mercoledì 10 settembre 2008

Il Papa alle Esequie del card. Innocenti: "La forma perfetta dell’esistenza cristiana è uno stare con Gesù"


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Il Papa ricorda il card. Innocenti: salvo' gli ebrei deportati

CAPPELLA PAPALE PER LE ESEQUIE DELL’EM.MO CARD. ANTONIO INNOCENTI, 10.09.2008

Questa mattina, alle ore 9, all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana, hanno avuto luogo le Esequie dell’Em.mo Card. Antonio Innocenti, del Titolo di Santa Maria in Aquiro, Prefetto emerito della Congregazione per il Clero, Presidente emerito della Pontificia Commissione per la conservazione del Patrimonio artistico e storico della Chiesa e della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei".
La Santa Messa è stata celebrata dall’Em.mo Card. Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, insieme con gli Em.mi Cardinali.
Al termine, la Liturgia Esequiale è stata presieduta dal Santo Padre Benedetto XVI, che ha tenuto l’Omelia e il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio.
Pubblichiamo di seguito l’omelia del Santo Padre:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Signori Cardinali,

Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,

cari fratelli e sorelle!


Vi siete radunati intorno all’altare del Signore per accompagnare con la celebrazione del Sacrificio eucaristico, in cui si rivive il Mistero pasquale, l’ultimo viaggio del caro Cardinale Antonio Innocenti. Nel rivolgere a ciascuno di voi il mio cordiale saluto, ringrazio in particolare il Cardinale Sodano che, quale Decano del Collegio Cardinalizio, ha presieduto la Santa Messa esequiale. Ricordiamo tutti con affetto il nostro compianto Fratello, e questo rende la nostra preghiera ancora più fervida e sentita. Soprattutto ci anima la fede nel Signore risorto, che è sorgente di vita eterna per quanti credono in lui e lo seguono con amore.

Il caro Defunto ha avuto una lunga vita, spesa al servizio del Signore: già nei primi anni dell’adolescenza egli si pose alla sequela di Gesù, entrando nel Seminario Vescovile di Fiesole. Ci piace pensarlo alla luce della bella espressione del Siracide, contenuta all’inizio della prima Lettura: "Figlio, se ti presenti per servire il Signore, / preparati alla tentazione. Abbi un cuore retto e sii costante, non ti smarrire nel tempo della seduzione" (Sir 2,1-2). Come per Gesù, così per quanti sono chiamati a seguirlo più da vicino, la vita intera diventa un combattimento spirituale, che si sostiene e si vince corrispondendo generosamente e gioiosamente alla grazia di Dio e alla sua indefettibile fedeltà. "Affidati a lui ed egli ti aiuterà" (Sir 2,6), esorta il Siracide; e ancora: "Voi che temete il Signore, confidate in lui" (2,8). Ma al tempo stesso suggerisce anche atteggiamenti di saggezza: "Accetta quanto ti capita, / sii paziente nelle vicende dolorose, / perché con il fuoco si prova l’oro, / e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore" (Sir 2,4-5). Fede e sapienza di vita, strettamente intrecciate, caratterizzano lo stile del discepolo del Signore e in modo particolare del suo ministro ordinato, fino a giungere a quella conformazione piena, che l’apostolo Paolo confessava di se stesso: "Mihi vivere Christus est" (Fil 1,21).

Con la straordinaria concisione che lo Spirito Santo gli ispirava, san Paolo riassume in queste parole la forma perfetta dell’esistenza cristiana: essa è uno stare con Gesù, un essere in Lui a tal punto che questa comunione supera la soglia di separazione tra la vita terrena e l’aldilà, così che la morte stessa del corpo non è più una perdita ma "un guadagno" (ibid.).

Si tratta naturalmente di una meta, che sta sempre in qualche modo dinanzi a noi, ma che tuttavia possiamo già – come l’Apostolo – anticipare in questa vita, specialmente grazie al sacramento dell’Eucaristia, vincolo reale di comunione con Cristo morto e risorto. Se l’Eucaristia diventa forma della nostra esistenza, allora veramente per noi vivere è Cristo e il morire equivale a passare pienamente in Lui e nella vita trinitaria di Dio, dove sarà piena anche la comunione con i nostri fratelli. "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui … Chi mangia questo pane vivrà in eterno" (Gv 6,56.58). Le parole del Signore Gesù, risuonate in questa liturgia, sono luce di fede e di speranza e conferiscono alla nostra preghiera di suffragio un fondamento solido e sicuro. Quel fondamento su cui il Cardinale Innocenti ha costruito la sua vita.

Originario di Poppi, in diocesi di Fiesole e provincia di Arezzo, ricevette l’Ordinazione sacerdotale nel 1938 e, dopo una significativa esperienza pastorale nel mondo del lavoro, fu inviato a Roma per specializzarsi in teologia e diritto. Rientrato in Diocesi, insegnò nel Seminario e assistette il Vescovo nelle visite pastorali durante la seconda guerra mondiale. In quel drammatico periodo, si distinse per abnegazione e generosità nell’aiutare la gente e salvare quanti erano destinati alla deportazione. Per questo fu anche arrestato e condannato alla fucilazione, ma quando già si trovava dinanzi al plotone d’esecuzione l’ordine fu revocato. Dopo la guerra, completò gli studi teologici a Roma, e l’allora Sostituto della Segreteria di Stato, Mons. Giovanni Battista Montini, lo invitò a frequentare la Pontificia Accademia Ecclesiastica. Così entrò nel servizio diplomatico della Santa Sede. Ebbe modo di conoscere diversi Paesi in Africa, in Europa e nel vicino Oriente, senza mai dimenticare la sua profonda e genuina ispirazione sacerdotale, prodigandosi in favore dei fratelli, infondendo coraggio e alimentando in tutti la fede e la speranza cristiana.

Nominato Rappresentante Pontificio in Paraguay, ricevette l’Ordinazione episcopale nel 1968. Venne poi richiamato a Roma per assumere l’incarico di Segretario della Congregazione per i Sacramenti e il Culto Divino. Successivamente, nel 1980, fu inviato quale Nunzio Apostolico in Spagna, dove per due volte accolse il mio venerato predecessore Giovanni Paolo II in visita pastorale. Questi, nel maggio del 1985, lo creò Cardinale e da quel momento il nostro compianto Fratello fu ancora più profondamente inserito nella vita della Chiesa di Roma. A nuovo e più alto titolo egli continuò a prestare la sua apprezzata collaborazione al Sommo Pontefice, come Prefetto della Congregazione per il Clero, Presidente della Pontificia Commissione per la conservazione del patrimonio artistico e storico della Chiesa e della Pontificia Commissione Ecclesia Dei.

Mi piace concludere questa breve riflessione riferendomi al motto episcopale del Cardinale Antonio Innocenti: "Lucem spero fide". Parole quanto mai appropriate in questo momento; parole che egli confidava alle persone a lui vicine di aver sempre portato nel cuore dopo che, da adolescente, aveva ricevuto il dono della vocazione sacerdotale. Ora che ha varcato l’ultima soglia, preghiamo affinché la fede e la speranza lascino il posto alla realtà "di tutte più grande", la carità, che "non avrà mai fine" (1 Cor 13,8.13). Rendiamo grazie per il dono di averlo conosciuto e per tutti i benefici che, in lui e mediante lui, il Signore ha elargito alla santa Chiesa. Mentre invochiamo per questo nostro Fratello la materna intercessione della Beata Vergine Maria, ne affidiamo l’anima eletta al Padre della vita, perché la accolga nel suo regno di luce e di pace.

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Nel pomeriggio di sabato 6 settembre all'età di 93 anni

La morte del cardinale Antonio Innocenti

Il cardinale Antonio Innocenti è morto a Roma nel primo pomeriggio di sabato 6 settembre. Aveva 93 anni. Era nato a Poppi, nella diocesi di Fiesole, il 23 agosto 1915. Il 17 luglio 1938 era stato ordinato sacerdote. Quindi il 15 dicembre 1967 era stato eletto alla Chiesa titolare di Eclano con il titolo personale di arcivescovo e nominato allo stesso tempo nunzio apostolico in Paraguay. Il 18 febbraio 1968 aveva ricevuto l'ordinazione episcopale. Nel concistoro del 25 maggio 1985 era stato creato e pubblicato cardinale da Giovanni Paolo II, con il titolo diaconale di Santa Maria in Aquiro, divenuto presbiterale nel 1996.
Il cardinale Innocenti è stato prefetto della Congregazione per il Clero, presidente della Pontificia Commissione per la conservazione del patrimonio artistico e storico della Chiesa e presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei.
Le esequie saranno celebrate mercoledì 10 settembre, alle ore 9, nella basilica di San Pietro, dal cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio Cardinalizio. Al termine della messa Benedetto XVI giungerà in basilica per tenere l'omelia e presiedere il rito dell'Ultima commendatio e della Valedictio.
Si è trovato davanti al plotone d'esecuzione e solo all'ultimo momento l'ordine di fucilarlo è stato revocato. Negli ultimi mesi del secondo conflitto mondiale il giovane sacerdote fiesolano Antonio Innocenti venne fermato con l'accusa di favoreggiamento e sottoposto a processi sommari perché, forte anche delle sue conoscenze linguistiche, si era adoperato in favore della popolazione salvando numerose persone dalla deportazione. In quel periodo don Antonio era a Tosi, nel fiorentino, con la sua famiglia, e si era prodigato per assistere la gente anche sotto i bombardamenti
È un episodio centrale della lunga vita del cardinale Antonio Innocenti, nato il 23 agosto di novantatré anni fa a Poppi, un paese della diocesi di Fiesole, nella provincia di Arezzo.
Compiuti gli studi ecclesiastici nel seminario della diocesi natale, aveva ricevuto l'ordinazione sacerdotale il 17 luglio 1938. In attesa di recarsi a Roma per completare la sua formazione teologica e giuridica, era stato inviato come cappellano a Castelnuovo dei Sabbioni, nella zona mineraria del Valdarno, dove aveva avuto modo di fare un'esperienza pastorale nel mondo del lavoro che avrebbe lasciato una profonda traccia nella sua vita.
Trasferitosi a Roma, aveva frequentato la Pontificia Università Gregoriana e nel 1941 aveva conseguito la laurea in diritto canonico, svolgendo il suo ministero sacerdotale nella borgata di Primavalle e nell'agro romano.
Rientrato a Fiesole, aveva insegnato diritto canonico e morale in seminario, facendo anche da segretario all'allora vescovo Giovanni Giorgis, che egli accompagnava nelle visite pastorali nel difficile periodo bellico.
Terminata la guerra, aveva promosso la fondazione dei primi circoli delle Acli a Fiesole, riallacciando i contatti religiosi e sociali con gli ambienti cattolici fiorentini. Nel 1948 era stato nuovamente inviato a Roma per completare gli studi teologici alla Pontificia Università Lateranense, dove aveva conseguito la licenza in dommatica. In questo stesso periodo aveva frequentato anche vari istituti di formazione, proseguendo a Fiesole l'insegnamento del diritto canonico.
Nel 1949 monsignor Giovanni Battista Montini, sostituto della segreteria di Stato, lo aveva chiamato a frequentare la Pontificia Accademia Ecclesiastica. Durante il biennio di studi aveva partecipato anche all'attività della Federazione universitaria cattolica italiana (Fuci) a Roma, in particolare tenendo corsi di esercizi spirituali. Il primo incarico, nel 1950, in campo diplomatico era stato quello di addetto presso l'allora Delegazione apostolica di Leopoldville, con giurisdizione sul Congo Belga e il Ruanda Urundi. Era stata per lui un'esperienza indimenticabile, compiuta a fianco di monsignor Pietro Sigismondi - poi segretario di Propaganda fide - e dei missionari belgi. Aveva potuto vivere da vicino i preparativi in vista dell'indipendenza e l'evento dell'elezione di monsignor Bigirumwami, primo vescovo nativo del Burundi.
Il 28 agosto 1951 era stato nominato cameriere segreto soprannumerario di Sua Santità. Alla fine del 1953 era stato inviato come segretario nella nunziatura apostolica in Svizzera, dove si era occupato anche dell'assistenza religiosa agli immigrati e dei rapporti con i cristiani di altre denominazioni.
Nel 1960, come uditore, era stato inviato presso la internunziatura nei Paesi Bassi, dove aveva sperimentato le prime avvisaglie di crisi nella Chiesa. L'anno seguente era stato chiamato a svolgere il suo servizio diplomatico in Egitto, poi in Siria e a Gerusalemme dove aveva vissuto un'altra esperienza ecclesiale significativa. Nel 1962 era stato trasferito alla nunziatura di Bruxelles - città che si preparava a essere sede degli organismi europei - e quindi era stato chiamato a rappresentare la Santa Sede nel periodo dei primi passi del Consiglio d'Europa a Strasburgo.
Il 26 giugno 1963 era stato nominato prelato di Sua Santità. Alla fine del 1964 era stato inviato come consigliere presso la nunziatura apostolica a Parigi dove rimaneva fino al 1967, facendo così esperienza anche dei primi fermenti del movimento del sessantotto.
Dopo alcuni anni trascorsi in Francia, il 15 dicembre 1967 era stato eletto alla Chiesa titolare di Eclano e nominato nunzio apostolico in Paraguay. Il 18 febbraio 1968 aveva ricevuto l'ordinazione episcopale, nella basilica della Santissima Annunziata a Firenze, dal cardinale Amleto Giovanni Cicognani, segretario di Stato. Conconsacranti erano l'arcivescovo Giovanni Benelli, sostituto della segreteria di Stato, e Antonio Bagnoli, vescovo di Fiesole.
Il suo servizio in Paraguay era stato centrato su un'opera di pacificazione e riconciliazione nazionale. Non erano mancati problemi e contrasti, anche accesi: il governo lo aveva informato persino del pericolo di un sequestro, ma il nunzio Innocenti aveva rifiutato la scorta. Alla fine, comunque, il presidente Streessner aveva riconosciuto la sua dedizione e il suo servizio per il Paraguay: "Un Paese si può servire anche resistendo - gli aveva detto al momento della sua partenza - e monsignor Innocenti ha amato il Paraguay". In quel periodo aveva anche ricevuto da Paolo VI il dono di una croce pettorale.
Nel 1973 l'arcivescovo Innocenti era stato nominato segretario dell'allora Congregazione per i Sacramenti e il Culto Divino. Era il tempo dell'applicazione dei decreti conciliari. Il 4 ottobre 1980 aveva ricevuto la nomina a nunzio apostolico in Spagna dove era rimasto fino al 1985: per due volte aveva accolto Giovanni Paolo II in occasione dei suoi viaggi apostolici.
Creato cardinale nel 1985, gli era stata assegnata la diaconia di Santa Maria in Aquiro. Poi, il 29 gennaio 1996, aveva optato per l'ordine dei cardinali presbiteri e la diaconia di Santa Maria in Aquiro era stata elevata pro hac vice a titolo presbiterale.
Il 9 gennaio 1986 era stato nominato prefetto della Congregazione per il Clero: incarico che aveva svolto fino al 30 giugno 1991. In tale veste nel 1990 era stato presidente delegato dell'ottava assemblea generale ordinaria del Sinodi dei vescovi sulla formazione dei sacerdoti.
Dall'8 ottobre 1988 al 30 giugno del 1991 era stato anche presidente della Pontificia Commissione per la conservazione del patrimonio artistico e storico della Chiesa. Dal 1 luglio 1991 al 16 dicembre 1995 era stato presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei.

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Il cordoglio del Pontefice per la morte del cardinale Antonio Innocenti

La morte del cardinale Antonio Innocenti Il cardinale Antonio Innocenti è morto a Roma nel primo pomeriggio di sabato 6 settembre. Aveva 93 anni. Le esequie saranno celebrate mercoledì 10 settembre, alle ore 9, nella basilica di San Pietro, dal cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio Cardinalizio. Al termine della messa Benedetto XVI giungerà in basilica per tenere l'omelia e presiedere il rito dell'Ultima commendatio e della Valedictio. Nell'apprendere la notizia il Papa ha inviato un telegramma di cordoglio alla sorella del porporato, Maria Antonietta Baggiani.

Nell'apprendere la triste notizia della scomparsa del suo caro fratello cardinale Antonio Innocenti desidero esprimere a lei e ai familiari la mia viva partecipazione al lutto che colpisce quanti conobbero e stimarono il compianto porporato per tanti anni solerte collaboratore della Santa Sede in particolare come Rappresentante Pontificio in diversi Paesi come Prefetto della Congregazione per il Clero e infine come Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei rendendo ovunque una apprezzata testimonianza di fervoroso zelo sacerdotale e di fedeltà al vangelo. Mentre elevo fervide preghiere al Signore Gesù affinché auspice la Vergine Maria voglia donare al defunto cardinale il premio eterno promesso ai suoi fedeli discepoli invio di cuore a lei e a quanti ne piangono la dipartita una speciale confortatrice Benedizione Apostolica.

BENEDICTUS PP. XVI

Analogo telegramma è stato inviato dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato.

(©L'Osservatore Romano - 8-9 settembre 2008)

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