6 mesi fa
domenica 24 febbraio 2008
Benedetto XVI rende omaggio a Giovanni Paolo II nel primo anniversario della morte
CAPPELLA PAPALE NEL PRIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL SOMMO PONTEFICE GIOVANNI PAOLO II
OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
Piazza San Pietro
Lunedì, 3 aprile 2006
Cari fratelli e sorelle!
In questi giorni è particolarmente viva nella Chiesa e nel mondo la memoria del Servo di Dio Giovanni Paolo II nel primo anniversario della sua morte. Con la veglia mariana di ieri sera abbiamo rivissuto il momento preciso in cui, un anno fa, avvenne il suo pio transito, mentre oggi ci ritroviamo in questa stessa Piazza San Pietro per offrire il Sacrificio eucaristico in suffragio della sua anima eletta. Saluto con affetto, insieme con i Cardinali, i Vescovi, i sacerdoti e i religiosi, i numerosi pellegrini giunti da tante parti, specialmente dalla Polonia, per testimoniargli stima, affetto e profonda riconoscenza. Vogliamo pregare per questo amato Pontefice, lasciandoci illuminare dalla Parola di Dio che or ora abbiamo ascoltato.
Nella prima Lettura, tratta dal Libro della Sapienza, ci è stato ricordato qual è il destino finale dei giusti: un destino di felicità sovrabbondante, che ricompensa senza misura per le sofferenze e le prove affrontate nel corso della vita. "Dio li ha provati - afferma l'autore sacro - e li ha trovati degni di sé: li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come un olocausto" (3, 5-6). Il termine "olocausto" fa riferimento al sacrificio in cui la vittima veniva interamente bruciata, consumata dal fuoco; era segno, pertanto, di offerta totale a Dio. Questa espressione biblica ci fa pensare alla missione di Giovanni Paolo II, che ha fatto dono a Dio e alla Chiesa della sua esistenza e ha vissuto la dimensione sacrificale del suo sacerdozio specialmente nella celebrazione dell'Eucaristia. Tra le invocazioni a lui care ve n'era una tratta dalle "Litanie di Gesù Cristo Sacerdote e Vittima", che egli volle porre al termine del libro Dono e Mistero, pubblicato in occasione del 50° del suo Sacerdozio (cfr pp. 113-116): "Iesu, Pontifex qui tradidisti temetipsum Deo oblationem et hostiam - Gesù, Pontefice che consegnasti te stesso a Dio come offerta e vittima, abbi pietà di noi". Quante volte egli ripeté questa invocazione! Essa esprime bene il carattere intimamente sacerdotale di tutta la sua vita. Egli non ha mai fatto mistero del suo desiderio di diventare sempre più una cosa sola con Cristo Sacerdote, mediante il Sacrificio eucaristico, sorgente di infaticabile dedizione apostolica.
Alla base di questa offerta totale di sé stava naturalmente la fede. Nella seconda Lettura, poc'anzi ascoltata, San Pietro utilizza anch'egli l'immagine dell'oro provato col fuoco e la applica alla fede (cfr 1 Pt 1, 7). In effetti, nelle difficoltà della vita è soprattutto la qualità della fede di ciascuno ad essere saggiata e verificata: la sua solidità, la sua purezza, la sua coerenza con la vita. Ebbene, il compianto Pontefice, che Dio aveva dotato di molteplici doni umani e spirituali, passando attraverso il crogiolo delle fatiche apostoliche e della malattia, è apparso sempre più una "roccia" nella fede. Chi ha avuto modo di frequentarlo da vicino ha potuto quasi toccare con mano quella sua fede schietta e salda, che, se ha impressionato la cerchia dei collaboratori, non ha mancato di diffondere, durante il lungo Pontificato, il suo influsso benefico in tutta la Chiesa, in un crescendo che ha raggiunto il suo culmine negli ultimi mesi e giorni della sua vita. Una fede convinta, forte e autentica, libera da paure e compromessi, che ha contagiato il cuore di tanta gente, grazie anche ai numerosi pellegrinaggi apostolici in ogni parte del mondo, e specialmente grazie a quell'ultimo "viaggio" che è stata la sua agonia e la sua morte.
La pagina del Vangelo che è stata proclamata ci aiuta a comprendere un altro aspetto della sua personalità umana e religiosa. Potremmo dire che egli, Successore di Pietro, ha imitato in modo singolare, tra gli Apostoli, Giovanni, il "discepolo amato", che restò sotto la Croce accanto a Maria nell'ora dell'abbandono e della morte del Redentore. Vedendoli lì vicini - narra l'evangelista - Gesù li affidò l'uno all'altra: "Donna, ecco il tuo figlio! ... Ecco la tua madre" (Gv 19, 26-27). Queste parole del Signore morente erano particolarmente care a Giovanni Paolo II. Come l'Apostolo evangelista, anch'egli ha voluto prendere Maria nella sua casa: "et ex illa hora accepit eam discipulus in sua" (Gv 19, 27). L'espressione "accepit eam in sua" è singolarmente densa: indica la decisione di Giovanni di rendere Maria partecipe della propria vita così da sperimentare che, chi apre il cuore a Maria, in realtà è da Lei accolto e diventa suo. Il motto segnato nello stemma del Pontificato di Papa Giovanni Paolo II, Totus tuus, riassume bene questa esperienza spirituale e mistica, in una vita orientata completamente a Cristo per mezzo di Maria: "ad Iesum per Mariam".
Cari fratelli e sorelle, questa sera il nostro pensiero torna con emozione al momento della morte dell'amato Pontefice, ma al tempo stesso il cuore è come spinto a guardare avanti. Sentiamo risuonare nell'animo i suoi ripetuti inviti ad avanzare senza paura sulla strada della fedeltà al Vangelo per essere araldi e testimoni di Cristo nel terzo millennio. Ci tornano alla mente le sue incessanti esortazioni a cooperare generosamente alla realizzazione di una umanità più giusta e solidale, ad essere operatori di pace e costruttori di speranza. Resti sempre fisso il nostro sguardo su Cristo, "lo stesso ieri, oggi e sempre" (Eb 13, 8), che guida saldamente la sua Chiesa. Noi abbiamo creduto al suo amore ed è l'incontro con Lui "che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva" (cfr Deus caritas est, 1). La forza dello Spirito di Gesù sia per tutti, cari fratelli e sorelle, come lo fu per Papa Giovanni Paolo II, sorgente di pace e di gioia. E la Vergine Maria, Madre della Chiesa, ci aiuti ad essere in ogni circostanza, come lui, apostoli infaticabili del suo divin Figlio e profeti del suo amore misericordioso. Amen!
© Copyright 2006 - Libreria Editrice Vaticana
SANTO ROSARIO PROMOSSO DALLA DIOCESI DI ROMA NEL PRIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL SERVO DI DIO PAPA GIOVANNI PAOLO II
PAROLE DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
Piazza San Pietro
Domenica, 2 aprile 2006
Cari fratelli e sorelle!
Ci siamo incontrati questa sera, nel primo anniversario della scomparsa dell’amato Papa Giovanni Paolo II, per questa veglia mariana organizzata dalla Diocesi di Roma. Saluto con affetto tutti voi qui presenti in Piazza San Pietro, ad iniziare dal Cardinale Vicario Camillo Ruini e dai Vescovi Ausiliari, con un pensiero speciale per i Cardinali, i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose e tutti i fedeli laici, particolarmente i giovani. È veramente l’intera città di Roma che è qui simbolicamente raccolta per questo emozionante momento di riflessione e di preghiera. Un saluto speciale al Cardinale Stanislao Dziwisz, Arcivescovo Metropolita di Cracovia, videocollegato con noi, per molti anni fedele collaboratore del compianto Pontefice. E’ passato già un anno dalla morte del Servo di Dio Giovanni Paolo II, avvenuta quasi a questa medesima ora - erano le 21,37 -, ma la sua memoria continua ad essere quanto mai viva, come testimoniano le tante manifestazioni programmate in questi giorni, in ogni parte del mondo. Egli continua ad essere presente nella nostra mente e nel nostro cuore; continua a comunicarci il suo amore per Dio e il suo amore per l’uomo; continua a suscitare in tutti, specie nei giovani, l’entusiasmo del bene e il coraggio di seguire Gesù e i suoi insegnamenti.
Come riassumere la vita e la testimonianza evangelica di questo grande Pontefice? Potrei tentare di farlo utilizzando due parole: "fedeltà" e "dedizione", fedeltà totale a Dio e dedizione senza riserve alla propria missione di Pastore della Chiesa universale. Fedeltà e dedizione apparse ancor più convincenti e commoventi negli ultimi mesi, quando ha incarnato in sé ciò che ebbe a scrivere nel 1984 nella Lettera apostolica Salvifici doloris: "La sofferenza è presente nel mondo per sprigionare amore, per far nascere opere di amore verso il prossimo, per trasformare tutta la civiltà umana nella «civiltà dell'amore»" (n. 30). La sua malattia affrontata con coraggio ha reso tutti più attenti al dolore umano, ad ogni dolore fisico e spirituale; ha dato alla sofferenza dignità e valore, testimoniando che l'uomo non vale per la sua efficienza, per il suo apparire, ma per se stesso, perché creato e amato da Dio. Con le parole e i gesti il caro Giovanni Paolo II non si è stancato di indicare al mondo che se l'uomo si lascia abbracciare da Cristo, non mortifica la ricchezza della sua umanità; se a Lui aderisce con tutto il cuore, non gli viene a mancare qualcosa. Al contrario, l'incontro con Cristo rende la nostra vita più appassionante. Proprio perché si è avvicinato sempre più a Dio nella preghiera, nella contemplazione, nell'amore per la Verità e la Bellezza, il nostro amato Papa ha potuto farsi compagno di viaggio di ognuno di noi e parlare con autorevolezza anche a quanti sono lontani dalla fede cristiana.
Nel primo anniversario del suo ritorno alla Casa del Padre siamo invitati questa sera ad accogliere nuovamente l'eredità spirituale che egli ci ha lasciato; siamo stimolati, tra l'altro, a vivere ricercando instancabilmente la Verità che sola appaga il nostro cuore. Siamo incoraggiati a non aver paura di seguire Cristo, per recare a tutti l'annuncio del Vangelo, che è fermento di una umanità più fraterna e solidale. Giovanni Paolo II ci aiuti dal cielo a proseguire il nostro cammino, restando docili discepoli di Gesù per essere, come egli stesso amava ripetere ai giovani, "sentinelle del mattino" in questo inizio del terzo millennio cristiano. Invochiamo per questo Maria, la Madre del Redentore, verso la quale egli nutrì sempre tenera devozione.
Mi rivolgo ora ai fedeli che dalla Polonia sono in collegamento con noi.
Jednoczymy się w duchu z Polakami, którzy zgromadzili się a czuwaniu w Krakowie, w Warszawie i w wielu innych miejscach. Żywe jest w nas wszystkich wspomnienie Jana Pawła II i nie gaśnie poczucie jego duchowej obecności. Pamięć o szczególnej miłości, jaką darzył swoich rodaków, zawsze niech będzie dla was światłem na drodze ku Chrystusowi. „Trwajcie mocni w wierze". Serdecznie wam błogosławię.
[Uniamoci in spirito con i polacchi che si sono radunati a Cracovia, a Varsavia e negli altri luoghi per la veglia. È vivo in noi il ricordo di Giovanni Paolo II e non si spegne il senso della sua spirituale presenza. La memoria del particolare amore che nutriva per i suoi connazionali sempre sia per voi la luce sulla via verso Cristo. "Rimanete forti nella fede". Vi benedico di cuore].
Ora imparto di cuore a tutti la mia Benedizione.
© Copyright 2006 - Libreria Editrice Vaticana
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