecutivo il Prof. Dr. Gerhard Fuchs.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre ha pronunciato al termine della proiezione del film:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Eminenza, Eccellenze,
caro professor Fuchs, caro Mandlik, cari amici, signore e signori
,

in questo momento posso soltanto dire grazie alla Radio Bavarese per questo viaggio spirituale straordinario, che ci ha permesso di rivivere e rivedere momenti determinanti e culminanti di questi cinque anni del mio servizio petrino e della vita della Chiesa stessa.

È stato per me personalmente molto commovente vedere alcuni momenti, soprattutto quello nel quale il Signore impose sulle mie spalle il servizio petrino. Un peso che nessuno potrebbe portare da sé con le sue sole forze, ma lo può portare soltanto perché il Signore ci porta e mi porta.

Abbiamo visto in questo filmato, mi sembra, la ricchezza della vita della Chiesa, la molteplicità delle culture, dei carismi, dei doni diversi che vivono nella Chiesa e come in questa molteplicità e grande diversità vive sempre la stessa, unica, Chiesa. E il primato petrino ha questo mandato di rendere visibile e concreta l'unità, nella molteplicità storica, concreta, nell'unità di presente, passato, futuro e dell'eterno.

Abbiamo visto che la Chiesa anche oggi benché soffra tanto, come sappiamo, tuttavia è una Chiesa gioiosa, non è una Chiesa invecchiata, ma abbiamo visto che la Chiesa è giovane e che la fede crea gioia.

Perciò ho trovato molto interessante, un'idea bella, quella di inserire tutto nella cornice della nona sinfonia di Beethoven, dell'«Inno alla gioia», che esprime come dietro tutta la storia ci sia la gioia della nostra redenzione. Ho trovato anche bello che il film finisca con la visita presso la Madre di Dio, che ci insegna l'umiltà, l'obbedienza e la gioia che Dio è con noi.

Herzliches Vergelt’s Gott, lieber Herr Professor Fuchs, lieber Herr Mandlik, Ihnen und allen Ihren Mitarbeitern für diesen wunderbaren Augenblick, den Sie uns geschenkt haben.

[Un cordiale «Dio ve ne renda merito» a voi, caro signor professor Fuchs, caro signor Mandlik e a tutti i vostri collaboratori, per questo magnifico momento che ci avete donato].

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domenica 25 luglio 2010

Il Papa: la preghiera del Padre Nostro accoglie ed esprime anche le umane necessità materiali e spirituali


ANGELUS DEL SANTO PADRE: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA



Vedi anche:

L'invito del Papa alla preghiera autentica: la riflessione di mons. Piero Coda (R.V.)

La grande festa di fede per San Giacomo raccontata, ai nostri microfoni, dall’arcivescovo di Santiago de Compostela (Radio Vaticana)

Il Papa: dobbiamo pregare anche perchè sia risparmiata Sodoma (Izzo)

Il Papa dimentica i saluti in portoghese ma rimedia subito dopo quelli in italiano :-). Poi il Santo Padre si affaccia all'esterno del Palazzo

Il Papa: prego per i giovani che hanno perso la vita a Duisburg (Izzo)

All’Angelus, il dolore del Papa per la strage di giovani a Duisburg. Nella festa di San Giacomo, il saluto ai pellegrini a Santiago de Compostela

Il Papa: con la preghiera teniamo desta l’amicizia con Dio (AsiaNews)

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 25.07.2010

Alle ore 12 di oggi, il Papa si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per recitare l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.
Queste le parole del Santo Padre nell’introdurre la preghiera mariana:

PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Il Vangelo di questa domenica ci presenta Gesù raccolto in preghiera, un po’ appartato dai suoi discepoli. Quando ebbe finito, uno di loro gli disse: “Signore, insegnaci a pregare” (Lc 11,1). Gesù non fece obiezioni, non parlò di formule strane o esoteriche, ma con molta semplicità disse: “Quando pregate, dite: «Padre…»”, e insegnò il Padre Nostro (cfr Lc 11,2-4), traendolo dalla sua stessa preghiera, con cui si rivolgeva a Dio, suo Padre. San Luca ci tramanda il Padre Nostro in una forma più breve rispetto a quella del Vangelo di san Matteo, che è entrata nell’uso comune. Siamo di fronte alle prime parole della Sacra Scrittura che apprendiamo fin da bambini. Esse si imprimono nella memoria, plasmano la nostra vita, ci accompagnano fino all’ultimo respiro. Esse svelano che “noi non siamo già in modo compiuto figli di Dio, ma dobbiamo diventarlo ed esserlo sempre di più mediante una nostra sempre più profonda comunione con Gesù. Essere figli diventa l’equivalente di seguire Cristo” (BENEDETTO XVI, Gesù di Nazaret, Milano 2007, p. 168).

Questa preghiera accoglie ed esprime anche le umane necessità materiali e spirituali: “Dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati” (Lc 11,3-4). E proprio a causa dei bisogni e delle difficoltà di ogni giorno, Gesù esorta con forza: “Io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto” (Lc 11,9-10).

Non è un domandare per soddisfare le proprie voglie, quanto piuttosto per tenere desta l’amicizia con Dio, il quale – dice sempre il Vangelo – “darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!” (Lc 11,13). Lo hanno sperimentato gli antichi “padri del deserto” e i contemplativi di tutti i tempi, divenuti, a motivo della preghiera, amici di Dio, come Abramo, che implorò il Signore di risparmiare i pochi giusti dallo stermino della città di Sòdoma (cfr Gen 18,23-32).
Santa Teresa d’Avila invitava le sue consorelle dicendo: “Dobbiamo supplicare Dio che ci liberi da ogni pericolo per sempre e ci tolga da ogni male. E per quanto imperfetto sia il nostro desiderio, sforziamoci di insistere in questa richiesta. Che ci costa chiedere molto, visto che ci rivolgiamo all’Onnipotente?» (Cammino, 60 (34), 4, in Opere complete, Milano 1998, p. 846). Ogniqualvolta recitiamo il Padre Nostro, la nostra voce s’intreccia con quella della Chiesa, perché chi prega non è mai solo. “Ogni fedele dovrà cercare e potrà trovare nella verità e ricchezza della preghiera cristiana, insegnata dalla Chiesa, la propria via, il proprio modo di preghiera… si lascerà quindi condurre… dallo Spirito Santo, il quale lo guida, attraverso Cristo, al Padre» (CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Alcuni aspetti della meditazione cristiana, 15 ottobre 1989, 29: AAS 82 [1990], 378).

Oggi ricorre la festa dell’apostolo san Giacomo detto “il Maggiore”, che lasciò il padre e il lavoro di pescatore per seguire Gesù e per Lui diede la vita, primo tra gli Apostoli. Di cuore rivolgo uno speciale pensiero ai pellegrini accorsi numerosi a Santiago de Compostela! La Vergine Maria ci aiuti a riscoprire la bellezza e la profondità della preghiera cristiana.

DOPO L’ANGELUS

[Parole aggiunte a braccio]

Cari fratelli e sorelle, ho appreso con profondo dolore della tragedia avvenuta a Duisburg in Germania in cui sono rimaste vittime numerosi giovani. Ricordo al Signore nella preghiera, i defunti , i feriti e i loro familiari.

Je salue avec joie les pèlerins francophones, et aussi ceux qui sont à Saint Jacques de Compostelle ces jours-ci ! En enseignant à ses disciples à prier, Jésus nous révèle qui est son Père et notre Père, et ouvre notre cœur à nos frères et sœurs. Plaçons-nous sous le souffle de l’Esprit Saint qui fait de nous de vrais orants. Puissiez-vous, chers jeunes, imiter l’héroïsme de Saint Jacques ! Il a porté l’Évangile jusqu’aux extrémités du monde de son temps. En dédiant également quelques instants de vos vacances à des activités spirituelles, vous découvrirez davantage le sens profond de la vie. Bon dimanche à tous !

I am pleased to greet all the English-speaking pilgrims here present! In today’s Gospel Jesus teaches us the Lord’s Prayer. Following Christ’s own example, I encourage you to pray for the grace always to be worthy sons and daughters of our Father in heaven, and loving brothers and sisters to each other. May God grant you his abundant blessings!

Von Herzen grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher hier hin Castel Gandolfo. Wie die Jünger im Evangelium dieses Sonntags fragen auch heute viele Menschen: „Beten, wie geht das?“ Jesus selbst war ein großer Beter und mit dem Vaterunser lehrte er uns vor allem, daß Gott ein uns liebender Vater ist, der unsere Bitten hört und der das Beste für uns will. Wenn wir das verinnerlichen, wird unser Gebet lebendig und kraftvoll. Unserem barmherzigen himmlischen Vater vertraue ich heute besonders die jungen Menschen an, die gestern in Duisburg auf tragische Weise ums Leben gekommen sind. Ihren trauernden Angehörigen und Freunden sowie den vielen Verletzten erbitte ich den Trost und Beistand des Heiligen Geistes. Der Herr segne euch alle. [ trad. Italiana: Al Nostro Misericordioso Padre Celeste, affido oggi in particolare i giovani che ieri a Duisburg hanno perso la vita in modo tragico.Per i loro parenti e amici che si trovano nel dolore, come pure per i molti feriti, chiedo il conforto e la vicinanza dello Spirito Santo].

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española. Queridos hermanos, el Evangelio de hoy nos invita a ser constantes en la plegaria, dirigiéndonos a Dios con la oración que Jesús nos enseñó y los apóstoles nos transmitieron. Precisamente en este domingo, se celebra también la fiesta del Apóstol Santiago, tan venerado desde tiempo inmemorial en Compostela, y de tanto arraigo en vuestros países. En este Año Santo Compostelano, también yo espero unirme allí a los numerosos peregrinos en el próximo mes de noviembre, en un viaje en el que visitaré también Barcelona. Que siguiendo las huellas del Apóstol, recorramos el camino de nuestra vida dando testimonio constante de fe, esperanza y caridad. Feliz domingo a todos.

Saúdo também os peregrinos de língua portuguesa, especialmente o grupo de brasileiros vindos da diocese de Blumenau. Agradecido pela amizade e orações, sobre todos invoco os dons do Espírito Santo para serem verdadeiras testemunhas de Cristo no meio das respectivas famílias e comunidades que de coração abençôo.

Pozdrawiam wszystkich Polaków. W dzisiejszej Ewangelii Pan Jezus uczy nas: „Kiedy się modlicie, mówcie: Ojcze, niech się święci Twoje imię” (Łk 11, 2). Uczy modlitwy, która jest wyrazem naszego uwielbienia i dziękczynienia, przebłagania i próśb zanoszonych do Stwórcy wszelkiego dobra. W niej wyraża się nasza wiara i ufność w Bożą Opatrzność. Pamiętajmy o niej w trudzie codziennej pracy i na wakacyjnych szlakach. Życzę wszystkim dobrej niedzieli.

[Saluto tutti i Polacchi. Nel Vangelo odierno, Gesù afferma: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome» (Lc 11, 2). In questo modo, Egli ci insegna la preghiera, la quale è espressione della nostra adorazione e del nostro ringraziamento, come pure della pietà e delle nostre suppliche rivolte al Creatore di ogni bene. In essa si manifesta la nostra fede e la nostra fiducia nella Divina Provvidenza. Ricordiamoci della preghiera, sia durante le fatiche del nostro lavoro quotidiano sia nei momenti di riposo delle nostre vacanze. Auguro a tutti voi una buona domenica.]

Sono lieto di accogliere un qualificato gruppo di Suore Figlie di Maria Ausiliatrice, provenienti da Africa, America del Sud, Asia ed Europa, ed auguro ogni bene per il loro incontro. Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i giovani che prendono parte ad un’iniziativa vocazionale dei Missionari e delle Suore del Preziosissimo Sangue, i piccoli ministranti di Conselve e la Corale Laurentiana di Tor San Lorenzo. Un pensiero riconoscente rivolgo ai membri del Sesto Reparto Manutenzione Elicotteri dell’Aeronautica Militare, venuti con alcuni familiari. Ricordo, infine, che oggi ricorre a Castel Gandolfo la “Sagra delle Pesche”. Rendiamo grazie a Dio per i frutti della terra e del lavoro umano! Tanti auguri all’Amministrazione e alla cittadinanza, e a tutti buona domenica!

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sabato 24 luglio 2010

Nomina di Mons. De Paolis come "Delegato dei Legionari di Cristo": la lettera di Benedetto XVI


La battaglia di Benedetto XVI contro la pedofilia nella Chiesa: il "caso" Maciel Degollado, la "visitazione apostolica" ordinata dal Papa nei confronti dei Legionari di Cristo e la nomina del "Delegato pontificio"

LETTERA DI PAPA BENEDETTO XVI A MONS. VELASIO DEL PAOLIS

Al Venerato Fratello
Velasio De Paolis, C.S.
Arcivescovo titolare di Telepte


La recente Visita Apostolica alla Congregazione dei Legionari di Cristo ha evidenziato, insieme allo zelo sincero ed alla fervente vita religiosa di un gran numero di Membri della Congregazione, la necessità e l´urgenza di un cammino di profonda revisione del carisma dell´Istituto. Nel desiderio di seguire da vicino, sostenere ed orientare tale cammino, ho ritenuto opportuno procedere alla nomina di un mio personale Delegato, che testimoni concretamente la mia vicinanza ed agisca in mio nome presso quella Famiglia Religiosa.
Conoscendo, venerato e caro Fratello, la Sua preparazione e la Sua esperienza in ambito giuridico ed ecclesiale, arricchite da spirito di servizio, sensibilità pastorale e senso della vita religiosa, desidero affidare a Lei tale impegno.

Pertanto, con la presente Lettera, La nomino mio Delegato per la Congregazione dei Legionari di Cristo, conferendoLe l´incarico di governare, in mio nome, tale Istituto Religioso per il tempo che sarà necessario a realizzare il cammino di rinnovamento e condurlo alla celebrazione di un Capitolo Generale Straordinario, che avrà come scopo principale portare a termine la revisione delle Costituzioni. Alcune ulteriori modalità di espletamento di tale Ufficio saranno indicate mediante un apposito Decreto.

Ben consapevole dell´importanza della missione che oggi Le affido, come pure del carico di responsabilità che essa comporta, La ringrazio sin d´ora per la disponibilità e la generosità che vorrà esprimere in questo ulteriore servizio alla Santa Sede, che non mancherà di portare abbondanti frutti di bene.
Mentre affido la Sua persona, i cari Religiosi della Congregazione dei Legionari di Cristo ed i Membri del Movimento "Regnum Christi" alla celeste protezione della Vergine Santa, Madre della Chiesa, assicuro la mia spirituale vicinanza nell´affetto e nella preghiera ed a tutti invio di cuore la mia speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 16 Giugno 2010.

Benedictus PP XVI

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DECRETO SULLE MODALITÀ DI ESPLETAMENTO DELL’UFFICIO DEL DELEGATO PONTIFICIO PER LA CONGREGAZIONE DEI LEGIONARI DI CRISTO


La battaglia di Benedetto XVI contro la pedofilia nella Chiesa: il "caso" Maciel Degollado, la "visitazione apostolica" ordinata dal Papa nei confronti dei Legionari di Cristo e la nomina del "Delegato pontificio"

DECRETO SULLE MODALITÀ DI ESPLETAMENTO DELL’UFFICIO DEL DELEGATO PONTIFICIO PER LA CONGREGAZIONE DEI LEGIONARI DI CRISTO

I. Vista la Lettera del 16 giugno 2010, con la quale il Santo Padre Benedetto XVI:

- ha nominato Delegato per la Congregazione dei Legionari di Cristo Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Velasio De Paolis, C.S, Arcivescovo tit. di Telepte, Presidente della Prefettura per gli Affari Economici della Santa Sede;

- gli ha conferito l’incarico di governare, in suo nome, tale Istituto Religioso “per il tempo che sarà necessario a realizzare il cammino di rinnovamento e condurlo alla celebrazione di un Capitolo Generale Straordinario che avrà come scopo principale portare a termine la revisione delle Costituzioni”;

- ha ravvisato “la necessità e l’urgenza di un cammino di profonda revisione del carisma dell’Istituto” e ha espresso il “Desiderio di seguire da vicino, sostenere ed orientare tale camino”, attraverso un suo Delegato personale che testimoni concretamente la sua vicinanza ed agisca in suo nome presso quella Famiglia Religiosa;

- ha rimesso ad un apposito Decreto L’indicazione di “alcune ulteriori modalità di espletamento di tale Ufficio”;

II. Il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, con il presente Decreto emana le seguenti precisazioni e disposizioni, approvate dal Sommo Pontefice, circa le modalità di espletamento dell’Ufficio del Delegato Pontificio per la Congregazione dei Legionari di Cristo:

1. L’autorità concessa dal Santo Padre al Delegato Pontificio, quanto mai ampia e da esercitare in nome dello stesso Sommo Pontefice, si estende su tutto l’Istituto: su tutti i Superiori, ai diversi livelli (direzione generale, provinciale e locale) e su tutte le comunità e i singoli religiosi. Tale autorità riguarda tutti i problemi propri dell’Istituto religioso e può essere sempre esercitata quando il Delegato lo ritenga necessario per il bene dell’Istituto stesso, anche derogando alle Costituzioni.

2. I Superiori dell’Istituto a tutti i livelli esercitano la loro autorità a norma delle Costituzioni e sotto l’autorità dello stesso Delegato Pontificio. Essi pertanto rimangono nel loro ufficio, ad nutum Sanctae Sedis, fino a quando non risulti necessario provvedere diversamente.

3. I Superiori dell’Istituto devono operare in comunione con il Delegato Pontificio. Non solo egli deve essere informato della vita dell’Istituto, particolarmente degli affari più importanti, ma a lui è riservata l’approvazione delle decisioni dello stesso governo generale: sia per quanto riguarda le persone (ammissioni al noviziato, alla professione, al sacerdozio, nomine e trasferimenti del personale) come pure le scelte apostoliche e formative (seminari, istituti accademici, scuole) e le questioni di amministrazione straordinaria o gli atti di alienazione di beni.

4. Se necessario, il Delegato stesso può operare o indicare la scelta da compiere in determinati casi.

5. Tutti hanno libero acceso al Delegato e tutti possono trattare personalmente con lui; a sua volta il Delegato ha il potere di intervento dovunque lo stimi opportuno, anche sullo stesso governo interno dell’Istituto, a tutti i livelli.

6. Il Delegato, nell’espletamento del suo compito, è affiancato da quattro consiglieri personali, che lo assistono nell’adempimento del suo ufficio, secondo le circostanze e le possibilità, e che possono essere incaricati per compiti specifici, particolarmente per visite ad referendum. Con il loro aiuto, il Delegato Pontificio individua i temi principali, li discute, li chiarisce man mano che si presentano nel cammino che egli è chiamato a condurre.

7. Qualora si rivelasse la necessità di studiare e approfondire determinati temi, sia di persone che di cose, il Delegato Pontificio potrà costituire delle commissioni di studio sia con personale interno alla Congregazione dei Legionari che con persone competenti esterne.

8. A suo giudizio, ove si riveli opportuno o necessario, potrà individuare qualche persona, al di fuori dei suoi consiglieri, per lo studio o per la visita ad referendum.

9. Il compito precipuo del Delegato Pontificio è quello di avviare, accompagnare e realizzare la revisione delle Costituzioni. Questo implica una conoscenza approfondita della Congregazione dei Legionari, della sua storia e del suo sviluppo. Alla revisione delle Costituzioni devono collaborare tutti i membri dell’Istituto, sia a livello individuale che comunitario, secondo un progetto che fin dall’inizio si dovrà elaborare e mettere in atto. Si dovrà pertanto costituire quanto prima una Commissione per la revisione delle Costituzioni, ai diversi livelli dell’Istituto, con la partecipazione soprattutto dei membri dello stesso Istituto, che si devono sentire responsabili della revisione e rielaborazione del proprio progetto di vita evangelica, sempre in armonia con l’insegnamento della Chiesa. Della Commissione centrale per la revisione delle Costituzioni sarà presidente lo stesso Delegato Pontificio.

10. Il Delegato Pontificio coordina la Visita Apostolica al Movimento “Regnum Christi”, secondo le indicazioni della Santa Sede.

11. Eventuali ricorsi contro gli atti dei Superiori dell’Istituto saranno inoltrati al Delegato Pontificio stesso; contro gli atti del Delegato Pontificio sarà possibile il ricorso al Santo Padre.

Dal Vaticano, 9 luglio 2010

+ Tarcisio Card. Bertone
Segretario di Stato di Sua Santità

domenica 18 luglio 2010

Il Papa: Senza amore, anche le attività più importanti perdono di valore, e non danno gioia


ANGELUS: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA

Vedi anche:

Il bene più grande nelle parole del Papa all'Angelus (Sir)

Il Papa: le ferie sono un momento favorevole per dare il primo posto all’ascolto della Parola del Signore (Sir)

Il Papa: L'estate con le ferie dal lavoro è «un momento favorevole per dare il primo posto a ciò che è effettivamente più importante nella vita»

Il Papa offre una sorta di “lectio divina” su Marta e Maria (Zenit)

Il Papa all’Angelus: l’estate è un tempo propizio per ascoltare la Parola di Dio (Radio Vaticana)

Il Papa: Le ferie tempo favorevole per dare il primo posto a Dio (Apcom)

Il Papa: al primo posto la Parola di Dio, senza amore nulla ha valore (Izzo)

Il Papa: Nel cuore dell’estate, dare il primo posto all’ascolto della Parola del Signore (AsiaNews)

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 18.07.2010

Alle ore 12 di oggi, il Papa si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per recitare l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.
Queste le parole del Santo Padre nell’introdurre la preghiera mariana:

PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Siamo ormai nel cuore dell’estate, almeno nell’emisfero boreale. E’ questo il tempo in cui sono chiuse le scuole e si concentra la maggior parte delle ferie. Anche le attività pastorali delle parrocchie sono ridotte, e io stesso ho sospeso per un periodo le udienze.

E’ dunque un momento favorevole per dare il primo posto a ciò che effettivamente è più importante nella vita, vale a dire l’ascolto della Parola del Signore. Ce lo ricorda anche il Vangelo di questa domenica, con il celebre episodio della visita di Gesù a casa di Marta e Maria, narrato da san Luca (10,38-42).

Marta e Maria sono due sorelle; hanno anche un fratello, Lazzaro, che però in questo caso non compare. Gesù passa per il loro villaggio e – dice il testo – Marta lo ospitò (cfr 10,38).

Questo particolare lascia intendere che, delle due, Marta è la più anziana, quella che governa la casa. Infatti, dopo che Gesù si è accomodato, Maria si mette a sedere ai suoi piedi e lo ascolta, mentre Marta è tutta presa dai molti servizi, dovuti certamente all’Ospite eccezionale.

Ci sembra di vedere la scena: una sorella che si muove indaffarata, e l’altra come rapita dalla presenza del Maestro e dalle sue parole. Dopo un po’ Marta, evidentemente risentita, non resiste più e protesta, sentendosi anche in diritto di criticare Gesù: "Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti". Marta vorrebbe addirittura insegnare al Maestro! Invece Gesù, con grande calma, risponde: "Marta, Marta – e questo nome ripetuto esprime l’affetto –, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta" (10,41-42).

La parola di Cristo è chiarissima: nessun disprezzo per la vita attiva, né tanto meno per la generosa ospitalità; ma un richiamo netto al fatto che l’unica cosa veramente necessaria è un’altra: ascoltare la Parola del Signore; e il Signore in quel momento è lì, presente nella Persona di Gesù! Tutto il resto passerà e ci sarà tolto, ma la Parola di Dio è eterna e dà senso al nostro agire quotidiano.

Cari amici, come dicevo, questa pagina di Vangelo è quanto mai intonata al tempo delle ferie, perché richiama il fatto che la persona umana deve sì lavorare, impegnarsi nelle occupazioni domestiche e professionali, ma ha bisogno prima di tutto di Dio, che è luce interiore di Amore e di Verità.

Senza amore, anche le attività più importanti perdono di valore, e non danno gioia. Senza un significato profondo, tutto il nostro fare si riduce ad attivismo sterile e disordinato. E chi ci dà l’Amore e la Verità, se non Gesù Cristo?

Impariamo dunque, fratelli, ad aiutarci gli uni gli altri, a collaborare, ma prima ancora a scegliere insieme la parte migliore, che è e sarà sempre il nostro bene più grande.

DOPO L’ANGELUS

J’accueille avec joie les pèlerins et les touristes francophones présents à cette prière de l’Angélus ! La liturgie de ce jour nous enseigne que notre amitié avec le Christ demande une écoute attentive de sa Parole, qui porte à la contemplation de son Mystère et au service du prochain. Puissiez-vous trouver plus de temps, surtout durant vos vacances, pour lire et méditer la Parole de Dieu qui est une nourriture pour nos âmes et une puissance régénératrice pour notre existence ! Bon dimanche à tous ! Avec ma bénédiction!

I am pleased to greet the English-speaking visitors here in Castel Gandolfo. In today’s Gospel we are reminded of the need to rest from our daily labours, so that we may give time to the one thing that is truly necessary in our lives – listening to the word of God in attentive stillness. It is Mary, not Martha, who chose the better part. At this time when many of you are on holiday, I pray that you and your loved ones may be truly refreshed in body and spirit, so that you may return with renewed vigour to the responsibilities of your daily lives. May God bless you all!

Mit Freude grüße ich alle Brüder und Schwestern deutscher Sprache. Wer Gott als Gast aufnimmt, ihn in sein Leben eintreten läßt, der wird reich beschenkt. Dies erfahren Abraham, von dem wir in der ersten Lesung dieses Sonntags hören, und Marta und Maria im heutigen Evangelium. Der Herr will auch zu uns kommen, um uns sein lebendiges Wort, seine Gegenwart und Freundschaft anzubieten. Verschließen wir uns nicht diesem Angebot der Liebe Gottes, sondern lassen wir uns von ihm verwandeln, um an seinem Reich des Friedens und der Gerechtigkeit für die ganze Welt mitzuarbeiten. Euch allen wünsche ich einen gesegneten Sonntag und eine gute Woche!

Saludo a los peregrinos de lengua española, así como a los que se unen a esta oración del Ángelus a través de la radio y la televisión. Siguiendo el Evangelio de hoy, invito a todos a ser bien conscientes de que sólo una cosa es necesaria, Dios mismo, así como a escuchar y practicar la palabra del Señor, para que se fortalezca nuestra esperanza y crezca nuestro amor. Que María nos acompañe y nos ayude en este camino de fe. Feliz Domingo.

Witam serdecznie Polaków, których gromadzi modlitwa „Anioł Pański". Pozdrawiam także uczestników festiwalu „Karuzela Kultury" w Świnoujściu. Niech modlitwa, spotkania, debata nad tym „co realne, co wirtualne?" pomogą wam odkryć Chrystusa, który jest Drogą, Prawdą i Życiem. Wzorem Marii i Marty z dzisiejszej Ewangelii otwórzmy dla Jezusa nasze domy, serca – słuchajmy Jego słów. To jest „najlepsza cząstka", która nadaje sens naszemu życiu. Niech Bóg da wam moc w jej poszukiwaniu.

[Saluto cordialmente i polacchi riuniti per la preghiera dell’Angelus. Saluto anche i partecipanti al Festival "Carosello della Cultura" a Świnoujście. Che la preghiera, gli incontri, i dibattiti sul tema "cosa è reale, cosa è virtuale?" vi aiutino a scoprire Cristo che è la Via, la Verità e la Vita. Come Maria e Marta nel Vangelo di oggi apriamo a Gesù le nostre case, i nostri cuori, ascoltiamo le Sue parole. Questa è "la parte migliore", la quale dà il senso alla nostra vita. Che Dio ci dia la forza per cercarla.]

Rivolgo infine un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare agli Scout AGESCI di Belcastro, ai giovani ugandesi dell’Opera Famiglia di Nazareth e a quelli provenienti da Cernobbio. A tutti auguro una buona domenica.

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giovedì 15 luglio 2010

MODIFICHE INTRODOTTE NELLE NORMAE DE GRAVIORIBUS DELICTIS: LE NUOVE NORME E LA LETTERA DELLA CDF AI VESCOVI ED AGLI ALTRI ORDINARI E GERARCHI


MODIFICHE INTRODOTTE NELLE NORMAE DE GRAVIORIBUS DELICTIS (2010): LO SPECIALE DEL BLOG

CHIESA E PEDOFILIA: LA TOLLERANZA ZERO DI PAPA BENEDETTO XVI

L'IGNOBILE CAMPAGNA CONTRO BENEDETTO XVI, IL PAPA CHE PIU' DI OGNI ALTRO HA COMBATTUTO LA PEDOFILIA NELLA CHIESA: LO SPECIALE DEL BLOG

GUIDA PROCEDIMENTI CDF NEI CASI DI ABUSO SESSUALE (2003)

LE NORME DEL MOTU PROPRIO “SACRAMENTORUM SANCTITATIS TUTELA” (2001): INTRODUZIONE STORICA A CURA DELLA CDF

Breve relazione circa le modifiche introdotte nelle Normae de gravioribus delictis riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede

Pubblicate le modifiche alle "Norme sui delitti più gravi": nota di padre Lombardi (Radio Vaticana)

TRADUZIONE UFFICIALE IN ITALIANO DEL MOTU PROPRIO "SACRAMENTORUM SANCTITATIS TUTELA" DI GIOVANNI PAOLO II

TRADUZIONE UFFICIALE IN ITALIANO DELL'EPISTOLA "DE DELICTIS GRAVIORIBUS" DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

Preti pedofili, già nel 1988 il cardinale Ratzinger chiese più severità. Pubblicate tre lettere inedite dell'allora Prefetto della CDF (Agi)

Il cardinale Ratzinger e la revisione del sistema penale canonico in tre lettere inedite del 1988: Un ruolo determinante (Juan Ignacio Arrieta)

Modifiche introdotte nelle Normae de gravioribus delictis

NORMAE DE GRAVIORIBUS DELICTIS , 15.07.2010

Parte Prima

NORME SOSTANZIALI

Art. 1

§ 1. La Congregazione per la Dottrina della Fede, a norma dell’art. 52 della Costituzione Apostolica Pastor Bonus, giudica i delitti contro la fede e i delitti più gravi commessi contro i costumi o nella celebrazione dei sacramenti e, se del caso, procede a dichiarare o irrogare le sanzioni canoniche a norma del diritto, sia comune sia proprio, fatta salva la competenza della Penitenzieria Apostolica e ferma restando la Agendi ratio in doctrinarum examine.

§ 2. Nei delitti di cui al § 1, per mandato del Romano Pontefice, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha il diritto di giudicare i Padri Cardinali, i Patriarchi, i Legati della Sede Apostolica, i Vescovi, nonché le altre persone fisiche di cui al can. 1405 § 3 del Codice di Diritto Canonico e al can. 1061 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali.

§ 3. La Congregazione per la Dottrina della Fede giudica i delitti riservati di cui al § 1 a norma degli articoli seguenti.

Art. 2

§ 1. I delitti contro la fede, di cui all’art. 1, sono l’eresia, l’apostasia e lo scisma, a norma dei cann. 751 e 1364 del Codice di Diritto Canonico e dei cann. 1436 e 1437 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali.

§ 2. Nei casi di cui al § 1, a norma del diritto spetta all’Ordinario o al Gerarca rimettere, se del caso, la scomunica latae sententiae e svolgere il processo giudiziale in prima istanza o extragiudiziale per decreto, fatto salvo il diritto di appello o di ricorso alla Congregazione per la Dottrina della Fede.

Art. 3

§ 1. I delitti più gravi contro la santità dell’augustissimo Sacrificio e sacramento dell’Eucaristia riservati al giudizio della Congregazione per la Dottrina della Fede sono:

1° l’asportazione o la conservazione a scopo sacrilego, o la profanazione delle specie consacrate, di cui al can. 1367 del Codice di Diritto Canonico e al can. 1442 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali;

2° l’attentata azione liturgica del Sacrificio eucaristico di cui al can. 1378 § 2 n. 1 del Codice di Diritto Canonico;

3° la simulazione dell’azione liturgica del Sacrificio eucaristico di cui al can. 1379 del Codice di Diritto Canonico e al can. 1443 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali;

4° la concelebrazione del Sacrificio eucaristico vietata dal can. 908 del Codice di Diritto Canonico e dal can. 702 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, di cui al can. 1365 del Codice di Diritto Canonico e al can. 1440 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, insieme ai ministri delle comunità ecclesiali che non hanno la successione apostolica e non riconoscono la dignità sacramentale dell’ordinazione sacerdotale.

§ 2. Alla Congregazione per la Dottrina della Fede è riservato anche il delitto che consiste nella consacrazione a fine sacrilego di una sola materia o di entrambe, nella celebrazione eucaristica o fuori di essa. Colui che commette questo delitto, sia punito secondo la gravità del crimine, non esclusa la dimissione o la deposizione.

Art. 4

§ 1. I delitti più gravi contro la santità del sacramento della Penitenza riservati al giudizio della Congregazione per la Dottrina della Fede sono:

1° l’assoluzione del complice nel peccato contro il sesto comandamento del Decalogo, di cui al can. 1378 § 1 del Codice di Diritto Canonico e al can. 1457 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali;

2° l’attentata assoluzione sacramentale o l’ascolto vietato della confessione di cui al can. 1378 § 2, 2° del Codice di Diritto Canonico;

3° la simulazione dell’assoluzione sacramentale di cui al can. 1379 del Codice di Diritto Canonico e al can. 1443 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali;

4° la sollecitazione al peccato contro il sesto comandamento del Decalogo nell’atto o in occasione o con il pretesto della confessione, di cui al can. 1387 del Codice di Diritto Canonico e al can. 1458 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, se diretta al peccato con lo stesso confessore;

5° la violazione diretta e indiretta del sigillo sacramentale, di cui al can. 1388 § 1 del Codice di Diritto Canonico e al can. 1456 § 1 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali.

§ 2. Fermo restando il disposto del § 1 n. 5, alla Congregazione per la Dottrina della Fede è riservato anche il delitto più grave consistente nella registrazione, fatta con qualunque mezzo tecnico, o nella divulgazione con i mezzi di comunicazione sociale svolta con malizia, delle cose che vengono dette dal confessore o dal penitente nella confessione sacramentale, vera o falsa. Colui che commette questo delitto, sia punito secondo la gravità del crimine, non esclusa la dimissione o la deposizione, se è un chierico.

Art. 5

Alla Congregazione per la Dottrina della Fede è riservato anche il delitto più grave di attentata sacra ordinazione di una donna:

1° fermo restando il disposto del can. 1378 del Codice di Diritto Canonico, sia colui che attenta il conferimento del sacro ordine, sia la donna che attenta la recezione del sacro ordine, incorrono nella scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica;

2° se poi colui che attenta il conferimento del sacro ordine o la donna che attenta la recezione del sacro ordine è un cristiano soggetto al Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, fermo restando il disposto del can. 1443 del medesimo Codice, sia punito con la scomunica maggiore, la cui remissione è pure riservata alla Sede Apostolica;

3° se poi il reo è un chierico, può essere punito con la dimissione o la deposizione.

Art. 6

§ 1. I delitti più gravi contro i costumi, riservati al giudizio della Congregazione per la Dottrina della Fede, sono:

1° il delitto contro il sesto comandamento del Decalogo commesso da un chierico con un minore di diciotto anni; in questo numero, viene equiparata al minore la persona che abitualmente ha un uso imperfetto della ragione;

2° l’acquisizione o la detenzione o la divulgazione, a fine di libidine, di immagini pornografiche di minori sotto i quattordici anni da parte di un chierico, in qualunque modo e con qualunque strumento.

§ 2. Il chierico che compie i delitti di cui al § 1 sia punito secondo la gravità del crimine, non esclusa la dimissione o la deposizione.

Art. 7

§ 1. Fatto salvo il diritto della Congregazione per la Dottrina della Fede di derogare alla prescrizione per i singoli casi, l’azione criminale relativa ai delitti riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede si estingue per prescrizione in vent’anni.

§ 2. La prescrizione decorre a norma del can. 1362 § 2 del Codice di Diritto Canonico e del can. 1152 § 3 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali. Ma nel delitto di cui all’art. 6 § 1 n. 1, la prescrizione inizia a decorrere dal giorno in cui il minore ha compiuto diciotto anni.

Seconda Parte

NORME PROCEDURALI

TITOLO I
Costituzione e competenza del Tribunale

Art. 8

§ 1. La Congregazione per la Dottrina della Fede è il Supremo Tribunale Apostolico per la Chiesa Latina, nonché per le Chiese Orientali Cattoliche, nel giudicare i delitti definiti negli articoli precedenti.

§ 2. Questo Supremo Tribunale giudica anche gli altri delitti, per i quali il reo viene accusato dal Promotore di Giustizia, in ragione della connessione della persona e della complicità.

§ 3. Le sentenze di questo Supremo Tribunale, emesse nei limiti della propria competenza, non sono soggette all’approvazione del Sommo Pontefice.

Art. 9

§ 1. I giudici di questo Supremo Tribunale sono, per lo stesso diritto, i Padri della Congregazione per la Dottrina della Fede.

§ 2. Presiede il collegio dei Padri, quale primo fra pari, il Prefetto della Congregazione e, in caso di vacanza o di impedimento del Prefetto, ne adempie l’ufficio il Segretario della Congregazione.

§ 3. Spetta al Prefetto della Congregazione nominare anche altri giudici stabili o incaricati.

Art. 10

È necessario che siano nominati giudici sacerdoti di età matura, provvisti di dottorato in diritto canonico, di buoni costumi, particolarmente distinti per prudenza ed esperienza giuridica, anche se esercitano contemporaneamente l’ufficio di giudice o di consultore in un altro Dicastero della Curia Romana.

Art. 11

Per presentare e sostenere l’accusa, è costituito un Promotore di Giustizia, che sia sacerdote, provvisto di dottorato in diritto canonico, di buoni costumi, particolarmente distinto per prudenza ed esperienza giuridica, che adempia il suo ufficio in tutti i gradi di giudizio.

Art. 12

Per i compiti di Notaio e di Cancelliere sono designati sacerdoti, sia Officiali di questa Congregazione, sia esterni.

Art. 13

Funge da Avvocato e Procuratore un sacerdote, provvisto di dottorato in diritto canonico, che viene approvato dal Presidente del collegio.

Art. 14

Negli altri Tribunali, poi, per le cause di cui nelle presenti norme, possono adempiere validamente gli uffici di Giudice, Promotore di Giustizia, Notaio e Patrono soltanto sacerdoti.

Art. 15

Fermo restando il prescritto del can. 1421 del Codice di Diritto Canonico e del can. 1087 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, alla Congregazione per la Dottrina della Fede è lecito concedere le dispense dai requisiti del sacerdozio, nonché del dottorato in diritto canonico.

Art. 16

Ogni volta che l’Ordinario o il Gerarca ha la notizia, almeno verisimile, di un delitto più grave, svolta l’indagine previa, la renda nota alla Congregazione per la Dottrina della Fede, la quale, se non avoca a sé la causa per circostanze particolari, ordina all’Ordinario o al Gerarca di procedere ulteriormente, fermo restando tuttavia, se del caso, il diritto di appello contro la sentenza di primo grado soltanto al Supremo Tribunale della medesima Congregazione.

Art. 17

Se il caso viene deferito direttamente alla Congregazione, senza condurre l’indagine previa, i preliminari del processo, che per diritto comune spettano all’Ordinario o al Gerarca, possono essere adempiuti dalla Congregazione stessa.

Art. 18

La Congregazione per la Dottrina della Fede, nelle cause ad essa legittimamente deferite, può sanare gli atti, fatto salvo il diritto alla difesa, se sono state violate leggi meramente processuali da parte dei Tribunali inferiori che agiscono per mandato della medesima Congregazione o secondo l’art. 16.

Art. 19

Fermo restando il diritto dell’Ordinario o del Gerarca, fin dall’inizio dell’indagine previa, di imporre quanto è stabilito nel can. 1722 del Codice di Diritto Canonico o nel can. 1473 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, anche il Presidente di turno del Tribunale, su istanza del Promotore di Giustizia, ha la stessa potestà alle stesse condizioni determinate nei detti canoni.

Art. 20

Il Supremo Tribunale della Congregazione per la Dottrina della Fede giudica in seconda istanza:

1° le cause giudicate in prima istanza dai Tribunali inferiori;

2° le cause definite in prima istanza dal medesimo Supremo Tribunale Apostolico.

TITOLO II

L’ordine giudiziario

Art. 21

§ 1. I delitti più gravi riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede vanno perseguiti in processo giudiziale.

§ 2. Tuttavia, alla Congregazione per la Dottrina della Fede è lecito:

1° nei singoli casi, d’ufficio o su istanza dell’Ordinario o del Gerarca, decidere di procedere per decreto extragiudiziale, di cui al can. 1720 del Codice di Diritto Canonico e al can. 1486 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali; tuttavia, con l’intendimento che le pene espiatorie perpetue siano irrogate soltanto dietro mandato della Congregazione per la Dottrina della Fede;

2° deferire direttamente alla decisione del Sommo Pontefice in merito alla dimissione dallo stato clericale o alla deposizione, insieme alla dispensa dalla legge del celibato, i casi più gravi, quando consta manifestamente il compimento del delitto, dopo che sia stata data al reo la facoltà di difendersi.

Art. 22

Per giudicare una causa, il Prefetto costituisca un Turno di tre o di cinque giudici.

Art. 23

Se, in grado di appello, il Promotore di Giustizia porta un’accusa specificamente diversa, questo Supremo Tribunale può ammetterla e giudicarla, come se fosse in prima istanza.

Art. 24

§ 1. Nelle cause per i delitti di cui all’art. 4 § 1, il Tribunale non può rendere noto il nome del denunciante, né all’accusato, e neppure al suo Patrono, se il denunciante non ha dato espresso consenso.

§ 2. Lo stesso Tribunale deve valutare con particolare attenzione la credibilità del denunciante.

§ 3. Tuttavia, bisogna provvedere a che si eviti assolutamente qualunque pericolo di violazione del sigillo sacramentale.

Art. 25

Se emerge una questione incidentale, il Collegio definisca la cosa per decreto con la massima celerità.

Art. 26

§ 1. Fatto salvo il diritto di appello a questo Supremo Tribunale, terminata in qualunque modo l’istanza in un altro Tribunale, tutti gli atti della causa siano trasmessi d’ufficio quanto prima alla Congregazione per la Dottrina della Fede.

§ 2. Il diritto del Promotore di Giustizia della Congregazione di impugnare la sentenza decorre dal giorno in cui la sentenza di prima istanza è stata notificata al medesimo Procuratore.

Art. 27

Contro gli atti amministrativi singolari emessi o approvati dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nei casi dei delitti riservati, si ammette il ricorso, presentato entro il termine perentorio di sessanta giorni utili, alla Congregazione Ordinaria (ossia, Feria IV) del medesimo Dicastero, la quale giudica il merito e la legittimità, eliminato qualsiasi ulteriore ricorso di cui all’art. 123 della Costituzione Apostolica Pastor bonus.

Art. 28

La cosa passa in giudicato:

1° se la sentenza è stata emessa in seconda istanza;

2° se l’appello contro la sentenza non è stato interposto entro un mese;

3° se, in grado di appello, l’istanza andò perenta o si rinunciò ad essa;

4° se fu emessa una sentenza a norma dell’art. 20.

Art. 29

§ 1. Le spese giudiziarie si paghino secondo quanto stabilito dalla sentenza.

§ 2. Se il reo non può pagare le spese, esse siano pagate dall’Ordinario o dal Gerarca della causa.

Art. 30

§ 1. Le cause di questo genere sono soggette al segreto pontificio.

§ 2. Chiunque viola il segreto o, per dolo o negligenza grave, reca altro danno all’accusato o ai testimoni, su istanza della parte lesa o anche d’ufficio sia punito dal Turno superiore con congrue pene.

Art. 31

In queste cause, insieme alle prescrizioni di questo norme, a cui sono tenuti tutti i Tribunali della Chiesa Latina e delle Chiese Orientali Cattoliche, si debbono applicare anche i canoni sui delitti e le pene e sul processo penale dell’uno e dell’altro Codice.

Sito Santa Sede

* Note al testo latino

CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

LETTERA AI VESCOVI DELLA CHIESA CATTOLICA E AGLI ALTRI ORDINARI E GERARCHI INTERESSATI CIRCA LE MODIFICHE INTRODOTTE NELLA LETTERA APOSTOLICA MOTU PROPRIO DATA SACRAMENTORUM SANCTITATIS TUTELA

A distanza di nove anni dalla promulgazione della Lettera Apostolica Motu Proprio data «Sacramentorum sanctitatis tutela», concernente le Normae de gravioribus delictis riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede, questo Dicastero ha ritenuto necessario procedere ad una riforma del testo normativo citato, emendandolo non nella sua interezza, bensì solamente in alcune sue parti, al fine di migliorarne l’operatività concreta.

Dopo un attento e accurato studio delle riforme proposte, i Padri della Congregazione per la Dottrina della Fede sottoponevano al Romano Pontefice il risultato delle proprie determinazioni che, con decisione del 21 maggio 2010, lo stesso Sommo Pontefice approvava, ordinandone la promulgazione.

Alla presente Lettera è allegata una breve Relazione in cui vengono esposti gli emendamenti apportati al testo della normativa sopra indicata, ciò al fine di rendere più immediatamente individuabili gli stessi.

Dal Palazzo del Sant’Uffizio, 21 maggio 2010

Gulielmus Cardinalis Levada
Praefectus

Aloisius Franciscus Ladaria Ferrer
a Secretis

Sito Santa Sede

* Note al testo latino

1) Ioannes Paulus pp. ii, Constitutio apostolica Pastor bonus, De Romana Curia, 28 iunii 1988, art. 52, in AAS 80 (1988) 874: «Delicta contra fidem necnon graviora delicta, tum contra mores tum in sacramentorum celebratione commissa, quae ipsi delata fuerint, cognoscit atque, ubi opus fuerit, ad canonicas sanctiones declarandas aut irrogandas ad normam iuris, sive communis sive proprii, procedit».

2) Ioannes Paulus pp. ii, Constitutio apostolica Pastor bonus, De Romana Curia, 28 iunii 1988, art. 118, in AAS 80 (1988) 890: «Pro foro interno, tum sacramentali tum non sacramentali, absolutiones, dispensationes, commutationes, sanationes, condonationes aliasque gratias eadem largitur».

3) Congregatio pro Doctrina Fidei, Agendi ratio in doctrinarum examine, 29 iunii 1997, in AAS 89 (1997) 830-835.

4) Codex Iuris Canonici, can. 1405 — § 3. Rotae Romanae reservatur iudicare:

1° Episcopos in contentiosis, firmo praescripto can. 1419 § 2;

2° Abbatem primatem, vel Abbatem superiorem congregationis monasticae, et supremum Moderatorem institutorum religiosorum iuris pontificii;

3° dioeceses aliasve personas ecclesiasticas, sive physicas sive iuridicas, quae Superiorem infra Romanum Pontificem non habent.

5) Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1061 — Coram tribunalibus Sedis Apostolicae conveniri debent personae, quae auctoritatem superiorem infra Romanum Pontificem non habent, sive sunt personae physicae in ordine episcopatus non constitutae sive sunt personae iuridicae salvo can. 1063 § 4 nn. 3 et 4.

6) Codex Iuris Canonici, can. 751 — Dicitur haeresis, pertinax, post receptum baptismum, alicuius veritatis fide divina et catholica credendae denegatio, aut de eadem pertinax dubitatio; apostasia, fidei christianae ex toto repudiatio; schisma, subiectionis Summo Pontifici aut communionis cum Ecclesiae membris eidem subditis detrectatio.

7) Codex Iuris Canonici, can. 1364 — § 1. Apostata a fide, haereticus vel schismaticus in excommunicationem latae sententiae incurrit, firmo praescripto can. 194, § 1, n. 2; clericus praeterea potest poenis, de quibus in can. 1336, § 1, nn. 1, 2 et 3, puniri. — § 2. Si diuturna contumacia vel scandali gravitas postulet, aliae poenae addi possunt, non excepta dimissione e statu clericali.

8) Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1436 — § 1. Qui aliquam veritatem fide divina et catholica credendam denegat vel eam in dubium ponit aut fidem christianam ex toto repudiat et legitime monitus non resipiscit, ut haereticus aut apostata excommunicatione maiore puniatur, clericus praeterea aliis poenis puniri potest non exclusa depositione.

9) Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1437 — Qui subiectionem supremae Ecclesiae auctoritati aut communionem cum christifidelibus eidem subiectis detrectat et legitime monitus oboedientiam non praestat, ut schismaticus excommunicatione maiore puniatur.

10) Pontificium Consilium de Legum Textibus Interpretandis, Responsio ad propositum dubium, 4 iunii 1999 in AAS 91 (1999) 918.

D. Utrum in can. 1367 cic et 1442 cceo verbum «abicere» intellegatur tantum ut actus proiciendi necne.

R. Negative et ad mentem.

Mens est quamlibet actionem Sacras Species voluntarie et graviter despicientem censendam esse inclusam in verbo «abicere».

11) Codex Iuris Canonici, can. 1367 — Qui species consecratas abicit aut in sacrilegum finem abducit vel retinet, in excommunicationem latae sententiae Sedi Apostolicae reservatam incurrit; clericus praeterea alia poena, non exclusa dimissione e statu clericali, puniri potest.

12) Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1442 — Qui Divinam Eucharistiam abiecit aut in sacrilegum finem abduxit vel retinuit, excommunicatione maiore puniatur et, si clericus est, etiam aliis poenis non exclusa depositione.

13) Codex Iuris Canonici, can. 1378 — § 2. In poenam latae sententiae interdicti vel, si sit clericus, suspensionis incurrit:

1° qui ad ordinem sacerdotalem non promotus liturgicam eucharistici Sacrificii actionem attentat...

14) Codex Iuris Canonici, can. 1379 — Qui, praeter casus de quibus in can. 1378, sacramentum se administrare simulat, iusta poena puniatur.

15) Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1443 — Qui Divinae Liturgiae vel aliorum sacramentorum celebrationem simulavit, congrua poena puniatur non exclusa excommunicatione maiore.

16) Codex Iuris Canonici, can. 908 — Sacerdotibus catholicis vetitum est una cum sacerdotibus vel ministris Ecclesiarum communitatumve ecclesialium plenam communionem cum Ecclesia catholica non habentium, Eucharistiam concelebrare.

17) Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 702 — Sacerdotes catholici vetiti sunt una cum sacerdotibus vel ministris acatholicis Divinam Liturgiam concelebrare.

18) Codex Iuris Canonici, can. 1365 — Reus vetitae communicationis in sacris iusta poena puniatur.

19) Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1440 — Qui normas iuris de communicatione in sacris violat, congrua poena puniri potest.

20) Codex Iuris Canonici, can. 927 — Nefas est, urgente etiam extrema necessitate, alteram materiam sine altera, aut etiam utramque extra eucharisticam celebrationem, consecrare.

21) Codex Iuris Canonici, can. 1378 — § 1. Sacerdos qui contra praescriptum can. 977 agit, in excommunicationem latae sententiae Sedi Apostolicae reservatam incurrit.

22) Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1457 — Sacerdos, qui complicem in peccato contra castitatem absolvit, excommunicatione maiore puniatur firmo can. 728 § 1, n. 2.

23) Codex Iuris Canonici, can. 1378 — § 2. In poenam latae sententiae interdicti vel, si sit clericus, suspensionis incurrit: ... 2° qui, praeter casum de quo in § 1, cum sacramentalem absolutionem dare valide nequeat, eam impertire attentat, vel sacramentalem confessionem audit.

24) Codex Iuris Canonici, can. 1379 — Qui, praeter casus de quibus in can. 1378, sacramentum se administrare simulat, iusta poena puniatur.

25) Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1443 — Qui Divinae Liturgiae vel aliorum sacramentorum celebrationem simulavit, congrua poena puniatur non exclusa excommunicatione maiore.

26) Codex Iuris Canonici, can. 1387 — Sacerdos, qui in actu vel occasione vel praetextu confessionis paenitentem ad peccatum contra sextum Decalogi praeceptum sollicitat, pro delicti gravitate, suspensione, prohibitionibus, privationibus puniatur, et in casibus gravioribus dimittatur e statu clericali.

27) Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1458 — Sacerdos, qui in actu vel occasione vel praetextu confessionis paenitentem ad peccatum contra castitatem sollicitavit, congrua poena puniatur non exclusa depositione.

28) Codex Iuris Canonici, can. 1388 — § 1. Confessarius, qui sacramentale sigillum directe violat, in excommunicationem latae sententiae Sedi Apostolicae reservatam incurrit; qui vero indirecte tantum, pro delicti gravitate puniatur.

29) Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1456 — § 1. Confessarius, qui sacramentale sigillum directe violavit, excommunicatione maiore puniatur firmo can. 728, § 1, n. 1; si vero alio modo hoc sigillum fregit, congrua poena puniatur.

30) Congregatio pro Doctrina Fidei, Decretum de sacramenti Paenitentiae dignitate tuenda, 23 septembris 1988, in AAS 80 (1988) 1367.

31) Congregatio pro Doctrina Fidei, Decretum generale de delicto attentatae sacrae ordinationis mulieris, 19 decembris 2007, in AAS 100 (2008) 403.

32) Codex Iuris Canonici, can. 1362 — § 2. Praescriptio decurrit ex die quo delictum patratum est, vel, si delictum sit permanens vel habituale, ex die quo cessavit.

33) Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1152 — § 3. Praescriptio decurrit ex die, quo delictum patratum est, vel, si delictum est permanens vel habituale, ex die, quo cessavit.

34) Codex Iuris Canonici, can. 1421 — § 1. In dioecesi constituantur ab Episcopo iudices dioecesani, qui sint clerici.

§ 2. Episcoporum conferentia permittere potest ut etiam laici iudices constituantur, e quibus, suadente necessitate, unus assumi potest ad collegium efformandum.

§ 3. Iudices sint integrae famae et in iure canonico doctores vel saltem licentiati.

35) Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1087 — § 1. In eparchia nominentur ab Episcopo eparchiali iudices eparchiales, qui sint clerici.

§ 2. Patriarcha consulta Synodo permanenti vel Metropolita, qui Ecclesiae metropolitanae sui iuris praeest, consultis duobus Episcopis eparchialibus ordinatione episcopali senioribus permittere potest, ut etiam alii christifideles iudices nominentur, ex quibus suadente necessitate unus assumi potest ad collegium efformandum; in ceteris casibus hac in re adeatur Sedes Apostolica.

§ 3. Iudices sint integrae famae, in iure canonico doctores vel saltem licentiati, prudentia et iustitiae zelo probati.

36) Codex Iuris Canonici, can. 1722 — Ad scandala praevenienda, ad testium libertatem protegendam et ad iustitiae cursum tutandum, potest Ordinarius, audito promotore iustitiae et citato ipso accusato, in quolibet processus stadio accusatum a sacro ministerio vel ab aliquo officio et munere ecclesiastico arcere, ei imponere vel interdicere commorationem in aliquo loco vel territorio, vel etiam publicam sanctissimae Eucharistiae participationem prohibere; quae omnia, causa cessante, sunt revocanda, eaque ipso iure finem habent, cessante processu poenali.

37) Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1473 — Ad scandala praevenienda, ad testium libertatem protegendam et ad iustitiae cursum tuendum potest Hierarcha audito promotore iustitiae et citato ipso accusato in quolibet statu et grado iudicii poenalis accusatum ab exercitio ordinis sacri, officii, ministerii vel alterius muneris arcere, ei imponere vel prohibere commorationem in aliquo loco vel territorio, vel etiam publicam Divinae Eucharistiae susceptione prohibere; quae omnia causa cessante sunt revocanda et ipso iure finem habent cessante iudicio poenali.

38) Codex Iuris Canonici, can. 1720 — Si Ordinarius censuerit per decretum extra iudicium esse procedendum:

1° reo accusationem atque probationes, data facultate sese defendendi, significet, nisi reus, rite vocatus, comparere neglexerit;

2° probationes et argumenta omnia cum duobus assessoribus accurate perpendat;

3° si de delicto certo constet neque actio criminalis sit extincta, decretum ferat ad normam cann. 1342-1350, expositis, breviter saltem, rationibus in iure et in facto.

39) Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1486 — § 1. Ad validitatem decreti, quo poena irrogatur, requiritur, ut:

1° accusatus de accusatione atque probationibus certior fiat data sibi opportunitate ius ad sui defensionem plene exercendi, nisi ad normam iuris citatus comparere neglexit;

2° discussio oralis inter Hierarcham vel eius delegatum et accusatum habeatur praesentibus promotore iustitiae et notario;

3° in ipso decreto exponatur, quibus rationibus in facto et in iure punitio innitatur.

§ 2. Poenae autem, de quibus in can. 1426, § 1, sine hac procedura imponi possunt, dummodo de earum acceptatione ex parte rei scripto constet.

40) Ioannes Paulus pp. ii, Constitutio apostolica Pastor bonus, De Romana Curia, 28 iunii 1988, art. 123, in AAS 80 (1988) 891: «§ 1. Praeterea [Supremum Tribunal Signaturae Apostolicae] cognoscit de recursibus, intra terminum peremptorium triginta dierum utilium interpositis, adversus actus administrativos singulares sive a Dicasteriis Curiae Romanae latos sive ab ipsis probatos, quoties contendatur num actus impugnatus legem aliquam in decernendo vel in procedendo violaverit. § 2. In his casibus, praeter iudicium de illegitimitate, cognoscere etiam potest, si recurrens id postulet, de reparatione damnorum actu illegitimo illatorum. § 3. Cognoscit etiam de aliis controversiis administrativis, quae a Romano Pontifice vel a Romanae Curiae Dicasteriis ipsi deferantur necnon de conflictibus competentiae inter eadem Dicasteria».

41) Secretaria Status, Rescriptum ex Audientia SS.mi Il 4 febbraio, quo Ordinatio generalis Romanae Curiae foras datur, 30 aprilis 1999, Regolamento generale della Curia Romana, 30 aprile 1999, art. 36 § 2, in AAS 91 (1999) 646: «Con particolare cura sarà osservato il segreto pontificio, a norma dell'Istruzione Secreta continere del 4 febbraio 1974».

Secretaria Status seu Papalis, Rescriptum ex Audientia, instructio Secreta continere, De secreto pontificio, 4 februarii 1974, in AAS 66 (1974) 89-92:

«Art. 1.- Secreto pontificio comprehenduntur: ...

4) Denuntiationes extra iudicium acceptae circa delicta contra fidem et contra mores, et circa delicta contra Paenitentiae sacramentum patrata, nec non processus et decisio, quae ad hasce denuntiationes pertinent, salvo semper iure eius, qui ad auctoritatem delatus est, cognoscendae denuntiationis, si id necessarium ad propriam defensionem fuerit. Denuntiantis autem nomen tunc tantum patefieri licebit, cum auctoritati opportunum videatur ut denuntiatus et is, qui eum denuntiaverit, simul compareant; ...» (p. 90).

(©L'Osservatore Romano - 16 luglio 2010)

domenica 11 luglio 2010

Il Papa: Dio è amore, e rendergli culto significa servire i fratelli con amore sincero e generoso


ANGELUS DEL SANTO PADRE: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA

Vedi anche:

Il Samaritano e san Benedetto nel pensiero prima dell’Angelus (Sir)

Il Papa: San Benedetto è il Patrono d'Europa e del mio Pontificato. La logica del Vangelo è quella della carità e del servizio (Izzo)

L’abbraccio di Castel Gandolfo. Vacanze di preghiera e studio per il Papa (Mazza)

Il Papa: San Benedetto è il "grande patrono del mio pontificato"

Festa di san Benedetto, patrono d'Europa: in tempi di degrado, seppe vivificare la cultura cristiana anteponendo Dio ad ogni desiderio

In tempo di vacanze Benedetto XVI invita a farsi prossimo di chi ha bisogno di aiuto (Radio Vaticana)

Il Papa: torno volentieri a Castelgandolfo. Il riposo estivo ci ritempri (Izzo)

Il Papa festeggia San Benedetto e le vacanze: ritemprare corpo e spirito

Benedetto XVI: Seguire logica Dio significa servire fratelli (Apcom)

Il Papa: “il prossimo” è chiunque sia nel bisogno, “specialmente i più emrginati” (AsiaNews)

Domani, nella Festa di San Benedetto, l'Angelus del Papa a Castel Gandolfo

Buon onomastico, Papa Benedetto

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 11.07.2010

Dal pomeriggio di mercoledì 7 luglio, il Santo Padre Benedetto XVI si trova nella residenza pontificia di Castel Gandolfo per trascorrere il periodo di riposo estivo.
Alle ore 12 di oggi, il Papa si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per recitare l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.
Queste le parole del Santo Padre nell’introdurre la preghiera mariana:

PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle,

Da qualche giorno, come vedete, ho lasciato Roma per il soggiorno estivo di Castel Gandolfo. Ringrazio Dio che mi offre questa possibilità di riposo. Ai cari abitanti di questa bella cittadina, dove torno sempre volentieri, rivolgo il mio cordiale saluto.
Il Vangelo di questa domenica si apre con la domanda che un dottore della Legge pone a Gesù: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?» (Lc 10,25). Sapendolo esperto nelle Sacre Scritture, il Signore invita quell’uomo a dare lui stesso la risposta, che infatti egli formula perfettamente, citando i due comandamenti principali: amare Dio con tutto il cuore, tutta la mente e tutte le forze, e amare il prossimo come se stessi.
Allora il dottore della Legge, quasi per giustificarsi, chiede: “E chi è mio prossimo?” (Lc 10,29).

Questa volta, Gesù risponde con la celebre parabola del “buon Samaritano” (cfr Lc 10,30-37), per indicare che sta a noi farci “prossimo” di chiunque abbia bisogno di aiuto.

Il Samaritano, infatti, si fa carico della condizione di uno sconosciuto, che i briganti hanno lasciato mezzo morto lungo la strada; mentre un sacerdote e un levita erano passati oltre, forse pensando che a contatto con il sangue, in base ad un precetto, si sarebbero contaminati.

La parabola, pertanto, deve indurci a trasformare la nostra mentalità secondo la logica di Cristo, che è la logica della carità: .

Questo racconto evangelico offre il “criterio di misura”, cioè “l’universalità dell’amore che si volge verso il bisognoso incontrato «per caso» (cfr Lc 10,31), chiunque egli sia” (Enc. Deus caritas est, 25). Accanto a questa regola universale, vi è anche un’esigenza specificamente ecclesiale: che “nella Chiesa stessa, in quanto famiglia, nessun membro soffra perché nel bisogno” (ibid.). Il programma del cristiano, appreso dall’insegnamento di Gesù, è “un cuore che vede” dove c’è bisogno di amore, e agisce in modo conseguente (cfr ivi, 31).

Cari amici, desidero anche ricordare che oggi la Chiesa fa memoria di san Benedetto da Norcia - il grande Patrono del mio Pontificato - padre e legislatore del monachesimo occidentale.

Egli, come narra san Gregorio Magno, “fu un uomo di vita santa … di nome e per grazia” (Dialogi, II, 1: Bibliotheca Gregorii Magni IV, Roma 2000, p. 136). “Scrisse una Regola per i monaci… specchio di un magistero incarnato nella sua persona: infatti il santo non poté nel modo più assoluto insegnare diversamente da come visse” (Ivi, II, XXXVI: cit., p. 208). Il Papa Paolo VI proclamò san Benedetto Patrono d’Europa il 24 ottobre 1964, riconoscendone l’opera meravigliosa svolta per la formazione della civiltà europea.

Affidiamo alla Vergine Maria il nostro cammino di fede e, in particolare, questo tempo di vacanze, affinché i nostri cuori non perdano mai di vista la Parola di Dio e i fratelli in difficoltà.

DOPO L’ANGELUS

Chers frères et sœurs francophones, soyez les bienvenus à Castel Gandolfo! L’Évangile de ce jour nous rappelle que le vrai croyant sait se distinguer par son amour pour tout être humain, spécialement pour les marginalisés. Sans la charité et la miséricorde, notre pratique chrétienne ne porte pas de fruit. Par l’intercession de la Vierge Marie et de saint Benoît, Patron d’Europe, puissiez-vous consolider votre vie spirituelle durant vos vacances! Bon pèlerinage et bonnes vacances à tous!

I am happy to greet all the English-speaking pilgrims and visitors present for this Angelus prayer. Today’s Liturgy reminds us that to be Christians means to be faithful to the words and example of Jesus, especially by living a life of love of God and neighbour. May the Lord give us grace and courage so that we may always respond generously, as good Samaritans, to the needs of all who suffer, near and far. I wish you all a pleasant stay in Castel Gandolfo and Rome and a blessed Sunday!

Einen herzlichen Gruß richte ich an die deutschsprachigen Pilger hier in Castelgandolfo. Das Doppelgebot der Liebe – Gott zu lieben mit ganzem Herzen und ganzer Seele und den Nächsten zu lieben wie sich selbst – ist der Schlüssel zu einem geglückten Leben in Gemeinschaft mit Gott und mit den Menschen. Die Gottes- und Nächstenliebe ist keine abstrakte Theorie, sondern ein konkreter Auftrag: „Handle danach, und du wirst leben“ (Lk 10,28), sagt der Herr im Evangelium dieses Sonntags. Wie der heutige Tagesheilige Benedikt und alle Heiligen, die Jesus auf diesem Weg der Liebe nachgefolgt sind, wollen auch wir Nächste sein für die Menschen um uns, die unsere Zuwendung und Unterstützung brauchen, um so zum wahren Leben zu gelangen. Dabei geleite euch der Heilige Geist mit seiner Gnade.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, presentes en esta oración mariana, en particular a los fieles de la Cofradía de la Santísima y Vera Cruz de Caravaca. En la parábola del Buen Samaritano, proclamada este domingo, Jesús subraya la importancia primordial del mandamiento del amor y nos invita a practicar la misericordia con nuestro prójimo. Por intercesión de la Santísima Virgen María, supliquemos la gracia de tener los mismos sentimientos del corazón de Cristo y de peregrinar por esta vida haciendo el bien. Muchas gracias y feliz domingo.

Zo srdca vítam slovenských pútnikov, osobitne z farnosti Božieho Milosrdenstva z Košíc. Bratia a sestry, je čas prázdnin a dovoleniek. Využite ich na oddych a na obnovu síl tela aj ducha. Rád udeľujem Apoštolské požehnanie vám i vašim drahým vo vlasti. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Di cuore do il benvenuto ai pellegrini slovacchi, particolarmente a quelli provenienti dalla parrocchia della Divina Misericordia di Košice. Fratelli e sorelle, è il tempo delle ferie e delle vacanze. Sfruttate questo periodo per il riposo e per ritemprare le forze del corpo e dello spirito. Volentieri imparto la Benedizione Apostolica a voi ed ai vostri cari in Patria. Sia lodato Gesù Cristo!]

Drodzy pielgrzymi polscy! Dzisiaj w liturgii wspominamy świętego Benedykta, jednego z patronów Europy. Jego dewiza: ora et labora jest trafną odpowiedzią na pytanie, które słyszymy podczas dzisiejszej Mszy świętej: „Nauczycielu, co mam czynić, aby osiągnąć życie wieczne?” (Łk 10, 25). Niech nasza praca i modlitwa prowadzą nas ku radosnemu spotkaniu z Bogiem, który będzie naszą nagrodą w wieczności. Serdecznie was pozdrawiam i życzę dobrego niedzielnego odpoczynku.

[Cari pellegrini polacchi! Oggi nella liturgia ricordiamo san Benedetto, uno dei patroni d’Europa. Il suo motto: ora et labora è una risposta adeguata alla domanda che abbiamo udito nell’odierna Santa Messa: “Maestro, che cosa devo fare per avere la vita eterna?” (Lc 10, 25). Il nostro lavoro e la nostra preghiera ci conducano a un gioioso incontro con Dio, che sarà la nostra ricompensa nell’eternità. Vi saluto cordialmente e vi auguro un buon riposo domenicale.]

Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare le Suore Apostole del Sacro Cuore di Gesù, in occasione del loro Capitolo Generale. Care Sorelle, prego per voi e vi incoraggio a diffondere l’amore e la devozione al Cuore di Cristo testimoniandolo nei vari campi in cui siete attive: educazione, sanità, pastorale giovanile e familiare, opere sociali per i migranti e i poveri. Saluto l’associazione culturale “La Stella”, di Villa Castelli; ed auguro a tutti una buona domenica.

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giovedì 8 luglio 2010

Il Papa ai Rogazionisti: La grande sfida dell'inculturazione vi chiede oggi di annunciare la Buona Novella con linguaggi e modi comprensibili


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI AI DELEGATI ALL'ASSEMBLEA CAPITOLARE DEI ROGAZIONISTI DEL CUORE DI GESÙ

Ai Delegati all'Assemblea capitolare
dei Rogazionisti del Cuore di Gesù


In occasione del vostro XI Capitolo Generale, desidero unirmi spiritualmente a voi, che state vivendo un evento di grazia: esso è valido richiamo a tornare sempre più alle radici della vostra Congregazione, ad approfondire il carisma per poterlo poi incarnare nell'attuale contesto socio-culturale, nei modi più idonei.

In questi intensi giorni, volete focalizzare la vostra attenzione sul tema "La Regola di vita, espressione della consacrazione, garanzia dell'identità carismatica, sostegno della comunione fraterna, progetto di missione".

Voi intendete rivedere e approvare le Costituzioni e le Norme del vostro Istituto per adeguarle specialmente alla nuova sensibilità ecclesiale scaturita dal Concilio Vaticano II e codificata nel vigente Codice di Diritto Canonico.

Tale impegno riveste particolare importanza, poiché si tratta di presentare all'intera Famiglia religiosa i testi dì riferimento sui quali ognuno dovrà conformare la propria esperienza di vita fraterna e apostolica, per essere segno eloquente dell'amore di Dio e strumento di salvezza in ogni ambiente. Iddio benedica questi vostri propositi! Perché ciò sia fruttuoso occorre che conserviate fedelmente il patrimonio spirituale tramandatovi dal vostro fondatore, sant'Annibale Maria Di Francia, che amò con intensità il Cristo, e a Lui sempre si ispirò nell'attuazione di un provvido apostolato vocazionale come pure di una coraggiosa opera in favore del prossimo bisognoso. Seguite il suo esempio e proseguitene con gioia la missione valida ancora oggi, pur se sono mutate le condizioni sociali in cui viviamo. In particolare, diffondete sempre più lo spirito di preghiera e di sollecitudine per tutte le vocazioni nella Chiesa; siate solerti operai per l'avvento del Regno di Dio, dedicandovi con ogni energia all'evangelizzazione e alla promozione umana.

La grande sfida dell'inculturazione vi chiede oggi di annunciare la Buona Novella con linguaggi e modi comprensibili agli uomini del nostro tempo, coinvolti in processi sociali e culturali in rapida trasformazione.

Vasto pertanto è il campo di apostolato che si apre dinanzi a voi! Come il vostro Fondatore, donate la vostra esistenza a quanti hanno "sete" di speranza, coltivate un'autentica passione educativa soprattutto per i giovani, spendetevi con una generosa attività pastorale tra la gente, specialmente a favore di quanti soffrono nel corpo e nello spirito. A tale proposito, mi piace ripetere a voi quanto dissi recentemente, quasi a conclusione dell'Anno Sacerdotale: "Ogni Pastore è il tramite attraverso il quale Cristo stesso ama gli uomini: è mediante il nostro ministero - cari sacerdoti -, è attraverso di noi che il Signore raggiunge le anime, le istruisce, le custodisce, le guida" (Udienza Generale: L'Osservatore Romano, 27 maggio 2010, p. 1).

La vostra Congregazione vanta una lunga storia, scritta da coraggiosi testimoni di Cristo e del Vangelo. In questa scia siete chiamati oggi a camminare con rinnovato zelo per spingervi, con profetica libertà e saggio discernimento, su ardite strade apostoliche e frontiere missionarie, coltivando una stretta collaborazione con i Vescovi e le altre componenti della Comunità ecclesiale. I vasti orizzonti dell'evangelizzazione e l'urgente necessità di testimoniare il messaggio evangelico a tutti, senza distinzioni, costituiscono il campo del vostro apostolato. Tanti attendono ancora di conoscere Gesù, unico Redentore dell'uomo, e non poche situazioni di ingiustizia e di disagio morale e materiale interpellano i credenti.
Una così urgente missione richiede incessante conversione personale e comunitaria. Solo cuori totalmente aperti all'azione della Grazia sono in grado di interpretare i segni dei tempi e di cogliere gli appelli dell'umanità bisognosa di speranza e di pace.

Rifulga nei vari campi del vostro servizio ecclesiale l'adesione fedele a Cristo e al suo Vangelo. La Vergine Santa, Regina delle vocazioni e Madre dei sacerdoti, vi protegga, vi aiuti e sia la guida sicura del cammino della vostra Famiglia religiosa, perché possa portare a compimento ogni suo progetto di bene. Con questi auspici, mentre assicuro il mio affettuoso ricordo nella preghiera per ciascuno di voi e per i vostri lavori capitolari, di cuore vi imparto la mia Benedizione, che volentieri "estendo a tutti i Rogazionisti, alle Figlie del Divino Zelo e a quanti incontrate nel vostro quotidiano apostolato.

Città del Vaticano, 2 luglio 2010

BENEDICTUS PP. XVI


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mercoledì 7 luglio 2010

Il Papa: Possano sempre i teologi mettersi in ascolto di questa sorgente della fede e conservare l’umiltà e la semplicità dei piccoli!


CICLO DI CATECHESI SUI GRANDI SCRITTORI DELLA CHIESA DI ORIENTE ED OCCIDENTE NEL MEDIOEVO

CICLO DI CATECHESI SULLA TEOLOGIA MONASTICA E LA TEOLOGIA SCOLASTICA

UDIENZA GENERALE: IL VIDEO SU BENEDICT XVI.TV

CATECHESI DEL SANTO PADRE: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA

Vedi anche:

Il Papa: i teologi dovrebbero “conservare la semplicità dei piccoli”

Prima delle vacanze il papa dà una ripassata a Duns Scoto (Magister)

Il Papa raccomanda ai giovani il coraggio di Santa Maria Goretti e chiede ai fedeli polacchi di pregare per il suo soggiorno a Castelgandolfo (Izzo)

Il Papa all'ultima udienza generale, prima della pausa estiva a Castel Gandolfo: la fedeltà a Cristo può costare ostilità e persecuzioni (R.V.)

Il Papa: in ogni tempo Cristiani perseguitati per la loro fedeltà. La libertà autentica non può essere disgiunta dalla Verità (Izzo)

Benedetta dal Papa la nuova statua di sant’Annibale Maria di Francia (Radio Vaticana)

Il Papa: preghiamo perchè i sacerdoti siano degni operai del Vangelo (Izzo)

Il Papa: senza la verità, la libertà diventa prevaricazione dei potenti (AsiaNews)

Il Papa: i teologi conservino l'umiltà e la semplicità dei piccoli (Sir)

Il Papa ricorda l'ostilità e le persecuzioni contro i credenti a causa della loro fedeltà e della loro devozione a Cristo, alla Chiesa e al Papa

L’UDIENZA GENERALE, 07.07.2010

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa, continuando il ciclo di catechesi sui grandi teologi del Medioevo, si è soffermato sulla figura del Beato Giovanni Duns Scoto.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Giovanni Duns Scoto

Cari fratelli e sorelle,

questa mattina - dopo alcune catechesi su diversi grandi teologi - voglio presentarvi un’altra figura importante nella storia della teologia: si tratta del beato Giovanni Duns Scoto, vissuto alla fine del secolo XIII.

Un’antica iscrizione sulla sua tomba riassume le coordinate geografiche della sua biografia: “l’Inghilterra lo accolse; la Francia lo istruì; Colonia, in Germania, ne conserva i resti; in Scozia egli nacque”.

Non possiamo trascurare queste informazioni, anche perché possediamo ben poche notizie sulla vita di Duns Scoto. Egli nacque probabilmente nel 1266 in un villaggio, che si chiamava proprio Duns, nei pressi di Edimburgo. Attratto dal carisma di san Francesco d’Assisi, entrò nella Famiglia dei Frati minori, e nel 1291, fu ordinato sacerdote.

Dotato di un’intelligenza brillante e portata alla speculazione - quell’intelligenza che gli meritò dalla tradizione il titolo di Doctor subtilis, “Dottore sottile”- Duns Scoto fu indirizzato agli studi di filosofia e di teologia presso le celebri Università di Oxford e di Parigi.

Conclusa con successo la formazione, intraprese l’insegnamento della teologia nelle Università di Oxford e di Cambridge, e poi di Parigi, iniziando a commentare, come tutti i Maestri del tempo, le Sentenze di Pietro Lombardo. Le opere principali di Duns Scoto rappresentano appunto il frutto maturo di queste lezioni, e prendono il titolo dai luoghi in cui egli insegnò: Opus Oxoniense (Oxford), Reportatio Cambrigensis (Cambridge), Reportata Parisiensia (Parigi). Da Parigi si allontanò quando, scoppiato un grave conflitto tra il re Filippo IV il Bello e il Papa Bonifacio VIII, Duns Scoto preferì l’esilio volontario, piuttosto che firmare un documento ostile al Sommo Pontefice, come il re aveva imposto a tutti i religiosi. Così – per amore alla Sede di Pietro –, insieme ai Frati francescani, abbandonò il Paese.

Cari fratelli e sorelle, questo fatto ci invita a ricordare quante volte, nella storia della Chiesa, i credenti hanno incontrato ostilità e subito perfino persecuzioni a causa della loro fedeltà e della loro devozione a Cristo, alla Chiesa e al Papa. Noi tutti guardiamo con ammirazione a questi cristiani, che ci insegnano a custodire come un bene prezioso la fede in Cristo e la comunione con il Successore di Pietro e, così, con la Chiesa universale.

Tuttavia, i rapporti fra il re di Francia e il successore di Bonifacio VIII ritornarono ben presto amichevoli, e nel 1305 Duns Scoto poté rientrare a Parigi per insegnarvi la teologia con il titolo di Magister regens, oggi si direbbe professore ordinario. Successivamente, i Superiori lo inviarono a Colonia come professore dello Studio teologico francescano, ma egli morì l’8 novembre del 1308, a soli 43 anni di età, lasciando, comunque, un numero rilevante di opere.

A motivo della fama di santità di cui godeva, il suo culto si diffuse ben presto nell’Ordine francescano e il Venerabile Papa Giovanni Paolo II volle confermarlo solennemente beato il 20 Marzo 1993, definendolo “cantore del Verbo incarnato e difensore dell’Immacolata Concezione”. In questa espressione è sintetizzato il grande contributo che Duns Scoto ha offerto alla storia della teologia.

Anzitutto, egli ha meditato sul Mistero dell’Incarnazione e, a differenza di molti pensatori cristiani del tempo, ha sostenuto che il Figlio di Dio si sarebbe fatto uomo anche se l’umanità non avesse peccato. Egli afferma nella “Reportata Parisiensa”: “Pensare che Dio avrebbe rinunciato a tale opera se Adamo non avesse peccato sarebbe del tutto irragionevole! Dico dunque che la caduta non è stata la causa della predestinazione di Cristo, e che - anche se nessuno fosse caduto, né l’angelo né l’uomo - in questa ipotesi Cristo sarebbe stato ancora predestinato nella stessa maniera” (in III Sent., d. 7, 4).

Questo pensiero, forse un po’ sorprendente, nasce perché per Duns Scoto l’Incarnazione del Figlio di Dio, progettata sin dall’eternità da parte di Dio Padre nel suo piano di amore, è compimento della creazione, e rende possibile ad ogni creatura, in Cristo e per mezzo di Lui, di essere colmata di grazia, e dare lode e gloria a Dio nell’eternità. Duns Scoto, pur consapevole che, in realtà, a causa del peccato originale, Cristo ci ha redenti con la sua Passione, Morte e Risurrezione, ribadisce che l’Incarnazione è l’opera più grande e più bella di tutta la storia della salvezza, e che essa non è condizionata da nessun fatto contingente, ma è l’idea originale di Dio di unire finalmente tutto il creato con se stesso nella persona e nella carne del Figlio.

Fedele discepolo di san Francesco, Duns Scoto amava contemplare e predicare il Mistero della Passione salvifica di Cristo, espressione dell’amore immenso di Dio, il Quale comunica con grandissima generosità al di fuori di sé i raggi della Sua bontà e del Suo amore (cfr Tractatus de primo principio, c. 4). E questo amore non si rivela solo sul Calvario, ma anche nella Santissima Eucaristia, della quale Duns Scoto era devotissimo e che vedeva come il Sacramento della presenza reale di Gesù e come il Sacramento dell’unità e della comunione che induce ad amarci gli uni gli altri e ad amare Dio come il Sommo Bene comune (cfr Reportata Parisiensia, in IV Sent., d. 8, q. 1, n. 3).

Cari fratelli e sorelle, questa visione teologica, fortemente “cristocentrica”, ci apre alla contemplazione, allo stupore e alla gratitudine: Cristo è il centro della storia e del cosmo, è Colui che dà senso, dignità e valore alla nostra vita! Come a Manila il Papa Paolo VI, anch’io oggi vorrei gridare al mondo: “[Cristo] è il rivelatore del Dio invisibile, è il primogenito di ogni creatura, è il fondamento di ogni cosa; Egli è il Maestro dell’umanità, è il Redentore; Egli è nato, è morto, è risorto per noi; Egli è il centro della storia e del mondo; Egli è Colui che ci conosce e che ci ama; Egli è il compagno e l’amico della nostra vita... Io non finirei più di parlare di Lui” (Omelia, 29 novembre 1970).

Non solo il ruolo di Cristo nella storia della salvezza, ma anche quello di Maria è oggetto della riflessione del Doctor subtilis.

Ai tempi di Duns Scoto la maggior parte dei teologi opponeva un’obiezione, che sembrava insormontabile, alla dottrina secondo cui Maria Santissima fu esente dal peccato originale sin dal primo istante del suo concepimento: di fatto, l’universalità della Redenzione operata da Cristo, a prima vista, poteva apparire compromessa da una simile affermazione, come se Maria non avesse avuto bisogno di Cristo e della sua redenzione. Perciò i teologi si opponevano a questa tesi. Duns Scoto, allora, per far capire questa preservazione dal peccato originale, sviluppò un argomento che verrà poi adottato anche dal beato Papa Pio IX nel 1854, quando definì solennemente il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria. E questo argomento è quello della “Redenzione preventiva”, secondo cui l’Immacolata Concezione rappresenta il capolavoro della Redenzione operata da Cristo, perché proprio la potenza del suo amore e della sua mediazione ha ottenuto che la Madre fosse preservata dal peccato originale. Quindi Maria è totalmente redenta da Cristo, ma già prima della concezione. I Francescani, suoi confratelli, accolsero e diffusero con entusiasmo questa dottrina, e altri teologi – spesso con solenne giuramento – si impegnarono a difenderla e a perfezionarla.

A questo riguardo, vorrei mettere in evidenza un dato, che mi pare importante. Teologi di valore, come Duns Scoto circa la dottrina sull’Immacolata Concezione, hanno arricchito con il loro specifico contributo di pensiero ciò che il Popolo di Dio credeva già spontaneamente sulla Beata Vergine, e manifestava negli atti di pietà, nelle espressioni dell’arte e, in genere, nel vissuto cristiano. Così la fede sia nell’Immacolata Concezione, sia nell’Assunzione corporale della Vergine era già presente nel Popolo di Dio, mentre la teologia non aveva ancora trovato la chiave per interpretarla nella totalità della dottrina della fede.

Quindi il Popolo di Dio precede i teologi e tutto questo grazie a quel soprannaturale sensus fidei, cioè a quella capacità infusa dallo Spirito Santo, che abilita ad abbracciare la realtà della fede, con l’umiltà del cuore e della mente. In questo senso, il Popolo di Dio è “magistero che precede”, e che poi deve essere approfondito e intellettualmente accolto dalla teologia.

Possano sempre i teologi mettersi in ascolto di questa sorgente della fede e conservare l’umiltà e la semplicità dei piccoli!

L’avevo ricordato qualche mese fa dicendo: “Ci sono grandi dotti, grandi specialisti, grandi teologi, maestri della fede, che ci hanno insegnato molte cose. Sono penetrati nei dettagli della Sacra Scrittura… ma non hanno potuto vedere il mistero stesso, il vero nucleo... L’essenziale è rimasto nascosto! Invece, ci sono anche nel nostro tempo i piccoli che hanno conosciuto tale mistero. Pensiamo a santa Bernardette Soubirous; a santa Teresa di Lisieux, con la sua nuova lettura della Bibbia ‘non scientifica’, ma che entra nel cuore della Sacra Scrittura(Omelia. S. Messa con i Membri della Commissione Teologica Internazionale, 1 dicembre 2009).

Infine, Duns Scoto ha sviluppato un punto a cui la modernità è molto sensibile. Si tratta del tema della libertà e del suo rapporto con la volontà e con l’intelletto. Il nostro autore sottolinea la libertà come qualità fondamentale della volontà, iniziando una impostazione di tendenza volontaristica, che si sviluppò in contrasto con il cosiddetto intellettualismo agostiniano e tomista.

Per san Tommaso d’Aquino, che segue sant’Agostino, la libertà non può considerarsi una qualità innata della volontà, ma il frutto della collaborazione della volontà e dell’intelletto. Un’idea della libertà innata e assoluta collocata nella volontà che precede l’intelletto, sia in Dio che nell’uomo, rischia, infatti, di condurre all’idea di un Dio che non sarebbe legato neppure alla verità e al bene.

Il desiderio di salvare l’assoluta trascendenza e diversità di Dio con un’accentuazione così radicale e impenetrabile della sua volontà non tiene conto che il Dio che si è rivelato in Cristo è il Dio “logos”, che ha agito e agisce pieno di amore verso di noi. Certamente, come afferma Duns Scoto nella linea della teologia francescana, l’amore supera la conoscenza ed è capace di percepire sempre di più del pensiero, ma è sempre l’amore del Dio “logos” (cfr Benedetto XVI, Discorso a Regensburg, Insegnamenti di Benedetto XVI, II [2006], p. 261). Anche nell’uomo l’idea di libertà assoluta, collocata nella volontà, dimenticando il nesso con la verità, ignora che la stessa libertà deve essere liberata dei limiti che le vengono dal peccato.

Parlando ai seminaristi romani - l’anno scorso - ricordavo che “la libertà in tutti i tempi è stata il grande sogno dell'umanità, sin dagli inizi, ma particolarmente nell'epoca moderna(Discorso al Pontificio Seminario Romano Maggiore, 20 febbraio 2009).
Però, proprio la storia moderna, oltre alla nostra esperienza quotidiana, ci insegna che la libertà è autentica, e aiuta alla costruzione di una civiltà veramente umana, solo quando è riconciliata con la verità. Se è sganciata dalla verità, la libertà diventa tragicamente principio di distruzione dell’armonia interiore della persona umana, fonte di prevaricazione dei più forti e dei violenti, e causa di sofferenze e di lutti.

La libertà, come tutte le facoltà di cui l’uomo è dotato, cresce e si perfeziona, afferma Duns Scoto, quando l’uomo si apre a Dio, valorizzando quella disposizione all’ascolto della Sua voce, che egli chiama potentia oboedientialis: quando noi ci mettiamo in ascolto della Rivelazione divina, della Parola di Dio, per accoglierla, allora siamo raggiunti da un messaggio che riempie di luce e di speranza la nostra vita e siamo veramente liberi.

Cari fratelli e sorelle, il beato Duns Scoto ci insegna che nella nostra vita l’essenziale è credere che Dio ci è vicino e ci ama in Cristo Gesù, e coltivare, quindi, un profondo amore a Lui e alla sua Chiesa. Di questo amore noi siamo i testimoni su questa terra. Maria Santissima ci aiuti a ricevere questo infinito amore di Dio di cui godremo pienamente in eterno nel Cielo, quando finalmente la nostra anima sarà unita per sempre a Dio, nella comunione dei santi.

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