8 mesi fa
sabato 13 settembre 2008
INTERVISTA CONCESSA DAL SANTO PADRE SULL'AEREO PER LA FRANCIA SU LAICITA', FRANCIA, SUMMORUM PONTIFICUM E LOURDES
VIAGGIO APOSTOLICO IN FRANCIA (12-15 SETTEMBRE 2008): LO SPECIALE DEL BLOG
INTERVISTE TELEVISIVE E RADIOFONICHE DEL SANTO PADRE
DISCORSI MESSAGGI ED OMELIE DEL PAPA IN FRANCIA
INTERVISTA CONCESSA DAL SANTO PADRE BENEDETTO XVI AI GIORNALISTI DURANTE IL VOLO VERSO LA FRANCIA (12 SETTEMBRE 2008), 13.09.2008
Riportiamo di seguito la trascrizione dell’intervista concessa dal Santo Padre Benedetto XVI ai giornalisti del Volo Papale, nel corso del viaggio aereo da Roma a Parigi, ieri mattina, 12 settembre. Le domande sono state rivolte al Papa da p. Federico Lombardi s.j., Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, in francese, a nome dei giornalisti presenti sul volo papale.
TESTO DELL’INTERVISTA
DOMANDA: "Francia, sei fedele alle promesse del tuo battesimo?" aveva chiesto nel 1980 Giovanni Paolo II durante il suo primo viaggio. Oggi quale sarà il Suo messaggio ai Francesi? Pensa che a causa della laicità la Francia stia perdendo la sua identità cristiana?
BENEDETTO XVI: Mi sembra evidente oggi che la laicità di per sé non è in contraddizione con la fede. Direi anzi che è un frutto della fede, perché la fede cristiana era, fin dall'inizio, una religione universale dunque non identificabile con uno Stato, presente in tutti gli Stati e diversa in ogni Stato. Per i cristiani è sempre stato chiaro che la religione e la fede non sono politiche, ma un'altra sfera della vita umana... La politica, lo Stato non è una religione ma una realtà profana con una missione specifica... e devono essere aperte l'una a l'altra. In tal senso direi oggi, per i Francesi, e non solo per i Francesi, per noi cristiani in questo mondo secolarizzato di oggi, è importante vivere con gioia la libertà della nostra fede, vivere la bellezza della fede e rendere visibile nel mondo di oggi che è bello conoscere Dio, Dio con un volto umano in Gesù Cristo... Mostrare dunque la possibilità dell'essere credente oggi, e la necessità che nella società di oggi vi siano uomini che conoscono Dio e possono dunque vivere secondo i valori che ci ha dato e contribuire alla presenza dei valori che sono fondamentali per l'edificazione e per la sopravvivenza dei nostri Stati e delle nostre società.
DOMANDA: Lei ama e conosce la Francia... che cosa La lega più particolarmente a questo paese, quali sono gli autori francesi, laici o cristiani, che L'hanno maggiormente colpito o i ricordi più commoventi che serba della Francia?
BENEDETTO XVI: Non oserei dire che conosco bene la Francia. La conosco poco, ma amo la Francia, la grande cultura francese, soprattutto, naturalmente, le grandi cattedrali, e anche la grande arte francese... la grande teologia che inizia con Sant'Ireneo di Lione fino al XIII secolo e ho studiato l'università di Parigi nel XIII secolo: San Bonaventura, San Tommaso d'Aquino. Questa teologia è stata decisiva per lo sviluppo della teologia in Occidente... E naturalmente la teologia del secolo del Concilio Vaticano II. Ho avuto il grande onore e la gioia di essere amico del padre de Lubac, una delle più grandi figure del secolo scorso, ma ho avuto anche buoni contatti di lavoro con il padre Congar, Jean Daniélou e altri.
Ho avuto ottime relazioni personali con Etienne Gilson, Henri-Irénée Maroux. Ho dunque avuto davvero un contatto molto profondo, molto personale e arricchente con la grande cultura teologica e filosofica della Francia. È stato davvero determinante per lo sviluppo del mio pensiero. Ma anche la riscoperta del gregoriano originale con Solesmes, la grande cultura monastica... e naturalmente la grande poesia. Essendo un uomo del barocco, mi piace molto Paul Claudel, con la sua gioia di vivere, e anche Bernanos e i grandi poeti di Francia del secolo scorso. È dunque una cultura che ha realmente determinato il mio sviluppo personale, teologico, filosofico e umano.
DOMANDA: Che cosa dice a coloro che in Francia temono che il Motu proprio "Summorum pontificum" segni un ritorno indietro rispetto alle grandi intuizioni del Concilio Vaticano II? In che modo può rassicurarli?
BENEDETTO XVI: È una paura infondata perché questo Motu proprio è semplicemente un atto di tolleranza, ai fini pastorali, per persone che sono state formate in quella liturgia, la amano, la conoscono, e vogliono vivere con quella liturgia. È un gruppo ridotto poiché presuppone una formazione in latino, una formazione in una cultura certa.
Ma per queste persone avere l'amore e la tolleranza di permettere di vivere con questa liturgia, sembra un'esigenza normale della fede e della pastorale di un vescovo della nostra Chiesa. Non c'è alcuna opposizione tra la liturgia rinnovata del Concilio Vaticano II e questa liturgia.
Ogni giorno (del Concilio, n.d.r.) i padri conciliari hanno celebrato la messa secondo l'antico rito e, al contempo, hanno concepito uno sviluppo naturale per la liturgia in tutto questo secolo, poiché la liturgia è una realtà viva che si sviluppa e conserva nel suo sviluppo, nella sua identità. Ci sono dunque sicuramente accenti diversi, ma comunque un'identità fondamentale che esclude una contraddizione, un'opposizione tra la liturgia rinnovata e la liturgia precedente. Credo in ognicaso che vi sia una possibilità di arricchimento da ambedue le parti.
Da un lato gli amici dell'antica liturgia possono e devono conoscere i nuovi santi, le nuove prefazioni della liturgia, ecc.... dall'altra, la liturgia nuova sottolinea maggiormente la partecipazione comune ma sempre... non è semplicemente un'assemblea di una certa comunità, ma sempre un atto della Chiesa universale, in comunione con tutti i credenti di tutti i tempi, e un atto di adorazione. In tal senso mi sembra che vi sia un mutuo arricchimento, ed è chiaro che la liturgia rinnovata è la liturgia ordinaria del notro tempo.
DOMANDA: Con che spirito inizia il Suo pellegrinaggio a Lourdes, e ci è già stato?
BENEDETTO XVI: Sono stato a Lourdes per il Congresso eucaristico internazionale nel 1981, dopo l'attentato contro il Santo Padre (Giovanni Paolo II, n.d.r). E il cardinale Gantin era il delegato del Santo Padre. Per me è un bellissimo ricordo.
Il giorno della festa di Santa Bernadette è anche il giorno della mia nascita. Ed è questo già un motivo per cui mi sento molto vicino alla piccola santa, a quella ragazzina giovane, pura, umile, con la quale la Madonna ha parlato.
Incontrare questa realtà, questa presenza della Madonna nel nostro tempo, vedere le tracce di quella ragazzina che era amica della Madonna e, d'altro canto, incontare la Madonna, sua Madre, è per me un evento importante. Naturalmente non ci andiamo a trovare miracoli.
Vi troverò l'amore della Madre che è la vera guarigione per tutte le malattie, tutti i dolori... ed essere solidale con tutti coloro che soffrono, nell'amore della Madre. Mi sembra questo un segno molto importante per la nostra epoca.
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