mercoledì 16 aprile 2008

Il Papa a Bush: "Vengo come amico e annunciatore del Vangelo, come uno che rispetta grandemente questa vasta società pluralistica"


VIAGGIO APOSTOLICO DEL PAPA NEGLI USA (15-21 APRILE 2008): LO SPECIALE DEL BLOG

DISCORSI ED OMELIE DEL SANTO PADRE NEGLI USA

DISCORSO DEL PAPA ALLA CASA BIANCA: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA (inglese)

Comunicato dopo l'incontro privato tra il Papa e il Presidente Bush

Vedi anche:

Amore reciproco fra Papa e Usa: fede e libertà si sostengono. Bellissimo commento di Salvatore Izzo

IL PAPA ALLA CASA BIANCA: I VIDEO

PAPA IN USA - La libertà è per il bene. Il discorso del Papa alla Casa Bianca nella sintesi del Sir

Il Papa a Bush: Dio salvi l'America e la sua libertà

Folla di fronte alla Nunziatura Apostolica: Papa si ferma a salutare i ragazzi

CERIMONIA DI BENVENUTO ALLA "WHITE HOUSE" DI WASHINGTON, 16.04.08

Alle ore 10.10 di oggi, giorno del Suo 81° genetliaco, il Santo Padre Benedetto XVI, celebrata in privato la Santa Messa nella Cappella della Nunziatura Apostolica di Washington, si reca in auto alla Casa Bianca, residenza ufficiale e privata del Presidente degli Stati Uniti d’America.
Al Suo arrivo, il Papa è accolto dal Presidente degli Stati Uniti, il Sig. Georges W. Bush, e dalla First Lady. Oltre alle Autorità politiche e civili statunitensi, sono presenti alla Cerimonia di benvenuto, che si svolge nel South lawn della Casa Bianca, i Cardinali degli U.S.A., il Praesidium della Conferenza dei Vescovi cattolici degli Stati Uniti d’America, i due Vescovi Ausiliari di Washington ed il Vescovo di Arlington, S.E. Mons. Paul Stephen Loverde.
Dopo il discorso del Presidente Georges W. Bush, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signor Presidente,

grazie per le gentili espressioni di benvenuto formulatemi a nome del popolo degli Stati Uniti d'America. Apprezzo profondamente il Suo invito a visitare questo grande Paese.

La mia venuta coincide con un momento importante della vita della Comunità cattolica in America, cioè la celebrazione del secondo centenario della elevazione a metropolia arcidiocesana della prima diocesi del Paese, Baltimora, e la fondazione delle sedi di New York, Boston, Filadelfia e Louisville. Sono inoltre felice di essere ospite di tutti gli Americani.

Vengo come amico e annunciatore del Vangelo, come uno che rispetta grandemente questa vasta società pluralistica. I cattolici americani hanno offerto, e continuano ad offrire, un eccellente contributo alla vita del loro Paese.

Nell'accingermi a dare inizio alla mia visita, confido che la mia presenza possa essere fonte di rinnovamento e di speranza per la Chiesa negli Stati Uniti e rafforzi la determinazione dei cattolici a contribuire ancor più responsabilmente alla vita della Nazione, della quale sono fieri di essere cittadini.

Sin dagli albori della Repubblica, la ricerca di libertà dell'America è stata guidata dal convincimento che i principi che governano la vita politica e sociale sono intimamente collegati con un ordine morale, basato sulla signoria di Dio Creatore. Gli estensori dei documenti costitutivi di questa Nazione si basarono su tale convinzione, quando proclamarono la "verità evidente per se stessa" che tutti gli uomini sono creati eguali e dotati di inalienabili diritti, fondati sulla legge di natura e sul Dio di questa natura.

Il cammino della storia americana evidenzia le difficoltà, le lotte e la grande determinazione intellettuale e morale che sono state necessarie per formare una società che incorporasse fedelmente tali nobili principi. Lungo quel processo, che ha plasmato l'anima della Nazione, le credenze religiose furono un'ispirazione costante e una forza orientatrice, come ad esempio nella lotta contro la schiavitù e nel movimento per i diritti civili. Anche nel nostro tempo, particolarmente nei momenti di crisi, gli Americani continuano a trovare la propria energia nell'aderire a questo patrimonio di condivisi ideali ed aspirazioni.

Nei prossimi giorni, attendo con gioia di incontrare non soltanto la comunità cattolica d'America, ma anche altre comunità cristiane e rappresentanze delle molte tradizioni religiose presenti in questo Paese. Storicamente, non solo i cattolici, ma tutti i credenti hanno qui trovato la libertà di adorare Dio secondo i dettami della loro coscienza, essendo al tempo stesso accettati come parte di una confederazione nella quale ogni individuo ed ogni gruppo può far udire la propria voce. Ora che la Nazione deve affrontare sempre più complesse questioni politiche ed etiche, confido che gli americani potranno trovare nelle loro credenze religiose una fonte preziosa di discernimento ed un'ispirazione per perseguire un dialogo ragionevole, responsabile e rispettoso nello sforzo di edificare una società più umana e più libera.

La libertà non è solo un dono, ma anche un appello alla responsabilità personale. Gli americani lo sanno per esperienza - quasi ogni città di questo Paese possiede i suoi monumenti che rendono omaggio a quanti hanno sacrificato la loro vita in difesa della libertà, sia nella propria terra che altrove. La difesa della libertà chiama a coltivare la virtù, l'autodisciplina, il sacrificio per il bene comune ed un senso di responsabilità nei confronti dei meno fortunati.

Esige inoltre il coraggio di impegnarsi nella vita civile, portando nel pubblico ragionevole dibattito le proprie credenze religiose e i propri valori più profondi. In una parola, la libertà è sempre nuova. Si tratta di una sfida posta ad ogni generazione, e deve essere costantemente vinta a favore della causa del bene (cfr Spe salvi, 24). Pochi hanno compreso ciò così lucidamente come Papa Giovanni Paolo II, di venerata memoria. Nel riflettere sulla vittoria spirituale della libertà sul totalitarismo nella sua natia Polonia e in Europa orientale, egli ci ricordò come la storia evidenzi, in tante occasioni, che "in un mondo senza verità, la libertà perde il proprio fondamento" e una democrazia senza valori può perdere la sua stessa anima (cfr Centesimus annus, 46). Queste parole profetiche fanno eco in qualche modo alla convinzione del Presidente Washington, espressa nel suo discorso d'addio, che la religione e la moralità costituiscono "sostegni indispensabili" per la prosperità politica.

La Chiesa, per parte sua, desidera contribuire alla costruzione di un mondo sempre più degno della persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn 1, 26-27). Essa è convinta che la fede getta una luce nuova su tutte le cose, e che il Vangelo rivela la nobile vocazione e il sublime destino di ogni uomo e di ogni donna (cfr Gaudium et spes, 10). La fede, inoltre, ci offre la forza per rispondere alla nostra alta vocazione e la speranza che ci ispira ad operare per una società sempre più giusta e fraterna.

La democrazia può fiorire soltanto, come i vostri Padri fondatori ben sapevano, quando i leader politici e quanti essi rappresentano sono guidati dalla verità e portano la saggezza, generata dal principio morale, nelle decisioni che riguardano la vita e il futuro della Nazione.

Da ben oltre un secolo, gli Stati Uniti d'America hanno svolto un ruolo importante nella comunità internazionale. Venerdì prossimo, a Dio piacendo, avrò l'onore di rivolgere la parola all'Organizzazione delle Nazioni Unite, dove spero di incoraggiare gli sforzi in atto per rendere quella istituzione una voce ancor più efficace per le legittime aspettative di tutti i popoli del mondo. A questo riguardo, nel 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, l'esigenza di una solidarietà globale è più urgente che mai, se si vuole che tutti possano vivere in modo adeguato alla loro dignità, come fratelli e sorelle che abitano in una stessa casa, attorno alla mensa che la bontà di Dio ha preparato per tutti i suoi figli.

L'America si è sempre dimostrata generosa nel venire incontro ai bisogni umani immediati, promuovendo lo sviluppo e offrendo sollievo alle vittime delle catastrofi naturali. Ho fiducia che tale preoccupazione per l'ampia famiglia umana continuerà a trovare espressione nel sostenere gli sforzi pazienti della diplomazia internazionale volti a risolvere i conflitti e a promuovere il progresso. Così, le generazioni future saranno in grado di vivere in un mondo dove la verità, la libertà e la giustizia possano fiorire - un mondo dove la dignità e i diritti dati da Dio ad ogni uomo, donna e bambino, vengano tenuti in considerazione, protetti e promossi efficacemente.

Signor Presidente, cari amici: mentre mi accingo a dar inizio alla visita negli Stati Uniti, voglio esprimere ancora una volta la mia gratitudine per l'invito formulatomi, la gioia di essere in mezzo a voi, e la mia fervente preghiera che Dio Onnipotente confermi questa Nazione e il suo popolo nelle vie della giustizia, della prosperità e della pace. Dio benedica l'America!

© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana


VISITA DI CORTESIA AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D’AMERICA, ALLA "WHITE HOUSE" DI WASHINGTON

Al termine della Cerimonia di Benvenuto, che si svolge all’esterno, il Presidente ed il Papa entrano dal portico sud della Casa Bianca, si affacciano al balcone e si recano poi nello Studio Ovale dove ha luogo il colloquio privato, lo scambio dei doni e la presentazione dei familiari e collaboratori. Il Papa fa ritorno, quindi alla Nunziatura Apostolica di Washington.

PRANZO CON I CARDINALI USA, CON IL PRAESIDIUM DELLA CONFERENZA EPISCOPALE AMERICANA E CON IL SEGUITO PAPALE, ALLA NUNZIATURA APOSTOLICA DI WASHINGTON

Alle ore 13, nella Nunziatura Apostolica di Washington, ha luogo il pranzo in onore dell’81° genetliaco del Santo Padre Benedetto XVI, cui partecipano, con il Papa, i Cardinali statunitensi, il Praesidium della Conferenza dei Vescovi cattolici degli Stati Uniti d’America e il Seguito papale.

Nessun commento: