lunedì 31 ottobre 2011

Il Papa all'Ambasciatore del Brasile: La Chiesa spera che lo Stato, a sua volta, riconosca che una sana laicità non deve considerare la religione come un semplice sentimento individuale che si può relegare nell'ambito privato, ma come una realtà che, essendo anche organizzata in strutture visibili, ha bisogno che la sua presenza comunitaria pubblica venga riconosciuta

LE LETTERE CREDENZIALI DELL’AMBASCIATORE DEL BRASILE PRESSO LA SANTA SEDE, 31.10.2011

Alle ore 11 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza S.E. il Signor Almir Franco de Sá Barbuda, Ambasciatore del Brasile presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto al nuovo Ambasciatore, nonché i cenni biografici essenziali di S.E. il Signor Almir Franco de Sá Barbuda:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signor Ambasciatore,

Nel ricevere le Lettere Credenziali che l'accreditano come Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica Federativa del Brasile presso la Santa Sede, le porgo i miei rispettosi voti di benvenuto e la ringrazio per le significative parole che mi ha rivolto, manifestando in esse i sentimenti che nutre nell'animo nell'iniziare questa nuova missione. Ho visto con grande soddisfazione i saluti che mi ha trasmesso da parte di Sua Eccellenza la signora presidente della Repubblica, Dilma Rousseff, e chiedo a lei, Signor Ambasciatore, di voler cortesemente trasmetterle la mia gratitudine al riguardo e di assicurarla dei miei deferenti voti di migliore successo nello svolgimento della sua alta missione, come pure le mie preghiere per la prosperità e il benessere di tutti i brasiliani, il cui affetto, sperimentato nella mia visita pastorale del 2007 è rimasto indelebilmente impresso nei miei ricordi. Constato con vivo apprezzamento e profonda riconoscenza la disponibilità manifestata dalle diverse sfere governative della Nazione, come pure dalla sua Rappresentanza diplomatica presso la Santa Sede, a sostegno della XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà, Dio volendo, nel 2013 a Rio de Janeiro.

Come lei, Signor Ambasciatore, ha ricordato, il Brasile, poco dopo aver ottenuto la sua indipendenza come Nazione, ha stabilito relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Ciò non è stato altro che il culmine della feconda storia comune del Brasile e della Chiesa cattolica, che ha avuto inizio in quella prima messa celebrata il 26 aprile 1500 e che ha lasciato testimonianze in tante città battezzate con il nome di santi della tradizione cristiana e in numerosi monumenti religiosi, alcuni dei quali elevati a simbolo d'identificazione mondiale del Paese, come la statua del Cristo Redentore con le sue braccia aperte, in un gesto di benedizione all'intera nazione. Tuttavia, al di là degli edifici materiali, la Chiesa ha contribuito a forgiare lo spirito brasiliano caratterizzato da generosità, laboriosità, apprezzamento per i valori familiari e difesa della vita umana in tutte le sue fasi.

Un capitolo importante in questa feconda storia comune è stato scritto con l'Accordo firmato fra la Santa Sede e il Governo brasiliano nel 2008. Tale Accordo, lungi dall'essere una fonte di privilegi per la Chiesa o presupporre un affronto alla laicità dello Stato, mira solo a dare un carattere ufficiale e giuridicamente riconosciuto all'indipendenza e alla collaborazione fra queste due realtà. Ispirata dalle parole del suo Divino Fondatore, che ordinò di dare «a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (Mt 22, 21), la Chiesa ha espresso così la sua posizione nel Concilio Vaticano II: «La comunità politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome l'una dall'altra nel proprio campo. Ma tutte e due, anche se a titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale degli stessi uomini» (Costituzione Pastorale Gaudium et spes, n. 76). La Chiesa spera che lo Stato, a sua volta, riconosca che una sana laicità non deve considerare la religione come un semplice sentimento individuale che si può relegare nell'ambito privato, ma come una realtà che, essendo anche organizzata in strutture visibili, ha bisogno che la sua presenza comunitaria pubblica venga riconosciuta.

Per questo corrisponde allo Stato garantire la possibilità del libero esercizio di culto di ogni confessione religiosa, come pure le sue attività culturali, educative e caritative, sempre che ciò non sia in contrasto con l'ordine morale e pubblico. Ebbene, il contributo della Chiesa non si limita a concrete iniziative assistenziali, umanitarie, educative, e così via, ma tiene presente, in modo particolare, la crescita etica della società, promossa dalle molteplici manifestazioni di apertura al trascendente e per mezzo della formazione di coscienze sensibili al compimento dei doveri di solidarietà. Pertanto l'Accordo firmato fra il Brasile e la Santa Sede è la garanzia che permette alla comunità ecclesiale di sviluppare tutte le sue potenzialità a beneficio di ogni persona umana e di tutta la società brasiliana.

Fra questi campi di reciproca collaborazione, mi compiaccio di sottolineare qui, Signor Ambasciatore, quello dell'educazione, al quale la Chiesa ha contribuito con innumerevoli istituzioni educative, il cui prestigio è riconosciuto da tutta la società. In effetti, il ruolo dell'educazione non si può ridurre a una mera trasmissione di conoscenze e di abilità che mirano alla formazione di un professionista, ma deve includere tutti gli aspetti della persona, dal suo lato sociale al suo anelito di trascendenza. Per questo motivo è opportuno riaffermare che l'insegnamento religioso confessionale nelle scuole pubbliche, così come è stato confermato nel suddetto Accordo del 2008, lungi dal significare che lo Stato assume o impone un determinato credo religioso, indica il riconoscimento della religione come un valore necessario per la formazione integrale della persona. E l'insegnamento in questione non si può ridurre a una generica sociologia delle religioni, poiché non esiste una religione generica, aconfessionale. Così l'insegnamento religioso confessionale nelle scuole pubbliche, oltre a non ferire la laicità dello Stato, garantisce il diritto dei Paesi a scegliere l'educazione dei propri figli, contribuendo in tal modo alla promozione del bene comune.

Infine, nel campo della giustizia sociale, il Governo brasiliano sa di poter contare sulla Chiesa come partner privilegiato in tutte le sue iniziative che mirano allo sradicamento della fame e della miseria. La Chiesa «non può e non deve mettersi al posto dello Stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia» (Lettera Enciclica Deus caritas est, n. 28), per cui si mostrerà sempre felice di contribuire all'assistenza ai più bisognosi, aiutandoli a liberarsi della loro situazione d'indigenza, di povertà e di esclusione.

Signor Ambasciatore, nel concludere questo incontro, le rinnovo i miei voti di buon esito della sua missione. Nel suo svolgimento, saranno sempre a sua disposizione i diversi Dicasteri che formano la Curia Romana. Da Dio Onnipotente, per intercessione di Nossa Senhora Aparecida, invoco abbondanti Benedizioni per la sua persona, per quanti le sono cari e per la Repubblica Federativa del Brasile, che lei, Eccellenza, a partire da ora, ha l'onore di rappresentare presso la Santa Sede.

© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana

(Traduzione Osservatore Romano)

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