6 mesi fa
venerdì 9 maggio 2008
"Le divisioni fra i Cristiani sfigurano il Corpo di Cristo ma lo Spirito Santo continua a guidare la Chiesa in modi sorprendenti e spesso inattesi"
IL RIAVVICINAMENTO FRA CATTOLICI E ORTODOSSI
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VIDEO RADIO VATICANA/CTV
Il Papa invitato in Armenia. Nell’incontro con Karekin II speranza per l'unità dei Cristiani (Paglialunga)
Importanti progressi nel dialogo tra cattolici e Chiesa apostolica armena: così il Papa nell’incontro in Vaticano con Karekin II (Radio Vaticana e Ap)
Dopo il discorso del Santo Padre possiamo leggere la risposta di Sua Santità Karekin II.
Nell'incontro con Karekin II il Papa ricorda la storia recente della Chiesa apostolica armena
Dalla persecuzione la rinascita spirituale di un popolo
La storia della Chiesa apostolica armena è stata segnata dalla persecuzione e dal martirio, ma anche dalla rinascita spirituale e dalla speranza. Lo ha detto il Papa nel discorso rivolto a Karekin II durante l'incontro svoltosi nella mattina di venerdì 9 maggio, nella Sala Clementina. Pubblichiamo qui di seguito una nostra traduzione italiana delle parole di Benedetto XVI.
Santità,
Cari Fratelli in Cristo,
è con sincera gioia che porgo il benvenuto a Lei, Santità, e alla distinta delegazione che l'accompagna. Saluto cordialmente i prelati, i sacerdoti e i laici che rappresentano la famiglia del Catholicosato di tutti gli Armeni, diffusa in tutto il mondo. Ci riuniamo nel nome di nostro Signore Gesù Cristo, che ha promesso ai suoi discepoli che "dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a voi " (Mt 18, 20). Che lo spirito di amore e servizio fraterni, che Gesù ha insegnato ai suoi discepoli, illumini il nostro cuore e la nostra mente mentre ci scambiamo saluti, conversiamo e ci riuniamo in preghiera!
Con gratitudine ricordo le visite del Catholicos Vasken I e del Catholicos Karekin I alla Chiesa di Roma e i loro rapporti cordiali con i miei venerabili predecessori Papa Paolo VI e Papa Giovanni Paolo II. Il loro impegno per l'unità cristiana ha inaugurato una nuova era nei rapporti fra noi. Ricordo con particolare gioia la sua visita, Santità, nel 2000 a Roma e il suo incontro con Papa Giovanni Paolo II. La liturgia ecumenica nella Basilica vaticana, che ha celebrato il dono di una reliquia di san Gregorio Illuminatore, è stata uno degli eventi più memorabili del Grande Giubileo a Roma. Papa Giovanni Paolo II ha ricambiato quella visita recandosi nel 2001 in Armenia, dove lei lo ha accolto cortesemente nella Santa Etchmiadzin. L'affettuoso benvenuto che gli ha riservato in quell'occasione ha aumentato ulteriormente la sua stima e il suo rispetto per il popolo armeno. L'Eucaristia celebrata da Papa Giovanni Paolo II sul grande altare esterno, nella Santa Etchmiadzin, ha costituito un segno ulteriore di crescente accettazione reciproca, nell'attesa del giorno in cui potremo celebrare insieme presso un'unica mensa del Signore.
Domani sera, ognuno di noi, nelle nostre rispettive tradizioni, comincerà la celebrazione liturgica di Pentecoste. Cinquanta giorni dopo la resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, pregheremo sinceramente il Padre, chiedendogli di inviare il suo Santo Spirito, lo Spirito che ha il compito di conservarci nell'amore divino e di condurci alla verità.
Il giorno della Pentecoste fu lo Spirito Santo a creare dalle molte lingue della folla riunita a Gerusalemme un'unica voce per professare la fede.
È lo Spirito Santo che dona l'unità della Chiesa. Il cammino verso il ripristino della comunione piena e visibile fra tutti i cristiani può sembrare lungo e arduo. Bisogna ancora fare molto per sanare le profonde e dolorose divisioni che sfigurano il Corpo di Cristo. Lo Spirito Santo, tuttavia, continua a guidare la Chiesa in modi sorprendenti e spesso inattesi. Può aprire porte chiuse, ispirare parole dimenticate, sanare rapporti infranti.
Se il nostro cuore e la nostra mente sono aperti allo Spirito di comunione, Dio può di nuovo operare miracoli nella Chiesa ripristinando i vincoli di unità. Adoperarsi per l'unità dei cristiani è un atto di fiducia obbediente nell'opera dello Spirito Santo, che conduce la Chiesa alla piena realizzazione del disegno del Padre, conformemente alla volontà di Cristo.
La storia recente della Chiesa apostolica armena è stata scritta nelle tinte contrastanti della persecuzione e del martirio, dell'oscurità e della speranza, dell'umiliazione e della rinascita spirituale. Lei, Santità, e i membri della sua delegazione avete vissuto personalmente queste esperienze contrastanti nelle vostre famiglie e nella vostra vita. La restituzione della libertà alla Chiesa in Armenia è stata fonte di grande gioia per tutti noi. Sulle vostre spalle è stato posto il pesante fardello di riedificare la Chiesa.
Non posso che esprimere la mia grande stima per i notevoli risultati pastorali ottenuti in un tempo così breve, sia in Armenia sia all'estero, per l'educazione cristiana dei giovani, per la formazione del nuovo clero, per l'edificazione di nuove chiese e centri comunitari, per l'assistenza caritativa ai bisognosi e per la promozione dei valori cristiani nella vita sociale e culturale. Grazie alla vostra guida pastorale, la luce gloriosa di Cristo risplende di nuovo in Armenia ed è possibile ascoltare di nuovo le parole salvifiche del Vangelo. Di certo, state ancora affrontando molte sfide a livello sociale, culturale e spirituale. A questo proposito devo menzionare le recenti difficoltà affrontate dal popolo armeno ed esprimere il sostegno orante della Chiesa cattolica alla sua ricerca di giustizia e di pace e alla sua promozione del bene comune.
Nel nostro dialogo ecumenico, sono stati compiuti importanti progressi per risolvere le controversie dottrinali che tradizionalmente ci hanno diviso, in particolare su questioni di cristologia. Negli ultimi cinque anni, si è ottenuto molto grazie alla Commissione congiunta per il dialogo teologico fra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali, di cui il Catholicosato di tutti gli Armeni è membro a pieno titolo.
Grazie, Santità, per il sostegno offerto all'opera della Commissione Congiunta e per il prezioso contributo dei suoi rappresentanti. Preghiamo affinché la sua attività ci avvicini alla comunione piena e visibile e venga il giorno in cui la nostra unità nella fede renderà possibile una celebrazione comune dell'Eucaristia. Fino a quel giorno, i vincoli fra noi saranno meglio consolidati ed estesi da accordi su questioni pastorali, in linea con il grado di accordo dottrinale già raggiunto. Solo se sostenuto dalla preghiera e supportato dall'effettiva cooperazione, il dialogo teologico potrà condurre all'unità che il Signore desidera per i suoi discepoli.
Santità, cari amici,
nel dodicesimo secolo, Nerses di Lambron parlò a un gruppo di Vescovi armeni. Concluse il suo famoso discorso sinodale sul ripristino dell'unità cristiana con parole visionarie che ci colpiscono ancora oggi: "Non siete in errore, Venerabili Padri: è meritorio piangere sui giorni trascorsi nella discordia. Tuttavia, oggi è il giorno che il Signore ha fatto, un giorno di gioia e letizia (...) preghiamo affinché nostro Signore ci doni tenerezza e dolcezza ancor più abbondanti e sviluppi sulla terra, con la rugiada dello Spirito Santo, questo seme; forse, grazie alla Sua forza, potrà anche recare frutti; per permetterci di ripristinare la pace della Chiesa di Cristo oggi nelle intenzioni e domani nei fatti". Questo è anche il mio desiderio orante in occasione della vostra visita. Vi ringrazio di cuore e vi assicuro del mio profondo affetto nel Signore
© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana
(©L'Osservatore Romano - 10 maggio 2008)
Il messaggio del Catholicos a Benedetto XVI
Collaborazione fra le Chiese armena e cattolica
Pubblichiamo in una nostra traduzione italiana il messaggio rivolto a Benedetto XVI dal Patriarca supremo e Catholicos di tutti gli Armeni.
Caro Fratello in Cristo,
le porgo i miei saluti di amore fraterno, Santità, con cuore orante e anima gioiosa. Oggi, alla mia letizia si uniscono il clero e i fedeli, figli e figlie della Santa Chiesa, giunti da tutto il mondo.
All'Onnipotente nei cieli sono grato, quale successore di Taddeo e Bartolomeo, e del santo coeguale agli apostoli, Gregorio Illuminatore, perché posso godere della luce di questa bella giornata mentre scambio il bacio divinamente ordinato con Lei, Santità, degno Successore di san Pietro, sette anni dopo aver vissuto la gioia di ricevere il suo predecessore di venerata memoria, sotto lo sguardo del biblico Monte Ararat. E ancor più lieto è il fatto che ci scambiamo questo bacio di pace oggi, 9 maggio, mentre nel mio Paese si celebra la Giornata della Vittoria e della Pace, che commemora la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, causa di grandi tragedie e miserie umane, e il trionfo del nostro popolo nella lotta di liberazione nazionale del Nagorno-Karabakh.
Vengo da un antico territorio su cui sorse il primo Stato cristiano grazie all'evangelizzazione dei Santi Apostoli e in cui la fede non è mai venuta meno. Il mio popolo ha chinato il capo e si è inginocchiato di fronte all'amore divino e alla speranza di salvezza e ha superato molteplici difficoltà e tragedie con la forza della Croce di Gesù Cristo, credendo che "partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria" (Rm 8, 17). In realtà, la nostra stessa storia cristiana è divenuta come la vita di Cristo e le sue pagine sono letture vive del Vangelo.
Grazie a Dio nei cieli la testimonianza di fedeltà della nostra piccola nazione è stata coronata dalla gloria vittoriosa e ha degnamente adornato la nostra vita, rendendoci popolo di Dio.
La nostra nazione ha ricevuto ancora una volta la grazia di Dio quando la bandiera dell'indipendenza è stata innalzata nella nostra patria. Grazie alla luce della vita del Salvatore risorto, il nostro popolo, nonostante il permanente blocco illegale da parte dei Paesi vicini e innumerevoli sfide esterne e interne, sta vivendo un rinascimento spirituale e nutre nuove speranze di una vita integra. Oggi, ho la lieta opportunità di trasmetterle, Santità, i saluti e i migliori auspici del nuovo Presidente della Repubblica di Armenia, Serzh Sargsian, che si sta adoperando per soddisfare le aspettative di una migliore qualità di vita per il nostro popolo e per guidare il Paese lungo un cammino costante di democrazia e di sviluppo. Le trasmetto, Santità, anche i saluti di tutti i miei figli e di tutte le mie figlie, di una diaspora rinvigorita e di una repubblica di Nagorno-Karabagh libera e autonoma, il cui riconoscimento internazionale si otterrà con la volontà di Dio e l'aiuto di governi umani e retti.
Caro Fratello in Cristo,
grazie alle benedizioni della mano destra provvidente di nostro Signore, oggi siamo fianco a fianco per rafforzare e testimoniare l'amore fraterno fra le nostre due Chiese. Fedeli ai santi padri della Chiesa e alla loro eredità, nonostante le nostre differenze e caratteristiche uniche, daremo maggiore importanza a ciò che ci unisce. È particolarmente gradevole per me confermare che lo spirito di amore e di collaborazione fra le Chiese armena e cattolica trova espressione tangibile nella nostra epoca, a conferma delle parole del salmista: "Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!" (Sal 133, 1). Espressioni di quest'atteggiamento fraterno e cordiale si possono trovare nel Vaticano stesso, con la statua dell'Illuminatore degli Armeni, il nostro patrono san Gregorio, il suo nome dato a una piazza e l'uso della chiesa di san Biagio, un luogo storico di preghiera per i pellegrini armeni, messo ancora una volta a disposizione della comunità armena di Roma. Santità, la ringrazio e attraverso di Lei ringrazio la Chiesa cattolica per le cortesie e l'assistenza offerte al popolo armeno.
Oggi, nel campo dell'ecumenismo, l'amore ricevuto da nostro Signore Gesù Cristo reca molti frutti. Accogliamo il dialogo in corso fra la Chiesa cattolica e la famiglia delle antiche Chiese ortodosse orientali. Nel momento attuale, in questo mondo veloce in cui sviluppi e cambiamenti avvengono rapidamente, molte questioni ambientali, sociali, politiche, economiche e morali necessitano urgentemente di attenzione, in particolare nel processo di globalizzazione, dove il rispetto autentico per la vita e per l'uomo e l'amore per Dio stanno diminuendo. L'ulteriore consolidamento di sforzi e di collaborazione diligenti è un imperativo per le Chiese cristiane perché soltanto mediante una cooperazione totale potremo meglio promuovere la pace nel mondo e difendere i diritti umani, nonché i diritti delle nazioni, delle famiglie e delle classi sociali a rischio. La trasfigurazione della vita attraverso i valori evangelici sarà la via verso la creazione di un mondo prospero e virtuoso.
Caro Fratello in Cristo,
la mia anima risponde con gioia al suo appello all'azione che ha rivolto a tutto il mondo durante la sua più recente visita papale, nella quale ha chiesto a quanti detengono il potere di far sì che religioni, nazioni e governi scelgano vie di dialogo e comprensione reciproca invece che di scontro, violenza e guerra.
L'attenzione che Lei, Santità, presta al rafforzamento della comprensione, della conoscenza e dell'istruzione mi è cara così come lo è la sua sollecitudine per le istituzioni educative affinché la nuova generazione di giovani, uomini e donne, testimonino nostro Signore Gesù Cristo e le verità cristiane con uno spirito rinnovato, mediante le loro azioni, i loro gesti e la loro vita. I piani e gli sforzi della mia Chiesa si prefiggono questo stesso fine, in cui lei, Santità, continua a sostenerci, in particolare nell'ambito della preparazione del clero. Lo spirito di amore fraterno fra le Chiese armena e cattolica e i risultati che osserviamo oggi ci incoraggiano a rendere più produttivi i nostri sforzi consolidati per il bene della nostra unica missione guidata da Cristo nostro Signore.
È con questo ottimismo che saluto tutti i servitori e i laici della chiesa cattolica e lodo e benedico il segretario di Stato, S. E. Cardinale Tarcisio Bertone, il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, il nunzio nel Caucaso Meridionale, S. E. Arcivescovo Claudio Gugerotti e tutti i singoli individui che, grazie a infaticabili sforzi, permettono alle relazioni bilaterali fra le nostre due Chiese e i nostri due Stati di continuare a svilupparsi e a progredire con sempre maggiori comprensione e rispetto reciproci.
Concludendo, estendo a Lei, Santità, il mio invito e l'invito del Presidente della repubblica di Armenia a visitare l'Armenia e la Sede Madre di Santa Etchmiadzin.
Tutti i fedeli ed io saremo sempre lieti di riceverla nel centro spirituale di Tutti gli Armeni, dove offriremo le nostre preghiere unite al Signore sotto le sacre arcate della cattedrale in cui Cristo stesso è disceso.
Prego affinché Dio Onnipotente le conceda, Santità, molti anni di quieto pontificato per poter esprimere tutte le sue idee e aspirazioni per la vitalità della Chiesa cattolica e dei suoi fedeli, figli e figlie.
Preghiamo affinché nostro Signore Gesù Cristo conservi e protegga, sotto il suo sguardo vigile e benevolente, il mondo intero in amore, solidarietà, armonia e pace per la sua Gloria e per il bene dell'umanità.
La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la sequela dello Spirito Santo siano con noi e con tutti, ora e sempre. Amen.
(©L'Osservatore Romano - 10 maggio 2008)
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