8 mesi fa
lunedì 20 ottobre 2008
"A Pompei la gente che affronta la vita con sacrificio ogni giorno trova la forza di perseverare nel bene senza scendere a compromessi"
VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE A POMPEI (19 OTTOBRE 2008): LO SPECIALE DEL BLOG
DISCORSI ED OMELIE DEL PAPA A POMPEI
SINODO DEI VESCOVI SULLA PAROLA DI DIO (5-26 OTTOBRE 2008): LO SPECIALE DEL BLOG
CELEBRAZIONE EUCARISTICA NELLA PIAZZA DEL PONTIFICIO SANTUARIO DI POMPEI
Alle ore 9 di questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI parte in elicottero dall’eliporto del Vaticano per recarsi al Pontificio Santuario di Pompei.
L’arrivo è previsto per le ore 10 nell’Area Meeting del Santuario, dove il Santo Padre è accolto dall’Arcivescovo Prelato di Pompei e Delegato Pontificio per il Santuario, S.E. Mons. Carlo Liberati; dal Ministro per in Beni Culturali, On. Sandro Bondi, in rappresentanza del Governo Italiano; dall’Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, S.E. il Sig. Antonio Zanardi Landi; dal Nunzio Apostolico in Italia, S.E. Mons. Giuseppe Bertello; dal Presidente della Regione Campania, On. Antonio Bassolino; dal Prefetto di Napoli, Dott. Alessandro Pansa; dal Sindaco di Pompei, Avv. Claudio D’Alessio, e dal Presidente della Provincia di Napoli, Dott. Riccardo Di Palma.
Quindi il Papa raggiunge in auto la Basilica e riceve il saluto pubblico del Sindaco della città, Avv. Claudio D’Alessio. All’ingresso del Santuario è poi accolto dal Vicario Generale, Mons. Pasquale Mocerino, e dal Rettore, Mons. Francesco Paolo Soprano.
Alle ore 10.30, nella Piazza del Pontificio Santuario, il Santo Padre presiede la Celebrazione Eucaristica. Nel corso della Santa Messa, introdotta dall’indirizzo di omaggio dell’Arcivescovo Prelato di Pompei, S.E. Mons. Carlo Liberati, il Papa tiene l’omelia che riportiamo di seguito:
OMELIA DEL SANTO PADRE
Cari fratelli e sorelle!
Seguendo le orme del Servo di Dio Giovanni Paolo II, sono venuto in pellegrinaggio quest’oggi a Pompei per venerare, insieme a voi, la Vergine Maria, Regina del Santo Rosario. Sono venuto, in particolare, per affidare alla Madre di Dio, nel cui grembo il Verbo si è fatto carne, l’Assemblea del Sinodo dei Vescovi in corso in Vaticano sul tema della Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. La mia visita coincide anche con la Giornata Missionaria Mondiale: contemplando in Maria Colei che ha accolto in sé il Verbo di Dio e lo ha donato al mondo, pregheremo in questa Messa per quanti nella Chiesa spendono le loro energie a servizio dell’annuncio del Vangelo a tutte le nazioni. Grazie, cari fratelli e sorelle, per la vostra accoglienza! Vi abbraccio tutti con affetto paterno, e vi sono riconoscente per le preghiere che da qui fate salire incessantemente al Cielo per il Successore di Pietro e per le necessità della Chiesa universale.
Un cordiale saluto rivolgo, in primo luogo, all’Arcivescovo Carlo Liberati, Prelato di Pompei e Delegato Pontificio per il Santuario, e lo ringrazio per le parole con cui si è fatto interprete dei vostri sentimenti. Il mio saluto si estende alle Autorità civili e militari presenti, in modo speciale al Rappresentante del Governo, il Ministro per i Beni Culturali, ed al Sindaco di Pompei, il quale al mio arrivo ha voluto indirizzarmi espressioni di deferente benvenuto a nome dell’intera cittadinanza. Saluto i sacerdoti della Prelatura, i religiosi e le religiose che offrono il loro quotidiano servizio in Santuario, tra i quali mi piace menzionare le Suore Domenicane Figlie del Santo Rosario di Pompei e i Fratelli delle Scuole Cristiane; saluto i volontari impegnati in diversi servizi e gli zelanti apostoli della Madonna del Rosario di Pompei. E come dimenticare, in questo momento, le persone che soffrono, gli ammalati, gli anziani soli, i giovani in difficoltà, i carcerati, quanti versano in pesanti condizioni di povertà e di disagio sociale ed economico? A tutti e a ciascuno vorrei assicurare la mia vicinanza spirituale e far giungere la testimonianza del mio affetto. Ognuno di voi, cari fedeli e abitanti di questa terra, ed anche voi che siete spiritualmente uniti a questa celebrazione attraverso la radio e la televisione, tutti vi affido a Maria e vi invito a confidare sempre nel suo materno sostegno.
Lasciamo ora che sia Lei, la nostra Madre e Maestra, a guidarci nella riflessione sulla Parola di Dio che abbiamo ascoltato. La prima Lettura e il Salmo responsoriale esprimono la gioia del popolo d’Israele per la salvezza donata da Dio, salvezza che è liberazione dal male e speranza di vita nuova.
L’oracolo di Sofonia si indirizza ad Israele che viene designato con gli appellativi di "figlia di Sion" e "figlia di Gerusalemme" e viene invitato alla gioia: "Rallégrati… grida di gioia… esulta!" (Sof 3,14). E’ il medesimo appello che l’angelo Gabriele rivolge a Maria, a Nazaret: "Rallegrati, piena di grazia" (Lc 1,28). "Non temere, Sion" (Sof 3,16), dice il Profeta; "Non temere, Maria" (Lc 1,30), dice l’Angelo. E il motivo della fiducia è lo stesso: "Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te / è un salvatore potente" (Sof 3,17), dice il Profeta; "il Signore è con te" (Lc 1,28), assicura l’Angelo alla Vergine. Anche il cantico di Isaia si conclude così: "Canta ed esulta, tu che abiti in Sion, / perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele" (Is 12,6). La presenza del Signore è fonte di gioia, perché, dove c’è Lui, il male è vinto e trionfano la vita e la pace. Vorrei sottolineare, in particolare, la stupenda espressione di Sofonia, che rivolgendosi a Gerusalemme dice: il Signore "ti rinnoverà con il suo amore" (3,17). Sì, l’amore di Dio ha questo potere: di rinnovare ogni cosa, a partire dal cuore umano, che è il suo capolavoro e dove lo Spirito Santo opera al meglio la sua azione trasformatrice. Con la sua grazia, Dio rinnova il cuore dell’uomo perdonando il suo peccato, lo riconcilia ed infonde in lui lo slancio per il bene. Tutto questo si manifesta nella vita dei santi, e lo vediamo qui particolarmente nell’opera apostolica del beato Bartolo Longo, fondatore della nuova Pompei. E così apriamo in quest’ora anche il nostro cuore a questo amore rinnovatore dell’uomo e di tutte le cose.
Sin dai suoi inizi, la comunità cristiana ha visto nella personificazione di Israele e di Gerusalemme in una figura femminile un significativo e profetico accostamento con la Vergine Maria, la quale viene riconosciuta proprio quale "figlia di Sion" e archetipo del popolo che "ha trovato grazia" agli occhi del Signore. E’ una interpretazione che ritroviamo nel racconto evangelico delle nozze di Cana (Gv 2,1-11). L’evangelista Giovanni mette in luce simbolicamente che Gesù è lo sposo d’Israele, del nuovo Israele che siamo noi tutti nella fede, lo sposo venuto a portare la grazia della nuova Alleanza, rappresentata dal "vino buono". Al tempo stesso, il Vangelo dà risalto anche al ruolo di Maria, che viene detta all’inizio "la madre di Gesù", ma che poi il Figlio stesso chiama "donna" – e questo ha un significato molto profondo: implica infatti che Gesù, a nostra meraviglia, antepone alla parentela il legame spirituale, secondo il quale Maria impersona appunto la sposa amata del Signore, cioè il popolo che lui si è scelto per irradiare la sua benedizione su tutta la famiglia umana. Il simbolo del vino, unito a quello del banchetto, ripropone il tema della gioia e della festa. Inoltre il vino, come le altre immagini bibliche della vigna e della vite, allude metaforicamente all’amore: Dio è il vignaiolo, Israele è la vigna, una vigna che troverà la sua realizzazione perfetta in Cristo, del quale noi siamo i tralci; e il vino è il frutto, cioè l’amore, perché proprio l’amore è ciò che Dio si attende dai suoi figli. E preghiamo il Signore, che ha dato a Bartolo Longo la grazia di portare l’amore in questa terra, affinché anche la nostra vita e il nostro cuore portino questo frutto dell’amore e rinnovino così la terra.
All’amore esorta anche l’apostolo Paolo nella seconda Lettura, tratta dalla Lettera ai Romani. Troviamo delineato in questa pagina il programma di vita di una comunità cristiana, i cui membri sono stati rinnovati dall’amore e si sforzano di rinnovarsi continuamente, per discernere sempre la volontà di Dio e non ricadere nel conformismo della mentalità mondana (cfr 12,1-2).
La nuova Pompei, pur con i limiti di ogni realtà umana, è un esempio di questa nuova civiltà, sorta e sviluppatasi sotto lo sguardo materno di Maria. E la caratteristica della civiltà cristiana è proprio la carità: l’amore di Dio che si traduce in amore del prossimo. Ora, quando san Paolo scrive ai cristiani di Roma: "Non siate pigri nello zelo, siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore" (12,11), il pensiero nostro va a Bartolo Longo e alle tante iniziative di carità da lui attivate per i fratelli più bisognosi.
Spinto dall’amore, egli fu in grado di progettare una città nuova, che poi sorse attorno al Santuario mariano, quasi come irradiazione della sua luce di fede e di speranza. Una cittadella di Maria e della carità, non però isolata dal mondo, non, come si suol dire, una "cattedrale nel deserto", ma inserita nel territorio di questa Valle per riscattarlo e promuoverlo.
La storia della Chiesa, grazie a Dio, è ricca di esperienze di questo tipo, e anche oggi se ne contano parecchie in ogni parte della terra. Sono esperienze di fraternità, che mostrano il volto di una società diversa, posta come fermento all’interno del contesto civile. La forza della carità è irresistibile: è l’amore che veramente manda avanti il mondo!
Chi avrebbe potuto pensare che qui, accanto ai resti dell’antica Pompei, sarebbe sorto un Santuario mariano di portata mondiale? E tante opere sociali volte a tradurre il Vangelo in servizio concreto alle persone più in difficoltà? Dove arriva Dio, il deserto fiorisce!
Anche il beato Bartolo Longo, con la sua personale conversione, diede testimonianza di questa forza spirituale che trasforma l’uomo interiormente e lo rende capace di operare grandi cose secondo il disegno di Dio. La vicenda della sua crisi spirituale e della sua conversione appare oggi di grandissima attualità. Egli infatti, nel periodo degli studi universitari a Napoli, influenzato da filosofi immanentisti e positivisti, si era allontanato dalla fede cristiana diventando un militante anticlericale e dandosi anche a pratiche spiritistiche e superstiziose. La sua conversione, con la scoperta del vero volto di Dio, contiene un messaggio molto eloquente per noi, perché purtroppo simili tendenze non mancano nei nostri giorni.
In questo Anno Paolino mi piace sottolineare che anche Bartolo Longo, come san Paolo, fu trasformato da persecutore in apostolo: apostolo della fede cristiana, del culto mariano e, in particolare, del Rosario, in cui egli trovò una sintesi di tutto il Vangelo.
Questa città, da lui rifondata, è dunque una dimostrazione storica di come Dio trasforma il mondo: ricolmando di carità il cuore di un uomo e facendone un "motore" di rinnovamento religioso e sociale.
Pompei è un esempio di come la fede può operare nella città dell’uomo, suscitando apostoli di carità che si pongono al servizio dei piccoli e dei poveri, ed agiscono perché anche gli ultimi siano rispettati nella loro dignità e trovino accoglienza e promozione. Qui a Pompei si capisce che l’amore per Dio e l’amore per il prossimo sono inseparabili.
Qui il genuino popolo cristiano, la gente che affronta la vita con sacrificio ogni giorno, trova la forza di perseverare nel bene senza scendere a compromessi. Qui, ai piedi di Maria, le famiglie ritrovano o rafforzano la gioia dell’amore che le mantiene unite.
Opportunamente, quindi, in preparazione dell’odierna mia visita, uno speciale "pellegrinaggio delle famiglie per la famiglia" si è compiuto esattamente un mese fa, per affidare alla Madonna questa fondamentale cellula della società. Vegli la Vergine Santa su ogni famiglia e sull’intero popolo italiano!
Questo Santuario e questa città continuino soprattutto ad essere sempre legati a un dono singolare di Maria: la preghiera del Rosario. Quando, nel celebre dipinto della Madonna di Pompei, vediamo la Vergine Madre e Gesù Bambino che consegnano le corone rispettivamente a santa Caterina da Siena e a san Domenico, comprendiamo subito che questa preghiera ci conduce, attraverso Maria, a Gesù, come ci ha insegnato anche il caro Papa Giovanni Paolo II nella Lettera Rosarium Virginis Mariae, in cui fa riferimento esplicito al beato Bartolo Longo ed al carisma di Pompei.
Il Rosario è preghiera contemplativa accessibile a tutti: grandi e piccoli, laici e chierici, colti e poco istruiti. E’ vincolo spirituale con Maria per rimanere uniti a Gesù, per conformarsi a Lui, assimilarne i sentimenti e comportarsi come Lui si è comportato. Il Rosario è "arma" spirituale nella lotta contro il male, contro ogni violenza, per la pace nei cuori, nelle famiglie, nella società e nel mondo.
Cari fratelli e sorelle, in questa Eucaristia, fonte inesauribile di vita e di speranza, di rinnovamento personale e sociale, ringraziamo Dio perché in Bartolo Longo ci ha dato un luminoso testimone di questa verità evangelica. E volgiamo ancora una volta il nostro cuore a Maria con le parole della Supplica, che tra poco insieme reciteremo: "Tu, Madre nostra, sei la nostra Avvocata, la nostra speranza, abbi pietà di noi … Misericordia per tutti, o Madre di misericordia!". Amen.
© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana
Il saluto dell'arcivescovo Carlo Liberati all'inizio della celebrazione
Nel santuario della carità e dell'accoglienza
All'inizio della messa, l'arcivescovo prelato di Pompei e delegato pontificio per il Santuario, ha rivolto al Papa un indirizzo di saluto.
Dopo aver riproposto la storia del santuario a partire dall'arrivo di Bartolo Longo, il presule si è soffermato sulle tante le opere di carità sorte attorno al santuario, sulle scuole a tutt'oggi frequentate da 980 alunni "e per le quali - ha detto - esprimo un vivissimo ringraziamento ai Fratelli delle scuole cristiane, alle nostre suore domenicane Figlie del santo rosario di Pompei e a tutti i docenti". Forse "centomila ragazzi e ragazze, in un secolo qui educati e fatti adulti - ha detto ancora il presule -, si sono sentiti liberi e gioiosi di correre sulle strade della vita come i gabbiani volteggiano lieti sul nostro cielo.
"Anche per questo il nostro santuario è divenuto celebre nella Chiesa e nel mondo e intorno è sorta questa città, sulle ceneri di quella sepolta dal Vesuvio nel 79 dopo Cristo.
"Ancora oggi, pur tra varie difficoltà, l'amore di Cristo e l'esempio di Maria Santissima ci spingono e ci premono dentro. Abbiamo così raccolto da due anni oltre 150 bimbi e bimbe dalle strade in un centro polifunzionale diurno e offerto loro cibo, vestito, scuola paritaria e doposcuola, istruzione religiosa e civica".
Monsignor Liberati si è poi soffermato sui "tanti drammi contemporanei, particolarmente legati all'educazione dell'infanzia e degli adolescenti". Per i tossicodipendenti e per gli alcoolisti è stata per esempio istituita una "Comunità incontro" per il recupero, inaugurata ormai tre anni fa. A questa si aggiungono diverse altre realizzazioni, tra le quali l'arcivescovo ha ricordato il gruppo "appartamento per l'accoglienza residenziale" delle giovani prossime ai 18 anni o già maggiorenni; la Casa Emanuel per l'accoglienza di gestanti, madri e bambini in difficoltà; le sedi del Centro di aiuto alla vita (Cav) che sostiene donne in difficoltà che decidono di non abortire, e che accolgono la vita nascente, con la certezza di essere poi da aiutate; il Movimento per la vita (Mpv) che anima e promuove iniziative per difendere la vita dal momento in cui sboccia nel grembo materno fino alla fine; il Centro di ascolto Myriam aperto particolarmente all'accoglienza delle donne immigrate; la Casa famiglia Giardino del sorriso, per l'accoglienza residenziale di minori fino a 10 anni.
Prima di Natale, ha poi preannunciato il presule, sarà aperta una nuova "Casa della madre e del bambino".
"Questo santuario - ha proseguito Liberati - è nato dalla fede abbandonata e incrollabile del nostro fondatore, solito ogni giorno a contemplare Gesù, il Signore, solennemente esposto sull'altare e a colloquiare con Lui attraverso Maria Santissima nella plurisecolare preghiera del santo rosario. La nostra forza è il santo rosario. Da Maria ci lasciamo prendere per mano e portare a Gesù. Lo facciamo ogni giorno da oltre un secolo.
"Preghiamo per vostra Santità, i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, il popolo di Dio e invochiamo la pace e la serenità per tutti gli uomini e le donne del mondo.
"Siamo consapevoli di trovarci in mezzo al guado in un tempo di rapide trasformazioni sociali e di grandi pericoli per l'infanzia, l'adolescenza, la famiglia insidiata da ogni dove. Ma siamo nati per educare alla fede e alla vita vera. Per incarnare questa missione di crescita della fede il nostro santuario, in profonda comunione con il movimento ecclesiale del Rinnovamento nello Spirito, ha visto il 20 settembre scorso qui oltre diecimila famiglie, riunite in intensa preghiera, farsi dono con Cristo nell'Eucaristia, per ottenere i carismi della fedeltà coniugale, della capacità e della pazienza educativa, e costruire intorno al santo rosario un nuovo mondo di amore. Per il 5 settembre 2009 il movimento del Rinnovamento nello Spirito ha già stabilito un nuovo appuntamento con noi, in modo da costituire qui un luogo abituale di incontro nella preghiera, per ottenere la grazia dell'amore autentico e della pace nelle famiglie. Oggi abbiamo la gioia di salutare qui per la prima volta i rappresentanti del primo pellegrinaggio nazionale delle confraternite del santo rosario d'Italia, che da secoli si distinguono nella Chiesa per le opere di misericordia e si sono ricoperte di meriti.
"Non dimentichiamo che Gesù, il crocifisso-risorto è con noi e anima tutta la nostra esistenza. Sappiamo che vinceremo con lui per mezzo di Maria nella preghiera continua del santo rosario, "la catena dolce che ci unisce a Dio; il vincolo d'amore che ci fa fratelli"".
Infine ha chiesto al Papa di essere "spronati, confortati, e benedetti in questa ardua fatica di costruire qui, oggi, subito, sempre il Regno di Cristo che "solo amore e luce ha per confine"".
(©L'Osservatore Romano - 20-21 ottobre 2008)
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