8 mesi fa
domenica 27 dicembre 2009
Il Papa: Sono qui tra voi per dirvi che vi sono vicino e vi voglio bene e che le vostre persone e le vostre vicende non sono lontane dai miei pensieri
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Il Papa: "Tante persone, provenienti da vari Paesi, segnate dal bisogno, si ritrovano qui per cercare una parola, un aiuto, una luce per un futuro migliore. Impegnatevi perché nessuno sia solo, nessuno sia emarginato, nessuno sia abbandonato" (Parole al termine della visita alla mensa della Comunità di San’Egidio a Roma, 27 dicembre 2009)
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Riceviamo e con grandissimo piacere anticipiamo il discorso tenuto dal Santo Padre.
R.
PRANZO CON I POVERI ASSISTITI DALLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO NELLA SEDE ROMANA DI TRASTEVERE, 27.12.2009
Alle ore 13 di oggi, Festa della Santa Famiglia, il Santo Padre Benedetto XVI si è recato nella mensa di via Dandolo, nel quartiere di Trastevere a Roma, per pranzare con i poveri assistiti dalla Comunità di San’Egidio.
Al suo arrivo, il Papa è stato accolto dai membri della Comunità di Sant’Egidio e ricevuto dal fondatore, Prof. Andrea Riccardi; da S.E. Mons. Luigi Moretti, Vicegerente della Diocesi di Roma e da S.E. Mons. Vincenzo Paglia, Vescovo di Terni-Narni-Amelia.
Nella sala da pranzo, recitata la preghiera di benedizione, il Papa ha ricevuto il saluto del Prof. Riccardi e si è quindi seduto a tavola con alcuni poveri. Al termine del momento conviviale, prima di offrire la torta agli oltre 150 ospiti, il Santo Padre ha rivolto ai presenti un discorso. I bimbini hanno intonato un inno natalizio e il Papa li ha salutati donando personalmente dei giocattoli a ciascuno di loro.
Infine il Santo Padre ha incontrato, in una sala attigua, un gruppo di trenta stranieri che studiano italiano presso la Comunità di Sant’Egidio e - prima di rientrare in Vaticano - ha salutato quanti non avevano trovato posto all’interno della struttura e lo attendevano lungo la strada.
Di seguito pubblichiamo il testo del discorso e del saluto finale del Santo Padre:
DISCORSO AL TERMINE DEL PRANZO
Cari Amici!
È per me un’esperienza commovente essere con voi, essere qui nella famiglia della Comunità di Sant’Egidio, essere con gli amici di Gesù, perché Gesù ama specialmente le persone sofferenti, le persone con difficoltà, e vuole averli come i suoi fratelli e sorelle. Grazie per questa possibilità!
Sono molto lieto e ringrazio quanti con amore e competenza hanno preparato il cibo – realmente ho sentito la competenza di questa cucina, complimenti! – e anche per quelli che lo hanno servito celermente così che in un’ora abbiamo fatto un grande pranzo. Grazie e complimenti!
Rivolgo il mio cordiale pensiero al Vicegerente, Mons. Luigi Moretti, e a Mons. Vincenzo Paglia, Vescovo di Terni-Narni-Amelia. Saluto con affetto il Prof. Andrea Riccardi, Fondatore della Comunità – amico da tanto tempo, come anche Mons. Paglia e Mons. Spreafico - ringraziandolo per le cortesi e profonde parole che ha voluto indirizzarmi. Con il prof. Riccardi saluto anche il Presidente Prof. Marco Impagliazzo, il Parroco di Santa Maria in Trastevere, Mons. Matteo Zuppi, Assistente ecclesiastico. Rivolgo infine un particolare pensiero a tutti gli amici di Sant'Egidio e a ciascuno dei presenti. Durante il pranzo ho potuto conoscere un po’ la storia di alcuni, come riflesso delle situazioni umane qui presenti, ho ascoltato vicende dolorose e cariche di umanità, anche storie di un amore ritrovato qui a Sant’Egidio: esperienze di anziani, emigrati, gente senza fissa dimora, zingari, disabili, persone con problemi economici o altre difficoltà, tutti, in un modo o nell’altro, provati dalla vita.
Sono qui tra voi per dirvi che vi sono vicino e vi voglio bene e che le vostre persone e le vostre vicende non sono lontane dai miei pensieri, ma al centro e nel cuore della Comunità dei credenti e così anche nel mio cuore.
Attraverso gesti di amore di quanti seguono Gesù diventa visibile la verità che "(Dio) per primo ci ha amati e continua ad amarci per primo; per questo anche noi possiamo rispondere con l’amore" (Enc. Deus caritas est, 17). Gesù dice: "ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi" (Mt 25,35-36). E conclude: "tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (v. 40). Ascoltando queste parole, come non sentirsi davvero amici di quelli in cui il Signore si riconosce? E non solo amici, ma anche familiari. Sono venuto tra voi proprio nella Festa della Santa Famiglia, perché, in un certo senso, essa vi assomiglia. Infatti, anche la Famiglia di Gesù, fin dai suoi primi passi, ha incontrato difficoltà: ha vissuto il disagio di non trovare ospitalità, fu costretta ad emigrare in Egitto per la violenza del Re Erode. Voi sapete bene cosa significa difficoltà, ma avete qui qualcuno che vi vuole bene e vi aiuta, anzi, qualcuno qui ha trovato la sua famiglia grazie al servizio premuroso della Comunità di Sant'Egidio, che offre un segno dell’amore di Dio per i poveri.
Qui oggi si realizza quanto avviene a casa: chi serve e aiuta si confonde con chi è aiutato e servito, e al primo posto si trova chi è maggiormente nel bisogno. Mi torna alla mente l’espressione del Salmo: "Ecco, come è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme" (Sal 133,1). L'impegno di far sentire in famiglia chi è solo o nel bisogno, così lodevolmente portato avanti dalla Comunità di Sant’Egidio, nasce dall’ascolto attento della Parola di Dio e dalla preghiera. Desidero incoraggiare tutti a perseverare in questo cammino di fede. Con le parole di San Giovanni Crisostomo vorrei ricordare a ciascuno: "Pensa che diventi sacerdote di Cristo, dando con la tua propria mano non carne ma pane, non sangue ma un bicchiere d'acqua" (Omelie sul Vangelo di Matteo, 42,3). Quale ricchezza offre alla vita l’amore di Dio, che si esprime nel servizio concreto verso i fratelli che sono nella necessità! San Lorenzo, diacono della Chiesa di Roma, quando i Magistrati romani di quel tempo gli intimarono di consegnare i tesori della Chiesa, egli mostrò i poveri di Roma come il vero tesoro della Chiesa.
Ricordando il gesto di san Lorenzo possiamo ben dire che anche per voi poveri siete il tesoro prezioso della Chiesa.
Amare, servire dona la gioia del Signore, che dice: "Si è più beati nel dare che nel ricevere" (At 20,35). In questo tempo di particolari difficoltà economiche ciascuno sia segno di speranza e testimone di un mondo nuovo per chi, chiuso nel proprio egoismo e illuso di poter essere felice da solo, vive nella tristezza o in una gioia effimera che lascia il cuore vuoto.
Sono trascorsi pochi giorni dal Santo Natale: Dio si è fatto Bambino, si è fatto vicino a noi per dirci che ci ama ed ha bisogno del nostro amore. A tutti auguro con affetto buone feste e la gioia di sperimentare sempre di più l’amore di Dio. Invoco la protezione della Vergine della Visitazione, Colei che ci insegna ad andare "in fretta" verso i bisogni dei fratelli, e con affetto vi benedico.
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