lunedì 24 novembre 2008

Il Papa ad Aram I, Catholicos di Cilicia degli Armeni: "In Medio Oriente la pace nasce dal rispetto reciproco"


IL RIAVVICINAMENTO FRA CATTOLICI E ORTODOSSI

Saluto al Papa del Catholicos di Cilicia degli Armeni

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In Medio Oriente la pace nasce dal rispetto reciproco

Un nuovo appello per la pace fondata sul rispetto reciproco tra gruppi etnici e religiosi in Medio Oriente è stato rivolto da Benedetto XVI e dal Catholicos di Cilicia degli Armeni Aram i, che lunedì mattina, 24 novembre, hanno pregato insieme nella cappella Redemptoris Mater. Prima della celebrazione ecumenica - svoltasi alla presenza, tra gli altri, del cardinale Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, e di una cinquantina di armeni giunti da vari Paesi del mondo - il Pontefice aveva ricevuto il capo della Chiesa apostolica armena nella Biblioteca privata. Al termine del colloquio, durato 25 minuti, nella Sala dei Papi Benedetto XVI ha ricevuto il saluto dei vescovi al seguito del Catholicos. Al termine della visita il Pontefice ha donato ad Aram i una raffigurazione artistica degli Apostoli Taddeo e Bartolomeo, evangelizzatori della Cilicia, mentre il Catholicos ha donato al Papa un antico manoscritto di san Gregorio.

Ecco una nostra traduzione italiana del discorso del Papa.

Santità,

con sincero affetto nel Signore saluto Lei e i distinti membri della sua delegazione in occasione della sua visita alla Chiesa di Roma. Il nostro incontro di oggi è il proseguimento della visita che Lei ha reso al mio amato predecessore Papa Giovanni Paolo ii nel gennaio del 1997, dei numerosi altri contatti e delle visite reciproche che, per grazia di Dio, hanno condotto negli ultimi anni a rapporti più stretti fra la Chiesa cattolica e la Chiesa apostolica armena.
In questo Anno Paolino, visiterà la tomba dell'Apostolo delle Genti e pregherà con la comunità monastica presso la basilica eretta in sua memoria. In quella preghiera, si unirà alla grande schiera di santi e martiri, insegnanti e teologi, la cui eredità di dottrina, santità e risultati missionari sono parte del patrimonio di tutta la Chiesa. Pensiamo ai santi Nerses Shnorkhali e Nerses di Lambon che, quale Vescovo di Tarso, era noto come "secondo Paolo di Tarso". Quella testimonianza ebbe il suo culmine nel XX secolo, un tempo di indicibile sofferenza per il suo popolo.
La fede e la devozione del popolo armeno sono state sostenute costantemente dal ricordo dei numerosi martiri che hanno testimoniato il Vangelo nel corso dei secoli.
Che la grazia di quella testimonianza continui a plasmare la cultura della sua nazione e a ispirare ai seguaci di Cristo una fiducia sempre maggiore nella forza salvifica e donatrice di vita della Croce. Da molto tempo la Sede di Cilicia partecipa a positivi contatti ecumenici fra le Chiese. Infatti, il dialogo fra le Chiese ortodosse orientali e la Chiesa cattolica ha beneficiato in maniera significativa della presenza dei suoi delegati armeni. Dobbiamo sperare che questo dialogo prosegua poiché promette di chiarire questioni teologiche che ci hanno diviso in passato, ma che ora sembrano aperte a un maggiore consenso. Confido nel fatto che l'opera attuale della Commissione Internazionale sul tema "La Natura, la costituzione e la missione della Chiesa" permetta a molte specifiche questioni del nostro dialogo teologico di trovare il proprio contesto e la propria soluzione.
Di certo l'aumento di comprensione, rispetto e cooperazione che è emerso dal dialogo ecumenico è molto promettente per l'annuncio del Vangelo del nostro tempo. Nel mondo gli armeni vivono fianco a fianco con fedeli della Chiesa cattolica. Una comprensione e un apprezzamento maggiori della nostra comune tradizione apostolica contribuirà a una testimonianza ancora più efficace dei valori spirituali e morali senza i quali non può esistere un ordine sociale autenticamente giusto e umano. Per questo motivo, confido nell'elaborazione di strumenti nuovi e concreti che esprimano le dichiarazioni comuni che abbiamo già firmato.
Santità, non posso non assicurarla delle mie preghiere quotidiane e della profonda preoccupazione che nutro per il popolo del Libano e del Medio Oriente. Come possiamo non essere rattristati dalle tensioni e dai conflitti che continuano a frustrare tutti gli sforzi per promuovere la riconciliazione e la pace a ogni livello della vita civile e politica nella regione? Recentemente siamo stati tutti rattristati dall'intensificarsi della persecuzione e della violenza contro i cristiani in aree del Medio Oriente e altrove. Solo quando i Paesi coinvolti potranno determinare il proprio destino e i vari gruppi etnici e le varie comunità religiose si accetteranno e si rispetteranno reciprocamente, si potrà edificare la pace su solide basi di solidarietà, giustizia e rispetto per i diritti legittimi degli individui e dei popoli.
Con questi sentimenti e con affetto nel Signore, La ringrazio, Santità, ed esprimo la speranza che questi giorni trascorsi a Roma saranno fonte di numerose grazie per Lei e per quanti sono affidati alla sua sollecitudine pastorale. Su di Lei e su tutti i fedeli della Chiesa apostolica armena invoco gioia e pace in abbondanza nel Signore.

© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana

(©L'Osservatore Romano - 24-25 novembre 2008)

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