mercoledì 5 settembre 2007

Il Papa auspica che l'unità tra cristiani porti "pace e unità per gli Europei"


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AI PARTECIPANTI ALLA TERZA ASSEMBLEA ECUMENICA EUROPEA , 05.09.2007

Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Papa ha inviato ai delegati e ai partecipanti alla Terza Assemblea Ecumenica Europea in corso a Sibiu (Romania) sul tema: "La luce di Cristo risplende su tutti gli uomini. La speranza del rinnovamento e dell’unità in Europa":

Al Cardinale Péter Erdò,
Presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa

ed al Pastore Jean-Arnold de Clermont,
Presidente della Conferenza della Chiese d'Europa

È con gioia che rivolgo il mio saluto a tutti i delegati e partecipanti alla Terza Assemblea Ecumenica Europea a Sibiu, che riflette su un importante tema per la nuova evangelizzazione in Europa, "La luce di Cristo risplende su tutti gli uomini. La speranza del rinnovamento e dell'unità in Europa", e che si è prefissa il compito di "riconoscere una nuova luce nel Cristo crocifisso e risorto per favorire la via della riconciliazione tra i cristiani in Europa".

Porgo il mio saluto ad ognuno di voi e, attraverso voi, al Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa e alla Conferenza delle Chiese d'Europa. Guardo a questo importante incontro nella viva speranza che esso faccia progredire il cammino ecumenico verso la ricomposizione della piena e visibile unità di tutti i cristiani. Questa, infatti, è una priorità pastorale che ho desiderato sottolineare fin dall'inizio del mio Pontificato. L'impegno nella ricerca dell'unità visibile di tutti i cristiani è essenziale, affinché la luce di Cristo possa risplendere su tutti gli uomini.

Con il Concilio Vaticano II, come ha osservato il mio venerato Predecessore Papa Giovanni Paolo Il, "la Chiesa cattolica si è impegnata in modo irreversibile a percorrere la via della ricerca ecumenica, ponendosi così all'ascolto dello Spirito del Signore, che insegna come leggere attentamene i segni dei tempi" (Ut unum sint, 3). "Credere in Cristo significa volere l'unità; volere l'unità significa volere la Chiesa" (ibid., 9). Consapevole di questo, la Chiesa cattolica proseguirà fiduciosamente sul cammino della comunione e dell'unità dei cristiani, un cammino sicuramente difficile ma foriero di grande gioia (cf. ibid., 2).

Quanti "segni dei tempi" ci hanno sostenuto ed incoraggiato a proseguire su questa strada, nel corso dei decenni e durante le precedenti Assemblee Ecumeniche Europee di Basilea (1989) e di Graz (1997), fino alla firma della Charta Oecumenica a Strasburgo nel 2001! Anche i numerosi incontri e celebrazioni ecumeniche, insieme al lavoro paziente del dialogo teologico a livello locale ed internazionale, ci hanno offerto segni incoraggianti e ci hanno fatto "prendere più viva coscienza della Chiesa come mistero di unità" (Novo millennio ineunte, 48). Il vero dialogo s’intesse là dove non c’è solo la parola ma anche l’ascolto, e dove nell’ascolto avviene l’incontro, nell’incontro la relazione e nella relazione la comprensione intesa come approfondimento e trasformazione del nostro essere cristiani. Il dialogo, dunque, riguarda non solo il campo del sapere e di ciò che siamo capaci di fare. Esso fa parlare piuttosto la persona credente, anzi il Signore stesso in mezzo a noi.

Due elementi devono essere per noi di orientamento nel nostro impegno: il dialogo della verità e l’incontro nel segno della fratellanza. Entrambi hanno bisogno dell’ecumenismo spirituale come fondamento. Già il Concilio Vaticano II aveva notato: "Questa conversione del cuore e questa santità di vita, insieme con le preghiere private e pubbliche per l'unità dei cristiani, devono essere considerate come l’anima di tutto il movimento ecumenico" (Unitatis redintegratio, 8). La preghiera per l’unità rappresenta il cammino regale verso l’ecumenismo. Permette ai cristiani d’Europa di guardare con occhi nuovi a Cristo e all’unità della Sua Chiesa. Inoltre essa rende capaci di affrontare con coraggio sia i ricordi dolorosi di cui non è scevra la storia europea, sia i problemi sociali nell’era del relativismo oggi largamente predominante. In ogni epoca, uomini e donne di preghiera, a cui appartengono i numerosi testimoni della fede di tutte le confessioni, sono stati i principali costruttori di riconciliazione e di unità. Essi hanno ispirato i cristiani divisi a cercare il cammino della riconciliazione e dell’ unità.

Noi cristiani dobbiamo essere consapevoli del compito che ci è stato affidato, che è quello di portare all’Europa e al mondo la voce di Colui che ha detto: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" (Gv 8,12). È nostro compito far risplendere la luce di Cristo davanti agli uomini e alle donne di oggi: non la nostra propria luce, ma quella di Cristo. Chiediamo allora a Dio l'unità e la pace per gli Europei e dimostriamoci pronti a contribuire ad un vero progresso della società in Europa, in oriente ed in occidente. Sono convinto che l'incontro di Sibiu offrirà spunti preziosi per proseguire ed intensificare la vocazione specifica dell’Europa, spunti che devono poi aiutare a costruire un futuro migliore per la sua popolazione.

Auguro alla Terza Assemblea Ecumenica Europea a Sibiu, di riuscire a creare spazi di incontro per l’unità nella legittima diversità. In un’atmosfera di fiducia reciproca e nella consapevolezza che le nostre radici comuni sono molto più profonde delle nostre divisioni, sarà possibile infrangere una falsa autosufficienza e superare l’estraneità, sperimentando spiritualmente il fondamento comune della nostra fede. L'Europa ha bisogno di luoghi di incontro e di esperienze di unità nella fede guidate dallo Spirito. Invoco Dio perché renda, mediante il suo Spirito, la Vostra Assemblea di Sibiu un simile luogo.

Che la luce di Cristo illumini il cammino del continente europeo! Il Signore benedica le vostre famiglie, le comunità, le Chiese e tutti coloro che, in ogni regione d'Europa, si professano discepoli di Cristo.

Da Castel Gandolfo, 20 agosto 2007

BENEDICTUS PP. XVI

© Copyright 2007 - Libreria Editrice Vaticana


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Messaggio per Terza assemblea ecumenica di Sibiu (Romania)

Città del Vaticano, 5 set. (Apcom) - Il Papa saluta i partecipanti e i delegati della Terza Assemblea Ecumenica europea in corso a Sibiu, in Romania, e attraverso un messaggio indirizzato al cardinale Peter Erdo, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa e al Pastore Jean-Arnold de Clermont, presidente della Conferenza delle Chiese d'Europa, auspica che l'unità tra cristiani porti "pace e unità per gli Europei".
"Guardo a questo importante incontro nella viva speranza che esso faccia progredire il cammino ecumenico verso la ricomposizione della piena e visibile unità di tutti i cristiani - sottolinea Papa Ratzinger nel messaggio - questa, infatti, è una priorità pastorale che ho desiderato sottolineare fin dall'inizio del mio Pontificato. L'impegno dell'unità visibile di tutti i cristiani è essenziale, affinchè la luce di Cristo possa risplendere su tutti gli uomini".
Il Papa ha ricordato le precedenti assemblee ecumeniche di Basilea (1989) e di Graz (1997): "Quanti 'segni dei tempi' ci hanno sostenuto ed incoraggiato a proseguire su questa strada. Anche i numerosi incontri e celebrazioni ecumeniche, insieme al lavoro paziente del dialogo teologico a livello locale ed internazionale - prosegue il Papa - ci hanno offerto segni incoraggianti".
"Il vero dialogo - ribadisce il Pontefice - si intesse là dove non c'è solo la parola ma anche l'ascolto e dove nell'ascolto avviene l'incontro, nell'incontro la relazione e nella relazione la comprensione intesa come approfondimento e trasformazione del nostro essere cristiani. In un'atmosfera di fiducia reciproca e nella consapevolezza che le nostre radici comuni sono molto più profonde delle nostre divisioni - conclude il Papa - sarà possibile infrangere una falsa autosufficienza e superare l'estraneità, sperimentando spiritualmente il fondamento comune della nostra fede".


VATICANO/ BARTOLOMEO I: UNITA' CRISTIANI IN DIFESA VITA E FAMIGLIA
A Sibiu: ogni crimine in nome di Dio è crimine contro religione

Roma, 5 set. (Apcom) - E' necessaria "una solida cooperazione tra tutte le Chiese cristiane, per la creazione di una nuova Europa", per "il sostegno e la protezione della dignità delle persone umane, così come per la riconciliazione tra popoli e culture del continente europeo". E' questo il senso del messaggio di Bartolomeo I, Patriarca di Costantinopoli, che questa mattina ha aperto i lavori della Terza Assemblea ecumenica europea a Sibiu, in Romania.
Il Papa degli ortodossi ha così richiamato "le radici cristiane dell'Europa" per la "costruzione dell'identità europea, nonostante il fatto che alcune persone ignorino, e continuano a ignorare, questa realtà".
Un discorso forte quello di Bartolomeo I che, in più occasioni, si appella alla necessità di una "cooperazione tra Chiese ortodosse e cristiane", soprattutto in temi delicati come la difesa della vita e del matrimonio. "Una nuova Europa - ha sottolineato il Patriarca - non può essere identificata solo nelle dimensioni finanziarie, politiche, culturali. Occorre costruire una nuova Europa umana e sociale, dove prevalgano i diritti umani e i valori fondamentali come la pace, la giustizia, la libertà, la tolleranza, la comprensione reciproca. Allo stesso tempo - ha aggiunto Bartolomeo I - va sottolineata categoricamente l'importanza per il rispetto della vita, il valore supremo della famiglia e del matrimonio, il sostegno e l'assistenza ai poveri e ai dimenticati".
Serve una "cooperazione intensa e responsabile tra Chiese, così come una volontà forte di tutte le Chiese europee per continuare, crescere e rafforzare la cooperazione per un nuovo sviluppo europeo", ha ammonito ancora il Papa degli ortodossi, chiarendo che "ogni crimine commesso nel nome della religione è un crimine contro la religione".
"Ribadiamo ancora una volta la convinzione che siamo obbligati a fare tutto ciò che è in nostro potere per promuovere una piena comunione tra chiese sulla base della stessa fede e sul rispetto delle particolari espressioni di ciascuna fede", ha proseguito Bartolomeo I che ha dunque invitato "tutte le chiese ortodosse ad assumere la responsabilità a lavorare insieme, sia all'interno che all'esterno delle Chiese ortodosse" per "guarire le ferite dell'umanità sofferente". "Sappiamo che i principi e i valori delle altre religioni monoteistiche - ha concluso il Patriarca di Costantinopoli - non solo permettono ma obbligano a ricercare il mutuo rispetto della dignità umana e alla pacifica coesistenza di tutte le persone e di tutte le fedi".

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