martedì 27 febbraio 2007

UDIENZA AI RAPPRESENTANTI DI ALCUNE COMUNITA' MUSULMANE (Colonia, 20 agosto 2005)


UDIENZA AI RAPPRESENTANTI DI ALCUNE COMUNITÀ MUSULMANE, NELL’ARCIVESCOVADO DI KÖLN (20 agosto 2005)

Alle 18 di questo pomeriggio, nell’Arcivescovado di Köln, il Santo Padre Benedetto XVI incontra i Rappresentanti di alcune Comunità musulmane.
Dopo il saluto del Sig. Ridvan Cakir, Presidente dell’Unione Turco-Islamica dell’Istituto per la Religione, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:

Discorso del Santo Padre:

Cari amici musulmani,

è motivo di grande gioia per me accogliervi e porgervi il mio cordiale saluto. Come sapete, sono qui a Colonia per incontrare i giovani venuti da ogni parte d’Europa e del mondo. I giovani sono il futuro dell’umanità e la speranza delle nazioni. Il mio amato predecessore, il Papa Giovanni Paolo II, disse un giorno ai giovani musulmani riuniti nello stadio di Casablanca, in Marocco: "I giovani possono costruire un futuro migliore, se pongono innanzitutto la loro fede in Dio e si impegnano poi a costruire questo mondo nuovo secondo il disegno di Dio, con saggezza e fiducia" (Insegnamenti, VIII/2, 1985, p. 500). E’ in questa prospettiva che mi rivolgo a voi, stimati e cari amici musulmani, per condividere con voi le mie speranze e mettervi a parte anche delle mie preoccupazioni in questi momenti particolarmente difficili della storia del nostro tempo.

Sono certo di interpretare anche il vostro pensiero nel porre in evidenza, tra le preoccupazioni, quella che nasce dalla constatazione del dilagante fenomeno del terrorismo. So che in molti avete respinto in modo deciso, anche pubblicamente, in particolare qualsiasi collegamento della vostra fede con il terrorismo e lo avete condannato chiaramente. Di questo vi ringrazio, poiché ciò favorisce il clima di fiducia di cui abbiamo bisogno. Continuano a ripetersi in varie parti del mondo azioni terroristiche, che gettano persone nel pianto e nella disperazione. Gli ideatori e programmatori di questi attentati mostrano di voler avvelenare i nostri rapporti e distruggere la fiducia; essi si servono di tutti i mezzi, anche della religione, per opporsi ad ogni sforzo di convivenza pacifica e serena. Grazie a Dio, concordiamo sul fatto che il terrorismo, di qualunque matrice esso sia, è una scelta perversa e crudele, che calpesta il diritto sacrosanto alla vita e scalza le fondamenta stesse di ogni civile convivenza. Se insieme riusciremo ad estirpare dai cuori il sentimento di rancore, a contrastare ogni forma di intolleranza e ad opporci ad ogni manifestazione di violenza, freneremo insieme l’ondata di fanatismo crudele che mette a repentaglio la vita di tante persone, ostacolando il progresso della pace nel mondo. Il compito è arduo, ma non impossibile. Il credente – e noi tutti come cristiani e come musulmani siamo credenti – sa di poter contare, nonostante la propria fragilità, sulla forza spirituale della preghiera.

Cari amici, sono profondamente convinto che dobbiamo affermare, senza cedimenti alle pressioni negative dell’ambiente, i valori del rispetto reciproco, della solidarietà e della pace. La vita di ogni essere umano è sacra sia per i cristiani che per i musulmani. Abbiamo un grande spazio di azione in cui sentirci uniti al servizio dei fondamentali valori morali. La dignità della persona e la difesa dei diritti che da tale dignità scaturiscono devono costituire lo scopo di ogni progetto sociale e di ogni sforzo posto in essere per attuarlo. E’ questo un messaggio scandito in modo inconfondibile dalla voce sommessa ma chiara della coscienza. E’ un messaggio che occorre ascoltare e far ascoltare: se se ne spegnesse l’eco nei cuori, il mondo sarebbe esposto alle tenebre di una nuova barbarie. Solo sul riconoscimento della centralità della persona si può trovare una comune base di intesa, superando eventuali contrapposizioni culturali e neutralizzando la forza dirompente delle ideologie.

Nell’incontro che ho avuto in aprile con i Delegati delle Chiese e Comunità ecclesiali e con i rappresentanti di varie Tradizioni religiose dissi: "Vi assicuro che la Chiesa vuole continuare a costruire ponti di amicizia con i seguaci di tutte le religioni, al fine di ricercare il bene autentico di ogni persona e della società nel suo insieme" (in: L’Osservatore Romano, 25 aprile 2005, p. 4). L’esperienza del passato ci insegna che il rispetto mutuo e la comprensione, purtroppo, non hanno sempre contraddistinto i rapporti tra cristiani e musulmani. Quante pagine di storia registrano le battaglie e le guerre affrontate invocando, da una parte e dall’altra, il nome di Dio, quasi che combattere il nemico e uccidere l’avversario potesse essere cosa a Dio gradita. Il ricordo di questi tristi eventi dovrebbe riempirci di vergogna, ben sapendo quali atrocità siano state commesse nel nome delle religioni. Le lezioni del passato devono servirci ad evitare di ripetere gli stessi errori. Noi vogliamo ricercare vie di riconciliazione e imparare a vivere rispettando ciascuno l’identità dell’altro. La difesa della libertà religiosa, in questo senso, è un imperativo costante e il rispetto delle minoranze un segno indiscutibile di vera civiltà.

A questo proposito, è sempre opportuno richiamare quanto i Padri del Concilio Vaticano II hanno detto circa i rapporti con i musulmani: "La Chiesa guarda con stima anche i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come si è sottomesso Abramo, al quale la fede islamica volentieri si riferisce... Se nel corso dei secoli non pochi dissensi e inimicizie sono sorti tra cristiani e musulmani, il sacrosanto Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e ad esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà" (Dichiarazione Nostra Aetate, n. 3). Queste parole del Concilio Vaticano II rimangono per noi la "Magna Charta" del dialogo con voi, cari amici musulmani, e sono lieto che abbiate parlato a noi con lo stesso spirito e abbiate confermato queste intenzioni.

Voi, stimati amici, rappresentate alcune Comunità musulmane esistenti in questo Paese nel quale sono nato, ho studiato e ho vissuto una buona parte della mia vita. Proprio per questo era mio desiderio incontrarvi. Voi guidate i credenti dell’Islam e li educate nella fede musulmana. L’insegnamento è il veicolo attraverso cui si comunicano idee e convincimenti. La parola è la strada maestra nell’educazione della mente. Voi avete, pertanto, una grande responsabilità nella formazione delle nuove generazioni. Apprendo con gratitudine in quale spirito voi coltivate questa responsabilità. Insieme, cristiani e musulmani, dobbiamo far fronte alle numerose sfide che il nostro tempo ci propone. Non c’è spazio per l’apatia e il disimpegno ed ancor meno per la parzialità e il settarismo. Non possiamo cedere alla paura né al pessimismo. Dobbiamo piuttosto coltivare l’ottimismo e la speranza. Il dialogo interreligioso e interculturale fra cristiani e musulmani non può ridursi ad una scelta stagionale. Esso è infatti una necessità vitale, da cui dipende in gran parte il nostro futuro. I giovani, provenienti da tante parti del mondo, sono qui a Colonia come testimoni viventi di solidarietà, di fratellanza e di amore. Vi auguro con tutto il cuore, stimati e cari amici musulmani, che il Dio misericordioso e compassionevole vi protegga, vi benedica e vi illumini sempre. Il Dio della pace sollevi i nostri cuori, alimenti la nostra speranza e guidi i nostri passi sulle strade del mondo. Grazie!

© Copyright 2007 - Libreria Editrice Vaticana

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